Desiderio incessante di morire

sono depressa da 3-4 anni. sono abituata, perciò, ad avere un tono dell'umore piuttosto basso. e riconosco i miei bassi più bassi, i periodi più neri insomma.
ma di stare male così non mi ricordo mi fosse mai capitato.
sono giorni e giorni che penso solo che vorrei morire. e da un lato ho paura perchè dentro di me sento che lo farei davvero, salterei.
non ne posso più. scoppio.
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2009 al 2019
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Ragazza,

non conosco la sua storia personale e quindi non ho spunti per poter ragionare su questa assieme a lei.
Le chiedo, visto che è così giovane e che soffre di depressione da diversi anni, se ha mai avuto contatti con medici o psicologi.

Saluti.
Attendo sua risposta. Se vuole, rimanendo nell'anonimato, ci dica qualcosa di più su di lei.
[#2]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
grazie per la risposta,
in questi anni sono stata da 2 psicologi diversi. la prima volta interruppi io dopo sì e no 3 mesi perchè non mi sentivo pronta a parlare e non mi trovavo bene con il dottore, la seconda volta invece, dopo un ricovero in ospedale per un tentativo di suicidio, mi indirizzarono da una psicologa e da una psichiatra, dalle quali restai in cura per circa 1 anno e mezzo per poi interrompere visto che l'unica cosa che faceva la psichiatra era riempirmi di medicine che non facevano altro che rintontirmi e farmi ingrassare, mentre la psicologa mi trattava più come una ragazzina bisognosa di coccole e affetto e facevamo solo lunghe chiacchierate vuote, non mi aiutava quindi.
ora sono seguita da un'altra psicologa e un'altra psichiatra da un annetto. in cura con 2cp di fluoxetina al giorno e diazepam in caso di insonnia la sera.

non so cosa dirle. non sono capace di vivere, credo. provo solo un enorme odio e schifo nei miei confronti, a volte mi capita di avere degli episodi di autolesionismo per alleviare questa sensazione di odio insopportabile. anche solo il pensiero di dover arrivare a stasera mi pesa, mi sembra troppo. ho perso fiducia e speranza. mi sono allontanata da tutti gli amici, mi sentivo fuori luogo e mi pesava troppo continuare a fingere che andasse tutto bene. a casa me ne sto sempre per conto mio, vivo con mio padre, che mi lascia stare senza dirmi niente. sono sola con me stessa e non sono più in grado di proteggermi da me stessa.
non mi interessa del fatto che ho tutta la vita davanti, sono giovane e le solite frasi fatte che si dicono in questi casi, perchè io una vita così non la voglio, non ce la faccio.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazza,

hai pienamente ragione nel dire di non volere una vita così. Però ritengo che la psicoterapia, accanto alla fluoxetina che assumi ora, dovrebbe insegnarti strategie più funzionali per gestire la tua sofferenza (l'autolesionismo può farti stare bene sul momento, ma poi?). Quindi in prima battuta lavorare sul problem solving e, parallelamente, sulla depressione.

E' questo il lavoro che state facendo in terapia?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2009 al 2019
Psicologo, Psicoterapeuta
ora capisco un pochino di più della sua situazione da quello che ci scrive.
che dire? non è certo una situazione ideale la sua..
non farò frasi fatte.
Su una cosa ha ragione: non deve continuare a far finta che va tutto bene.
forse questa apparente tranquillità che manifesta all'esterno e la chiusura palese in se stessa non permettono agli altri di vedere chi hanno di fronte e che lei sta così male. forse anche dopo il suo tentativo di suicidio c'è stato bisogno di recuperare al più presto questa '"apparente normalità" e così tutto è rimasto sommerso "io non dico niente..tu non mi chiedi niente..e andiamo avanti così.." . E' difficle parlare della sua situazione e non ho la pretesa di cambiarle la vita con un consulto in rete. Posso chiederle secondo lei perché suo padre non le parla e la lascia per conto suo?

attendo sua risposta.
saluti
[#5]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
capisco benissimo che l'autolesionismo non può essere una strategia, tanto più che ormai nemmeno più sul momento mi fa stare bene, però non riesco a fermarmi, non andare dietro all'ansia del momento e riflettere, ragionare. con la psicologa cerchiamo di trovare strategie "sane" per affrontare queste situazioni, sono io che poi non riesco e cedo. è che mi sento talmente sopraffatta che sragiono del tutto, mi sembra di impazzire, sento solo una disperazione che mi toglie il respiro, più forte di qualsiasi rumore, sento solo quella. e darei di tutto per farla passare, perciò non mi fermo a pensare ed in preda all'ansia mi butto sul dolore fisico, per sentirmi.
il lavoro che stiamo facendo quindi sarebbe anche questo di cui parla lei, però io non riesco a metterlo in pratica. sembra una scusa quando dico che non ci riesco, che è troppo, ma non è una scusa.



dottore, credo che le dinamiche in casa siano un pò queste in effetti, ci prendiamo un pò in giro a vicenda tutti, ma ormai abbiamo instaurato questo circolo che è difficile da rompere.
mio padre credo si comporti così un pò per carattere (non è incline a manifestazioni particolari di affetto o simili, si è sempre preoccupato del nostro benessere materiale e fisico, ma non è il massimo dal punto di vista emotivo. poi è riservato anche) ed un pò per paura. mi tratta come se fossi strana. forse sono strana. penso abbia paura di me, di quello che potrebbe passarmi per la testa, di dire o fare qualcosa di sbagliato, di peggiorare le cose invece che essere di aiuto. non lo so, sono solo supposizioni, non ne abbiamo parlato molto.
io però ho paura di far vedere a lui, o a chiunque sia, anche i medici stessi, tutto il nero e lo schifo che ho dentro..
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2009 al 2019
Psicologo, Psicoterapeuta
salve, scusi il ritardo.

forse le sue supposizioni hanno un fondo di verità...non lo sappiamo con certezza.
chi meglio di suo padre può saperlo?...

comunque vorrei farle notare che lei ha usato il termine "paura" sia per descrivere i sentimenti di suo padre sia per descrivere i suoi, venendo così a disegnare una situazione che sintetizzo così:

- padre:"io ho paura di te e delle tue reazioni e non ti parlo"

- figlia: "io ho paura di mostrarmi a te (con tutto lo "schifo" che ho dentro) e non ti parlo"

il tutto condito da una patina di normalità quotidiana che forse comincia a pesare.

come dice lei questo "circolo" (ha usato un termine più che idoneo) è difficile da rompere. ed è vero.
(ma non è impossibile).

come se ne esce?
si aspetta che l'altro faccia il primo passo?

immagino che lei desideri l'interessamento di suo padre altrimenti non se ne sarebbe lamentata prima.

perché non si confronta con la psicologa su queste tematiche non appena ha modo di vederla?

nella mia condizione posso solo darle qualche spunto.

Spero di esserle stato utile e non esiti a contattarci nuovamente.
Nel frattempo la saluto cordialmente.