Psicodramma familiare

Salve, recentemente è venuta a mancare mia suocera dopo un lungo itinerario di sofferenze. Lungo tutto il decorso della malattia e poi dell’agonia, mia cognata (con la quale prima dell’evento io e mia moglie intrattenevamo relazione del tutto solidali e amichevoli), figlia della scomparsa, ha iniziato ad apparire sempre più diversa da come la conoscevamo, fino ad accusarci di aver avuto responsabilità nella morte di mia suocera. I mesi prima della sua morte sono stati segnati da tutta una serie di contestazioni sulla terapia e sulle scelte da fare per l’ammalato. Devo dire quasi sempre pretestuose e fatte per il solo gusto di contraddire. Io e mia moglie non ci spieghiamo un cambiamento così repentino, un livore e una aggressività (che si manifestava attraverso accuse precise che hanno riguardato anche il passato su altre vicende diverse del nostro rapporto pregresso) tali nei nostri confronti, che peraltro siamo stati sempre solleciti nell’aiutarla e nello starle vicina quando ha avuto (e ha tuttora) problemi di relazione col figlio (mio nipote) malato di schizofrenia paranoide (segnalo che il marito di mia cognata soffriva anch’egli di schizofrenia ed è deceduto da molti anni, ma non mia cognata). Ci ha imputato anche di aver sottratto del danaro a mia suocera (una povera pensionata), ai limiti della calunnia, insomma dando segni di delirio in fin dei conti, basandosi su elementi del tutto irrilevanti e infondati. Oltretutto lei ha anche influenzato l’altro fratello di mia moglie (anch’egli, poiché indebitato, aiutato finanziariamente –e non solo- più volte da mia moglie e tuttora deve somme consistenti di danaro alla stessa) inoculandogli il sospetto contro la sorella sulle responsabilità legate alla morte di mia suocera. Ecco io non so cosa si sia scatenato in questa situazione. Certo, probabilmente invidie, rancori, gelosie passate. Forse questa è la fine del problema non l’inizio. Desidererei una lettura psicanalitica della situazione, grazie.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Signore,
la morte di una persona cara porta inevitabilmente alla rottura di certi equilibri personali e famigliari e alla necessità di una loro revisione o ristrutturazione.
L'evento è recente e quindi, immagino, la sofferenza ancora bruciante. A ciò si somma la fatica (fisica e mentale) di essere stati accanto ad un malato per tanto tempo.
In questo momento è venuto a mancare il "collante" (sua suocera) che teneva insieme i vari componenti della famiglia e si stanno delineando situazioni delicate e difficili da affrontare.
Sta a voi cercare di pensare non solo all'immediato, ma anche al futuro per cercare di gestire al meglio le conflittualità che state vivendo o subendo.
Quella resta comunque la famiglia di sua moglie e, proprio pensando agli anni che verranno, è consigliabile cercare di risolvere i contrasti piuttosto che alimentarli, qualunque sia la loro origine.

Saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
per una lettura approfondita e dettagliata di questa situazione familiare la rimando necessariamente ad un terapeuta esperto, che (dal vivo) potrà aiutare almeno Lei e Sua moglie a leggere meglio questa vicenda.

A pelle mi sembra che sua cognata abbia avuto una crisi depressiva, probabilmente scatenata dal lutto, ma latente già da anni (vedova, figlio con malattia psichiatrica, ecc.) e con probabili aspetti di paranoia.

L'ideale sarebbe farle fare una valutazione psichiatrica, ma forse Lei e Sua moglie non siete per ora le persone più indicate per dare questo suggerimento.

E allora chi potrebbe essere la "persona più indicata"?

pensate a qualcuno dei famigliari non coinvolti direttamente in questo circolo di accuse
[#3]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Vi ringrazio per le risposte.

Dottori, però io mi sono fatto un'opinione e vorrei sottoporla a voi.

Da quello che ho potuto capire mia cognata (correggetemi se uso terminologie non appropriate) ha sfogato su mia moglie il suo malessere e il suo dolore risultato della drammatica perdita della madre.

Ho poi riscontrato una curiosa analogia. Per mio nipote la madre (mia cognata) è una sorta (anzi un vero e proprio) "oggetto fobico". Ovverosia lui sfoga il suo disagio psichico, le sue paranoie (chessò una volta non trovava un maglione e fece intervenire una pattuglia di carabinieri accusando la madre di furto, per citare uno dei tanti esempi) interamente sulla madre, per lui causa e allo stesso tempo sollievo della malattia.

La stessa cosa ho potuto osservare, stavolta da parte di mia cognata, nei riguardi di mia moglie. Mi stupisce che mia moglie sia diventata improvvisamente la persona su cui lei concentra le sue angosce. Soprattutto perché le ha sempre mostrato reale affetto e sincera vicinanza, anche nei momenti di difficoltà (al punto che l'ha accusata di averla trascurata e di "avergliene fatte tante"). Quando si fa troppo del bene a una persona si sbaglia?
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
"Quando si fa troppo del bene a una persona si sbaglia?"

Ma no, come possiamo affermare una cosa del genere? Non è possibile fare delle generalizzazioni, soprattutto in contesti delicati, con presenza di patologia psichiatrica.

L'unica certezza purtroppo è il malessere generale causato dalla dipartita di Sua suocera: ma succede spesso che matrimoni e funerali facciano "esplodere" situazioni di rabbia repressa.
[#5]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Dottore, ma mia domanda (posta forse banalmente), sottindeneva un'altra questione, più complessa.

Quando si fa (troppo nel senso materiale) eccessivamente del bene a qualcuno cosa si scatena nel ricevente? Questo mi chiedo.

Recentemente ho letto un articolo del lunedì di Alberoni in cui si trattava della questione del bene "fuori misura" che potrebbe provocare diversi atteggiamenti nel soggetto, o di "dipendenza" da questo bene (per cui l'elargitore dovrebbe essere tenuto secondo questi a farne ancora) o di incapacità di disobbligarsi che potrebbe provocare le più svariate situazioni, a partire dall'invidia o dalla ingratitudine paradossalmente.

Ecco la mia domanda faceva riferimento a questo. Altra domanda dottore, la schizofrenia può essere in qualche modo (mi perdoni l'improprietà) contagiosa?
[#6]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Rispetto al primo punto: ripeto, io non me la sento di fare considerazioni generali sugli effetti di un comportamento (fare del bene) nelle persone: mi sembra che Alberoni stesso indica diverse "soluzioni", quantomeno estreme, ma a mio avviso non esaustive.

Secondo punto: ovviamente no, perchè non è un virus. Ma esiste una familiarità che predispone alcuni soggetti a sviluppare certe patologie, anche se non possiamo parlare di "trasmissione" diretta.
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