Situazione complicata
Buongiorno a chi mi leggerà, vorrei chiderVi un parere, un consiglio o qualsiasi cosa possa farmi un po di luce sulla situazione in cui mi trovo attualmente!
Da circa un anno convivo con il mio compagno, il quale ha un bimbo di quasi 4 anni che purtroppo è malato di tumore, gli è stato diagnosticato proprio un anno fa, e adesso dopo aver terminato la terapia qualche mese fa, dai controlli è nuovamente ricomparsa la malattia, e questa volta ci sono ancora meno possibilità di guarigione a detta dei medici che lo tengono in cura.
E' stato sicuramente un anno molto difficile per tutti, mi sento anche un po egoista a scrivere tutto questo a Voi...ma vorrei capire se sto sbagliando qualcosa, perchè ultimamente mi sembra solo di fare errori.
il punto è che abbiamo fatto tanto per stare insieme, e dopo tanta fatica siamo riusciti per poco tempo ad essere una coppia "normale" perchè la malattia si è presentata proprio all inizio della convivenza, e quindi potete immaginare che in tutto quest'anno non c'è stato spazio per noi come coppia...dato che giustamente il mio compagno era preoccupato per la salute del figlio,da una parte sicuramente la stanchezza fisica e mentale, dall altra il senso di colpa per tutta la situazione, e io egoisticamente mi sono sentita messa da parte!
Ho cercato in tutto questo tempo di stargli vicino a mio modo, ma non è stato mai abbastanza,perchè il mio modo non era come lui voleva,ho fatto tante cose per lui che non sono state riconosciute o notate e se notate erano forse di poco conto..e quelle poche volte che (penso avendo ragione) ho sbottato mi sono sentita dire " non capisci la situazione" sono passata per insensibile e tante altre cose...fino a quando non sono arrivata a sentirmi del tutto un fallimento!
Non potevo e tutt'ora non posso lamentarmi di niente...perchè niente è al pari della malattia del figlio,devo solo stargli vicino,devo essere forte anche per lui...devo accettare qualsiasi cosa e non mi devo lamentare perchè la situazione è difficile e tutto il resto è inutile, devo sentirmi amata anche se lui non riesce a dimostrarlo ora, devo dare dare dare.
Quest'anno mi ha distrutto emotivamente e psicologicamente, quando ho provato a fargli vedere il mio punto di vista, giusto per fargli capire che anche per me la situazione è pesante dal momento che la vivo e di riflesso la subisco, mi ha fatto sentire come al solito in colpa perchè non capisco cosa sta passando, però lui quello che sto passando io non se lo chiede mai,anche se nessun mi obbliga, mi sto prendendo carico di un problema che non mi riguarda, questo povero bambino non è mio figlio per quanto bene io gli possa volere, e non è colpa mia se si è ammalato, non è colpa di nessuno,ma lui scarica su di me le sue insicurezze, debolezze, i suoi malumori incolpandomi di qualsiasi cosa!
io vorrei aiutarlo...ma non posso solo dare senza mai ricevere niente,o ricevere a singhiozzi!
Sono un egoista?
Cosa sto sbagliando?!
Grazie per avermi letta!
Cordiali Saluti
Da circa un anno convivo con il mio compagno, il quale ha un bimbo di quasi 4 anni che purtroppo è malato di tumore, gli è stato diagnosticato proprio un anno fa, e adesso dopo aver terminato la terapia qualche mese fa, dai controlli è nuovamente ricomparsa la malattia, e questa volta ci sono ancora meno possibilità di guarigione a detta dei medici che lo tengono in cura.
E' stato sicuramente un anno molto difficile per tutti, mi sento anche un po egoista a scrivere tutto questo a Voi...ma vorrei capire se sto sbagliando qualcosa, perchè ultimamente mi sembra solo di fare errori.
il punto è che abbiamo fatto tanto per stare insieme, e dopo tanta fatica siamo riusciti per poco tempo ad essere una coppia "normale" perchè la malattia si è presentata proprio all inizio della convivenza, e quindi potete immaginare che in tutto quest'anno non c'è stato spazio per noi come coppia...dato che giustamente il mio compagno era preoccupato per la salute del figlio,da una parte sicuramente la stanchezza fisica e mentale, dall altra il senso di colpa per tutta la situazione, e io egoisticamente mi sono sentita messa da parte!
Ho cercato in tutto questo tempo di stargli vicino a mio modo, ma non è stato mai abbastanza,perchè il mio modo non era come lui voleva,ho fatto tante cose per lui che non sono state riconosciute o notate e se notate erano forse di poco conto..e quelle poche volte che (penso avendo ragione) ho sbottato mi sono sentita dire " non capisci la situazione" sono passata per insensibile e tante altre cose...fino a quando non sono arrivata a sentirmi del tutto un fallimento!
Non potevo e tutt'ora non posso lamentarmi di niente...perchè niente è al pari della malattia del figlio,devo solo stargli vicino,devo essere forte anche per lui...devo accettare qualsiasi cosa e non mi devo lamentare perchè la situazione è difficile e tutto il resto è inutile, devo sentirmi amata anche se lui non riesce a dimostrarlo ora, devo dare dare dare.
Quest'anno mi ha distrutto emotivamente e psicologicamente, quando ho provato a fargli vedere il mio punto di vista, giusto per fargli capire che anche per me la situazione è pesante dal momento che la vivo e di riflesso la subisco, mi ha fatto sentire come al solito in colpa perchè non capisco cosa sta passando, però lui quello che sto passando io non se lo chiede mai,anche se nessun mi obbliga, mi sto prendendo carico di un problema che non mi riguarda, questo povero bambino non è mio figlio per quanto bene io gli possa volere, e non è colpa mia se si è ammalato, non è colpa di nessuno,ma lui scarica su di me le sue insicurezze, debolezze, i suoi malumori incolpandomi di qualsiasi cosa!
io vorrei aiutarlo...ma non posso solo dare senza mai ricevere niente,o ricevere a singhiozzi!
Sono un egoista?
Cosa sto sbagliando?!
Grazie per avermi letta!
Cordiali Saluti
[#1]
Comprendo la sua sofferenza e frustrazione, che sempre colgono quando si ha a che fare con la malattia e sono ancora più devastanti quando la malattia coinvolge un bambino.
Questa tragedia si sta abbattendo su un momento molto particolare nella vita di una coppia: il pensiero della morte rende insignificante e forse anche colpevole il desiderio di vita che accompagna una nuova convivenza.
Questo senso di colpa lei lo sta sperimentando e forse il padre del bambino ancora di più, anche se razionalmente non dovrebbe avere giustificazione.
Forse l'unico spunto di riflessione che posso trovare nelle sue parole, peraltro comprensibili e condivisibili, è questo:
<mi sto prendendo carico di un problema che non mi riguarda, questo povero bambino non è mio figlio per quanto bene io gli possa volere>
Ora voi siete una coppia, perciò tutto quello che riguarda il suo compagno riguarda anche lei.
Lei si sente messa da parte, perchè ancora non avete avuto il tempo di cementare la vostra unione che è arrivato qualcosa di più grande e pesante a metterla in discussione.
Avrebbe dovuto essere la vostra casa e la vostra quotidianità a rafforzare la sua sicurezza di compagna, ma, per ora, lei questa sicurezza la deve cercare dentro di sè.
Questa tragedia si sta abbattendo su un momento molto particolare nella vita di una coppia: il pensiero della morte rende insignificante e forse anche colpevole il desiderio di vita che accompagna una nuova convivenza.
Questo senso di colpa lei lo sta sperimentando e forse il padre del bambino ancora di più, anche se razionalmente non dovrebbe avere giustificazione.
Forse l'unico spunto di riflessione che posso trovare nelle sue parole, peraltro comprensibili e condivisibili, è questo:
<mi sto prendendo carico di un problema che non mi riguarda, questo povero bambino non è mio figlio per quanto bene io gli possa volere>
Ora voi siete una coppia, perciò tutto quello che riguarda il suo compagno riguarda anche lei.
Lei si sente messa da parte, perchè ancora non avete avuto il tempo di cementare la vostra unione che è arrivato qualcosa di più grande e pesante a metterla in discussione.
Avrebbe dovuto essere la vostra casa e la vostra quotidianità a rafforzare la sua sicurezza di compagna, ma, per ora, lei questa sicurezza la deve cercare dentro di sè.
Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it
[#2]
Gentile utente,
non posso che convenire con lei che la situazione che si trova a vivere è complicata, non mi sento di dire che lei è egoista perchè, vorrebbe poter vivere con il suo compagno nel miglior modo possibile. Penso sia una situazione pesante per entrambi ognuno la vede dal suo punto di vista, ognuno ha un "carico" emotivo diverso con il quale fare i conti.
Ha mai pensato di parlarne con uno psicoterapeuta vis a vis, le chiedo questo perchè esprimere le proprie emozioni, sentimenti, paure ad una persona con la quale poter interagire, è utile.
Cordiali saluti.
non posso che convenire con lei che la situazione che si trova a vivere è complicata, non mi sento di dire che lei è egoista perchè, vorrebbe poter vivere con il suo compagno nel miglior modo possibile. Penso sia una situazione pesante per entrambi ognuno la vede dal suo punto di vista, ognuno ha un "carico" emotivo diverso con il quale fare i conti.
Ha mai pensato di parlarne con uno psicoterapeuta vis a vis, le chiedo questo perchè esprimere le proprie emozioni, sentimenti, paure ad una persona con la quale poter interagire, è utile.
Cordiali saluti.
Dr.ssa Verena Elisa Gomiero
psicologa psicoterapeuta
Operatore training autogeno
[#3]
Ex utente
So bene che non potrò, non dico mai, avere una relazione "normale" con il mio compagno, perlomeno non ora, non gli chiedo più di quello che può darmi, di certo non si può vivere come se il problema non esistesse, io vorrei solamente non dovermi sentire in colpa per voler vivere la mia quotidianità in modo più possibile normale,senza dover per forza dover parlare di questo dramma ogni giorno perchè se non lo faccio vuol dire che non mi interessa...tutto qua!
Ma il fatto che io voglia normalità mi fa sembrare menefreghista e disinteressata!
In realtà svagarmi...pensare ad altro più che posso mi da forza, la forza che mi serve...e invece sembra che sbaglio anche questo!
Un bel vicolo cieco!
Grazie ancora!
Ma il fatto che io voglia normalità mi fa sembrare menefreghista e disinteressata!
In realtà svagarmi...pensare ad altro più che posso mi da forza, la forza che mi serve...e invece sembra che sbaglio anche questo!
Un bel vicolo cieco!
Grazie ancora!
[#4]
Quello che sta accadendo nella vostra vita è davvero tragico e, purtroppo, lei si trova in una brutta situazione perchè avere da ridire in questi casi significa automaticamente passare per egoisti, ed è preferibile cercare di non lamentarsi e di mettere in secondo piano le proprie esigenze nel rispetto del dolore altrui.
Questo non toglie che tutto quello che avete dovuto fare per poter stare assieme ha creato ovviamente tante aspettative positive per la nuova vita a due, subito infrante da un terribile imprevisto che ricade anche su di lei e che rende la sua vita molto diversa da come se la immaginava.
La malattia di un figlio piccolo, tanto più se mortale, agisce sulla vita familiare in un certo senso bloccandola e interrompendola, perchè la personcina che rappresentava il futuro non lo rappresenta più e il normale corso degli eventi (i genitori muoiono prima dei figli) è stravolto.
E' quindi più che comprensibile che il suo compagno sia sconvolto, attonito e forse anche incredulo di fronte ad una realtà difficile da accettare, e che abbia bisogno di sostegno, ascolto e pazienza da parte sua.
Tutto ciò non è però sufficiente e non è pensabile che lei si faccia carico da sola della disperazione del suo compagno. Sarebbe davvero il caso che lui richiedesse un aiuto professionale contattando uno psicologo che lo affianchi in questo terribile contesto per aiutarlo ad accettare quello che sta accadendo, e a sopportare (e in futuro superare) il dolore per la perdita del bambino.
Lei può stargli vicino (e questo rinsalderà il vostro legame), ma non è utile a nessuno di voi due che perda del tutto la serenità e la pazienza lasciando che questa situazione la logori.
Gli dia perciò questo consiglio, se già non avete pensato alla possibilità di un sostegno psicologico, per il bene di entrambi.
Tanti cari auguri,
Questo non toglie che tutto quello che avete dovuto fare per poter stare assieme ha creato ovviamente tante aspettative positive per la nuova vita a due, subito infrante da un terribile imprevisto che ricade anche su di lei e che rende la sua vita molto diversa da come se la immaginava.
La malattia di un figlio piccolo, tanto più se mortale, agisce sulla vita familiare in un certo senso bloccandola e interrompendola, perchè la personcina che rappresentava il futuro non lo rappresenta più e il normale corso degli eventi (i genitori muoiono prima dei figli) è stravolto.
E' quindi più che comprensibile che il suo compagno sia sconvolto, attonito e forse anche incredulo di fronte ad una realtà difficile da accettare, e che abbia bisogno di sostegno, ascolto e pazienza da parte sua.
Tutto ciò non è però sufficiente e non è pensabile che lei si faccia carico da sola della disperazione del suo compagno. Sarebbe davvero il caso che lui richiedesse un aiuto professionale contattando uno psicologo che lo affianchi in questo terribile contesto per aiutarlo ad accettare quello che sta accadendo, e a sopportare (e in futuro superare) il dolore per la perdita del bambino.
Lei può stargli vicino (e questo rinsalderà il vostro legame), ma non è utile a nessuno di voi due che perda del tutto la serenità e la pazienza lasciando che questa situazione la logori.
Gli dia perciò questo consiglio, se già non avete pensato alla possibilità di un sostegno psicologico, per il bene di entrambi.
Tanti cari auguri,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.2k visite dal 27/09/2011.
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