Innamorarsi a 60 anni
Salve, ho 64 anni, vedovo da quasi 5, dopo una stupenda storia d'amore durata 26 anni.
A maggio dello scorso anno ho conosciuto una donna di un anno più di me, anch'essa vedova, tra noi è subito nata una bellissima intesa, sul piano sessuale travolgente, e con un discreto affiatamento di gusti ed interessi.
Entrambi liberi da impegni famigliari, anche se io ho ancora 2 figli grandi che convivono con me e con i quali dopo la morte della mamma (tumore) i rapporti non sono proprio idilliaci.
La nostra storia ha spesso avuto alti e bassi con continue rotture e riappacificazioni.
Io mi sento molto protettivo nei suoi confronti, una persona fragile, in cura presso uno psicologo, e affetta da un melanoma all'occhio in via di progressiva guarigione, psicologicamente instabile, ma che nei momenti in cui non ha questi "capricci" è la persona più splendida del mondo, attenta, protettiva, dolce, spiritosa, intelligente, colta, allegra, con grande fascino e femminilità ecc.ecc.
Ultimamente abbiamo deciso entrambi di porre fine a questa relazione burrascosa.
Ciò che non riesco a comprendere è perché io non riesca assolutamente a non pensare continuamente a lei, nonostante non rappresenti proprio il mio ideale di donna (è disordinata nel vestire e nella gestione della casa, pigra, con la testa tra le nuvole, non amante della cucina, a volte eccessiva, affatto tollerante, ex alcolista, "difetti" che con cura ho sempre fatto attenzione a non sottolineare) e nonostante abbia la possibilità di frequentare altre persone che possano stimolare i miei interessi.
Insomma vorrei dimenticarla ma non ci riesco neanche un attimo.
Ho qualche speranza che la medicina del tempo possa riuscire in questo intento? posso fare qualcosa per accelerare la fine di questo stress?
Grazie per un cortese riscontro.
A maggio dello scorso anno ho conosciuto una donna di un anno più di me, anch'essa vedova, tra noi è subito nata una bellissima intesa, sul piano sessuale travolgente, e con un discreto affiatamento di gusti ed interessi.
Entrambi liberi da impegni famigliari, anche se io ho ancora 2 figli grandi che convivono con me e con i quali dopo la morte della mamma (tumore) i rapporti non sono proprio idilliaci.
La nostra storia ha spesso avuto alti e bassi con continue rotture e riappacificazioni.
Io mi sento molto protettivo nei suoi confronti, una persona fragile, in cura presso uno psicologo, e affetta da un melanoma all'occhio in via di progressiva guarigione, psicologicamente instabile, ma che nei momenti in cui non ha questi "capricci" è la persona più splendida del mondo, attenta, protettiva, dolce, spiritosa, intelligente, colta, allegra, con grande fascino e femminilità ecc.ecc.
Ultimamente abbiamo deciso entrambi di porre fine a questa relazione burrascosa.
Ciò che non riesco a comprendere è perché io non riesca assolutamente a non pensare continuamente a lei, nonostante non rappresenti proprio il mio ideale di donna (è disordinata nel vestire e nella gestione della casa, pigra, con la testa tra le nuvole, non amante della cucina, a volte eccessiva, affatto tollerante, ex alcolista, "difetti" che con cura ho sempre fatto attenzione a non sottolineare) e nonostante abbia la possibilità di frequentare altre persone che possano stimolare i miei interessi.
Insomma vorrei dimenticarla ma non ci riesco neanche un attimo.
Ho qualche speranza che la medicina del tempo possa riuscire in questo intento? posso fare qualcosa per accelerare la fine di questo stress?
Grazie per un cortese riscontro.
[#1]
<<non riesco a comprendere è perché io non riesca assolutamente a non pensare continuamente a lei>>
Gentile Signore,
forse perché è inevitabile pensare a lei se continua a pensare che non lo dovrebbe fare....
Si definisce innamorato e si sa che "il cuore ha ragioni che la ragione non conosce": non può essere fruttuosa la ricerca di un motivo razionale dei suoi sentimenti.
Sostiene di avere la possibilità di incontrare altre persone, ma non mi è chiaro se lo fa davvero oppure no.
Gentile Signore,
forse perché è inevitabile pensare a lei se continua a pensare che non lo dovrebbe fare....
Si definisce innamorato e si sa che "il cuore ha ragioni che la ragione non conosce": non può essere fruttuosa la ricerca di un motivo razionale dei suoi sentimenti.
Sostiene di avere la possibilità di incontrare altre persone, ma non mi è chiaro se lo fa davvero oppure no.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#2]
Ex utente
La ringrazio per la tempestività.
No in effetti il continuo pensare a lei mi paralizza letteralmente, passo intere giornate ad aspettare un suo segno di vita, tutte le altre volte che abbiamo "chiuso" la nostra relazione prima o poi ci scambiavamo un messaggio, un sms o una telefonata da cui poi ripartiva il rapporto, io avrei la possibilità di incontrare altre persone, ma sembra che la cosa poi in effetti non mi interessi, anche quando sono in compagnia di altri è sufficiente parlare di qualsiasi argomento per riportare la mia mente a lei e diventare assente.
Mi rendo conto che questa volta sarà la definitiva anche se sono cosciente che sarei pronto a ricominiciare in ogni momento.
Ed è proprio questa mia assurda indisponibilità a rinunciare a lei che mi angoscia, si io mi sento ancora fortemente innamorato e so per certo che anche lei sta soffrendo, ma entrambi ci rendiamo anche conto che non è possibile continuare una storia che a fasi alterne fa soffrire, per cui abbiamo insieme deciso di chiudere (o forse io ho solo subito la sua decisione).
So' che non c'è nulla di più irrazionale di un sentimento profondo, ma forse per deformazione professionale (ero un direttore amministrativo) io debbo trovare una ragione di vita alternativa prima di impazzire.
Grazie ancora
No in effetti il continuo pensare a lei mi paralizza letteralmente, passo intere giornate ad aspettare un suo segno di vita, tutte le altre volte che abbiamo "chiuso" la nostra relazione prima o poi ci scambiavamo un messaggio, un sms o una telefonata da cui poi ripartiva il rapporto, io avrei la possibilità di incontrare altre persone, ma sembra che la cosa poi in effetti non mi interessi, anche quando sono in compagnia di altri è sufficiente parlare di qualsiasi argomento per riportare la mia mente a lei e diventare assente.
Mi rendo conto che questa volta sarà la definitiva anche se sono cosciente che sarei pronto a ricominiciare in ogni momento.
Ed è proprio questa mia assurda indisponibilità a rinunciare a lei che mi angoscia, si io mi sento ancora fortemente innamorato e so per certo che anche lei sta soffrendo, ma entrambi ci rendiamo anche conto che non è possibile continuare una storia che a fasi alterne fa soffrire, per cui abbiamo insieme deciso di chiudere (o forse io ho solo subito la sua decisione).
So' che non c'è nulla di più irrazionale di un sentimento profondo, ma forse per deformazione professionale (ero un direttore amministrativo) io debbo trovare una ragione di vita alternativa prima di impazzire.
Grazie ancora
[#3]
Gentile Signore,
se da solo non riesce a superare le pesanti emozioni negative di cui parla, le consiglierei di farsi aiutare ad elaborarle andando di persona da uno psicologo psicoterapeuta, in modo da affrontare una volta per tutte il suo disagio.
Cordiali saluti.
se da solo non riesce a superare le pesanti emozioni negative di cui parla, le consiglierei di farsi aiutare ad elaborarle andando di persona da uno psicologo psicoterapeuta, in modo da affrontare una volta per tutte il suo disagio.
Cordiali saluti.
[#5]
Gentile Signore,
gli amori maturi, sono spesso abitati da consapevolezza, passione, magia, che gli amori acerbi, a volte non conoscono.
Sembra che questa donna abiti ancora il suo immaginario, desiderio e, pervada tutti i suoi sensi.
Valuti, se desidera, con l'aiuto di uno psicologo-psicoterapeuta, un percorso di chiarezza emozionale al fine di recuperare , ove fosse possibile , la relazione o, farsi dare un amano nel doloroso processo di chiusura.
Saluti
gli amori maturi, sono spesso abitati da consapevolezza, passione, magia, che gli amori acerbi, a volte non conoscono.
Sembra che questa donna abiti ancora il suo immaginario, desiderio e, pervada tutti i suoi sensi.
Valuti, se desidera, con l'aiuto di uno psicologo-psicoterapeuta, un percorso di chiarezza emozionale al fine di recuperare , ove fosse possibile , la relazione o, farsi dare un amano nel doloroso processo di chiusura.
Saluti
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#6]
Ex utente
Gent.ma Dottoressa,
sono perfettamente d'accordo con Lei, ma non credo sia possibile un recupero della relazione.
Mi rendo perfettamente conto che il bisogno che comanda il mio desiderio di non rinunciare a questo rapporto è condizionato dalla mia età, dal mio volermi sentire ancora utile a qualcuno, di ricevere affetto e attenzioni da qualcuno, soprattutto alla luce del non facile rapporto che ho con i miei figli, che forse mi ritengono responsabile di non aver fatto abbastanza per salvare la loro madre, di non avere loro dedicato sufficiente tempo quando la madre era viva e si occupava a tempo pieno della loro crescita.
Credo anche che per loro io sia rimasto l'unico punto di riferimento e che sfoghino contro di me la loro rabbia perchè sanno con certezza che io non volterò mai loro le spalle e che quindi possono permettersi di non trattarmi con l'affetto ed il rispetto che forse ingiustificatamente io mi aspetti da loro.
Di una cosa sono certo che la sommatoria di queste situazioni, aggiunta alla mia entrata in pensione da solo un anno, contribuiscono in maniera determinante e assolutamente deprimente a farmi sentire il peso della mia solitudine.
Cercherò così come anche Lei mi consiglia di rivolgermi ad un psicoterapeuta per trovare una valida soluzione.
La ringrazio ancora per la gentile cortesia.
sono perfettamente d'accordo con Lei, ma non credo sia possibile un recupero della relazione.
Mi rendo perfettamente conto che il bisogno che comanda il mio desiderio di non rinunciare a questo rapporto è condizionato dalla mia età, dal mio volermi sentire ancora utile a qualcuno, di ricevere affetto e attenzioni da qualcuno, soprattutto alla luce del non facile rapporto che ho con i miei figli, che forse mi ritengono responsabile di non aver fatto abbastanza per salvare la loro madre, di non avere loro dedicato sufficiente tempo quando la madre era viva e si occupava a tempo pieno della loro crescita.
Credo anche che per loro io sia rimasto l'unico punto di riferimento e che sfoghino contro di me la loro rabbia perchè sanno con certezza che io non volterò mai loro le spalle e che quindi possono permettersi di non trattarmi con l'affetto ed il rispetto che forse ingiustificatamente io mi aspetti da loro.
Di una cosa sono certo che la sommatoria di queste situazioni, aggiunta alla mia entrata in pensione da solo un anno, contribuiscono in maniera determinante e assolutamente deprimente a farmi sentire il peso della mia solitudine.
Cercherò così come anche Lei mi consiglia di rivolgermi ad un psicoterapeuta per trovare una valida soluzione.
La ringrazio ancora per la gentile cortesia.
[#7]
Leggendo questa sua ultima replica ritengo che ricorrere a uno psicologo/psicoterapeuta possa senz'altro esserle utile. Dalle sue parole traspare una visione contraddittoria riguardo ad almeno due tematiche importanti: ritiene che non sia possibile un recupero della relazione con questa donna ma non riesce a recuperare la serenità; sente che i suoi figli la ritengono responsabile per non essersi occupato a sufficienza di sua moglie, ma anche di essere rimasto l'unico punto di riferimento per loro.
Questi sono nodi che devono essere sciolti, altrimenti è difficile fare spazio all'equilibrio.
Cordiali saluti
Questi sono nodi che devono essere sciolti, altrimenti è difficile fare spazio all'equilibrio.
Cordiali saluti
[#8]
Gentile Signore, l'eta' e' un valore aggiunto sia alla genitorialita' che alle relazioni d'amore. Un percorso di chiarezza emozionale, credo possa esserLe di grande giovamento soprattutto per il recupero del rapporto con i suoi figli. Cordiali saluti
[#9]
Ex utente
Dott. Santonocito la ringrazio,
come detto sono convinto che l'aiuto di uno psicoterapeuta sia senz'altro utile, ma, mi perdoni non condivido molto la Sua "visione contradditoria".
La convinzione che il rapporto non possa essere recuperato è suffragato oltre che dal vissuto di quindici mesi con questa donna, come detto contrassegnato da alti e bassi emozionali, anche dal fatto che questa volta vedo in lei molta più determinazione che non in precedenza, e questo ovviamente non mi rende sereno, perchè richiede la mia rassegnazione.
Nella mia ignoranza credo che non sia affatto contradditorio la convivenza di una sensazione di rabbia dei miei figli, per la morte della loro madre, che viene indirizzata verso l'unica persona che hanno a disposizione nell'immediato, tanto più se consapevoli che tale persona non "li manderà mai a quel paese".
Come Lei sicuramente sa i giovani a volte sono egoisti e rivolgono i lori sfoghi verso le persone che più sono tolleranti, questo intendo, fose erroneamente, per punto di riferimento. ed anche il fatto che io abbia detto che "forse" i miei figli ritengano che io non abbia fatto abbastanza per mia moglie è probabilmente più un timore che non una certezza.
Ovviamente, ripeto, queste sono le mie sensazioni, espresse nella totale ignoranza di una materia in cui Voi siete gli specialisti, e di tale vostra esperienza farò tesoro e cercherò di seguirne i suggerimenti.
RIngrazio ancora per la cortesia e collaborazione.
come detto sono convinto che l'aiuto di uno psicoterapeuta sia senz'altro utile, ma, mi perdoni non condivido molto la Sua "visione contradditoria".
La convinzione che il rapporto non possa essere recuperato è suffragato oltre che dal vissuto di quindici mesi con questa donna, come detto contrassegnato da alti e bassi emozionali, anche dal fatto che questa volta vedo in lei molta più determinazione che non in precedenza, e questo ovviamente non mi rende sereno, perchè richiede la mia rassegnazione.
Nella mia ignoranza credo che non sia affatto contradditorio la convivenza di una sensazione di rabbia dei miei figli, per la morte della loro madre, che viene indirizzata verso l'unica persona che hanno a disposizione nell'immediato, tanto più se consapevoli che tale persona non "li manderà mai a quel paese".
Come Lei sicuramente sa i giovani a volte sono egoisti e rivolgono i lori sfoghi verso le persone che più sono tolleranti, questo intendo, fose erroneamente, per punto di riferimento. ed anche il fatto che io abbia detto che "forse" i miei figli ritengano che io non abbia fatto abbastanza per mia moglie è probabilmente più un timore che non una certezza.
Ovviamente, ripeto, queste sono le mie sensazioni, espresse nella totale ignoranza di una materia in cui Voi siete gli specialisti, e di tale vostra esperienza farò tesoro e cercherò di seguirne i suggerimenti.
RIngrazio ancora per la cortesia e collaborazione.
[#10]
Contraddizione nel senso di conflitto fra consapevolezza razionale e sensazioni. Lei SA che il rapporto con quella donna non è recuperabile, ma SENTE che non riesce a superarlo. È una delle comuni situazioni per cui l'intervento dello psicologo è appropriato se dopo un certo tempo non si riesce a superarle da soli.
>>> credo che non sia affatto contradditorio la convivenza di una sensazione di rabbia dei miei figli, per la morte della loro madre, che viene indirizzata verso l'unica persona che hanno a disposizione nell'immediato, tanto più se consapevoli che tale persona non "li manderà mai a quel paese".
>>>
Dipende. Non è affatto scontato che quando uno dei genitori viene a mancare, i figli debbano sentire rancore per quello rimasto. E non lo è nemmeno che, proprio per questo, egli debba abbassare la testa e piegarsi a ogni loro volere, se è questo che intende.
A parte questo, ciò che lei percepisce come rabbia nei suoi confronti potrebbe dipendere non dall'evento della scomparsa della madre, ma dal tipo di rapporto che lei (che ci scrive) aveva con i suoi figli già da prima.
Cordiali saluti
>>> credo che non sia affatto contradditorio la convivenza di una sensazione di rabbia dei miei figli, per la morte della loro madre, che viene indirizzata verso l'unica persona che hanno a disposizione nell'immediato, tanto più se consapevoli che tale persona non "li manderà mai a quel paese".
>>>
Dipende. Non è affatto scontato che quando uno dei genitori viene a mancare, i figli debbano sentire rancore per quello rimasto. E non lo è nemmeno che, proprio per questo, egli debba abbassare la testa e piegarsi a ogni loro volere, se è questo che intende.
A parte questo, ciò che lei percepisce come rabbia nei suoi confronti potrebbe dipendere non dall'evento della scomparsa della madre, ma dal tipo di rapporto che lei (che ci scrive) aveva con i suoi figli già da prima.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 15.6k visite dal 02/09/2011.
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Approfondimento su Melanoma
Il melanoma (tumore maligno della pelle) è una forma di cancro molto aggressiva, che si sviluppa dalle cellule della pelle che producono melanina (melanociti).