Percchè ho difficoltà ad accettare che lui guarda i porno?

Doverosa premessa: sono agnostica praticante. Mi sforzo di non dar nulla per scontato, ma nella pratica il mio agnosticismo si sta trasformando nel non credre più a nulla, una sorta di scetticismo universale che mi lascia triste.

Dopo 9 anni di fidanzamento e 3 di convivenza, vita sessuale apparentemente appagante,
ho scoperto che mentre lavorava lontano da casa il mio ragazzo guardava film porno.
La cosa mi ha sconvolta, ferita, ma ho scelto di affrontarla nel modo "migliore." Quindi ne ho parlato con lui, che ha minimizzato.
Mi ferisce il fatto che mi ha tenuta all'oscuro di questo lato della sua vita, più che l'atto in sè, o almeno credo. Io stessa gli avevo proposto di guardare un film insieme, ma lui sembrava completamente a disagio, diceva che gli sembrava forzato. Insomma, non credo che il problema riguardi il fatto che lo fa, perchè non ci vedo nulla di male, razionalmente.

Avverto un senso di inganno, di estraneità, di tradimento, e anche se razionalmente mi dico che il fatto che lui abbia guardato quei film non è significativo, ciò ha alimentato la mia insicurezza. Mi chiedo se gli ho fatto mancare qualcosa sessualmente, o se la mia fisicità così lontana da quelle signorine dei film lo inibisce.
Ma quel che è peggio è che il fatto di aver scoperto questo segreto mi ha fatto perdere fiducia in lui. Non credevo che lo facesse, molto tempo fa ne avevamo parlato in tranquillità e aveva negato fermamente, io gli avevo creduto. E quindi mi sento ingannata, esclusa.

Ora il pensiero che mi tormenta è il seguente: se ha fatto qualcosa che io non credevo potesse fare, vuol dire che può fare qualunque cosa.

Ecco che torna lo scetticismo universale.
Ho perso fiducia in lui, vorrei averne, ma non posso, quindi mi sento in colpa. E' un paradosso irrisolvibile.

Quello che vorrei capire è il perchè di questa mia reazione. Perchè ho vissuto questa esperienza così male? Perchè mi sento tradita? Perchè sento di non potermi più fidare di lui?
Cosa c'è di sbagliato nel modo in cui ho vissuto la cosa?
Cosa dovrei fare per far tornare la pace tra la mia razionalità e la mia emotività?

E' evidente che il problema è tutto e solo nella mia testa.

Grazie fin d'ora per la vostra attenzione.
[#1]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
(..)ho scoperto che mentre lavorava lontano da casa il mio ragazzo guardava film porno(..)
gentile ragazza, lei non ha scoperto nulla se non aver fatto solo venire a galla una curiosità, praticamente, universale.
Perchè lo ha nascosto? perchè è anche universale la convinzione che certe cose non sono ben viste e quindi meglio nasconderle. Un problema creato dalla condivisione di alcune credenze.

Guardare un film porno di nascosto non è come avere la tendenza a tradire o a fare chissà cosa, altrimenti il genere umano, maschile e non, sarebbe potenzialmente chissà che. Quindi? Lei si sta preoccupando per nulla e se dovesse intraprendere un'altra relazione avrà una grossa probabilità d incontrare un ragazzo che guarda o ha guardato film porno negandolo di averlo fatto.
Che preoccuparsi a fare?
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#2]
Utente
Utente
*Guardare un film porno di nascosto non è come avere la tendenza a tradire o a fare chissà cosa, altrimenti il genere umano, maschile e non, sarebbe potenzialmente chissà che*
Ma il mio problema non è il film porno in se. Se fosse stato questo a lui non avrei mai proposto di guardrne uno insieme, le pare?
E' che emotivamente averlo scoperto (quindi era nascosto) mi ha destabilizzata. Perchè?
[#3]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
le ripeto che nascondere una cosa del genere fa parte del "pacchetto" vedere un film porno è un'abitudine comune, nasconderla fa parte del processo poichè vi è la convinzione che la cosa non sia accettata. E' come un bambino che commette una marachella e non vuole dirlo alla mamma per timore di una punizione. ecco cosa ha fatto il suo ragazzo. Lei si è sentita , forse, offesa per la menzongna perchè è così che la interpreta, ma se entra nell'ottica di ciò che le ho detto non dovrebbe affatto preoccuparsi ne avere motivo di sentrisi destabilizzata. Se la cosa continua, allora, il problema non è nella scoperta ma riguarda la sua (di lei che scrive) emotività che avrebbe bisogno di un supporto psicologico.
saluti
[#4]
Dr.ssa Verena Elisa Gomiero Psicologo, Psicoterapeuta 175 3
Gentile ragazza,
forse come lei stessa dice è il fatto che il suo ragazzo le ha tenuto nascosto qualcosa che la fa star male (corregga se sbaglio).
Provi a chiedersi che significato ha per lei <fidarsi degli altri e soprattutto del suo ragazzo>
Cordialmente

Dr.ssa Verena Elisa  Gomiero
psicologa psicoterapeuta
Operatore training autogeno

[#5]
Utente
Utente
*se entra nell'ottica di ciò che le ho detto non dovrebbe affatto preoccuparsi ne avere motivo di sentrisi destabilizzata*
A livello razionale ci siamo.
Il fatto è che non è possibile prenderla per buona, se permane il dubbio che non sia l'unica cosa che mi nasconde.
Mi ha nascosto che ha iniziato a fumare (dopo avermi ripresa mille volte perchè io fumavo), mi nascondeva gli incontri con i suoi amici (incontri del tutto innocenti). Insomma questi cambiamenti di atteggiamento si inseriscono in un contesto più ampio, del tutto indiziario, ma tale da dare adito a dubbi di ogni tipo. Quante cose è in grado di nascondermi? Come posso avere fiducia in qualcuno che nasconde le cose, per quanto possano essere innocenti?
Non so fino a che punto il problema sia solo nella mia testa. Di sicuro una parte c'è, ma non è del tutto campato in aria.
Magari è solo un suo modo per prendersi degli spazi, ma io non posso saperlo, non sono nella sua testa.

*Provi a chiedersi che significato ha per lei <fidarsi degli altri e soprattutto del suo ragazzo> *
Oggi, fidarsi degli altri per me è un azzardo. Può andare bene come può andare male. Fiducia, fede, è la stessa cosa. Una scommessa.
Il fatto è che scommettere è sempre un affare rischioso, sopratutto quando la posta in gioco è alta. E intendo alta veramente, come avere fiducia che un amico non avrà il coraggio di andare fino in fondo con propositi suicidi, ad esempio.
E' una "scommessa" che oggi non rifarei.
[#6]
Dr.ssa Verena Elisa Gomiero Psicologo, Psicoterapeuta 175 3
Gentile ragazza,
le va di spiegarci cosa intende con: <E intendo alta veramente, come avere fiducia che un amico non avrà il coraggio di andare fino in fondo con propositi suicidi, ad esempio.
E' una "scommessa" che oggi non rifarei.>


[#7]
Utente
Utente
Ho riportato l'esempio della volta in cui ho sentito in modo forte e terribile di aver delegato alla fiducia cose troppo grandi.
è complicato da spiegare, fatto sta che X mi aveva avvisata che Y stava probabilmente cercando il suicidio.
Io ho cercato di calmarla, e le ho detto "è adulto abbastanza da sapere che non deve farlo, dobbiamo avere fiducia in lui".
Il giorno dopo ho scoperto che aveva preso un sovradosaggio di psico farmaci. Non abbastanza da morire, ma è questione di fortuna. Le sue intenzioni erano quelle, ha solo esitato bevendo il bicchiere a metà.
Fiducia mal riposta.
[#8]
Dr.ssa Verena Elisa Gomiero Psicologo, Psicoterapeuta 175 3
Gentile ragazza,
posso capire la sua difficoltà a fidarsi .... sta a lei cercare di provare a far capire al suo ragazzo quanta importanza dà a questa parola e al significato che ha per lei.
Se lo ritiene utile può chiedere una consulenza psicologica, una persona estranea-competente potrebbe aiutarla a lavorare su questa sua difficoltà.
Cordiali saluti
[#9]
Utente
Utente
*sta a lei cercare di provare a far capire al suo ragazzo quanta importanza dà a questa parola e al significato che ha per lei*

Io ho provato a parlarne con lui, ma sembra non cogliere la questione. E' dispiaciuto per come mi sento, ma credo che ai suoi occhi sto dando troppa importanza all'accaduto. Non vede la questione della fiducia, non capisce nemmeno come io possa pormela.
E' offeso dalla mia sfiducia.

E' che sento il bisogno di ri-conoscerlo, perchè ora a momenti alterni lo percepisco estraneo.
O forse ho percepito me estranea, quando ho scoperto che mi ha esclusa da quella parte della sua vita, per quanto marginale possa essere.
[#10]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Quello dei film porno potrebbe essere un pretesto. Se lei ha difficoltà a dare fiducia alle persone, anche se il suo compagno fosse un santo probabilmente troverebbe qualche altro motivo che giustifichi la sua convinzione: non ci si può fidare del prossimo.

Guardando alla situazione con obiettività (dopotutto si presume che gli utenti, quando c'interpellano, questo vogliano) le direi che guardare certi film saltuariamente, di per sé, non mi pare un buon motivo per giustificare la fine di una fiducia.

D'altra parte faccia leggere questo al suo compagno, perché il problema vero è questo:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1137-deficit-erettile-e-mancanza-del-desiderio-quanto-e-dannosa-la-pornografia-online.html

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#11]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile signora, leggendo i suoi interventi ho avuto l'impressione che lei sia abituata a cercare di risolvere i problemi con il pensiero ("Se.. allora...").

Se la mia ipotesi è valida (ma questo può dirlo solo lei!), allora è possibile che lei interpreti questo episodio non solo come perdita di fiducia, ma anche come perdita di "controllo", come se le mancassero alcune certezze di cui pensa di aver bisogno.

Cosa ne pensa?
[#12]
Utente
Utente
* Quello dei film porno potrebbe essere un pretesto. Se lei ha difficoltà a dare fiducia alle persone, anche se il suo compagno fosse un santo probabilmente troverebbe qualche altro motivo che giustifichi la sua convinzione: non ci si può fidare del prossimo.

Interessante. Quindi la questione focale potrebbe essere la fiducia in generale.


** Gentile signora, leggendo i suoi interventi ho avuto l'impressione che lei sia abituata a cercare di risolvere i problemi con il pensiero ("Se.. allora...").
Assolutamente si!

** è possibile che lei interpreti questo episodio non solo come perdita di fiducia, ma anche come perdita di "controllo", come se le mancassero alcune certezze di cui pensa di aver bisogno.
In effetti mi sento così. Ci pensavo giusto ieri: se non posso usare il metro proposto dagli altri, perchè falsificabile, allora posso usare solo il mio. Peccato che si sia dimostrato fallibile.
Sicuramente, ora me ne rendo conto, l'evento scatenante è più un pretesto che altro.
In questi giorni vedo bugie bianche ovunque... ho paura che si tratti di una deriva importante. Probabilmente ho bisogno di psicoterapia, tuttavia sarebbe inutile se non riuscissi ad affrontare la terapia con fiducia.
Come imparare di nuovo a fidarmi degli altri (e quindi vivere meglio), se l'idea di farlo mi sembra controproducente?
[#13]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Probabilmente ho bisogno di psicoterapia, tuttavia sarebbe inutile se non riuscissi ad affrontare la terapia con fiducia.
Come imparare di nuovo a fidarmi degli altri (e quindi vivere meglio), se l'idea di farlo mi sembra controproducente?
>>>

Se non si sente abbastanza fiduciosa per iniziare una terapia, come può sperare di ricevere una risposta (e quindi fiducia) da qui, a distanza? Non le sembra stridente, come paradosso? È solo di persona che si può imparare a stare in mezzo alle persone. Non si può essere coraggiosi a distanza di sicurezza.

Cordiali saluti
[#14]
Utente
Utente
*Se non si sente abbastanza fiduciosa per iniziare una terapia, come può sperare di ricevere una risposta (e quindi fiducia) da qui, a distanza? Non le sembra stridente, come paradosso?
E' che qui sono solo un numero, l'anonimato mi da una discreta garanzia, che senso avrebbe mentire ad un numero?


* Non si può essere coraggiosi a distanza di sicurezza.
Come la differenza tra Superman e Batman.
E' facile fare i coraggiosi essendo invulnerabili e avendo i superpoteri. Si, chiaro. Ma non risolve il mio problema. Ammetto candidamente di esserne sprovvista.
Non ho più voglia di mettermi in gioco, anche se "so" che è sbagliato.
[#15]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> che senso avrebbe mentire ad un numero?
>>>

Questa domanda si basa sulla sua sfiducia, cioè sull'assunto che gli altri debbano per forza mentire. Come vede non ne può uscire, finché decide di rimanere prigioniera di questa logica.

E dico "decide", perché soltanto lei può decidere quanto è fastidioso il suo problema, tanto da fare (o non fare) qualcosa per risolverlo.

>>> Non ho più voglia di mettermi in gioco, anche se "so" che è sbagliato.
>>>

Bene, infatti è questa la decisione di cui le sto parlando. Noti anche come, a dispetto delle apparenze, la sua sia una posizione molto passiva: gli altri sono inaffidabili, ma solo loro possono far qualcosa per me, non io, che non ne ho voglia.

Cordiali saluti
[#16]
Utente
Utente
* Questa domanda si basa sulla sua sfiducia, cioè sull'assunto che gli altri debbano per forza mentire
Non che debbano per forza mentire, ma che possono farlo in qualunque momento su qualunque argomento.

* gli altri sono inaffidabili, ma solo loro possono far qualcosa per me, non io, che non ne ho voglia.
Non è solo che non ne ho voglia, ma ritengo pure me stessa inaffidabile.

Quindi necessariamente è una posizione passiva, perchè qualunqe scelta potrebbe essere quella sbagliata.
Bene, mi rendo conto che abbiamo riesumato 6 anni fa di terapia: il terrore di sbagliare.
[#17]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>qualunque scelta potrebbe essere quella sbagliata

Sì, qualunque scelta ha dei costi e comporta delle rinunce. E quindi ognuno di noi non può che sbagliare, che ci piaccia o meno (ma del resto la realtà se ne frega dei nostri pensieri!).

>>Bene, mi rendo conto che abbiamo riesumato 6 anni fa di terapia: il terrore di sbagliare

Se è impossibile non sbagliare, allora non è "sbagliare" che può far paura. Potrebbe essere il significato che lei dà allo "sbagliare", o al dover avere tutto sotto controllo, o al dover essere "perfetta" (o mille altre cose ancora...).

Lei si è mai allenata a sbagliare?
[#18]
Utente
Utente
... non è la stessa cosa?
[#19]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Ho chiarito meglio quello che avevo scritto, per errore lo avevo inoltrato prima di terminare quello che pensavo...

>>... non è la stessa cosa?

Omettere una comunicazione è la stessa cosa delle conseguenze che ne trae?
[#20]
Utente
Utente
Mi ha messa in difficoltà.
A rigor di logica le due cose sono differenti, ma essendo che una implica l'altra, sono equivalenti, no?

Mai mi sono allenata nello sbagliare. Figuriamoci, già mi prende male ogni volta che leggo il titolo di questo consulto, dove "perchè" ha due orribili C!
Semplicemente sbagliare è "sbagliato".
Non credo che ci si possa allenare a sbagliare, al massimo si può imparare a dare ai propri errori il giusto peso.
Forse è questo che mi sono dimenticata?
Un errore di valutazione non invalida necessariamente tutte le valutazioni, eppure dimostra che chi le esprime è fallibile.

E siamo d'accordo, si tratta di una condizione "umana".
Ma non posso fare a meno di pensare che sbagliare sia una gran brutta cosa, sopratutto quando capita a me.
Ho un brutto vissuto a tal proposito... ma non so davvero che farci.
[#21]
Dr.ssa Verena Elisa Gomiero Psicologo, Psicoterapeuta 175 3
Gentile ragazza,
mi permetto: forse qualcosa lo sta già facendo, sta interagendo con degli psicologi-psicoterapeuti, però online, qualcosa vorrà dire... certo l'esser un numero le permette una certa distanza-garanzia ma sta iniziando a riflettere forse dovrebbe fare un passo in più e rivolgersi ad uno psicoterapeuta perchè sembra molto interessata a "capire-capirsi".
Cordialmente
[#22]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>A rigor di logica le due cose sono differenti, ma essendo che una implica l'altra, sono equivalenti, no?

No, non lo sono. E' lei a renderle equivalenti. E questo è un errore...

>>Mai mi sono allenata nello sbagliare. Figuriamoci, già mi prende male ogni volta che leggo il titolo di questo consulto, dove "perchè" ha due orribili C!
Semplicemente sbagliare è "sbagliato".

Quindi, lei non è molto brava nello sbagliare. Forse i suoi errori sono ancora un pò "piccoli" e non sa fare quei begli erroroni da "professionista": si limita a qualche errore di battitura!

Sbagliare è imperfetto, non sbagliato. Pretendere la perfezione è "sbagliato", ma perfetto.

Lei cosa preferisce?

>>Ma non posso fare a meno di pensare che sbagliare sia una gran brutta cosa, sopratutto quando capita a me

Mi permetta un'irriverenza. Cosa ha lei di così eccezionale perchè sbagliare sia una gran brutta cosa, SOPRATUTTO quando capita a lei? E quando capita agli altri?
[#23]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Faccia tesoro di ciò che le sta dicendo il collega Calì.

Niels Bohr, eminente fisico, diceva che l'esperto è colui che ha compiuto tutti gli errori possibili in un determinato campo d'azione.

Vuole diventare esperta nel vivere e nel relazionarsi? Allora inizi ad allenarsi nello sbagliare molto.

Del resto, se mi permette una battuta, ha già iniziato con il piede giusto, perché sbagliava a pensare che avrebbe potuto risolvere il suo problema a distanza.

Cordiali saluti
[#24]
Utente
Utente
>> mi permetto: forse qualcosa lo sta già facendo, sta interagendo con degli psicologi-psicoterapeuti, però online, qualcosa vorrà dire...

Si, esatto. Ho trovato lo strumento più adatto alle circostanze. Magari non è il migliore in assoluto, ma ora come ora è il migliore che mi posso permettere (o che riesco ad affrontare)


>> No, non lo sono. E' lei a renderle equivalenti. E questo è un errore...

Potrebbe chiarirmi l'errore dove sta? Se una cosa implica l'altra, allora viaggiano insieme, si può dire. Non esistono errori che non abbiano conseguenze, quindi davvero non riesco a disgiungere l'effetto dal risultato.


>> Quindi, lei non è molto brava nello sbagliare. Forse i suoi errori sono ancora un pò "piccoli" e non sa fare quei begli erroroni da "professionista": si limita a qualche errore di battitura!
>> Vuole diventare esperta nel vivere e nel relazionarsi? Allora inizi ad allenarsi nello sbagliare molto.

Purtroppo il genere di errori che commetto, solitamente non restano circoscritti intorno a me. Dettati per lo più dall'ansia, dalla fretta, dalla distrazione... come quantificarli, come qualficarli?
E fuori del lavoro, frasi inopportune, errori di valutazione...
Ho grosse difficoltà a capire e fare mio quello che mi state dicendo.
Come si fa ad essere bravi nello sbagliare?
E quando sbagliando non si impara niente, a che serve sbagliare?


>> Niels Bohr, eminente fisico, diceva che l'esperto è colui che ha compiuto tutti gli errori possibili in un determinato campo d'azione.

Si, interessante, ma Niels Bohr non era un gran chè nella promozione di sè stesso, o lei non avrebbe dovuto specificare che si trattava di un eminente fisico.


>> Del resto, se mi permette una battuta, ha già iniziato con il piede giusto, perché sbagliava a pensare che avrebbe potuto risolvere il suo problema a distanza.

Ci sto lavorando, un pò di pazienza!! ;)
[#25]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Si, interessante, ma Niels Bohr non era un gran chè nella promozione di sè stesso, o lei non avrebbe dovuto specificare che si trattava di un eminente fisico.
>>>

Buona la battuta, ma Bohr non ha avuto troppo bisogno di promuoversi, la storia lo ha fatto per lui. Ovviamente sbaglia nell'assumere che essere eminente significhi autopromuoversi, o che "eminente" sia la stessa cosa che "famoso".

Ha visto? Ci sta prendendo la mano con gli errori! Forza, non si perda d'animo e vada avanti.

Cordiali saluti
[#26]
Utente
Utente
>> Ovviamente sbaglia nell'assumere che essere eminente significhi autopromuoversi, o che "eminente" sia la stessa cosa che "famoso".

Ovviamente non assumevo che essere "eminente" implichi essere famoso... Molte eminenze non sono famose nè si fanno promozione.
Altri lo fanno e sono più noti anche a chi non si occupa di fisica quantistica.
Ma questo è irrilevante ai fini del mio problema: potrebbe spiegarmi meglio questa "cosa" dello sbagliare bene?
[#27]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Potrebbe chiarirmi l'errore dove sta? Se una cosa implica l'altra, allora viaggiano insieme, si può dire. Non esistono errori che non abbiano conseguenze, quindi davvero non riesco a disgiungere l'effetto dal risultato.

Dice bene, "non riesco a disgiungere". Un primo problema sta qui. Le catene di "se...allora..." sono apparentemente molto logiche. descrivono il mondo in modo parsimonioso, e ci dicono che è prevedibile.

Questo, nel campo dei rapporti interpersonali, è perlomeno rischioso. Perchè l'inghippo sta nel fatto che i "se...allora..." sono arbitrari, personali, e per nulla universali.

Le faccio un esempio: "se non posso usare il metro proposto dagli altri, perchè falsificabile, allora posso usare solo il mio. Peccato che si sia dimostrato fallibile".

Le implicazioni possono essere tante: ad esempio, potrebbe ritenere il suo metro "vero". Oppure potrebbe ritenere che "o uso il mio metro o quello degli altri". Oppure "sono una frana". O mille altri "allora", che diventano a loro volta i "se..." di catene potenzialmente infinite.

>>Purtroppo il genere di errori che commetto, solitamente non restano circoscritti intorno a me. Dettati per lo più dall'ansia, dalla fretta, dalla distrazione... come quantificarli, come qualficarli?

Perchè quantificarli o qualificarli?

>>Come si fa ad essere bravi nello sbagliare?

Allenandosi

>>E quando sbagliando non si impara niente, a che serve sbagliare?

E a che serve pretendere di non sbagliare?
[#28]
Utente
Utente
>> Le catene di "se...allora..." sono apparentemente molto logiche. descrivono il mondo in modo parsimonioso, e ci dicono che è prevedibile. Questo, nel campo dei rapporti interpersonali, è perlomeno rischioso. Perchè l'inghippo sta nel fatto che i "se...allora..." sono arbitrari, personali, e per nulla universali.

Ok, non si può applicare la logica alle emozioni umane, mie o altrui.
Forse c'è un pò troppo bisogno di analizzare le cose nel mio modo di fare, bisogno che tra l'altro mi permette di prendere distanza dalle emozioni e dalle altre persone.
E a rincorrere le sequenze "logiche" si rischia di perdersi.
E' come il gioco del bicchiere avvelenato: quale sarà, il mio o il tuo? E se li hai scambiati? E se hai previsto che avrei pensato che li avresti scambiati? non se ne esce.
Ho capito il concetto: sono tutte seghe mentali.

Forse spegnere un pò il cervello è l'unica soluzione attualmente attuabile...
[#29]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Ho capito il concetto: sono tutte seghe mentali.

Forse spegnere un pò il cervello è l'unica soluzione attualmente attuabile...

Vizzini non sopravvive al suo genio...

[#30]
Utente
Utente
^_^

Intendevo dire che se non posso darmi una risposta, è inutile cercarla.
Devo prendere per buono quello che viene, come viene, senza "gettare il bambino con l'acqua sporca".

La sospensione del giudizio... nel senso agnostico di tale accezione... se la uso per gli altri deve valere anche per me.
E' una non-soluzione, ma andrà bene finchè non sarà passato il momento critico, finchè non sarò sufficientemente "fredda" da affrontare il resto.
[#31]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>La sospensione del giudizio... nel senso agnostico di tale accezione... se la uso per gli altri deve valere anche per me.
E' una non-soluzione, ma andrà bene finchè non sarà passato il momento critico, finchè non sarò sufficientemente "fredda" da affrontare il resto

E' molto adatta se si affronta un non-problema!

Potrebbe provare ad affrontare il resto quando sarà un pò più "calda": chissà che non scopra che sa anche giocare...

Mi associo all'indicazione che a più riprese le ha suggerito il Dott. Santonocito: ci sono problemi che si risolvono "a distanza" o prendendo le distanze, altri che richiedono la "presenza" o il presente.

Valuti (credo che abbia tutti gli strumenti mentali per farlo) quale posizione può essere per lei più vantaggiosa.

Buon lavoro e cordiali saluti
[#32]
Utente
Utente
Grazie, buon lavoro a lei.
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