Delusione riguardo al terapeuta
Salve,
mi rivolgo ai professionisti di psicologia e psicoterapia per un problema molto delicato, da cui non riesco ad uscire. Per anni ho svolto una psicoterapia a cui devo la mia vita, perchè senza questa cura ora non so che fine avrei fatto. Il problema è che ad un certo punto ho saputo che il mio terapeuta parlava con altri professionisti del suo gruppo, riguardo a cose mie personali. Finchè si tratta di un semplice lavoro d'equipe privato nulla da eccepire. La cosa secondo grave è che un collega del mio terapeuta che seguiva una persona con cui non ero in buoni rapporti (tra l'altro appena entrata in terapia, e quindi in una condizione di malattia psichica pesante) ha riportato a lui cose dette da quest'ultima persona, cose che sono risultate diffamanti e false. Il mio terapeuta, ha dato subito retta a quelle voci e me le ha riportate nel setting mio privato facendomi stare malissimo. 1) perchè non erano vere e ho dovuto poi faticare molto per dimostrarlo 2) perchè arriva un paziente, addirittura in grave stato di malattia e tu terapeuta invece di dedurre delle cose dal rapporto di anni con me tuo paziente, dai adito a voci? 3) sbagliare è umano ma il mio terapeuta non ha ammesso l'errore, ma si è nascosto molto tempo dietro ad una sorta di onnipotenza che giustificava tale operato in nome di protezione e bene per me, dicendo che è normale parlare coi colleghi. Ma è normale pure riferire queste cose nel setting mio privato? Io stavo molto bene ormai, dopo qualche anno di terapia, ma dopo questi fatti ho perso fiducia. Non rinnego i benefici ottenuti prima di quello che è successo ma questa delusione mi ha portato a stare male, a pensare che quell'altro paziente (che aveva parlato) ormai conoscesse cose della mia vita che non volevo sapesse e mi si sono sviluppate tutta una serie di paranoie su quello che può essere uscito fuori del mio privato, che con tanta fiducia affidavo ad un contesto che dovrebbe rimanere per l'appunto privato. Ho tentato di risolvere la cosa a tu per tu col terapeuta varie volte ma ormai non ho fiducia; inoltre, in base a quelle voci, il terapeuta aveva agito in modo molto duro, interpretando rapporti personali in modo negativo, quando il tempo ha dimostrato il contrario. Il mio disagio è relativo al rapporto finito male con questo terapeuta, come se separarsi male significava per me non avere la possibilità di stare bene davvero. Ma ci si può separare bene dopo fatti del genere? Quando hai subito interpretazioni basate su voci, non sul rapporto? Come si fa a superare una cosa del genere senza cadere in depressione? Forse con la certezza del proprio sentire, che non deve più dipendere dal pensiero di questo terapeuta che tanto è stato importante nella mia vita. Io ho risolto la cosa in buoni rapporti ma spesso provo rabbia e mi sento tradita. Dico "ma possibile che il primo str... che arriva può aver messo in discussione la mia immagine? Valgo così poco?". E' possibile superare questa delusione?
mi rivolgo ai professionisti di psicologia e psicoterapia per un problema molto delicato, da cui non riesco ad uscire. Per anni ho svolto una psicoterapia a cui devo la mia vita, perchè senza questa cura ora non so che fine avrei fatto. Il problema è che ad un certo punto ho saputo che il mio terapeuta parlava con altri professionisti del suo gruppo, riguardo a cose mie personali. Finchè si tratta di un semplice lavoro d'equipe privato nulla da eccepire. La cosa secondo grave è che un collega del mio terapeuta che seguiva una persona con cui non ero in buoni rapporti (tra l'altro appena entrata in terapia, e quindi in una condizione di malattia psichica pesante) ha riportato a lui cose dette da quest'ultima persona, cose che sono risultate diffamanti e false. Il mio terapeuta, ha dato subito retta a quelle voci e me le ha riportate nel setting mio privato facendomi stare malissimo. 1) perchè non erano vere e ho dovuto poi faticare molto per dimostrarlo 2) perchè arriva un paziente, addirittura in grave stato di malattia e tu terapeuta invece di dedurre delle cose dal rapporto di anni con me tuo paziente, dai adito a voci? 3) sbagliare è umano ma il mio terapeuta non ha ammesso l'errore, ma si è nascosto molto tempo dietro ad una sorta di onnipotenza che giustificava tale operato in nome di protezione e bene per me, dicendo che è normale parlare coi colleghi. Ma è normale pure riferire queste cose nel setting mio privato? Io stavo molto bene ormai, dopo qualche anno di terapia, ma dopo questi fatti ho perso fiducia. Non rinnego i benefici ottenuti prima di quello che è successo ma questa delusione mi ha portato a stare male, a pensare che quell'altro paziente (che aveva parlato) ormai conoscesse cose della mia vita che non volevo sapesse e mi si sono sviluppate tutta una serie di paranoie su quello che può essere uscito fuori del mio privato, che con tanta fiducia affidavo ad un contesto che dovrebbe rimanere per l'appunto privato. Ho tentato di risolvere la cosa a tu per tu col terapeuta varie volte ma ormai non ho fiducia; inoltre, in base a quelle voci, il terapeuta aveva agito in modo molto duro, interpretando rapporti personali in modo negativo, quando il tempo ha dimostrato il contrario. Il mio disagio è relativo al rapporto finito male con questo terapeuta, come se separarsi male significava per me non avere la possibilità di stare bene davvero. Ma ci si può separare bene dopo fatti del genere? Quando hai subito interpretazioni basate su voci, non sul rapporto? Come si fa a superare una cosa del genere senza cadere in depressione? Forse con la certezza del proprio sentire, che non deve più dipendere dal pensiero di questo terapeuta che tanto è stato importante nella mia vita. Io ho risolto la cosa in buoni rapporti ma spesso provo rabbia e mi sento tradita. Dico "ma possibile che il primo str... che arriva può aver messo in discussione la mia immagine? Valgo così poco?". E' possibile superare questa delusione?
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Gentile Utente,
francamente resto basita da quanto racconta.
Per quanto riguarda lavoro d'equipe e intravisioni o supervisioni tra colleghi, Le confermo che avvengono, sotto il segreto professionale stretto. Se fatte fuori dall'ambito ospedaliero non viene neppure menzionato il nome del pz.
Per tutto il resto, non ho capito se attualmente Lei ha interrotto il trattamento psicoterapico.
francamente resto basita da quanto racconta.
Per quanto riguarda lavoro d'equipe e intravisioni o supervisioni tra colleghi, Le confermo che avvengono, sotto il segreto professionale stretto. Se fatte fuori dall'ambito ospedaliero non viene neppure menzionato il nome del pz.
Per tutto il resto, non ho capito se attualmente Lei ha interrotto il trattamento psicoterapico.
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
>>> Io stavo molto bene ormai, dopo qualche anno di terapia, ma dopo questi fatti ho perso fiducia
>>>
>>> Ma ci si può separare bene dopo fatti del genere?
>>>
>>> Come si fa a superare una cosa del genere senza cadere in depressione?
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Da questi commenti l'impressione è che non abbia, probabilmente, ancora superato del tutto le sue difficoltà. Voglio dire che se il suo stato d'animo è così dipendente da ciò che dice o fa il terapeuta, sia pure una scorrettezza, è segno che forse avrebbe faticato comunque a staccarsene, ovvero che avesse una certa dipendenza nei suoi confronti.
Detto questo, la fuga di notizie e la violazione di privacy che ha subito non avrebbero dovuto succedere.
Cordiali saluti
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>>> Ma ci si può separare bene dopo fatti del genere?
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>>> Come si fa a superare una cosa del genere senza cadere in depressione?
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Da questi commenti l'impressione è che non abbia, probabilmente, ancora superato del tutto le sue difficoltà. Voglio dire che se il suo stato d'animo è così dipendente da ciò che dice o fa il terapeuta, sia pure una scorrettezza, è segno che forse avrebbe faticato comunque a staccarsene, ovvero che avesse una certa dipendenza nei suoi confronti.
Detto questo, la fuga di notizie e la violazione di privacy che ha subito non avrebbero dovuto succedere.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
Ex utente
Gentile dottoressa Pileci,
ho interrotto il trattamento cercando di muovermi bene, anche se la rabbia che provavo era tanta. Ma l'ho fatto senza sfuriate, per il mio bene. Lei di sicuro sa che in certi contesti se si fanno scenate, queste vengono interpretate quasi sempre come "gesti malati" e chi ci rimette è il paziente. Le dico anche che le voci sono state riportate all'interno di una terapia di gruppo, quindi le hanno sapute anche altre persone. Il mio crollo successivo, è stato interpretato come conferma di quelle voci (che sostanzialmente indicavano il mio ragazzo come persona violenta quando non era assolutamente vero). In realtà la mia relazione è sempre stata positiva ed evolutiva, tanto che durante il tempo ho conseguito risultati importanti, nella sfera lavorativa e personale. Ma qualcosa si è rotto in me dopo quello che è successo in terapia: il rapporto col mio terapeuta era importantissimo e lui godeva della mia estrema fiducia. Inoltre in certe situazioni si è estremamente vulnerabili perchè toccano nel profondo, ora è come se continuassi a vivere con un rumore di fondo. Mi sto portando dietro questa sofferenza senza riuscire a risolverla. E non l'ho risolta neppure tornando da lui per risolverla, qualcosa s'è rotto e secondo me se qualcosa si rompe in questo tipo di rapporto sono un po' cavoli amari. Il problema è che a pagare sono io. E' possibile che, nonostante l'interruzione della terapia, rimane questa dipendenza emotiva, questa tristezza per il fatto che il terapeuta mi pensa in un modo che non mi corrisponde? Forse è perchè mi ha seguito in anni cruciali, risultando per un bel periodo di tempo, una delle poche presenze valide nella mia vita? Certo avrei voluto che questo rapporto finisse in modo diverso. La ringrazio perchè mi conferma che il mio dolore corrisponde ad una aggressione reale, non a paranoie prive di fondamento.
ho interrotto il trattamento cercando di muovermi bene, anche se la rabbia che provavo era tanta. Ma l'ho fatto senza sfuriate, per il mio bene. Lei di sicuro sa che in certi contesti se si fanno scenate, queste vengono interpretate quasi sempre come "gesti malati" e chi ci rimette è il paziente. Le dico anche che le voci sono state riportate all'interno di una terapia di gruppo, quindi le hanno sapute anche altre persone. Il mio crollo successivo, è stato interpretato come conferma di quelle voci (che sostanzialmente indicavano il mio ragazzo come persona violenta quando non era assolutamente vero). In realtà la mia relazione è sempre stata positiva ed evolutiva, tanto che durante il tempo ho conseguito risultati importanti, nella sfera lavorativa e personale. Ma qualcosa si è rotto in me dopo quello che è successo in terapia: il rapporto col mio terapeuta era importantissimo e lui godeva della mia estrema fiducia. Inoltre in certe situazioni si è estremamente vulnerabili perchè toccano nel profondo, ora è come se continuassi a vivere con un rumore di fondo. Mi sto portando dietro questa sofferenza senza riuscire a risolverla. E non l'ho risolta neppure tornando da lui per risolverla, qualcosa s'è rotto e secondo me se qualcosa si rompe in questo tipo di rapporto sono un po' cavoli amari. Il problema è che a pagare sono io. E' possibile che, nonostante l'interruzione della terapia, rimane questa dipendenza emotiva, questa tristezza per il fatto che il terapeuta mi pensa in un modo che non mi corrisponde? Forse è perchè mi ha seguito in anni cruciali, risultando per un bel periodo di tempo, una delle poche presenze valide nella mia vita? Certo avrei voluto che questo rapporto finisse in modo diverso. La ringrazio perchè mi conferma che il mio dolore corrisponde ad una aggressione reale, non a paranoie prive di fondamento.
[#4]
La relazione terapeutica è una relazione importante e profonda: il terapeuta conosce aspetti molto privati dei pazienti che questi, in tante occasioni, non hanno mai rivelato a nessun altro.
Quindi capisco perfettamente la delusione. Ma anche la rabbia perchè quello che ha subito, se ho capito bene, non è giusto.
Però ci sono tanti aspetti che mi sfuggono: se Lei ha fatto una terapia individuale, come mai si parlava di faccende Sue in una terapia di gruppo? E' stata l'altra persona che come Lei era in terapia a parlarne? E queste persone che partecipavano al gruppo La conoscevano? Come è venuta a conoscenza di tali notizie? Da chi?
Quindi capisco perfettamente la delusione. Ma anche la rabbia perchè quello che ha subito, se ho capito bene, non è giusto.
Però ci sono tanti aspetti che mi sfuggono: se Lei ha fatto una terapia individuale, come mai si parlava di faccende Sue in una terapia di gruppo? E' stata l'altra persona che come Lei era in terapia a parlarne? E queste persone che partecipavano al gruppo La conoscevano? Come è venuta a conoscenza di tali notizie? Da chi?
[#5]
Ex utente
Gentile dottor Santonocito, sono d'accordo con lei.
Il mio "stavo bene" era riferito al confronto con lo stato in cui ero ridotta quando ho iniziato la terapia. Il fatto che mi trovassi ancora in terapia, certo conferma la realtà che fossi ancora paziente e non guarita... diciamo mi mancava poco, tant'è che poco dopo i fatti mi sono separata, anche se è stata una separazione un po' velocizzata dai fatti, quindi condizionata. Ecco, partendo dal fatto che secondo me in una determinata fase della terapia il paziente è dipendente dal terapeuta, come si esce dalla dipendenza se il rapporto si rompe?
Forse dovrei rivolgermi ad un altro esperto? O forse prendere finalmente le redini della mia vita, consapevole che una dipendenza non è comunque una cosa sana e consapevole di quello, che nonostante la caduta finale, questo rapporto terapeutico mi ha dato.
La ringrazio per la risposta
Il mio "stavo bene" era riferito al confronto con lo stato in cui ero ridotta quando ho iniziato la terapia. Il fatto che mi trovassi ancora in terapia, certo conferma la realtà che fossi ancora paziente e non guarita... diciamo mi mancava poco, tant'è che poco dopo i fatti mi sono separata, anche se è stata una separazione un po' velocizzata dai fatti, quindi condizionata. Ecco, partendo dal fatto che secondo me in una determinata fase della terapia il paziente è dipendente dal terapeuta, come si esce dalla dipendenza se il rapporto si rompe?
Forse dovrei rivolgermi ad un altro esperto? O forse prendere finalmente le redini della mia vita, consapevole che una dipendenza non è comunque una cosa sana e consapevole di quello, che nonostante la caduta finale, questo rapporto terapeutico mi ha dato.
La ringrazio per la risposta
[#6]
Ex utente
Gentile dottoressa Pileci, mi rendo conto della complessità dell'accaduto. Rispondo alle sue domande:
1) io in quel momento facevo una terapia di gruppo, dopo un periodo di individuale.
2) nella mia terapia di gruppo sono state riportate dal terapeuta stesso le cose dette in privato da un paziente in un'altra terapia (gestita da un collega); e il modo in cui sono state riportate era perentorio, nel senso che non c'era una volontà di ricerca insieme sul contenuto delle voci (cosa che non dovrebbe nemmeno sussistere comunque). Le ha riportate perchè io parlavo della mia storia nascente in toni positivi e lui voleva stroncare la cosa sul nascere (dando retta alle voci).
3) le voci riguardavano diffamazioni sul mio attuale ragazzo rivelatesi false.
4) i componenti del mio gruppo conoscono me da anni ma solo due sanno chi è il mio ragazzo.
5) un terapeuta che ha seguito il mio ragazzo (in crisi per tutta questa faccenda) ha confermato gli errori fatti.
La ringrazio ancora
1) io in quel momento facevo una terapia di gruppo, dopo un periodo di individuale.
2) nella mia terapia di gruppo sono state riportate dal terapeuta stesso le cose dette in privato da un paziente in un'altra terapia (gestita da un collega); e il modo in cui sono state riportate era perentorio, nel senso che non c'era una volontà di ricerca insieme sul contenuto delle voci (cosa che non dovrebbe nemmeno sussistere comunque). Le ha riportate perchè io parlavo della mia storia nascente in toni positivi e lui voleva stroncare la cosa sul nascere (dando retta alle voci).
3) le voci riguardavano diffamazioni sul mio attuale ragazzo rivelatesi false.
4) i componenti del mio gruppo conoscono me da anni ma solo due sanno chi è il mio ragazzo.
5) un terapeuta che ha seguito il mio ragazzo (in crisi per tutta questa faccenda) ha confermato gli errori fatti.
La ringrazio ancora
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>>> Ecco, partendo dal fatto che secondo me in una determinata fase della terapia il paziente è dipendente dal terapeuta, come si esce dalla dipendenza se il rapporto si rompe?
>>>
La sua è una domanda importante che aprirebbe ampi spazi di discussione.
La risposta breve è che tipi diversi di psicoterapia affrontano il problema in modo diverso. In sostanza alcuni creano una dipendenza più forte, sulla premessa che ciò dovrebbe promuovere un cambiamento più profondo. Altri tipi di terapia si affidano invece più alla tecnica e alla comunicazione, per ottenere gli stessi risultati, e possono perciò fare a meno di una forte dipendenza.
Se sente che ancora il lavoro non è compiuto, e anche per riparare i danni che dice di aver subito, le suggerisco di rivolgersi a un nuovo professionista, dato che con il precedente il rapporto di fiducia sembra ormai compromesso.
Può leggere qui per informarsi un po':
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
Cordiali saluti
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La sua è una domanda importante che aprirebbe ampi spazi di discussione.
La risposta breve è che tipi diversi di psicoterapia affrontano il problema in modo diverso. In sostanza alcuni creano una dipendenza più forte, sulla premessa che ciò dovrebbe promuovere un cambiamento più profondo. Altri tipi di terapia si affidano invece più alla tecnica e alla comunicazione, per ottenere gli stessi risultati, e possono perciò fare a meno di una forte dipendenza.
Se sente che ancora il lavoro non è compiuto, e anche per riparare i danni che dice di aver subito, le suggerisco di rivolgersi a un nuovo professionista, dato che con il precedente il rapporto di fiducia sembra ormai compromesso.
Può leggere qui per informarsi un po':
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 6.7k visite dal 04/12/2011.
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