Ansia, insonnia e dispnea
Mi sono reso conto che invecchiano aumenta il disagio esistenziale, l'intolleranza a tutto, aumenta la paura e, di conseguenza, aumenta l'ansia generalizzata. Difficolta' respiratorie, fiato corto, sensazione di mancanza d'aria, ecc. Faro' esami diagnostici (es. spirometria) ma ho quasi la certezza che tutto derivi dall'ansia. In passato ho gia' preso farmaci (antidepressivi) e una breve ma intensa terapia da un'analista. Non credo che rassegnarsi ai farmaci sia la soluzione migliore. Sono consapevole che non e' possibile eliminare il "disagio esistenziale" e tutti i suoi derivati. Ci potrebbe essere la possibilita' di "viverlo" comunque in una maniera piu' accettabile? Grazie
[#1]
gentile Signore,
l'andare avanti negli anni non correla obbligatoriamente con il disagio esistenziale, ma quando si sommano situazioni dolenti e correlate a sintomatologie irrisolte, credo di si.
Le suggerisco di ultimare gli accertamenti, al fine di rivcevere una diagnosi certa, poi valuti l'idea di un supporto psicologico.
Cari saluti
l'andare avanti negli anni non correla obbligatoriamente con il disagio esistenziale, ma quando si sommano situazioni dolenti e correlate a sintomatologie irrisolte, credo di si.
Le suggerisco di ultimare gli accertamenti, al fine di rivcevere una diagnosi certa, poi valuti l'idea di un supporto psicologico.
Cari saluti
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Caro signore,
mi associo a quanto risposto dalla Collega e tengo ad aggiungere che l'immagine della persona matura che si sente necessariamente prima o poi depressa non rappresenta davvero nulla di inevitabile.
Purtroppo in ambito sanitario c'è una certa tendenza a considerare "normale" la maggior parte dei disturbi e degli acciacchi di chi non è più giovane, come se in fondo ci si dovesse rassegnare a vivere in maniera insoddisfacente la seconda parte della vita, magari accontentandosi di non essere affetti da gravi patologie.
In realtà le scelte sono più di una, e rassegnarsi non ha alcun senso.
Quello che lei chiama "disagio esistenzale" può insorgere a qualsiasi età e risolversi con gli anni, quando una persona vede le cose sotto una diversa prospettiva (e, forse, riesce ad apprezzare di più quello che ha e che ha avuto).
In altri casi invece con il tempo il malessere peggiora e si complica a causa di nuove preoccupazioni e timori legati all'età.
Non è mai troppo tardi per migliorare la propria esistenza: il modo in cui si percepiscono situazioni, eventi e ricordi può essere modificato, quando è fonte di sofferenza, senza bisogno di rimuovere questi elementi ma lavorando solo sulle emozioni che suscitano.
Ogni caso fa ovviamente a sè, ma anche per le persone mature e anziane c'è sempre la possibilità di cambiare e non è mai troppo tardi per farlo.
mi associo a quanto risposto dalla Collega e tengo ad aggiungere che l'immagine della persona matura che si sente necessariamente prima o poi depressa non rappresenta davvero nulla di inevitabile.
Purtroppo in ambito sanitario c'è una certa tendenza a considerare "normale" la maggior parte dei disturbi e degli acciacchi di chi non è più giovane, come se in fondo ci si dovesse rassegnare a vivere in maniera insoddisfacente la seconda parte della vita, magari accontentandosi di non essere affetti da gravi patologie.
In realtà le scelte sono più di una, e rassegnarsi non ha alcun senso.
Quello che lei chiama "disagio esistenzale" può insorgere a qualsiasi età e risolversi con gli anni, quando una persona vede le cose sotto una diversa prospettiva (e, forse, riesce ad apprezzare di più quello che ha e che ha avuto).
In altri casi invece con il tempo il malessere peggiora e si complica a causa di nuove preoccupazioni e timori legati all'età.
Non è mai troppo tardi per migliorare la propria esistenza: il modo in cui si percepiscono situazioni, eventi e ricordi può essere modificato, quando è fonte di sofferenza, senza bisogno di rimuovere questi elementi ma lavorando solo sulle emozioni che suscitano.
Ogni caso fa ovviamente a sè, ma anche per le persone mature e anziane c'è sempre la possibilità di cambiare e non è mai troppo tardi per farlo.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#3]
Utente
Una chiara sensazione e' forse il continuo bisogno di sentire le situazioni sotto "controllo"; e questo ovviamente, non essendo sempre possibile, genera quella condizione di vulnerabilita', paura e ansia. Ho lasciato il mondo del lavoro da diversi anni. Analizzando le ansie del lavoro, queste, erano meglio gestite e affrontate con una certa preparazione. Forse si era piu' predisposti e combattivi nel muoversi all'interno della "giungla" quotidiana. Ora sembra che le ansie, sebbene di altra natura, continuino ad esistere ma e' cambiato il modo e la possibilita' di respingerle. Si registra una forte vulnerabilita' e scarsa energia. La rassegnazione e' quasi una costante. L'ansia prende il sopravvento e non basta la consapevolezza di se' e non basta neppure cambiare stile di vita. Ossia, si potrebbe conoscere la teoria e i metodi per meglio gestire queste situazione ma, i tentativi gia' messi in pratica non hanno dato esiti incoraggianti.
Grazie
Grazie
[#4]
Gentile Signore,
a volte le terapie sono concluse (perdoni l'apparente paradosso) "temporaneamente", nel senso che per il momento va bene così, ma nulla esclude che più in là nel tempo si senta la necessità di riprendere il discorso o di farne uno del tutto nuovo.
Noi cambiamo di giorno in giorno, facciamo tante esperienze e magari abbiamo bisogno di fare un nuovo punto della situazione o un salto di qualità nella nostra esistenza.
Da quanto tempo ha concluso la psicoterapia di cui ha scritto? Di che orientamento era? Ne era stato soddisfatto?
Ha mai preso in considerazione l'idea di riprendere le sedute col medesimo terapeuta o di cercarne uno nuovo?
Cordiali saluti.
a volte le terapie sono concluse (perdoni l'apparente paradosso) "temporaneamente", nel senso che per il momento va bene così, ma nulla esclude che più in là nel tempo si senta la necessità di riprendere il discorso o di farne uno del tutto nuovo.
Noi cambiamo di giorno in giorno, facciamo tante esperienze e magari abbiamo bisogno di fare un nuovo punto della situazione o un salto di qualità nella nostra esistenza.
Da quanto tempo ha concluso la psicoterapia di cui ha scritto? Di che orientamento era? Ne era stato soddisfatto?
Ha mai preso in considerazione l'idea di riprendere le sedute col medesimo terapeuta o di cercarne uno nuovo?
Cordiali saluti.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#6]
Utente
L'analista ha puntato l'attenzione sulla ricerca del valore intrinseco del soggetto. Chi sei stato, cosa hai fatto nella vita, valutazione e rivalutazione di essere come persona. L'importanza degli obiettivi raggiunti e i valori conseguiti. Continuare a darsi valore per tenere viva quell'autostima utilissima per la propria sopravvivenza. Considerare che nulla e' scontato e dare importanza e valore ai movimenti quotidiani, anche i piu' (all'apparenza) frivoli e insignificanti. Ecc.,ecc. Successivamente e' subentrato il "tranfert" negativo ed ho colto una situazione complicata che si stava instaurando. Ho dovuto smettere.
Grazie
Grazie
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.8k visite dal 27/09/2011.
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