Motivazione nel diventare madre

Buongiorno,
sono estremamente scoraggiata ed in difficoltà. Non riesco assolutamente a capire quale grande motivazione esistenziale possa risiedere nell'essere madre.
Mi sento totalmente inadeguata, una donna diversa. Non uso anticoncezionali, con mio marito vogliamo cercare un figlio. So che lo voglio, o meglio, so che voglio vivere da madre, e non da donna sola, ma sono profondamente insofferente all'idea di un bambino piccolo. I neonati mi disgustano, mi danno oggettivamente fastidio mi sembrano strani, diversi da noi, esteticamente ripugnanti. Non posso concepire l'idea di dover rinunciare a tutto quello che ho faticosamente costruito nella mia vita - l'amore con mio marito, un equilibrio in casa, il lavoro, la possibilità di fare una gita, di comprarmi qualcosa di bello, di fargli un regalo, didecidere del mio tempo come meglio credo - per un bambino con l'obbligo per giunta di farlo volentieri!! è questo che non trovo, mi manca quell'anello che chiunque altro al mondo sembra avere in sè, quello che fa sentire ad una donna che il rapporto (rapporto????? con un neonato?????) col figlio è talmente importante e viscerale da surclassare qualunque altra cosa.
sono una persona altruista ma ho da sempre la tendenza a sentirmi esclusa, di troppo, sbagliata, messa da parte, non capita, e parecchie volte nella mia vita lo sono stata davvero. Amo fare qualcosa per gli altri, quelli che amo ovviamente, ma ho un enorme limite: dentro di me pretendo che le persone si accorgano di ciò che faccio per loro, e mi riconoscano prima o poi. In qualunque modo, con una parola, un gesto, qualcosa che sia per me, solo per me.
è qui il problema. considero i bambini delle creature infinitamente egoiste e dispotiche. come potrei fare qualcosa per mio figlio e non provare rancore per lui nel momento in cui lui nemmeno sa che io mi sto sacrificando? che io rinuncio a tutto? e lui nemmeno lo sa! tutto è dovuto, è ovvio che ci sia qualcuno che si annulla anche solo per far sì che un bambino sia pulito!!!! il minimo che si richiede ad una persona, il bambino non lo sa fare, ed un adulto deve sacrificarsi ed umiliarsi per renderlo adatto, la cosa mi scombussola totalmente, non capisco, non capisco proprio come questo possa dare soddisfazione...
aiutatemi, per favore, sono molto molto preoccupata.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile signora,

i bambini sono creature egoiste e dispotiche e anche lei lo è stata.
Nel corso del tempo e tramite l'educazione che ricevono - che abbiamo ricevuto - iniziano a considerare anche il punto di vista dell'altro e a limitare pretese ed egocentrismo (il che non riesce a tutti, specialmente se i genitori tendono ad essere sempre accomodanti e a viziarli).


"So che voglio vivere da madre, e non da donna sola, ma sono profondamente insofferente all'idea di un bambino piccolo"

A lei quindi piacerebbe l'idea di avere una persona che possa esserle di sostegno ed eventualmente compagnia da grande, ma senza doverla prima accudire da piccola.
Ovviamente è impossibile, a meno che non adotti un adolescente....

Non è affatto vero poi che tutti vogliono figli e che tutti amano i bambini, se si guarda intorno scoprirà che, per vari motivi, molte coppie o single non hanno figli e che molti di loro vivono bene lo stesso.

Suo marito cosa pensa della sua percezione della maternità?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Dottoressa Massaro,
in primis grazie per la sua risposta. Ho scritto di getto, sentendo il bisogno di buttar fuori un pensiero che mi logora, senza curare troppo i dettagli. Ha ragione, non tutti amano i bambini o vogliono figli, solo che io non amo le persone che non amano i bambini, io desidero fortemente essere una persona "normale", vorrei sinceramente provare un vero desiderio di maternità.

Per rispondere alla sua domanda, mio marito rimane perplesso e forse anche imbarazzato dalla mia freddezza e, diciamolo, dal mio egoismo in merito.

Desidero puntualizzare però una cosa. Il mio desiderio non è di una persona che mi sia di compagnia e sostegno da grande senza averla accudita prima, al contrario. Voglio davvero dedicarmi ad un figlio, aiutarlo, lavorare per lui, per farlo felice, essere per lui una vera mamma, affettuosa, un porto sicuro, una persona che non lo tradirà mai e da cui mai e poi mai dovrà sentirsi giudicato o abbandonato (diversamente da ciò che è stato per me). ma riesco a concepire in questi termini solo un adulto, un ragazzo, un ragazzino... ma non un bambino.

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Lei ha quindi la convinzione che per essere "normali" bisogna amare i bambini e che chi non li ama ha qualcosa che non va?

Penso che non abbia detto nulla di irreale affermando che i bambini necessitano di molte cure e che crescerli richiede tempo, energie e disponibilità da parte degli adulti.
E' importante rendersene conto, per evitare di creare quelle situazioni non poi così rare in cui gli adulti non sono preparati alla fatica che costa crescere un figlio, e rispondono alle sue esigenze in varie maniere, tutte inadeguate.

E' importante però anche rendersi conto che un bambino non è solo un essere che chiede e pretende senza ringraziare (anche perchè sta ai genitori insegnargli a dire grazie e a capire il valore di quanto riceve).

Ha provato a parlare con qualche amica che ha figli di come si sente?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

Lei ha fatto un'analisi lucida e cosciente di cosa possa implicare la genitorialità e diventare mamma.

John Bowlby, che ha studiato tra i primi l'attaccamento del bambino alla mamma, scriveva ("Una base sicura") che fare i genitori significa esserlo per sempre, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, periodi festivi compresi. Questo è vero e implica inevitabilmente un cambiamento di identità (la mamma di... per sempre, senza ritorno)

Nell'entusiasmo iniziale forse molti di noi si direbbero disposti ad affrontare questa esperienza, ma la vita dimostra che parecchie persone sono in difficoltà (per i motivi più diversi) nell'accudire i propri figli.

Tuttavia è la natura stessa che viene in aiuto, in quanto l'accudimento (di un figlio) è un modulo innato e biologicamente determinato che ci spinge a prenderci cura di un neonato e che anche a livello neuroendocrino è regolato perfettamente (una mamma che si alza alle 3 di notte per accudire il figlio, una volta che lo vede riaddormentarsi, ha una produzione maggiore di endorfine..., piccolo trucco della natura, e quindi torna a dormire anche lei più serena e felice del benessere della propria creatura).

Quindi, pur non conoscendoLa, sto ipotizzando qui con Lei che forse gli scrupoli che Lei si sta facendo siano anche dettati dall'anticipazione cognitiva della fatica che implica fare la mamma.

Questo però potrebbe essere un'arma a doppio taglio: da una parte una maggiore consapevolezza delle difficoltà e dei propri limiti; dall'altra manca quella piccola quota di "incoscienza" che Le permetterebbe di cimentarsi in questa esperienza e che La rende molto razionale (se pensa ai pro e contro e soprattutto a questi ultimi, passa davvero la voglia di fare un figlio!).

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#5]
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Dottoressa Massaro,

mi viene spontaneo pensare che chi non ama i bambini e non sente per loro un'immediata attrazione ha qualcosa in meno e di meno "normale" rispetto a chi sorride spontaneamente alla visione di un bimbo, a chi si china intenerito sulla carrozzella che incrocia per strada, a chi sogna di essere incinta per assaporare la magia di portare un bimbo in pancia.

Non ho mai amato il concetto di "normalità", apprezzo moltissimo la diversità dell'"altro" da me e dal mio mondo, ma ciò non toglie che io desidererei molto essere una "donna normale", di quelle che vogliono diventare mamme e che non hanno difficoltà a capire dove sta il bello della maternità.

Io non ho nulla contro i bambini, io mi sento profondamente inadeguata e profondamente indispettita di fronte al concetto che una mamma debba per forza annullarsi e con piacere per la sola soddisfazione di cambiare un pannolino. Che altro c'è? Che cosa mi può dare un figlio? Dove nasce la soddisfazione di una mamma?

Ho chiesto ad un'amica che ha un bel bambino di due anni come si sentisse, mi parlava di pro e contro, le ho chiesto di spiegarmeli, lei si è limitata a dirmi di star tranquilla, che i pro sono molto più dei contro. Le ho chiesto di farmi un esempio e lei, per tutta risposta, mi indica il figlio e, raggiante, mi dice "beh, con un piccolino così!!" come dire "non è ovvio?". Per me non lo è, no, non è affatto ovvio.

Non so cosa devo cercare in un figlio, probabilmente perchè ciò che ho dato io come figlia a mia madre e mio padre l'ho sempre percepito come sbagliato, sbagliatissimo.



Dottoressa Pileci, la ringrazio molto per il suo intervento. Normalmente mi lascio trasportare - talvolta anche guidare - molto volentieri da un po' di incoscienza, ma in questo caso subentra un vero terrore! Ciò che mi opprime di più è un senso di limitazione. Non tanto di risorse concrete, quali tempo, denaro, compagnia altrui, ecc... quanto limitazione di me stessa in quanto adulta, formata. L'immagine che ho di me è di una persona che ha già compiuto tanta strada, con tanta sofferenza, per riuscire a guadagnarsi un po' di felicità e per riuscire a diventare l'adulta che sono oggi. Ho sempre tanto bisogno di parlare, di confrontarmi, di essere ascoltata e capita, di ascoltare gli altri e di capirli, e mi sembra quasi umiliante, frustrante, l'idea di dover stabilire un rapporto con una creatura che non sa esprimersi al mio livello, che non si rende conto di nulla.

Conosco l'amore, so cosa significa amare visceralmente qualcuno, ma qualcuno che mi capisce o che almeno ci prova. Un bambino questo può farlo? Vuole farlo?

Non mi sento pronta e non so se lo sarò mai ad essere tutto - tutto! - per qualcuno. So quanto cerco ed ho sempre cercato l'approvazione di mia madre, quanto avrei voluto che fosse sempre al mio fianco, a difendermi, a capirmi. Io ce la farò?




[#6]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora, non si senta diversa, anormale, malvagia se non trova piacere a cambiare un pannolino, perchè -come Le scrivevo prima- è la natura stessa che ci viene in aiuto.

Nessuno di noi si sognerebbe di toccare qualcosa di sporco che incontriamo sui marciapiedi camminando, anzi lo evitiamo disgustati.

Ciò NON accade per il rigurgito del proprio figlio, nè per i suoi escrementi, nè per la saliva, così come per la saliva del partner. A livello mentale, il nostro cervello è capace di lavorare su questo e sul senso che hanno queste sostanze: NON provocano disgusto. Tolte da uno specifico contesto sì!

Quindi ritengo che il Suo ragionamento, ma anche le Sue paure siano più che sensate.

D'altra parte, leggendo le Sue parole, si ha come l'impressione che ci sia un fraintendimento in termini di accudimento: lo stesso Bowlby ha scritto che il nostro bisogno di accudimento ha inizio nella culla e termina nella tomba. E' così per tutti noi. A volte anche il rapporto col partner può assumere queste connotazioni (quando si sta male per esempio).

La relazione con il genitore è sempre comunque sbilanciata (Sua madre, sebbene Lei sia una donna, può permettersi di parlarLe con premura, accudendoLa), così come quella con un figlio (è il genitore che avrà la responsabilità di essere l'adulto più saggio e più forte).

Se per Lei può esserci un dubbio in merito, ritengo che una consulenza psicologica potrebbe esserLe utile. Ci sono forme, infatti, di accudimento invertito (dove è il figlio a non dover/poter preoccupare la mamma, fare il bravo, accudire): non credo sia il Suo caso, ma poichè l'attaccamento/accudimento si declina in forme diverse, se sente una criticità, è giusto occuparsene.

Le faccio tanti auguri.
[#7]
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Dottoressa,

ho fatto un incontro orientativo con una brava psicologa qualche tempo fa, mi sembrava di essere veramente convinta di volerci provare. Poi però ho desistito per un motivo che io stessa posso solo giudicare sciocco. Non avrei saputo come gestire l'impegno in termini di tempo, più chiaramente, avrei dovuto per forza dare una spiegazione a mio marito dei miei orari e, non riuscendo a trovare una scusa credibile, non me la sono sentita di coinvolgerlo nella scelta di frequentare una psicologa. Ho avuto timore della sua reazione e del suo giudizio.

Non è solo questo però. Sento che dovrei farcela da sola e, più ancora, sento che la persona che dovrebbe veramente aiutarmi in questo è mia madre, la quale senza volerlo mi ha causato un'enorme sofferenza in passato, ed una infinita insicurezza. Vorrei che ora se ne rendesse conto, che tentasse di riparare a ciò che ha fatto accogliendomi a braccia aperte, ascoltandomi, dandomi la chiave di un rapporto che non riesco proprio a gestire senza soffrire. Ma non gliene parlo mai, perchè credo sinceramente che lei consideri le difficoltà ormai dietro le spalle, e non voglio darle un dispiacere o toglierle serenità.

Da lei ho sempre preteso amore, preteso di essere accettata per ciò che sono, ma in realtà per anni NON sono stata accettata. Anzi, sono stata disprezzata e colpevolizzata, o così mi sono sentita. Mio figlio pretenderà amore da me ed io...
Forse sto trattando male mia madre? Forse la sto investendo di responsabilità che non ha?

Grazie delle sue parole dottoressa, capisco che non può andare oltre, che il consiglio di cercare aiuto psicologico è il migliore che può darmi. La responsabilità di questa scelta è nelle mie mani, e questa sarà una di quelle strane circostanze della vita in cui si sa cosa sarebbe meglio fare, ma si evita di farlo, per motivi sciocchi e sterili.


[#8]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Non sta scritto da nessuna parte che genitori lo si debba essere per forza. Semmai è più vero che, per essere genitori adeguati, è necessario possedere un equilibrio minimo, di base, tutt'altro che scontato. Quando dice:

>>> ho da sempre la tendenza a sentirmi esclusa, di troppo, sbagliata, messa da parte, non capita, e parecchie volte nella mia vita lo sono stata davvero
>>>

lei appare come una persona che ha bisogno di prendersi cura di se stessa, prima di poter fare la stessa cosa per un bambino, costretto all'egoismo e al dispotismo a causa della sua impotenza. Impotente, forse, come lei stessa si sente.

Mi perdoni se sarò così diretto, ma il suo sembra lo sfogo di una bambina incompresa, ed è chiaro che una bambina non può essere madre. Quindi, il freno che sente dentro verso la maternità, potrebbe essere la sua parte sana che le dice: "Occupiamoci prima di noi, poi si vedrà!" Che è ciò che anch'io, come i colleghi, mi sento di suggerirle.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#9]
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Dottor Santonocito,
grazie infinite anche a lei per aver preso parte a questa conversazione, il suo parere è tutt'altro che offensivo: lei arriva dritto al punto dicendo che ho bisogno di occuparmi di me stessa, prima che di qualcun altro. La sensazione di impotenza mi accompagna da diverso tempo ormai. La vita mi ha beffata, sono stata presa in giro senza pietà dagli eventi, imprevedibili, inaspettati. Le persone che amo ed ho amato di più hanno preteso moltissimo da me, a volte l'impossibile, con durezza. Hanno preteso senza dare in cambio nemmeno una parola di incoraggiamento, che io violentassi il mio povero cuore a pezzi e voltassi pagina in un istante, senza curarsi - nessuno di loro - del mio dolore, della mia solitudine.

Da me si è sempre preteso molto, in quasi tutti i campi, senza MAI pensare che forse anch'io avrei avuto bisogno di un abbraccio, di vedere i miei sforzi riconosciuti.

Grazie per il vostro tempo Dottori, non voglio abusarne oltre, soprattutto perchè a questo punto il mio sarebbe solo uno sfogo, e questo non è il luogo appropriato.
[#10]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"Le persone che amo ed ho amato di più hanno preteso moltissimo da me, a volte l'impossibile, con durezza. Hanno preteso senza dare in cambio nemmeno una parola di incoraggiamento, che io violentassi il mio povero cuore a pezzi"

Lei si aspetta più o meno lo stesso da un eventuale figlio, che però rispetto a chi l'ha trattata così in passato avrebbe davvero il diritto di pretendere da lei moltissimo in quanto neonato e poi bambino da crescere ed educare.

E' importante che lei si faccia aiutare da uno psicologo psicoterapeuta a risolvere tutto questo sospeso per poter andare avanti serenamente con la sua vita senza che le zavorre che si sta trascinando dietro condizionino le sue scelte, che saranno legittime in qualunque direzione andranno.