Depressione?ossessioni? o?

Su consiglio del dottor Dr. Alex Aleksey Gukov dello staff di Medicitalia pongo anche qui il mio quesito.

sono una ragazza di 28 anni. Sono sempre stata una ragazza abbastanza allegra, con qualche problema d'ansia, ma che non mi ha mai bloccato così tanto nella mia vita.
4 anni fa sono stata colpita da quello che credo fosse una depressione: nel giro di un giorno davvero ho perso interesse per quello che prima mi piaceva (il mio ragazzo, il mio lavoro, o cose semplici come la passione per i temporali)...avevo sognato per giorni la nostra vacanza e poi non riuscivo nemmeno più a volerla fare. Ho sempre avuto parecchi problemi con i miei genitori (persone molto chiuse, non mi hanno mai lasciato molte libertà) e li avevo sempre molto incolpati per le loro decisioni. Improvvisamente in quel periodo realizzai che forse io avevo ampliato tutto, trasformandoli in qualcosa di peggio rispetto ciò che erano. Che tutto era solo colpa mia.Nonostante il mio ragazzo cercasse di convincermi che magari per alcuni punti avevo esagerato ma loro erano effettivamente come li vedevo prima di star male.
Tuttavia, abitando ancora con loro, avevo chiesto loro aiuto per supporto psicologico e mi è stato detto di farcela da sola. Sono molto dipendente dal loro giudizio lo ammetto.
Quel brutto periodo iniziato a luglio 2007 è passato con molta fatica verso la fine di novembre 2007. Tuttavia mi sono rimasti come degli strascichi: in questi anni l'affettività verso le persone è diminuita, sono diventata molto chiusa, ho sviluppato ossessioni come la paura di essere una brutta persona che può far del male ad altri.

Quest'estate poi non so cosa sia successo, d'improvviso mi son sentita di nuovo un po' sottotono, ma non come quell'estate, ho avuto attacchi di ansia, ho perso di nuovo via via interesse verso certe cose ma soprattutto d'improvviso mi si è infilato un pensiero in testa: non voglio più guarire. Da quel giorno non ho pace: ogni volta che provo una sensazione piacevole, mi sento rilassata, subito si infila questo pensiero, subito mi devo sentire agitata...ogni cosa che mi darebbe felicità me la nego perché non me la merito perché appunto penso che io non voglio guarire. Se la faccio lo stesso, poi sviluppo dei pensieri sempre più angosciosi e punitivi (tipo non riuscirai più ad uscire di casa).

In questi giorni poi non ho voglia di fare niente, ho sempre questa sensazione che mi fa sentire un mostro, una brutta persona che non vuole effettivamente guarire e che quindi non si merita niente e nessuno. La cosa che mi colpisce è che in questi anni ho sempre avuto paura di ricadere di nuovo in quel brutto periodo e poi di botto, come quell'estate, un niente mi ha fatto cambiare idea e ora non ne esco ad uscirne.

Cosa pensate che sia?
Premetto che non prendo farmaci.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazza,

per una diagnosi è indispensabile rivolgersi al medico psichiatra o allo psicologo di persona.

Sebbene i Suoi genitori quattro anni fa fossero contrari, ora Lei può ugualmente scegliere di rivolgersi ad uno specialista di persona.

Che cosa La frena adesso?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
gentile Ragazza,
le problematiche psichiche non passano da sole, ma con terapie mirate ed adeguate.
Una consulenza psicologica de visu ed una eventuale psicoterapia potrebbe dipanare la matassa emozionale inerente i suopi disagi, che non sembrano essere comparsi in un giorno, ma avere radici antiche.
Saluti

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Spesso si tende a considerare il disagio psichico come non patologico, come qualcosa che ha a che vedere con mancanza di volontà, scarso controllo di se stessi e quindi si crede che sia solo una questione "di darsi una mossa", di trovare il modo di risolverselo da soli.

Invece, quando certi pensieri o sensazioni diventano intrusivi al punto da iniziare a limitare la vita, è un segnale che possiamo essere in presenza di una vera e propria psicopatologia, che dev'essere trattata attraverso l'aiuto specialistico adeguato.

Perciò l'invito è di rivolgersi a uno psicologo psicoterapeuta per una valutazione esatta. Nella sua descrizione, per quanto dettagliata, mancano riferimenti fattuali utili a identificare la natura del problema. Ma anche se li avesse messi non sarebbe stato possibile ugualmente aiutarla da qui, perché a distanza non possiamo intervenire. Ci vuole il consulto di persona.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#4]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Per Dr. Angela Pileci, mi frena il fatto che appunto ho questo pensiero in testa che non voglio guarire. Se non voglio guarire non riuscirei ad affrontare la psicoterapia in modo efficace.

Ho sempre sofferto d'ansia sin da piccola, nei periodi in cui ero obbligata a stare con i miei (vacanze di natale, vacanze estive poi erano quelle peggiori). Oltre a manifestare mancanza di appetito, mi veniva a meno l'interesse per tutto, ero assalita da forte angoscia. Poi però iniziata la scuola il malessere passava.

In questo periodo sono a casa da lavoro e sono sempre con i miei per cui penso che sia anche questo a peggiorare la cosa.

A volte riesco ad essere più serena, mentre in altri momenti proprio è come se non controllassi la mia testa.

Ho preso comunque appuntamento per un incontro per il 4 ottobre presso uno psichiatra
[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Probabilmente dovrebbe riconsiderare alcuni obiettivi.
Quando si è depressi è normale non avere obiettivi, non aver voglia di fare nulla ed essere tristi.
La tristezza è un'emozione che ci rallenta, quindi anche fisicamente avvertiamo un rallentamento di tutte le funzioni.
Consideri però che la tristezza ha scopi precisi, ovvero evitare di fare scelte sconsiderate (quando uno sta male non è in condizioni di scegliere lucidamente), ma anche di riacquistare energie o evitare di sprecarle.

Ci credo che quando è molto occupata sta bene, perchè ha meno occasioni di pensare a ciò che la fa soffrire. Anche la mancanza di appetito potrebbe essere riconducibile a questo.

Direi che la visita dallo psichiatra è già un primo passo...e ottobre non è molto lontano.

Io Le suggerirei comunque di consultare anche uno psicologo psicoterapeuta, perchè -accanto ad una eventuale terapia farmacologica- può esserLe d'aiuto capire meglio quali schemi disfunzionali utilizza nelle situazioni per Lei critiche e come poter cambiare.

Un cordiale saluto,
[#6]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Se non voglio guarire non riuscirei ad affrontare la psicoterapia in modo efficace.
>>>

Ma se le cose stessero davvero così, come sarebbe possibile darle aiuto a distanza? Ciò che non si può fare di persona a maggior ragione non si può fare a distanza.

>>> A volte riesco ad essere più serena, mentre in altri momenti proprio è come se non controllassi la mia testa.
>>>

Forse una parte del problema sta proprio nel controllo. Ovvero, lei forse ritiene di dover sempre mantenere un controllo ferreo su tutto ciò che pensa e sente. E quando non ci riesce, inizia l'ansia.

Cordiali saluti
[#7]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Lo psichiatra mi ha detto che fa anche psicoterapia, quindi penso vada bene no?

È che appunto magari sto bene, mi rilasso, non ci penso...ma poi è come se mi autopunissi proprio perché son stata bene.
Comunque appunto avrò modo di parlarne con lo psicoterapeuta

Grazie a tutti per le risposte!
[#8]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Solo una puntualizzazione: sarebbe opportuno che i due piani (farmacologico e psicoterapico) fossero gestiti da specialisti diversi, per non fare confusione.

Non è infatti indicato che chi prescrive il farmaco sia anche lo psicoterapeuta.

Pertanto si affidi con fiducia allo psichiatra per diagnosi e terapia famacologica e ad uno psicologo psicoterapeuta per l'eventuale psicoterapia.

Se avesse bisogno di nominativi di Colleghi a Torino, non esiti a contattarmi privatamente.

Un cordiale saluto,
[#9]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Solo per curiosità: come mai questa cosa non è indicata?
[#10]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
A dire il vero è il professionista che deve indicare ciò che è opportuno o meglio al fine di garantire il migliore trattamento possibile per i propri pazienti. Ad esempio non è mai opportuno avere in terapia diversi membri della stessa famiglia, per non generare sovrapposizioni, confusione e porre ostacoli che -con un invio ad un collega- non si presenterebbero. Si tratta di coterapia.

Nel Suo caso provi ad immaginare se un farmaco non sortisse gli effetti da Lei desiderati; avrebbe opportunità di parlarne con lo psichiatra e di parlare in terapia con lo psicologo psicoterapeuta di altro, lasciando i due piani completamente separati.

Infine, non meno importante, la specifica formazione in psicoterapia si ottiene attraverso un percorso di 4 o 5 anni dopo l'abilitazione a esercitare la professione di medico o di psicologo. Tuttavia gli psichiatri ottengono l'abilitazione all'esercizio della psicoterapia insieme a quella della psichiatria; lo psicologo che consegue il titolo di psicoterapeuta ha frequentato specificatamente una scuola di psicoterapia.

Quindi formalmente non è specificato da nessuna parte, ma-viste le ragioni- sarebbe meglio rivolgersi per una psicoterapia allo psicologo psicoterapeuta.

Se preferisce Le incollo un articolo sui diversi tipi di psicoterapia: https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Cordiali saluti,
[#11]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Grazie mille!