Diagnosi in psicoterapia ?
Sto seguendo una psicoterapia da circa un anno e mezzo.
Ho "problemi di comunicazione", in generale, e questo percorso me ne ha fatto prendere coscienza sempre di più.
Con lo psicoterapeuta, in queste ultime sedute, la situazione è un po' migliorata.
Riesco ad essere più presente e a sentirlo. E sento di essere sentita da lui.
Negli ultimi mesi, sia su libri che su web, sono stata spesso occupata a leggere argomenti riguardanti la psicologia, la psicoanalisi, i vari disturbi di questi ambiti.
Mi sono a volte inquadrata e ritrovata in certi aspetti, e mi sono trovata a chiedermi se avessi un disturbo di personalità.
So che dovrei rivolgere a lui certi quesiti, ma per ora preferisco scrivere qua.
So anche che non si fanno autodiagnosi leggendo pezzi di frasi qua e là, ma sono cose a cui penso ugualmente.
Lo psicoterapeuta - che è anche psichiatra e di formazione analitica, credo - dovrebbe invitarmi a fare una visita psichiatrica se "sospettasse" qualcosa, oppure tiene per sé le sue deduzioni e agisce di conseguenza, senza rivelarmi l'etichetta che ha scritto per me?
Ho "problemi di comunicazione", in generale, e questo percorso me ne ha fatto prendere coscienza sempre di più.
Con lo psicoterapeuta, in queste ultime sedute, la situazione è un po' migliorata.
Riesco ad essere più presente e a sentirlo. E sento di essere sentita da lui.
Negli ultimi mesi, sia su libri che su web, sono stata spesso occupata a leggere argomenti riguardanti la psicologia, la psicoanalisi, i vari disturbi di questi ambiti.
Mi sono a volte inquadrata e ritrovata in certi aspetti, e mi sono trovata a chiedermi se avessi un disturbo di personalità.
So che dovrei rivolgere a lui certi quesiti, ma per ora preferisco scrivere qua.
So anche che non si fanno autodiagnosi leggendo pezzi di frasi qua e là, ma sono cose a cui penso ugualmente.
Lo psicoterapeuta - che è anche psichiatra e di formazione analitica, credo - dovrebbe invitarmi a fare una visita psichiatrica se "sospettasse" qualcosa, oppure tiene per sé le sue deduzioni e agisce di conseguenza, senza rivelarmi l'etichetta che ha scritto per me?
[#1]
Gentile Utente,
se per etichetta ritiene una possibile diagnosi clinica, può farla lo psicoterapeuta che la segue, non obbligatoriamente deve inviarla presso altri.
Il leggere sul web, non credo l'aiuti molto, ma solitamente rinforza un meccanismo secondo il quale si ricercano possibili diagnosi e possibili cure, creando una gran confusione.
Parli con la terapeuta, che lavora con lei, chiarezza e progettualità, sono elementi della cura.
Saluti
se per etichetta ritiene una possibile diagnosi clinica, può farla lo psicoterapeuta che la segue, non obbligatoriamente deve inviarla presso altri.
Il leggere sul web, non credo l'aiuti molto, ma solitamente rinforza un meccanismo secondo il quale si ricercano possibili diagnosi e possibili cure, creando una gran confusione.
Parli con la terapeuta, che lavora con lei, chiarezza e progettualità, sono elementi della cura.
Saluti
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile ragazza il processo diagnostico in un percorso di psicoterapia è in continua evoluzione. Se con il suo teapeuta sta lavorando sui suoi vissuti, sul modo di affrontare i suoi problemi non c'è alcuna necessità operativa di etichettare in qualche modo i suoi comportamenti. Le diagnosi hanno la funzione di orientare il clinico verso una scelta terapeutica migliore e se questo sta già avvenendo , la diagnosi non dovrebbe, per lei, rappresentare alcun problema.
saluti
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#3]
Gentile ragazza,
è notevole il lavoro di presa di consapevolezza della propria sofferenza e denominare il proprio disagio è un modo comune per affrontarlo e superarlo.
La diagnosi aiuta e agevola nel lavoro professionale tuttavia per il benessere della persona penso sia importante non lasciarsi imbrigliare in tentativi di definizione quanto piuttosto cercare in se stessi le risorse per superare le avversità e le sofferenze della propria vita.
In altre parole, pensare di essere un disturbo le potrebbe impedire di vedere tutto ciò che di competente e adeguato c'è in lei; il tentativo allora potrebbe essere proprio quello di definire le proprie risorse.
Qualora ci fosse un disturbo questo potrà essere definito e superato insieme al suo terapeuta.
Cordialmente
è notevole il lavoro di presa di consapevolezza della propria sofferenza e denominare il proprio disagio è un modo comune per affrontarlo e superarlo.
La diagnosi aiuta e agevola nel lavoro professionale tuttavia per il benessere della persona penso sia importante non lasciarsi imbrigliare in tentativi di definizione quanto piuttosto cercare in se stessi le risorse per superare le avversità e le sofferenze della propria vita.
In altre parole, pensare di essere un disturbo le potrebbe impedire di vedere tutto ciò che di competente e adeguato c'è in lei; il tentativo allora potrebbe essere proprio quello di definire le proprie risorse.
Qualora ci fosse un disturbo questo potrà essere definito e superato insieme al suo terapeuta.
Cordialmente
Dr.ssa Claudia Signa;
Psicologa, perfezionata in valutazione psicologica.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.7k visite dal 02/10/2011.
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