Ossessioni, ipocondria e paranoie

Gentili dottori, la mia è una storia lunga, cercherò di essere breve. Sono una ragazza di 17 anni, sono figlia unica e sono credo da sempre ipocondriaca e ansiosa. Il primo episodio risale a 5 anni quando temevo di soffocare a causa di un tappo di penna in gola, timore nato dal racconto di una maestra. Ebbi altri timori in seguito che mi logoravano; temevo di avere ogni tipo di malattia. La più assurda la ebbi a 12 anni, temevo di essere incinta prematuramente senza alcun rapporto. La mia mente cercava automaticamente "soluzione" per rendere la cosa realistica. Es: non avevo mai avuto rapporti, temevo si trovare liquido seminale in ogni bagno e rimanere incinta con quello (assurdo). Da solo il timore passò. Verso il 15 anni ho sofferto di attacchi di panico. Ci sono dei periodi in cui sono tranquilla, e coincidono più o meno a sono molto impegnata. A 13 cominciai a temere di essere omosessuale, a causa dell'affetto che provavo per una professoressa nella quale avevo trovato rifugio in un periodo in cui avevo litigato con tutti i miei compagni di classe. Questo pensiero mi turbava. A 14 anni, iniziai le superiori ed ebbi le mie cotte per i ragazzi, senza mai impegnarmi. Ero una tipa sentimentale, sognavo l'amore, l'affetto, un fidanzato. Un fallimento con un ragazzo mi rattristò tanto. Continuai a pensare a lui fino a quando parlai con il ragazzo di una mia amica affermai che per me sarebbe strano avere un'amica omosessuale, al che lui mi disse che potevo esserlo. Passai un periodo buio in cui credevo di esserlo. La cosa passò quando cominciai a parlare con un ragazzo, definito uno dei ragazzi più carini di scuola. La cosa mi faceva piacere e la mia attenzione si concentrò su di lui. L'idea di essere omosessuale mi abbandonò. Lui era ambiguo, non riuscivo a capire cosa volesse da me, credo che un po' con i miei atteggiamenti "fuggitivi" mi sia aggiudicata una sua amicizia. Ogni tanto ci vediamo tutt'oggi. Con lui sto bene. Ora mi sembra che non fuggirei più dalle sue attenzioni, ma lui oggi c'è, domani no. A 16 anni ho dato il mio primo bacio e dopo qualche mese ho avuto una storiella con un ragazzo. Con loro però mi sentivo strana, come se avessi fuggire. Timore. Tanto è che dopo una settimana mollai entrambi. In più cercavo in loro una prova della mia non omosessualità. Pian piano, queste mie sensazioni mi hanno portato sempre più a pensare di essere omosessuale. Ora a 17 anni, mi ritrovo con l'ossessione di essere omosessuale, mi metto in continua prova guardando donne e mi sembra di trovare inadeguatezza in tutti i ragazzi. Sento di aver paura di avere relazioni, ogni volta che un ragazzo prova interesse per me, ho un senso di timore. Mi vedo, a volte, con il ragazzo della mia scuola, con lui sto davvero bene ma ho timore che se lui dovesse provarci mi sentirei come con gli altri. Ho perso il mio sentimentalismo. Non voglio essere omosessuale, ma temo di esserlo. Ho bisogno di uno psicologo, da sola non posso risolvere?
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
No, da sola non può risolvere, come si sarà accorta quando ha deciso di scriverci.

Da soli non si riesce ad uscire dal proprio modo di vedere, interpretare e reagire nella vita. E questo va bene, ma quando i nostri meccanismi mentali ci costringono in circoli viziosi e in pensieri rigidi, diventano d'ostacolo alla nostra realizzazione.

In quel momento, allora, c'è bisogno dell'intervento professionale di uno psicoterapeuta.

Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it

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Utente
Utente
La ringrazio per la rapida risposta. Personalmente spero sempre di poter risolvere da sola, ma mi rendo conto ogni giorno di più di essere sempre più triste. Alcune mattine vorrei restare tutto il giorno nel letto per non pensare. Ne ho parlato con i miei, loro hanno cercato di sostenermi, ma quest'ossessione mi perseguita. Mi tormenta. Ho chiesto a mia madre di fissarmi un appuntamento con uno psicologo. Ho il timore che possa non servire...
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazza,
stai trasformando la paura di entrare in relazione con un ragazzo, derivante dal senso di inadeguatezza che ti accompagna da sempre, nella dimostrazione della tua omosessualità.
In altri termini stai mettendo in correlazione due aspetti attribuendo all'uno il valore di causa e all'altro il valore di effetto ma questo automatismo salta a confronto con la realtà vissuta come tu stessa descrivi:

" la mia attenzione si concentrò su di lui. L'idea di essere omosessuale mi abbandonò. "

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
Al contrario le sarà sicuramente d'aiuto.

Cerchi, con sua madre, uno psicologo psicoterapeuta che si occupi di disturbi d'ansia.

Capisco che in questo momento le sembra tutto nero, ma con l'aiuto giusto le cose miglioreranno.

Un saluto.
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Utente
Utente
Ringrazio nuovamente per le risposte. Penso proprio che mi rivolgerò a uno psicologo terapeuta, anche perchè credo sia l'unica soluzione, dato che questo dubbio mi perseguita ormai da due anni, anche se non sempre con questa intensità. Seppur in certi casi la mia attenzione si concentri su una figura maschile, durante questo arco di tempo di tanto in tanto il dubbio mi bussa alla porta. In seguito non mi sembra nemmeno una prova valida per negare la mia omosessualità. Non voglio essere omosessuale ma è come se avessi la convinzione di esserlo. Tutto mi sembra confermarlo. Questa paura mi allontana da azioni di tipo omosessuale e mi spinge sempre a tentare con persone del sesso opposto, ma non appena entro in relazione con questi provo una sensazione di ansia e timore che mi spinge ad allontanarmi e non crearmi una storia, Timore al quale non riesco dare origine. Per di più sembra che non mi interessi nessun ragazzo. E quando penso che uno sia carino, provo un senso di demoralizzazione e di sconforto, come se fosse tutto inutile. Mi annoierà. E' un circolo chiuso. Temo di trovare attraenti le donne, fino ad arrivare a fare fantasie a sfondo sessuale con loro come protagoniste, ho anche fatto sogni omosessuali e alterno momenti di conflitto con me stessa a momenti di rassegnazione alla mia situazione e natura. Credete che mi stia costruendo un muro da sola?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Tra il conflitto con sé stessi e la rassegnazione a vivere nell'insoddisfazione c'è una terza possibilità: l'autoconsapevolezza, ossia l'entrare in ascolto di sé attraverso la relazione terapeutica con lo psicologo. Puoi comprendere meglio cosa intendo dire, ti consiglio di leggere questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/?dott=sabrina.camplone
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
Ha ragione, è quasi come fosse un muro, un recinto all'interno del quale è costretta da un pensiero di tipo ossessivo.

E' un meccanismo che utilizza la mente per tentare di controllare le preoccupazioni per lo più inconsce.
Ognuno di noi ha dei pensieri che fanno da punto di riferimento per muoversi nel mondo, ma quando questi diventano dei rigidi paletti che non si schiodano più, i pensieri diventano ossessioni e si rimane imprigionati, non c'è possibilità di movimento e di flessibilità di pensiero.

L'intervento dello psicoterapeuta serve per ristrutturare questi meccanismi in modo che siano utili al benessere.

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Utente
Utente
Ho letto molto attentamente il suo articolo dr. Camplone e l'ho trovato molto interessante e veritiero. Mi auguro che delle sedute con un psicoterapeuta mi indichi davvero la strada migliore per conoscere meglio la mia sofferenza, la sua fonte, i miei limiti e che mi permetta di parlare con me stessa, dato che ormai non riesco più a riconoscere la voce della verità. E' come se fossi in una stanza affollata dove ognuno dice la sua e io non riesco a sentire la mia di opinione. Mi sembra di non sapere più chi sono. Cosa voglio. A volte penso che per non farmi di tutte queste paranoie sulla mia sessualità, preferirei restar sola. Vorrei isolarmi da tutto. Spero davvero di chiarire tutto, sono un persona alla quale piace dedicarsi a diverse attività come la lettura, la musica, il cinema e da quando sto così, ogni tanto sento perdere l'interesse per le mie attività predilette. Se penso di restare da sola, penso che non vorrei. Se penso di voler stare con una donna, ancora meno. Se penso di stare con un uomo, vorrei ma sento che tutti siano inadeguati e per di più quando sono con loro in atteggiamenti un po' più spinti, appunto, mi sento bloccata, impaurita di un non so cosa. Vorrei avere una vita più semplice e pensare di meno. A volte temo di essere matta! La mente gioca davvero strani e brutti scherzi. Perdonatemi se mi dilungo così tanto, ma è anche oggetto di sfogo.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazza,
il desiderio di fuggire da sé stessa o l'evitamento delle relazioni interpersonali sono le modalità con le quali le sta esprimendo il tuo disagio, forse è arrivato il momento di non rinviare ulteriormente e di iniziare a prendersi cura di sè, qui trovi i riferimenti per prendere contatto con il Consultorio familiare della tua ASL di appartenenza, presso il quale potrai prendere appuntamento con uno psicologo per un primo colloquio.




















http://www.sanita.puglia.it/portal/page/portal/SAUSSC/Aziende%20Sanitarie/ASL/ASL%20BAT/Distretti%20Socio%20Sanitari/DSS%20N.%204%20%20Barletta/Consultori/Consultorio%20familiare%20Barletta
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Utente
Utente
La ringrazio infinitamente! A quanto so mia madre ha già fissato un appuntamento a metà settembre con uno psicologo che le ha consigliato una sua cara amica dottoressa. L'unica cosa è che non so se è anche psicoterapeuta. OOra scusate le poche informazioni a riguardo, ma non so se uno psicologo è anche automaticamente psicoterapeuta. In caso non sia così, è fondamentale che mi rivolga a un psicoterapeuta e non a uno psicologo?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
No, uno psicologo è laureato in Psicologia e abilitato all'esercizio della Professione e quindi inscritto all'Ordine degli psicologi, invece per utilizzare il titolo di psicoterapeuta è necessario aver conseguito il diploma di specializzazione presso un ente di formazione riconosciuto dal Ministero dell'Istruzione, dopo aver svolto presso il suddetto ente un corso teorico-esperienziale della durata di quattro anni che include anche l'obbligo di una psicoterapia personale della durata di almeno due anni.
Consultando il sito web dell'ordine regionale di appartenenza dello psicologo puoi verificare quali titoli egli ha conseguito.
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Utente
Utente
Bene, controllerò dunque i titoli di studio dello psicologa alla quale mia madre vuole indirizzarmi e se non dovesse essere anche psicoterapeuta mi rivolgerò altrove. Confido, in minima parte, che sia una crisi passeggera, dovuta magari alla giovane età e all'insicurezza. Per il resto, non esiterò a chiedere aiuto e la speranza è ultima a morire. Vi ringrazio per aver avuto la pazienza di leggere, rispondermi e indirizzarmi.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Allora in bocca al lupo e torna pure a scriverci se avessi bisogno di ulteriori delucidazioni.
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