Mi sono rovinata la vita
Salve dottori,
vi scrivo perché la mia situazione sta diventando insostenibile. Sono una ragazza di 24 anni e studio all'università.Sono una persona semplice,mi piace ascoltare e aiutare gli altri,ne vado fiera,ma di ciò molti se ne sono approfittati,mi hanno delusa e isolata.Fin da piccola, ho sempre avuto difficoltà a fare amicizia, situazione degenerata alle scuole medie dove sono stata vittima di bullismo Poi al liceo la situazione è migliorata, mi sono ben integrata ed avevo un bel gruppo di amici che si è sciolto quando siamo andati all'università. Nonostante ciò, ero diventata comunque una persona positiva,il 1°anno di università avevo fatto tante conoscenze. Poi 4 anni fa, una delusione d'amore mi ha un pò "spenta" e tutt'oggi a volte ci penso e sto male,la mia già bassa autostima ha cominciato a scendere,ma le amicizie non mi sono mai mancate.
Solo che un anno e mezzo fa tutto è iniziato a crollare.Ho dovuto chiudere un rapporto con un mio collega che con la scusa di avere difficoltà nello studio e nel fare amicizia,aveva assunto degli atteggiamenti pericolosi per la mia incolumità.Ho iniziato a soffrire d'ansia ed ebbi anche un attacco di panico,sintomi svaniti da soli nel giro di 6 mesi,anche con l'aiuto della mia famiglia che non mi è mai mancato.Solo che da quel momento,mi sono accorta che sono diventata troppo diffidente,anche se cerco di fare amicizia,è come se innalzassi un muro davanti a me,è come se avessi avuto la prova che non so tutelarmi.Per di più,ho notato che i miei amici si stavano allontanando da me e tutt'ora mi è rimasta solo la mia migliore amica,che però a volte ho l'impressione faccia fatica a stare con me.Eppure nonostante questa brutta esperienza,ho cercato di essere sempre allegra e solare,dei miei amici mi sono sempre fidata e non ho mai portato i miei problemi fuori casa,tutt'altro! E possibile che le persone avvertano comunque questo mio timore nonostante mi mostri socievole?
A volte mi vengono crisi di pianto,pensando che rompendo con quel collega mi sono tirata una maledizione addosso.Fra pochi giorni dovrò riprendere l'università e rispetto a qualche mese fa non sono per niente contenta,non ho più voglia di fare nulla e questa solitudine mi sta facendo soffrire troppo.
Vi ringrazio in anticipo per la risposta.
vi scrivo perché la mia situazione sta diventando insostenibile. Sono una ragazza di 24 anni e studio all'università.Sono una persona semplice,mi piace ascoltare e aiutare gli altri,ne vado fiera,ma di ciò molti se ne sono approfittati,mi hanno delusa e isolata.Fin da piccola, ho sempre avuto difficoltà a fare amicizia, situazione degenerata alle scuole medie dove sono stata vittima di bullismo Poi al liceo la situazione è migliorata, mi sono ben integrata ed avevo un bel gruppo di amici che si è sciolto quando siamo andati all'università. Nonostante ciò, ero diventata comunque una persona positiva,il 1°anno di università avevo fatto tante conoscenze. Poi 4 anni fa, una delusione d'amore mi ha un pò "spenta" e tutt'oggi a volte ci penso e sto male,la mia già bassa autostima ha cominciato a scendere,ma le amicizie non mi sono mai mancate.
Solo che un anno e mezzo fa tutto è iniziato a crollare.Ho dovuto chiudere un rapporto con un mio collega che con la scusa di avere difficoltà nello studio e nel fare amicizia,aveva assunto degli atteggiamenti pericolosi per la mia incolumità.Ho iniziato a soffrire d'ansia ed ebbi anche un attacco di panico,sintomi svaniti da soli nel giro di 6 mesi,anche con l'aiuto della mia famiglia che non mi è mai mancato.Solo che da quel momento,mi sono accorta che sono diventata troppo diffidente,anche se cerco di fare amicizia,è come se innalzassi un muro davanti a me,è come se avessi avuto la prova che non so tutelarmi.Per di più,ho notato che i miei amici si stavano allontanando da me e tutt'ora mi è rimasta solo la mia migliore amica,che però a volte ho l'impressione faccia fatica a stare con me.Eppure nonostante questa brutta esperienza,ho cercato di essere sempre allegra e solare,dei miei amici mi sono sempre fidata e non ho mai portato i miei problemi fuori casa,tutt'altro! E possibile che le persone avvertano comunque questo mio timore nonostante mi mostri socievole?
A volte mi vengono crisi di pianto,pensando che rompendo con quel collega mi sono tirata una maledizione addosso.Fra pochi giorni dovrò riprendere l'università e rispetto a qualche mese fa non sono per niente contenta,non ho più voglia di fare nulla e questa solitudine mi sta facendo soffrire troppo.
Vi ringrazio in anticipo per la risposta.
[#1]
Lei mostra una sofferenza, che però non è ben inquadrata in una sintomatologia evidente.
Racconta di aver avuto un attacco di panico, di soffrire di ansia, di sentirsi a disagio con gli altri e gli altri con lei.
Il mio consiglio è quello di rivolgere questi suoi dubbi ad uno psicoterapeuta, di persona, perchè solo così potrà approfondire, comprendere e identificare la strada per risolvere la sua sofferenza.
Racconta di aver avuto un attacco di panico, di soffrire di ansia, di sentirsi a disagio con gli altri e gli altri con lei.
Il mio consiglio è quello di rivolgere questi suoi dubbi ad uno psicoterapeuta, di persona, perchè solo così potrà approfondire, comprendere e identificare la strada per risolvere la sua sofferenza.
Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it
[#2]
Utente
Grazie per la sua tempestiva risposta.
E' da tempo che medito di andare da uno psicoterapeuta. Volevo provare con quello della mia università,anche perché non vorrei farlo sapere ai miei genitori e non ho indipendenza economica,ma a parlare con un uomo temo di sentirmi a disagio e di non riuscire ad esprimere pienamente ciò che sento.
Volevo anche precisare che sono diventata molto distaccata anche con i ragazzi. Già dopo la delusione d'amore che ho avuto ho iniziato a rimanere un pò in disparte,ad evitare di dare confidenza ad un ragazzo,ma adesso ho proprio paura e nonostante ci parli,temo avvertano questo mio stare sempre in guardia...
E' da tempo che medito di andare da uno psicoterapeuta. Volevo provare con quello della mia università,anche perché non vorrei farlo sapere ai miei genitori e non ho indipendenza economica,ma a parlare con un uomo temo di sentirmi a disagio e di non riuscire ad esprimere pienamente ciò che sento.
Volevo anche precisare che sono diventata molto distaccata anche con i ragazzi. Già dopo la delusione d'amore che ho avuto ho iniziato a rimanere un pò in disparte,ad evitare di dare confidenza ad un ragazzo,ma adesso ho proprio paura e nonostante ci parli,temo avvertano questo mio stare sempre in guardia...
[#3]
Se la sua università dispone di un servizio di psicologia, lo utilizzi senza preoccupazioni.
La relazione terapeutica è molto particolare e diversa rispetto alle altre, quindi può anche essere un vantaggio quello di trovarsi a confrontarsi con uno specialista uomo.
Il consiglio che le posso dare è di non partire prevenuta. Se, una volta effettuati alcuni colloqui, sentirà di non trovarsi a suo agio, allora si penserà a cercare una soluzione alternativa.
Un saluto.
La relazione terapeutica è molto particolare e diversa rispetto alle altre, quindi può anche essere un vantaggio quello di trovarsi a confrontarsi con uno specialista uomo.
Il consiglio che le posso dare è di non partire prevenuta. Se, una volta effettuati alcuni colloqui, sentirà di non trovarsi a suo agio, allora si penserà a cercare una soluzione alternativa.
Un saluto.
[#5]
E' vero, come per ogni esperienza nuova ci vuole un po' di coraggio per affrontarla e quando si sta male o si hanno esperienze difficili alle spalle ci si sente anche molto scoraggiati.
Il primo passo è sempre il più difficile, per questo io consiglio di farlo in maniera un po' meccanica, senza pensarci troppo su: recuperare il numero di telefono e chiamare, con l'obiettivo di fissare un primo appuntamento conoscitivo.
Fatto questo il resto viene da sè, con l'accompagnamento facilitante proprio di quello che a priori sembra essere un ostacolo: il terapeuta.
Un saluto.
Il primo passo è sempre il più difficile, per questo io consiglio di farlo in maniera un po' meccanica, senza pensarci troppo su: recuperare il numero di telefono e chiamare, con l'obiettivo di fissare un primo appuntamento conoscitivo.
Fatto questo il resto viene da sè, con l'accompagnamento facilitante proprio di quello che a priori sembra essere un ostacolo: il terapeuta.
Un saluto.
[#6]
Utente
Infatti è così,sono molto scoraggiata per le mie esperienze passate, per questo mi blocca il fatto che lo psicoterapeuta sia un uomo.
Da tre giorni circa avverto anche oppressione al petto e stamattina mentre ero fuori per fare un pò di spese sono scoppiata a piangere.
Sono seriamente preoccupata,è probabile che mi stia venendo la depressione?
Da tre giorni circa avverto anche oppressione al petto e stamattina mentre ero fuori per fare un pò di spese sono scoppiata a piangere.
Sono seriamente preoccupata,è probabile che mi stia venendo la depressione?
[#7]
Non è che la depressione viene, come l'influenza e i singhiozzi non sono le prime avvisaglie, come uno starnuto!
Però è evidente che lei sta male e questo la fa soffrire e piangere. E più aspetta più le cose diventano difficili.
Ma il fatto che lo psicoterapeuta sia uomo è un alibi (o, in termini tecnici, una resistenza).
Perchè la psicoterapia spaventa.
E' un'esperienza di relazione nuova, diversa da tutte le precedenti.
Quanto durerà? Cosa gli dico? E se mi vergogno? E se mi mette in soggezione? E se poi ne divento dipendente? E se scopro che ho una roba grave? ......
Purtoppo parte di ciò che sostiene una sofferenza psicologica è la tendenza ad avere eccessive preoccupazioni.
E' un circolo vizioso che lei deve rompere.
Il suo primo atto terapeutico - difficile come una medicina amara - è iniziare la terapia.
Un respiro profondo e coraggio!
Andrà meglio.
Però è evidente che lei sta male e questo la fa soffrire e piangere. E più aspetta più le cose diventano difficili.
Ma il fatto che lo psicoterapeuta sia uomo è un alibi (o, in termini tecnici, una resistenza).
Perchè la psicoterapia spaventa.
E' un'esperienza di relazione nuova, diversa da tutte le precedenti.
Quanto durerà? Cosa gli dico? E se mi vergogno? E se mi mette in soggezione? E se poi ne divento dipendente? E se scopro che ho una roba grave? ......
Purtoppo parte di ciò che sostiene una sofferenza psicologica è la tendenza ad avere eccessive preoccupazioni.
E' un circolo vizioso che lei deve rompere.
Il suo primo atto terapeutico - difficile come una medicina amara - è iniziare la terapia.
Un respiro profondo e coraggio!
Andrà meglio.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 13.9k visite dal 01/10/2011.
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Approfondimento su Bullismo
Il bullismo comprende una serie di comportamenti violenti intenzionali di tipo fisico o verbale ripetuti nel tempo nei confronti di una determinata persona. Si può manifestare anche in modo virtuale online e sui social network (cyberbullismo).