Antipatico
Buongiorno, avrei bisogno di un consiglio. I miei cognati (fratello di mio marito e sua moglie) hanno un figlio di otto anni. Le frequentazioni tra la mia famiglia e la loro non sono frequenti a causa della distanza, ma soprattutto a causa del comportamento del bambino. E’ molto intelligente, colto, bravissimo a scuola ma… è “odioso”: arrogante, superbo e pieno di sé. I bambini tendono a scartarlo e ad isolarlo, e lui, penso per difesa, diventa sempre più antipatico. Anche con gli adulti, che lui cerca più dei bambini, ha lo stesso comportamento supponente. Ho provato a parlarne con i miei cognati, ma sono orgogliosissimi del bambino e reputano che nessuno sia alla sua altezza: secondo loro il bambino assume questo atteggiamento perché non trova altri coetanei con cui avere un rapporto alla pari.
A me invece è parso di notare più volte che il bambino segue i giochi degli altri con apparente invidia, ma quando “costretti” dagli adulti i compagni cercano di coinvolgerlo, eccolo riassumere gli atteggiamenti soliti: voi non siete capaci, io sì che sono bravo, ecc.
A me dispiace per lui. Mio marito, con cui ho parlato, sdrammatizza e dice che “quando si accorgerà davvero di essere solo, vedi che si darà una mossa”. Posso aiutarlo in qualche modo?
A me invece è parso di notare più volte che il bambino segue i giochi degli altri con apparente invidia, ma quando “costretti” dagli adulti i compagni cercano di coinvolgerlo, eccolo riassumere gli atteggiamenti soliti: voi non siete capaci, io sì che sono bravo, ecc.
A me dispiace per lui. Mio marito, con cui ho parlato, sdrammatizza e dice che “quando si accorgerà davvero di essere solo, vedi che si darà una mossa”. Posso aiutarlo in qualche modo?
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"i miei cognati, ma sono orgogliosissimi del bambino e reputano che nessuno sia alla sua altezza: secondo loro il bambino assume questo atteggiamento perché non trova altri coetanei con cui avere un rapporto alla pari"
Gentile Amica,
le sue osservazioni sono interessanti e penso opportune, perchè quel che ci dice dei suoi cognati può giustificare sicuramente il comportamento di suo nipote con i coetanei.
Se gli hanno insegnato che lui è superiore agli altri e migliore di tutti è normale che questa sia l'immagine che il bambino ha costruito di sè stesso.
Ovviamente però gli altri bambini non la pensano così sul suo conto, e lo maltollerano perchè in nessun gruppo è ben accetto chi si comporta da essere superiore. ne consegue che lo possono isolare, rifiutare, ma anche prendere di mira perchè lui per primo trasmette l'idea di essere diverso da loro.
Se i genitori non sono disposti a capire quello che sta succedendo forse lei può cercare di paralre al bambino delle sue amicizie, e di capire cosa pensa del fatto che viene respinto dagli altri. Se emergesse che ne soffre potrebbe tentare di fargli capire che questo dipende dal suo comportamento, e che cambiando modo di fare potrebbe ottenere dei risultati.
E' in buoni rapporti con lui? Pensa che la ascolterebbe?
Gentile Amica,
le sue osservazioni sono interessanti e penso opportune, perchè quel che ci dice dei suoi cognati può giustificare sicuramente il comportamento di suo nipote con i coetanei.
Se gli hanno insegnato che lui è superiore agli altri e migliore di tutti è normale che questa sia l'immagine che il bambino ha costruito di sè stesso.
Ovviamente però gli altri bambini non la pensano così sul suo conto, e lo maltollerano perchè in nessun gruppo è ben accetto chi si comporta da essere superiore. ne consegue che lo possono isolare, rifiutare, ma anche prendere di mira perchè lui per primo trasmette l'idea di essere diverso da loro.
Se i genitori non sono disposti a capire quello che sta succedendo forse lei può cercare di paralre al bambino delle sue amicizie, e di capire cosa pensa del fatto che viene respinto dagli altri. Se emergesse che ne soffre potrebbe tentare di fargli capire che questo dipende dal suo comportamento, e che cambiando modo di fare potrebbe ottenere dei risultati.
E' in buoni rapporti con lui? Pensa che la ascolterebbe?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
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Ex utente
Gentilissima Dott.ssa Massaro, molte grazie per la sua sollecita risposta. In effetti ho provato a parlare con il bambino, ma lui nega di soffrire e di provare invidia per l'affiatamento degli altri bambini (ovviamente, non ci siamo mai parlati in questi termini, ma è quello che si "legge fra le righe"). Lui per primo cerca gli adulti perchè probabilmente si ritiene tale, e viene da questo tollerato solo per "educazione" e per riguardo verso i genitori, perchè gli atteggiamenti sono gli stessi. Mia figlia, di due anni minore, non vuole saperne di lui e sono drammi quando le prospetto un incontro. Anche altri genitori, amici comuni, dicono lo stesso dei loro figli, e stanno allontanandosi da lui. Io sono altalenante nei suoi confronti -dopo un pomeriggio insieme, giurerei di non volerlo più vedere neanche per un minuto!-, poi a mente fredda, penso che è solo un bambino... solo.
[#3]
Forse il discorso più che sui compagni potrebbe essere focalizzato su di lui.
Ad es. potrebbe chiedergli a cosa gioca con i suoi amici, frase che implica che ne abbia e che comunicando questo implicito potrebbe metterlo in difficoltà perchè lo porterebbe a rispondere che non ne ha.
Questo potrebbe non servire a nulla, ma potrebbe anche farlo pensare.
Per raggiungere questo scopo di solito sono molto efficaci le favole, il cui contenuto parla all'inconscio del bambino e gli trasmette dei messaggi in forma non esplicita rendendoli maggiormente assimilabili: se non gliene viene in mente una che ricalchi la situazione del suo nipotino può inventarne una ad hoc, ma non so se avrebbe occasione di raccontargliela.
In generale è difficile parlare ad un bambino ancora piccolo e che per giunta sta semplicemente rispondendo a quelle che sono le aspettative dei suoi genitori.
Penso che la sua vicinanza sia per lui molto utile, specialmente se riuscirà ad essere per lui una presenza stabile e sicura.
Forse nel breve periodo non sarà in grado di apprezzarlo, ma lo farà sicuramente in futuro, quando si renderà conto che lei c'è sempre stata e l'ha accettato per quello che è, senza respingerlo come fanno gli altri (cosa di cui si rende sicuramente conto, per quanto le buone maniere impediscano a chi non lo sopporta di essere esplicito nel farglielo capire).
Ad es. potrebbe chiedergli a cosa gioca con i suoi amici, frase che implica che ne abbia e che comunicando questo implicito potrebbe metterlo in difficoltà perchè lo porterebbe a rispondere che non ne ha.
Questo potrebbe non servire a nulla, ma potrebbe anche farlo pensare.
Per raggiungere questo scopo di solito sono molto efficaci le favole, il cui contenuto parla all'inconscio del bambino e gli trasmette dei messaggi in forma non esplicita rendendoli maggiormente assimilabili: se non gliene viene in mente una che ricalchi la situazione del suo nipotino può inventarne una ad hoc, ma non so se avrebbe occasione di raccontargliela.
In generale è difficile parlare ad un bambino ancora piccolo e che per giunta sta semplicemente rispondendo a quelle che sono le aspettative dei suoi genitori.
Penso che la sua vicinanza sia per lui molto utile, specialmente se riuscirà ad essere per lui una presenza stabile e sicura.
Forse nel breve periodo non sarà in grado di apprezzarlo, ma lo farà sicuramente in futuro, quando si renderà conto che lei c'è sempre stata e l'ha accettato per quello che è, senza respingerlo come fanno gli altri (cosa di cui si rende sicuramente conto, per quanto le buone maniere impediscano a chi non lo sopporta di essere esplicito nel farglielo capire).
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 7.6k visite dal 20/09/2011.
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