Rapporti con il prossimo e con l'altro sesso, crisi di pianto e senso di inadeguatezza
Gentili dottori,
vorrei un consiglio su quale figura tra psicologo, psicoterapeuta o altro, prendere in considerazione per un problema che ho iniziato a prendere seriamente da qualche settimana. Quello che ho scritto in oggetto è solo una parte di ciò che mi angustia. Premetto che non ho molta autostima, non mi ritengo brutto e incapace ma vorrei essere migliore e quando non ce la faccio mi butto giù. Ho sempre fatto scelte (di studio, e di vita in generale) spesso condizionato dai miei genitori, e ora sono arrivato al punto di aver capito che tutto ciò che faccio (dopo la laurea sto facendo pratica in uno studio) non mi piace, non è questo ciò che volevo..intanto continuo a studiare per concorsi e per avere titoli vari che alla fine non mi interessano più di tanto. Sono single, esperienze con ragazze praticamente nulle per via di un problema che speravo di aver risolto la scorsa estate (ma credo che dovrò farmi visitare di nuovo per essere sicuro di avere tutto a posto) e della mia timidezza. Da qualche settimana piango spesso ripensando a tutto ciò e sembra che non abbia più interesse in nulla. Neanche uscire e frequentare le solite persone per paura di scoppiare a piangere con la consapevolezza di non essere capito. L'unica cosa che mi interessa è frequentare un sito dove poter praticare la mia passione, dove sto conoscendo molta gente nuova che ha questo stesso mio interesse. Qui ho conosciuto (non di persona anche se videochattiamo) una persona straordinaria, alla quale mi sto affezionando rapidamente. Forse è l'amico che mi è sempre mancato(mi sono sentito spesso solo, o abbandonato senza sapere nè come nè perchè da un giorno all'altro). E nonostante ho realizzato di aver detto pochissime volte in vita mia "ti voglio bene", con lui mi è uscito spontaneo. Lui parla volentieri con me e io mi sento un'altra persona quando leggo i suoi messaggi o quando parliamo. Vorrei averlo qui con me, vorrei parlargli di continuo, ma allo stesso tempo, anche se a lui fa piacere il mio interesse nei suoi riguardi, non vorrei sembrargli una persona ossessiva, e quindi aspetto che sia lui a contattarmi. Ho creduto addirittura di avere una sbandata per lui e quindi di essere diventato bisessuale (mi piacciono le ragazze ma non trovo nulla di male ad ammettere che un ragazzo sia bello) ma non è questo il problema di fondo: è che non vorrei perdere per l'ennesima volta qualcuno a cui tengo per colpa del mio eccessivo lamentarmi di quanto io mi senta incapace anche in quello in cui in fondo so di essere bravo! oppure di lamentarmi e poi sentirmi male perchè questa persona ha problemi molto maggiori ma che affronta con una forza e un coraggio che io non ho! tutto questo, insieme allo stress, all'insoddisfazione per ciò che sono, il mancato coraggio di mollare tutto e andarmene all'estero (sempre x paura di non essere capace) mi buttano in uno stato di ansia, apura e senso di vuoto e frustrazione! che mi succede? Grazie e scusate per il poema!
vorrei un consiglio su quale figura tra psicologo, psicoterapeuta o altro, prendere in considerazione per un problema che ho iniziato a prendere seriamente da qualche settimana. Quello che ho scritto in oggetto è solo una parte di ciò che mi angustia. Premetto che non ho molta autostima, non mi ritengo brutto e incapace ma vorrei essere migliore e quando non ce la faccio mi butto giù. Ho sempre fatto scelte (di studio, e di vita in generale) spesso condizionato dai miei genitori, e ora sono arrivato al punto di aver capito che tutto ciò che faccio (dopo la laurea sto facendo pratica in uno studio) non mi piace, non è questo ciò che volevo..intanto continuo a studiare per concorsi e per avere titoli vari che alla fine non mi interessano più di tanto. Sono single, esperienze con ragazze praticamente nulle per via di un problema che speravo di aver risolto la scorsa estate (ma credo che dovrò farmi visitare di nuovo per essere sicuro di avere tutto a posto) e della mia timidezza. Da qualche settimana piango spesso ripensando a tutto ciò e sembra che non abbia più interesse in nulla. Neanche uscire e frequentare le solite persone per paura di scoppiare a piangere con la consapevolezza di non essere capito. L'unica cosa che mi interessa è frequentare un sito dove poter praticare la mia passione, dove sto conoscendo molta gente nuova che ha questo stesso mio interesse. Qui ho conosciuto (non di persona anche se videochattiamo) una persona straordinaria, alla quale mi sto affezionando rapidamente. Forse è l'amico che mi è sempre mancato(mi sono sentito spesso solo, o abbandonato senza sapere nè come nè perchè da un giorno all'altro). E nonostante ho realizzato di aver detto pochissime volte in vita mia "ti voglio bene", con lui mi è uscito spontaneo. Lui parla volentieri con me e io mi sento un'altra persona quando leggo i suoi messaggi o quando parliamo. Vorrei averlo qui con me, vorrei parlargli di continuo, ma allo stesso tempo, anche se a lui fa piacere il mio interesse nei suoi riguardi, non vorrei sembrargli una persona ossessiva, e quindi aspetto che sia lui a contattarmi. Ho creduto addirittura di avere una sbandata per lui e quindi di essere diventato bisessuale (mi piacciono le ragazze ma non trovo nulla di male ad ammettere che un ragazzo sia bello) ma non è questo il problema di fondo: è che non vorrei perdere per l'ennesima volta qualcuno a cui tengo per colpa del mio eccessivo lamentarmi di quanto io mi senta incapace anche in quello in cui in fondo so di essere bravo! oppure di lamentarmi e poi sentirmi male perchè questa persona ha problemi molto maggiori ma che affronta con una forza e un coraggio che io non ho! tutto questo, insieme allo stress, all'insoddisfazione per ciò che sono, il mancato coraggio di mollare tutto e andarmene all'estero (sempre x paura di non essere capace) mi buttano in uno stato di ansia, apura e senso di vuoto e frustrazione! che mi succede? Grazie e scusate per il poema!
[#1]
Gentile Utente,
penso che l'aiuto di uno psicologo psicoterapeuta potrebbe essere utile e anche decisivo nel risolvere i problemi che ci ha riferito.
Sicuramente aver compiuto ogni scelta sulla scorta dei desideri dei propri genitori può portare ad un certo punto a rendersi conto che la vita che ci si è costruiti nno è soddisfacente, ma penso che potrà trovare aspetti positivi anche in quello che apparentemente ora sta rifiutanto in toto.
Come mai è entrato in crisi solo di recente?
Finora si sentiva più soddisfatto della sua esistenza?
Per quanto riguarda il suo amico, se non ha mai fatto esperienza di amicizie intense è più che comprensibile che lei abbia scambiato per amore un legame d'attaccamento mai sperimentato prima.
I suoi genitori l'hanno influenzata anche nei rapporti con i coetanei?
Secondo lei come vedono la possibilità che lei si fidanzi e costruisca una propria vita autonoma rispetto a loro?
Lei è figlio unico?
penso che l'aiuto di uno psicologo psicoterapeuta potrebbe essere utile e anche decisivo nel risolvere i problemi che ci ha riferito.
Sicuramente aver compiuto ogni scelta sulla scorta dei desideri dei propri genitori può portare ad un certo punto a rendersi conto che la vita che ci si è costruiti nno è soddisfacente, ma penso che potrà trovare aspetti positivi anche in quello che apparentemente ora sta rifiutanto in toto.
Come mai è entrato in crisi solo di recente?
Finora si sentiva più soddisfatto della sua esistenza?
Per quanto riguarda il suo amico, se non ha mai fatto esperienza di amicizie intense è più che comprensibile che lei abbia scambiato per amore un legame d'attaccamento mai sperimentato prima.
I suoi genitori l'hanno influenzata anche nei rapporti con i coetanei?
Secondo lei come vedono la possibilità che lei si fidanzi e costruisca una propria vita autonoma rispetto a loro?
Lei è figlio unico?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Gentile utente,
credo che la figura che fa al caso Suo sia lo psicologo psicoterapeuta, perchè da quanto scrive sembra ci sia una modalità di vivere di tipo "depressivo", ovvero di vedere gli aspetti negativi della realtà e di vivere con l'ombra che qualcuno prima o poi La lascerà e quindi la paura di voler bene all'altro. Poi c'è l'insicurezza e la bassa autostima.
In questo modo di vivere, in realtà, non Le sta succedendo niente di strano. La bella notizia è che sta cominciando a non sopportare più questo stato di cose.
Come uscirne? Con una psicoterapia che possa renderLa sempre più consapevole di questi aspetti, delle Sue paure che Le impediscono di fare scelte coraggiose e di manipolare meglio i Suoi schemi comportamentali.
Si tratta di un lavoro impegnativo, ma credo fattibile e che potrà darLe quella libertà e quel potere che adesso sente di non avere pienamente.
Cordiali saluti,
credo che la figura che fa al caso Suo sia lo psicologo psicoterapeuta, perchè da quanto scrive sembra ci sia una modalità di vivere di tipo "depressivo", ovvero di vedere gli aspetti negativi della realtà e di vivere con l'ombra che qualcuno prima o poi La lascerà e quindi la paura di voler bene all'altro. Poi c'è l'insicurezza e la bassa autostima.
In questo modo di vivere, in realtà, non Le sta succedendo niente di strano. La bella notizia è che sta cominciando a non sopportare più questo stato di cose.
Come uscirne? Con una psicoterapia che possa renderLa sempre più consapevole di questi aspetti, delle Sue paure che Le impediscono di fare scelte coraggiose e di manipolare meglio i Suoi schemi comportamentali.
Si tratta di un lavoro impegnativo, ma credo fattibile e che potrà darLe quella libertà e quel potere che adesso sente di non avere pienamente.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
Ringrazio le Dott.sse Massaro e Pileci per le tempestive risposte. Alla dottoressa Massaro vorrei rispondere che precedentemente mi piacevo ancora meno, fisicamente e caratterialmente..Sono sviluppato a quasi 18 anni e può immaginare quante me ne sono dovuto sentir dire. Ma piano piano sono riuscito ad uscir fuori da solo da questa situazione. Sono tuttora indeciso su cosa voglio fare ed essere "da grande" e questo non mi fa stare certo bene. Quello che mi ha fatto scattare 3 settimane fa è stato il comportamento dei miei. Non so se sono stati loro sempre più oppressivi o sono io che crescendo, sopporto sempre meno le loro preoccupazioni per me, che io traduco in un continuo starmi addosso e controllarmi, dirmi cosa fare, cosa mangiare, se e quando uscire..e tutta la mia rabbia verso quella che io ritengo un'eccessiva intrusione nella mia vita, il non aver raggiunto ancora nessun obbiettivo importante, insieme ad una sorta di autoanalisi e riassunto della mia vita, sono scoppiato in quella prima crisi di pianto che loro ritengono dovuta solo a stress..
Alla Dott.ssa Pileci: perchè mi viene da piangere leggendo la sua risposta?
Alla Dott.ssa Pileci: perchè mi viene da piangere leggendo la sua risposta?
[#4]
Forse la sua è un'"adolescenza ritardata": se davvero non ha mai contestato i suoi genitori ed è sempre stato in linea con le loro aspettative può essere arrivato adesso momento di ribellarsi, momento che per altri suoi coetanei è venuto anni fa.
Non può aspettarsi che ai auoi genitori questo possa far piacere, ma perchè lei costruisca un'identità e una vita adulta è necessario che si smarchi dalla loro influenza.
Forse anche l'avvicinarsi di un compleanno importante, come vedo dai suoi dati, sta contribuendo a farla sentire frustrato e insoddisfatto.
Questi sentimenti non sono negativi di per sè, e possono anzi essere molto positivi - anche se al momento prova malessere - perchè possono dare forza alla sua motivazione verso la crescita psicologica e il cambiamento.
Non può aspettarsi che ai auoi genitori questo possa far piacere, ma perchè lei costruisca un'identità e una vita adulta è necessario che si smarchi dalla loro influenza.
Forse anche l'avvicinarsi di un compleanno importante, come vedo dai suoi dati, sta contribuendo a farla sentire frustrato e insoddisfatto.
Questi sentimenti non sono negativi di per sè, e possono anzi essere molto positivi - anche se al momento prova malessere - perchè possono dare forza alla sua motivazione verso la crescita psicologica e il cambiamento.
[#5]
Utente
Ps: nella schermata non riuscivo a visualizzare completamente la risposta della Dott.ssa Massaro: i miei genitori mi hanno sempre spinto a legare con i miei coetanei, ma io mi sentivo diverso e non accettato anche quando in realtà non vi erano episodi di derisione ecc. Ero molto selettivo e questo forse è stato un errore per uno che non ha mai avuto molti amici veri..i pochi che ho dall'infanzia li stringerei forte per non lasciarli andare mai, e darei la vita per loro. Si tratta sempre di persone lontane, non del mio stesso paese..e soffro per questa lontananza (ma a volte penso che magari avendomi sempre vicino potrebbero scoprire qualcosa di me che non va e potrebbero dirmi addio). Non riesco a fidarmi pienamente delle persone della mia comitiva. Non gli racconterei quello che sto vivendo! Per quanto riguarda i miei, certo, vorrebbero vedermi con una sistemazione lavorativa, con una ragazza e pensare magari al grande passo (ma io sono per un periodo di convivenza prima). Ho una sorella maggiore, sposata!
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E' positivo il fatto che i suoi l'abbiano incoraggiata a fare amicizie e che vorrebbero che lei costruisse una famiglia e si sistemasse.
Forse però il comportamento che tengono nei suoi confronti non rispecchia questo desiderio, se la controllano come se fosse un ragazzino.
Quindi lei ha dei rapporti sociali che però mantiene ad un livello molto superficiale perchè ritiene "pericoloso" aprirsi e raccontarsi?
Forse però il comportamento che tengono nei suoi confronti non rispecchia questo desiderio, se la controllano come se fosse un ragazzino.
Quindi lei ha dei rapporti sociali che però mantiene ad un livello molto superficiale perchè ritiene "pericoloso" aprirsi e raccontarsi?
[#7]
Utente
Esatto, trovo il loro comportamento molto contraddittorio! In alcuni casi, sono adulto e devo sbrigarmela da solo, come è giusto che sia..in altri casi mi sento un pulcino sotto la chioccia, che fai? dove vai? con chi? (5 minuti fa..che stai facendo? sei nervoso? perchè?). Per quanto riguarda i miei rapporti sociali, preferisco aprirmi di più con persone che non conosco, (non so perchè, riesco ad inquadrare subito una persona anche chattandoci per mezz'ora)..e non ritengo opportuno farlo con quelli della comitiva, perchè già so che loro riterrebbero "strano" e degno di occhiatine strane ad esempio il mio attaccamento al mio amico di chat! Credo che abbiano una mentalità più ristretta e non capirebbero, ecco! Inoltre mi guarderebbero male se dicessi loro di aver bisogno di un supporto psicologico! Quella che ho con loro è un'amicizia di comodo..in realtà io non li conosco ma soprattutto loro non conoscono me, sanno solo che mi piace scherzare, ridere, parlare senza troppi peli sulla lingua, fare doppi sensi ecc.
[#8]
Probabilmente è la paura dell'intimità nelle relazioni, ovvero dove si sperimenta che non è necessario avere barriere con l'altro, dove scegliamo gli amici che saranno capaci di ascoltarci senza giudicare e senza pensare che siamo strani.
Il problema è che adesso sente di non potersi permettere amicizie di questo tipo.
E' per questo che un percorso psicologico potrebbe aiutarLa.
Saluti,
Il problema è che adesso sente di non potersi permettere amicizie di questo tipo.
E' per questo che un percorso psicologico potrebbe aiutarLa.
Saluti,
[#10]
è la paura di avere relazioni più profonde, che inevitabilmente sono più intime (gli amici cui si può dire tutto, con cui non si indossano maschere, ecc...).
Poichè tali relazioni, in un certo, espongono di più (ad esempio il rischio di un rifiuto), alcune persone ritengono di doversene tenere alla larga.
Spero sia più chiaro così.
Poichè tali relazioni, in un certo, espongono di più (ad esempio il rischio di un rifiuto), alcune persone ritengono di doversene tenere alla larga.
Spero sia più chiaro così.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 1.9k visite dal 05/12/2011.
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