Indifferenza, menefreghismo, problemi
Salve, ho scelto come argomento principale " altro " perchè in realtà c'erano fin troppi argomenti da dover selezionare, il primo è la mia indifferenza e menefreghismo di fronte a quasi tutto, vengo da un paese di non molte anime, un centro storico di circa 500 persone, non cerco mai di stringere nuove amicizie, fondamentalmente non ne sento il bisogno, e quando andavo a scuola e bene o male " stringevo " amicizie, mi è bastato ritirarmi da scuola ( causa scarso rendimento e menefreghismo ) per non risentirne minimamente, non che prima fossi affezionato a queste nuove conoscenze, anzi, non giro per i locali della città più vicina, odio i posti affollati e la gran parte delle persone che fanno a gare a chi è più scemo, calpestando la propria dignità per farsi vedere, odio quelli che fanno di tutto per farsi vedere dalle donne, in ogni caso non trovo minimamente senso in niente, mi annoierei a morte,e non riuscirei mai a starci senza provare un disagio pazzesco, le uniche mie passioni sono film horror/splatter e storie/libri di cronaca nera, specialmente riguardanti serial killer, mai avuto una relazione, parto molto prevenuto e non mi fido, l'unica volta che mi volevo fare avanti, l'ho fatto, ovviamente un no, non è quello che mi è dispiaciuto, quanto il fatto che spesso mi " usava " come sfogo personale verso suoi compagni del momento, dopo circa 2 anni passati ad offenderla di continuo ho trovato un semplice pretesto per allontanarla il più possibile, a breve riuscirò anche a trovare lavoro grazie ad un attività ristorativa che stiamo cercando di mettere in sesto con dei miei zii, dopo ovviamente 2 anni passati in giro inutilmente a mandare curriculum qua e là, sono sicuro che anche di fronte a tutto ciò reagirò come al solito, farò tutto quello che c'e da fare, ma con un indifferenza pazzesca, niente emozioni, niente di niente, al massimo una rabbia pazzesca per me stesso quando mi renderò conto di aver sbagliato di grosso nel fare qualcosa, un anno fà è venuto a mancare mio padre, una persona - al contrario di me - molto religiosa, che non mi ha mai fatto mancare niente, pur non essendo benestanti di famiglia, lui faceva l'infermiere e mi ha sempre spronato per studiare o fare qualche sport, che io ovviamente ho sempre affrontato con menefreghismo e indifferenza nel farlo, cosa che ancora oggi mi tormenta non poco, apparte mio padre, ho sviluppato una tendenza a non sentirmi mai in colpa per quanto riguarda rapporti sociali, se qualcuno cerca di farmi sentire in colpa per qualcosa, non riesce mai proprio per il mio carattere, anni fà non era così, ma è da quando ho 16 anni che ho sviluppato un carattere direi anti-sociale apparte quei pochi amici con cui continuo a tenere i contatti, gli unici di cui forse mi posso fidare, odio praticamente qualsiasi cosa, Sono misogino ma non me ne faccio assolutamente un problema, ci tengo a precisare che non è per delusioni affettive, semplicemente non esistono mie coetanee che non trovi approfittatrici e subdole, spesso amo stare da solo.
[#1]
Gentile Utente,
più che una richiesta di consulenza, sembra leggere un ipotetico profilo di personalità, che lei fa di se stesso.
leggendo la sua richiesta, non mi è chiaro, se lei vive con disagio queste sue caratteristiche psichiche e comportamentali o sono gli altri che non gradiscono il suo modo di essere.
A volte il menefreghismo e la noia, possono celare una sintomatologia depressiva, ma sono solo ipotesi.
Saluti
più che una richiesta di consulenza, sembra leggere un ipotetico profilo di personalità, che lei fa di se stesso.
leggendo la sua richiesta, non mi è chiaro, se lei vive con disagio queste sue caratteristiche psichiche e comportamentali o sono gli altri che non gradiscono il suo modo di essere.
A volte il menefreghismo e la noia, possono celare una sintomatologia depressiva, ma sono solo ipotesi.
Saluti
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile Ragazzo,
quanto racconta di sé non ha "a prescindere" valenze positive o negative: ha qualche domanda specifica da porci in relazione alla sua storia, o a qualche situazione che attualmente sta vivendo?
Consideri che, data la sua giovane età, le possibili evoluzioni della sua persona e della sua esistenza possono essere molteplici.
Cordialità.
quanto racconta di sé non ha "a prescindere" valenze positive o negative: ha qualche domanda specifica da porci in relazione alla sua storia, o a qualche situazione che attualmente sta vivendo?
Consideri che, data la sua giovane età, le possibili evoluzioni della sua persona e della sua esistenza possono essere molteplici.
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#3]
Gentile ragazzo,
se ci ha scritto forse tanto indifferente e menefreghista non è. Forse questa sua situazione le inizia a stare stretta e non sta più bene così.
La descrizione di ciò che provava a 16 anni è abbastanza frequente nei ragazzi di quella età, stare male quando si perde il padre è più che normale. Quello che cambia da persona a persona è il modo di esprimerlo, o di non esprimerlo.
Vorrebbe chiederci qualcosa in particolare?
Un caro saluto,
se ci ha scritto forse tanto indifferente e menefreghista non è. Forse questa sua situazione le inizia a stare stretta e non sta più bene così.
La descrizione di ciò che provava a 16 anni è abbastanza frequente nei ragazzi di quella età, stare male quando si perde il padre è più che normale. Quello che cambia da persona a persona è il modo di esprimerlo, o di non esprimerlo.
Vorrebbe chiederci qualcosa in particolare?
Un caro saluto,
Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl
[#4]
Ex utente
Buongiorno, cercherò allora di spiegarmi meglio, ho voluto tracciare un mio sottospecie di profilo perchè magari poteva aiutare a capire il perche di questa indifferenza, sò che la prima cosa da fare in questi casi dovrebbe essere quella di guardarsi dentro, ma dentro me è un paio di anni che c'e solo apatia, faccio tutto svogliatamente, sembra che niente ha un senso, non mi sento minimamente stimolato in qualsiasi situazione, semplicemente se mi ritrovo a doverla affrontare, la affronto, per esempio, prendiamo in considerazione questa attività, quando si sta per apprire un attività si dovrebbe essere euforici credo, o comunque stimolati e pieni di buone intenzioni, mentre a me sembra una cosa scontata, non trovo mai nulla di speciale o importante, questo sul piano lavorativo e sociale al di fuori della mia piccola cerchia di amici, ripeto che sul piano sociale la cosa non mi crea disagi, in fin dei conti sono malfidato di carattere e non mi interessa fare tante conoscenze o avere tanti amici, anzi tutto il contrario, il problema è che quando si è da tempo apatici, si viene a perdere tutto quello che la vita può regalarti, il mondo mi sembra un pò ovattato, e al di fuori dei miei ridotti interessi, non trovo nulla che mi possa dare soddisfazione, sono confuso, non sò come spiegare bene la situazione, è una specie di condizione che a volte mi fà prendere la vita con scarsissimo interesse, sicuramente non è una buona cosa ma è sicuramente meglio di sovraccaricarsi di problemi per una o più incomprensioni, ma dall'altra parte, quando resto solo a riflettere mi pesa come un macigno, io in vita mia non ho mai fatto del male a nessuno, almeno non fisicamente - se poi vogliamo contare qualche ragazzata che si fà dai 13 ai 16 anni, - ma spesso ho pensieri che mi preoccupano, sopratutto quando magari esco e vedo tantissime persone fare un chiasso assurdo e giocare a chi è più prepotente, inizio a pensare a cose che - anche se fanno parte della psiche umana - non si dovrebbero pensare cosi ossessivamente in determinate situazioni, mi sento dentro una rabbia incredibile, che ovviamente reprimo sempre di più, quindi, quello che mi fà sentire veramente a disagio, è questa situazione di indifferenza e apatia verso la vita e molte delle sue sfumature, sembra non interessarmi praticamente niente, non c'e niente che mi dia quella forza capace di concretizzare e portare avanti un obiettivo.
[#7]
Prima di tutto direi che la perdita recente di suo padre avra' contribuito molto al suo stato attuale.
È probabile che lei non abbia ancora individuato le sue attitudini, i suoi interessi, ma soprattutto le sue passioni, ad esempio per quanto riguarda lo studio, il lavoro o gli hobby. Questo è possibile vista la sua giovane eta'.
In riferimento ai rapporti sociali, è possibile che le delusioni che ha sperimentato, l'abbiano ferita più di quanto non ammetta a se stesso.
Queste sono alcune ipotesi. Per capire meglio la sua apatia bisognerebbe fare degli approfondimenti: ad esempio, com'era da bambino? È sempre stao apatico oppure c'è stato un cambiamento nel corso della sua vita?
Che tipo di rapporto c'è stato e c'è con i suoi familiari? In questa sede non è possibile darle più di qualche indicazione, sarebbe opportuno parlarne con uno psicologo dal vivo.
Lei ci ha scritto perche' si è stancato di questa condizione? Oppure perche' qualcuno glielo ha fatto notare?
È probabile che lei non abbia ancora individuato le sue attitudini, i suoi interessi, ma soprattutto le sue passioni, ad esempio per quanto riguarda lo studio, il lavoro o gli hobby. Questo è possibile vista la sua giovane eta'.
In riferimento ai rapporti sociali, è possibile che le delusioni che ha sperimentato, l'abbiano ferita più di quanto non ammetta a se stesso.
Queste sono alcune ipotesi. Per capire meglio la sua apatia bisognerebbe fare degli approfondimenti: ad esempio, com'era da bambino? È sempre stao apatico oppure c'è stato un cambiamento nel corso della sua vita?
Che tipo di rapporto c'è stato e c'è con i suoi familiari? In questa sede non è possibile darle più di qualche indicazione, sarebbe opportuno parlarne con uno psicologo dal vivo.
Lei ci ha scritto perche' si è stancato di questa condizione? Oppure perche' qualcuno glielo ha fatto notare?
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Ex utente
Beh, veri e propri hobby non ne ho, se non il cinema e la lettura come già specificato, per quanto riguarda lo studio non ho mai preteso tanto, pur leggendo spesso per fatti miei, non sono mai riuscito ad appassionarmi alle materie scolastiche, pur avendo frequentato un Istituto Alberghiero in cui comunque si prevede in una settimana circa 3 ore di sala e 3 di cucina, il che credo aiuti molto a stare sui libri, messo a confronto con altri indirizzi quali uno Scientifico o una Ragioneria, da bambino ero molto attivo, come credo tutti i bambini, ero solito combinare abbastanza guai, mi hanno sempre detto che spesso aprivo sportelli e tiravo fuori pentole varie battendoci sopra una specie di martello - ovviamente finto -, con mio padre fino ai 12-13 anni un buon rapporto, anche nell'adolescenza tutto sommato, il problema e che io e mio padre avevamo idee completamente differenti, lui era molto religioso e io non credo, lui voleva vedermi studiare e io non studiavo, voleva farmi appassionare a uno sport, il karate sopratutto ( che a me non è mai piaciuto ), poi poco più di un anno fà arrivai a pesare circa 115 kili, lui oltre a lavorare come infermiere e fare tanto sport come sci, karate, pugilato adorava anche andare in palestra ( cosa che per un pò di tempo ho fatto anche io ), e quindi voleva che dimagrissi, cosa che ho fatto, purtroppo non ha mai potuto vedermi perfettamente " guarito " dall'obesità perchè è morto quando ero appena sceso 10 kili, con mia madre c'e sempre stato un buon rapporto, mio padre ha sempre lavorato molto, spesso faceva straordinari quindi lo vedevo per l'ora di cena tolto il sabato e la domenica, ora con mia madre va ugualmente bene, anche perchè credo che quando si venga a perdere un genitore il rapporto si lega ancora di più con l'altro,per quanto riguarda il perchè sono venuto a scrivere in psicologia, la realtà è che non so bene il perchè, semplicemente non l'ho mai fatto in vita mia e ho pensato che magari scrivere qualcosa di me apertamente ( e in forma anonima ) mi avrebbe aiutato o quantomeno sfogato un pò, vede, io pur essendo apatico ho un carattere molto forte, sò che sembra paradossale ma è cosi, non sono riuscito a piangere durante tutta la malattia di mio padre, le visite in ospedale, anche se ovviamente stavo male dentro, diciamo che non mi piace vedere chi si piange addosso continuamente, sò che in quei casi il pianto rappresenta uno sfogo, ed è sicuramente meglio che sentirsi male dentro senza sfogare minimamente, ma anche in generale non sopporto chi piange continuamente, non perchè io non riesca a farlo, ma perchè se non ti aiuti nessuno ti aiuta, e stare li a piangere di fronte ai problemi ( causati da te stesso o no ) non porta a niente, al massimo ci si sfoga, sò che tutti hanno un certo grado di sensibilità e tutti reagiscono più o meno in modo diverso, ma mi innervosisco spesso quando le altre persone piangono, è una cosa che mi dà istantaneamente fastidio, non so bene il perchè.
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>>> spesso amo stare da solo
>>>
A voler essere provocatori si potrebbe chiederti: e quindi dove starebbe il problema? Da una parte ti descrivi servendoti di aggettivi che potrebbero essere negativi, criticando tutto e tutti, ma poi concludi correggendoti e sminuendo il ritratto che hai appena dato di te, dicendo "in fondo non sto poi malaccio".
Allora, la tua condizione ti pesa o non ti pesa? E se si trattasse della seconda ipotesi, dovremmo quindi concludere che il tuo averci contattato è stato più che altro per curiosità?
>>> vede, io pur essendo apatico ho un carattere molto forte
>>>
Io direi rigido, non forte. Chi è veramente forte è flessibile, e cede talvolta alle emozioni, anche quelle positive. Ma tu anche di queste sembri provarne poche. La forza consiste nell'adattabilità, nell'interagire con l'ambiente per raggiungere i propri scopi, non nell'assenza di reazioni. Ma del resto, tu non sembri avere scopi ben definiti, correggimi se sbaglio.
>>> il mondo mi sembra un pò ovattato
>>>
Forse perché sei stato un po' cresciuto nell'ovatta. I tuoi genitori, soprattutto tuo padre, forse ti hanno molto spronato ma poco abituato ai lati negativi della vita, alla fatica, al sacrificio. E così magari sei cresciuto sottoutilizzando te stesso, alla fine diventando apatico.
Cordiali saluti
>>>
A voler essere provocatori si potrebbe chiederti: e quindi dove starebbe il problema? Da una parte ti descrivi servendoti di aggettivi che potrebbero essere negativi, criticando tutto e tutti, ma poi concludi correggendoti e sminuendo il ritratto che hai appena dato di te, dicendo "in fondo non sto poi malaccio".
Allora, la tua condizione ti pesa o non ti pesa? E se si trattasse della seconda ipotesi, dovremmo quindi concludere che il tuo averci contattato è stato più che altro per curiosità?
>>> vede, io pur essendo apatico ho un carattere molto forte
>>>
Io direi rigido, non forte. Chi è veramente forte è flessibile, e cede talvolta alle emozioni, anche quelle positive. Ma tu anche di queste sembri provarne poche. La forza consiste nell'adattabilità, nell'interagire con l'ambiente per raggiungere i propri scopi, non nell'assenza di reazioni. Ma del resto, tu non sembri avere scopi ben definiti, correggimi se sbaglio.
>>> il mondo mi sembra un pò ovattato
>>>
Forse perché sei stato un po' cresciuto nell'ovatta. I tuoi genitori, soprattutto tuo padre, forse ti hanno molto spronato ma poco abituato ai lati negativi della vita, alla fatica, al sacrificio. E così magari sei cresciuto sottoutilizzando te stesso, alla fine diventando apatico.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
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Ex utente
La ringrazio per la risposta, quando dico " amo stare da solo " volevo aggiungere un lato del mio carattere, non ho problemi a stare da solo, anzi credo che stare da soli spesso aiuti molto, per quanto riguarda la rigidità, visto sotto questo punto di vista forse ha ragione lei, una certa freddezza l'ho sempre avuta, dai 16 in sù credo sia aumentata, per quanto riguarda gli scopi ben definiti, sicuramente non li ho, o almeno non molto chiari, diciamo che mi sono prefissato al momento solo di lavorare fino ad avere abbastanza soldi per andarmene di casa, non perchè non sto bene in casa, solo che credo sia importante nella vita avere una certa indipendenza e a un certo punto della vita andare via di casa, per quanto riguarda i sacrifici sicuramente devo darle ragione, in vita mia ovviamente ho lavorato con le stagioni estive, ma in ogni caso non mi sono mai " sacrificato " molto, proprio perchè non interessandomi allo studio la mia giornata non era di certo fatta di grossi studi e sacrifici per lo studio.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 17.6k visite dal 18/12/2011.
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