Problemi relazionali
salve, ho 21 anni. ho una famiglia senza alcun problema psicologico, affettuosa e socievole, le scrivo i miei picchi emozionali riguardanti il problema penso:
all'età di 11 anni, sono entrata alle scuole medie, al primo anno in una scuola diversa (ho dovuto per problemi burocratici trasferirmi, perciò non avevo nessuna conoscenza) sono stata rifiutata dalla classe, in modo evidente e pubblico davanti alla prof. per un anno intero sono stata rifiutata, leggevo libri nei momenti di buco. poi m'hanno cambiato di scuola e il problema s'è risolto.sono molto socievole, parlo con chiunque non ho avuti problemi ad integrarmi.
il secondo episodio è stato all'età di 19 anni, quando andai in vacanza con il mio ex fidanzato a monaco, la relazione era in declino, io ero agitata per il mio futuro e per la maturità. siamo andati con una coppia di amici suoi compagni d'università. gravi incomprensioni tra me e la coppia, atteggiamenti dispotici da parte di lei man fatto sclerare verso di loro, ma altresi anche il fatto che io mi sentivo la bambinaia che porta il pargolo al parco dagli amici, la bambinaia che non si sa divertire che guarda mentre gli amici ridono e scherzano tra loro - di cose di cui non sai nulla - mentre loro si divertono con il loro particolare gioco bere, come se il bere fosse la cosa centrale e non un accompagnamento (all'epoca non bevevo, anche se mi sforzavo). regressione ai miei 11 anni. dopo queso episodio sofferii d'attacchi di panico, presi per qualche giorno tempo delle benzodiazepine. andai da uno psicologo, ma la cosa finì lì, il problema secondo lui era un sovraccarico momentaneo. gli attacchi cessarono e io tornai serena e contenta della mia vita.
ora ho un altro fidanzato,io e lui abbiamo una coppia di amici in comune.
il problema - non problema - è che loro si trovato,giustamente, durante la settimana (io sono all'università in una citta diversa). ed io per un motivo o per l'altro non gli ho visti molto, anzi.questo fa si che loro siano molto più intimi con lui, ovviamente, che con me. il mio fidanzato, si dimentica le cose, perciò non mi rende partecipe, se ricorda lo fa. gli ho già detto che vorrei esser resa partecipe, ma la cosa riesce molto poco. e io di questo ne soffro, perchè non mi sento integrata. paura d'esser isolata, sola. e non so come risolvere e sistemare questa sensazione mia, non reale.
ultima cosa che forse devo dire, per quanto io sia estroversa, socievole, parlo con qualsiasi persona senza problemi, anzi, delle volte vengo presa per persona inusuale e strana per questo mio essere; non ho amici "fissi", cioè i miei amici lavorato e perciò lì vedo ogni tanto, all'università s'è creato il problema che nessuno rimane in città come me, quindi finite le lezioni se ne vanno e non sono riuscita a farmi una compagnia. nessun amico che sento con regolarità, appunto perchè o lavorano o sono all'estero.
come risolvere e sistemare questa sensazione mia, non reale?
grazie.
all'età di 11 anni, sono entrata alle scuole medie, al primo anno in una scuola diversa (ho dovuto per problemi burocratici trasferirmi, perciò non avevo nessuna conoscenza) sono stata rifiutata dalla classe, in modo evidente e pubblico davanti alla prof. per un anno intero sono stata rifiutata, leggevo libri nei momenti di buco. poi m'hanno cambiato di scuola e il problema s'è risolto.sono molto socievole, parlo con chiunque non ho avuti problemi ad integrarmi.
il secondo episodio è stato all'età di 19 anni, quando andai in vacanza con il mio ex fidanzato a monaco, la relazione era in declino, io ero agitata per il mio futuro e per la maturità. siamo andati con una coppia di amici suoi compagni d'università. gravi incomprensioni tra me e la coppia, atteggiamenti dispotici da parte di lei man fatto sclerare verso di loro, ma altresi anche il fatto che io mi sentivo la bambinaia che porta il pargolo al parco dagli amici, la bambinaia che non si sa divertire che guarda mentre gli amici ridono e scherzano tra loro - di cose di cui non sai nulla - mentre loro si divertono con il loro particolare gioco bere, come se il bere fosse la cosa centrale e non un accompagnamento (all'epoca non bevevo, anche se mi sforzavo). regressione ai miei 11 anni. dopo queso episodio sofferii d'attacchi di panico, presi per qualche giorno tempo delle benzodiazepine. andai da uno psicologo, ma la cosa finì lì, il problema secondo lui era un sovraccarico momentaneo. gli attacchi cessarono e io tornai serena e contenta della mia vita.
ora ho un altro fidanzato,io e lui abbiamo una coppia di amici in comune.
il problema - non problema - è che loro si trovato,giustamente, durante la settimana (io sono all'università in una citta diversa). ed io per un motivo o per l'altro non gli ho visti molto, anzi.questo fa si che loro siano molto più intimi con lui, ovviamente, che con me. il mio fidanzato, si dimentica le cose, perciò non mi rende partecipe, se ricorda lo fa. gli ho già detto che vorrei esser resa partecipe, ma la cosa riesce molto poco. e io di questo ne soffro, perchè non mi sento integrata. paura d'esser isolata, sola. e non so come risolvere e sistemare questa sensazione mia, non reale.
ultima cosa che forse devo dire, per quanto io sia estroversa, socievole, parlo con qualsiasi persona senza problemi, anzi, delle volte vengo presa per persona inusuale e strana per questo mio essere; non ho amici "fissi", cioè i miei amici lavorato e perciò lì vedo ogni tanto, all'università s'è creato il problema che nessuno rimane in città come me, quindi finite le lezioni se ne vanno e non sono riuscita a farmi una compagnia. nessun amico che sento con regolarità, appunto perchè o lavorano o sono all'estero.
come risolvere e sistemare questa sensazione mia, non reale?
grazie.
[#1]
Gentile ragazza,
Lei parla della paura di rimanere sola ed isolata, e la riferisce come una sensazione
Sua, non reale.
In pratica lei riconosce che vive in modo sproporzionato, rispetto agli eventi reali, la sensazione di essere messa da parte.
Questa sua consapevolezza rappresenta un ottimo punto di partenza per poter trattare i suoi problemi relazionali: lei non si pone come una "vittima" degli eventi, ma riconosce una sua implicazione in cio' che la fa soffrire. Vorrebbe modificare questo suo coinvolgimento, e il posto adatto è in un setting psicologico!
Lei ha vissuto una prima esperienza di isolamento sociale che è rimasta particolarmente impressa.
Non è riuscita a fronteggiarla in quel momento (la giovane eta', il cambiamento di citta') cosicche' in situazioni analoghe, seppur con le dovute differenze, sembra essersi trovata nella stessa situazione di impotenza.
Dovrebbe rivolgersi ad uno psicologo per modulare questa sensazione amplificata di essere isolata.
Che ne pensa?
Un caro saluto,
Lei parla della paura di rimanere sola ed isolata, e la riferisce come una sensazione
Sua, non reale.
In pratica lei riconosce che vive in modo sproporzionato, rispetto agli eventi reali, la sensazione di essere messa da parte.
Questa sua consapevolezza rappresenta un ottimo punto di partenza per poter trattare i suoi problemi relazionali: lei non si pone come una "vittima" degli eventi, ma riconosce una sua implicazione in cio' che la fa soffrire. Vorrebbe modificare questo suo coinvolgimento, e il posto adatto è in un setting psicologico!
Lei ha vissuto una prima esperienza di isolamento sociale che è rimasta particolarmente impressa.
Non è riuscita a fronteggiarla in quel momento (la giovane eta', il cambiamento di citta') cosicche' in situazioni analoghe, seppur con le dovute differenze, sembra essersi trovata nella stessa situazione di impotenza.
Dovrebbe rivolgersi ad uno psicologo per modulare questa sensazione amplificata di essere isolata.
Che ne pensa?
Un caro saluto,
Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl
[#2]
Ex utente
salve, grazie,
sono già stata da uno pasicologo, quando ho avuto problemi di sovraccarico, il mio problema, con le terapie psicologiche è la praticità. avrei bisogno di una soluzione pratica e non astratta, di azione e non una terapia di consulto psicologico, che starebbe appunto semplicemente nella mia testa, come potrebbe fare un buon amico. non si offenda, con questo detto non voglio sminuire il vostro lavoro, tantè che sono qui ora a chiedervi consiglio.
quando ad esempio ho avuto il problema di sovraccarico, ansia e compagnia, i due psicologi che mi hanno assistito, m'hanno fatto parlare di cosa era successo, arrivando al punto che ero arrivata io (non volevo peccare di prsunzione, era particolarmente evidente la situazione e io ne ero conscia). non mi hanno dato qualcosa di concreto, un progetto. il tempo semplicemente a fatto scorrere il tutto, che si è incastrato nel modo giusto.
non so come esplicare in altro modo..la ringrazio comuque.
sono già stata da uno pasicologo, quando ho avuto problemi di sovraccarico, il mio problema, con le terapie psicologiche è la praticità. avrei bisogno di una soluzione pratica e non astratta, di azione e non una terapia di consulto psicologico, che starebbe appunto semplicemente nella mia testa, come potrebbe fare un buon amico. non si offenda, con questo detto non voglio sminuire il vostro lavoro, tantè che sono qui ora a chiedervi consiglio.
quando ad esempio ho avuto il problema di sovraccarico, ansia e compagnia, i due psicologi che mi hanno assistito, m'hanno fatto parlare di cosa era successo, arrivando al punto che ero arrivata io (non volevo peccare di prsunzione, era particolarmente evidente la situazione e io ne ero conscia). non mi hanno dato qualcosa di concreto, un progetto. il tempo semplicemente a fatto scorrere il tutto, che si è incastrato nel modo giusto.
non so come esplicare in altro modo..la ringrazio comuque.
[#3]
Quindi lei pensa di poter trovare un aiuto più concreto attraverso una consulenza "virtuale" piuttosto che in una "reale" con degli psicologi?
Da come descrive la sua precedente esperienza, sembrerebbe che lei si sia sottoposta a delle sedute di sostegno psicologico. Probabilmente nel suo caso sarebbe opportuno intraprendere una psicoterapia, che è un percorso un pò diverso.
Provi a leggere qui per farsi un'idea
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Lei sembra mostrare una elevata capacità di introspezione, che è un fattore positivo per intraprendere eventualmente un lavoro su di sé, tuttavia sembra anche che tenda molto a razionalizzare ed a contare solo su di sé.
Comunque sono solo ipotesi poiché le possibilità di conoscenza in una consulenza on line sono molto limitate rispetto ad una vis a vis.
Cari saluti,
Da come descrive la sua precedente esperienza, sembrerebbe che lei si sia sottoposta a delle sedute di sostegno psicologico. Probabilmente nel suo caso sarebbe opportuno intraprendere una psicoterapia, che è un percorso un pò diverso.
Provi a leggere qui per farsi un'idea
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Lei sembra mostrare una elevata capacità di introspezione, che è un fattore positivo per intraprendere eventualmente un lavoro su di sé, tuttavia sembra anche che tenda molto a razionalizzare ed a contare solo su di sé.
Comunque sono solo ipotesi poiché le possibilità di conoscenza in una consulenza on line sono molto limitate rispetto ad una vis a vis.
Cari saluti,
[#4]
Cara ragazza,
questo psicologo che ti ha liquidata con la diagnosi di "sovraccarico" lavorava in una struttura pubblica?
Non vorrei che questa risposta ti abbia convinta che effettivamente uno psicologo non potrebbe fare nulla per te, mentre non è così.
Se ritieni che il problema non sia la realtà dei fatti, ma il modo in cui la vivi a causa dei condizionamenti del passato, solo rielaborare quello che accadde tanti anni fa ti potrà permettere di riprendere il bandolo della matassa e affrontare il presente e il futuro con un altro atteggiamento e una minore vulnerabilità al rifiuto e all'esclusione.
Forse al momento non riesci a trovare una compagnia fissa e le tue relazioni d'amicizia rimangono su un piano più superficiale di quello che desidereresti perchè in questo modo ti proteggi dall'investire emotivamente in rapporti che potrebbero un domani farti soffrire, come ti sta accadendo con l'attuale fidanzato.
Senza conoscerti non è possibile dirlo con certezza, ma c'è questa possibilità -anche perchè immagino che ci saranno tante persone che rimangono in città quando ci rimani anche tu, e che potresti quindi frequentare.
Nulla che non si possa probabilmente risolvere, ma per ottenere dei risultati devi affidarti ad un esperto e non illuderti di potercela fare in qualche modo da sola perchè questo non sarebbe realistico.
Cosa ne pensi?
questo psicologo che ti ha liquidata con la diagnosi di "sovraccarico" lavorava in una struttura pubblica?
Non vorrei che questa risposta ti abbia convinta che effettivamente uno psicologo non potrebbe fare nulla per te, mentre non è così.
Se ritieni che il problema non sia la realtà dei fatti, ma il modo in cui la vivi a causa dei condizionamenti del passato, solo rielaborare quello che accadde tanti anni fa ti potrà permettere di riprendere il bandolo della matassa e affrontare il presente e il futuro con un altro atteggiamento e una minore vulnerabilità al rifiuto e all'esclusione.
Forse al momento non riesci a trovare una compagnia fissa e le tue relazioni d'amicizia rimangono su un piano più superficiale di quello che desidereresti perchè in questo modo ti proteggi dall'investire emotivamente in rapporti che potrebbero un domani farti soffrire, come ti sta accadendo con l'attuale fidanzato.
Senza conoscerti non è possibile dirlo con certezza, ma c'è questa possibilità -anche perchè immagino che ci saranno tante persone che rimangono in città quando ci rimani anche tu, e che potresti quindi frequentare.
Nulla che non si possa probabilmente risolvere, ma per ottenere dei risultati devi affidarti ad un esperto e non illuderti di potercela fare in qualche modo da sola perchè questo non sarebbe realistico.
Cosa ne pensi?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#5]
Gentile ragazza,
dal momento che le difficoltà che incontravi in passato stanno riaffiorando, probabilmente non sono state affrontate e superate nel migliore dei modi...neppure con il passare del tempo.
Anzi, nei problemi che vedono l'ansia al centro di un disturbo, il tempo è un elemento che gioca contro la risoluzione, perchè col tempo l'ansia e le strategie connesse di evitamento del problema vengono amplificate.
Mi dispiace che ti sia trovata male in passato con gli psicologi. Che tipo di trattamento era? una consultazione? un sostegno? una psicoterapia?
Fermo restando che uno psicologo non si sognerebbe mai di dare consigli, ma aiuta, facilita, stimola, favorisce, mostra possibilità che il paziente non è in grado di scorgere da solo, un trattamento attivo per l'ansia e le difficoltà relazionali sarebbe opportuno. Ad esempio una psicoterapia che sia prescrittiva, ovvero con il terapeuta che assegna compiti da eseguire tra una seduta e l'altra, ma astenendosi dal consigliare al paziente cosa deve fare (sarebbe una violazione del codice deontologico e della libertà del paziente) potrebbe fare al caso tuo.
Si tratta di individuare schemi comportamentali supportati da emozioni (paura di non essere all'altezza? paura di restare sola) e da credenze (devo sempre essere estroversa e brillante? devo sempre piacere agli altri?) e di modificarli.
Un cordiale saluto,
dal momento che le difficoltà che incontravi in passato stanno riaffiorando, probabilmente non sono state affrontate e superate nel migliore dei modi...neppure con il passare del tempo.
Anzi, nei problemi che vedono l'ansia al centro di un disturbo, il tempo è un elemento che gioca contro la risoluzione, perchè col tempo l'ansia e le strategie connesse di evitamento del problema vengono amplificate.
Mi dispiace che ti sia trovata male in passato con gli psicologi. Che tipo di trattamento era? una consultazione? un sostegno? una psicoterapia?
Fermo restando che uno psicologo non si sognerebbe mai di dare consigli, ma aiuta, facilita, stimola, favorisce, mostra possibilità che il paziente non è in grado di scorgere da solo, un trattamento attivo per l'ansia e le difficoltà relazionali sarebbe opportuno. Ad esempio una psicoterapia che sia prescrittiva, ovvero con il terapeuta che assegna compiti da eseguire tra una seduta e l'altra, ma astenendosi dal consigliare al paziente cosa deve fare (sarebbe una violazione del codice deontologico e della libertà del paziente) potrebbe fare al caso tuo.
Si tratta di individuare schemi comportamentali supportati da emozioni (paura di non essere all'altezza? paura di restare sola) e da credenze (devo sempre essere estroversa e brillante? devo sempre piacere agli altri?) e di modificarli.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.3k visite dal 21/09/2011.
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