Possibili effetti della solitudine
Buona sera gentili dottori, sto scrivendo questa domanda per chiedere un aiuto, un consiglio, e forse anche un pò per sfogarmi. Sono sempre stato un ragazzo molto timido, ho pochissimi amici, non ho una ragazza, abito con i miei genitori, sono figlio unico, e praticamente non abbiamo parenti. Ma non è di me che voglio parlare, il consiglio che vorrei chiedere riguarda in generale la situazione della mia famiglia, in particolare vorrei parlare di mia madre: già da qualche anno ormai è convinta che i nostri vicini di casa, quando noi siamo fuori, riescano ad entrare in casa e ci portino via qualche cosa, ma non per rubare, ma per farci dei dispetti. Devo spiegarmi meglio: nella casa dove abitavamo fino a 3 anni fa, i rapporti con il vicinato non erano un granchè, non ci sono mai state delle liti (tranne una volta con un vicino) ma diciamo che un pò tutti erano indifferenti verso di noi, per la serie non salutavano, parlavano solo quando gli pareva a loro o solo se avevano bisogno di qualcosa; ad un certo punto mia madre ha iniziato a pensare che in nostra assenza trovassero il modo di entrarci in casa (senza scassinare la porta) per portarci via qualcosa, e sosteneva convinta questa idea dicendo "non ho più trovato questa cosa" o "non trovo più quest'altra cosa" o "ci hanno sostituito questo tal oggetto con un'altro simile ma più vecchio o rovinato". Da circa 3 anni siamo venuti ad abitare in un'altra casa, qui i rapporti con i vicini sono un pò migliori, ma dopo un periodo iniziale di "tranquillità", ultimamente mia madre ha ripreso a pensare che anche qui qualcuno ci entri in casa per farci dei dispetti. Io non so cosa fare, non so cosa pensare. Quando ne parla con mio padre, lui si arrabbia e dice che non deve pensare queste assurdità. Io non so cosa pensare, a me sembra molto difficile che delle persone che hanno la loro vita possano compiere queste azioni senza che noi gli abbiamo fatto nulla, inoltre entrare in casa della gente è un reato, e non penso che vadano a rischiare per farci degli scherzi ripeto senza che noi gli abbiamo fatto nulla.
Io non so cosa fare, sono molto preoccupato, come ho detto non abbiamo parenti e siamo quasi sempre solo noi tre in casa, non c'è nessuno con cui posso parlare per confidarmi o chiedere un consiglio, pensavo che in questa nuova casa, in un nuovo ambiente, con gente nuova che prima non conoscevamo, avrebbe smesso di avere questi pensieri e queste paure, ma vedo che non è così. Grazie a chi mi vorrà rispondere e chiedo scusa se sono stato troppo lungo.
Io non so cosa fare, sono molto preoccupato, come ho detto non abbiamo parenti e siamo quasi sempre solo noi tre in casa, non c'è nessuno con cui posso parlare per confidarmi o chiedere un consiglio, pensavo che in questa nuova casa, in un nuovo ambiente, con gente nuova che prima non conoscevamo, avrebbe smesso di avere questi pensieri e queste paure, ma vedo che non è così. Grazie a chi mi vorrà rispondere e chiedo scusa se sono stato troppo lungo.
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<<Io non so cosa pensare, a me sembra molto difficile che delle persone che hanno la loro vita possano compiere queste azioni senza che noi gli abbiamo fatto nulla, inoltre entrare in casa della gente è un reato, e non penso che vadano a rischiare per farci degli scherzi ripeto senza che noi gli abbiamo fatto nulla.>>
Gentile ragazzo,
a suo parere quindi le preoccupazioni di sua madre non sono totalmente assurde (come sostiene suo padre), ma potrebbero essere fondate ("è molto difficile" non equivale a "è impossibile")?
Perchè collega queste "convinzioni" con la solitudine?
Gentile ragazzo,
a suo parere quindi le preoccupazioni di sua madre non sono totalmente assurde (come sostiene suo padre), ma potrebbero essere fondate ("è molto difficile" non equivale a "è impossibile")?
Perchè collega queste "convinzioni" con la solitudine?
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#2]
Gentile ragazzo, visto che il disagio di Sua madre dura da parecchio tempo e sembra ci siano quasi spunti paranoidei da quel che capisco dalla Sua email, potrebbe essere utile una consulenza psichiatrica.
Saluti,
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Gentile Ragazzo,
convivere con un afigura genitoriale che non sta bene, non deve essere affatto semplice.
Valuti l'ipotesi di una consulenza psichiatrica, presso un consultorio di zona, sua mamma necessita un valido aiuto, i cattivi pensieri, non passano cambiando casa, ma con le cure adeguate
Cari saluti
convivere con un afigura genitoriale che non sta bene, non deve essere affatto semplice.
Valuti l'ipotesi di una consulenza psichiatrica, presso un consultorio di zona, sua mamma necessita un valido aiuto, i cattivi pensieri, non passano cambiando casa, ma con le cure adeguate
Cari saluti
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Ex utente
Innanzitutto grazie a tutti. Per quanto riguarda la risposta del primo dottore, diciamo che io d'istinto penso che queste idee siano impossibili, però siccome è da tempo che mia madre sostiene che sono spariti degli oggetti, che sono stati sostituiti, che sono stati spostati, ecc., diciamo che qualche dubbio mi possa venire, ma ripeto a me sembra molto molto difficile; inoltre è vero che spesso si sente dire di dispetti che avvengono tra vicini di casa, non solo nei condomini ma anche ad esempio tra chi ha villette confinanti o cose del genere, però penso che quelli che arrivano a quel punto ci arrivano dopo innumerevoli liti, cosa che per fortuna a noi non succede.
Collego invece le "convinzioni" di mia madre alla solitudine perchè mia madre è spesso a casa da sola: io lavoro, mio padre è pensionato ma di tanto in tanto và ad aiutare un amico nella sua attività per tenersi impegnato, e così spesso e volentieri mia madre passa le giornate a casa da sola. Inoltre devo dire anche un'altra cosa, che parte da più lontano: dunque mia madre non è originaria di qui (abitiamo al nord, lei è del sud) ma è venuta ad abitare qui quando si è sposata con mio padre, in tutti questi anni non è mai riuscita, per vari motivi, a trovare delle amicizie, ad avere almeno un'amica "vera", ad inserirsi e ambientarsi completamente qui, e, dentro di lei, ha sempre sentito la lontananza dai luoghi dove è cresciuta; inoltre, come ho detto, praticamente non abbiamo parenti, non ci sono dei familiari stretti con i quali possiamo parlare, con i quali possiamo sentirci "voluti bene", con i quali possiamo sentirci in compagnia, e questo crea una situazione di "solitudine generale" (se così si può dire) che riguarda sia mia madre, che mio padre, che me: io stesso sento di soffrire molto per l'assenza di parenti stretti.
Ecco quindi in conclusione non vorrei che questi pensieri di mia madre siano maturati in questo contesto di solitudine, in una ormai totale mancanza di fiducia verso la gente dovuta alle "delusioni" che ha avuto nei rapporti sociali con le persone nel corso di tutti questi anni.
Grazie ancora a tutti.
Collego invece le "convinzioni" di mia madre alla solitudine perchè mia madre è spesso a casa da sola: io lavoro, mio padre è pensionato ma di tanto in tanto và ad aiutare un amico nella sua attività per tenersi impegnato, e così spesso e volentieri mia madre passa le giornate a casa da sola. Inoltre devo dire anche un'altra cosa, che parte da più lontano: dunque mia madre non è originaria di qui (abitiamo al nord, lei è del sud) ma è venuta ad abitare qui quando si è sposata con mio padre, in tutti questi anni non è mai riuscita, per vari motivi, a trovare delle amicizie, ad avere almeno un'amica "vera", ad inserirsi e ambientarsi completamente qui, e, dentro di lei, ha sempre sentito la lontananza dai luoghi dove è cresciuta; inoltre, come ho detto, praticamente non abbiamo parenti, non ci sono dei familiari stretti con i quali possiamo parlare, con i quali possiamo sentirci "voluti bene", con i quali possiamo sentirci in compagnia, e questo crea una situazione di "solitudine generale" (se così si può dire) che riguarda sia mia madre, che mio padre, che me: io stesso sento di soffrire molto per l'assenza di parenti stretti.
Ecco quindi in conclusione non vorrei che questi pensieri di mia madre siano maturati in questo contesto di solitudine, in una ormai totale mancanza di fiducia verso la gente dovuta alle "delusioni" che ha avuto nei rapporti sociali con le persone nel corso di tutti questi anni.
Grazie ancora a tutti.
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Gentile Amico,
quelle che sua madre pensa di subire sono azioni che possono essere compiute per dispetto o per interesse (ad es. a far allontanare da una certa casa chi vi abita), ma è piuttosto difficile che la vostra famiglia sia vittima degli stessi dispetti o furti anche dopo che vi siete trasferiti.
Non conoscendo sua mamma è impossibile pronunciarsi, ma è plausibile la sua ipotesi circa gli effetti che la solitudine sta esercitando su una persona che ha lasciato la propria terra e la propria famiglia senza riuscire ad inserirsi nel nuovo contesto di vita.
Immagino che si senta sola, delusa e respinta, e forse questi sentimenti la portano ad immaginare di essere vittima di comportamenti malevoli da parte di chi si disinteressa a voi e diventa così un potenziale nemico.
Dal momento che questi timori sono emersi solo anni dopo il trasloco forse non si tratta di un disturbo psichiatrico, ma dell'effetto della delusione delle speranze che avrà avuto in occasione del trasferimento circa la possibilità di riuscire finalmente a stringere dei legami d'amicizia.
Vista la situazione sarebbe comunque opportuna una valutazione psichiatrica o anche psicologica, almeno in prima battuta, per darle modo di parlare con qualcuno di come si sente e provare a sbloccare la situazione.
Venendo a lei, visto quanto ci dice immagino che sia cresciuto in un contesto che non ha favorito la sua socializzazione con i coetanei nè la costruzione di una buona autostima, con i risultati che ci ha raccontato.
Ha modo di confidarsi con gli amici che comunque ha detto di avere?
Ha qualche timore specifico all'idea di fare nuove esperienze o di approcciare una ragazza? Se sì, vede qualche rapporto con l'atteggiamento e gli stati d'animo che riscontra in sua madre?
quelle che sua madre pensa di subire sono azioni che possono essere compiute per dispetto o per interesse (ad es. a far allontanare da una certa casa chi vi abita), ma è piuttosto difficile che la vostra famiglia sia vittima degli stessi dispetti o furti anche dopo che vi siete trasferiti.
Non conoscendo sua mamma è impossibile pronunciarsi, ma è plausibile la sua ipotesi circa gli effetti che la solitudine sta esercitando su una persona che ha lasciato la propria terra e la propria famiglia senza riuscire ad inserirsi nel nuovo contesto di vita.
Immagino che si senta sola, delusa e respinta, e forse questi sentimenti la portano ad immaginare di essere vittima di comportamenti malevoli da parte di chi si disinteressa a voi e diventa così un potenziale nemico.
Dal momento che questi timori sono emersi solo anni dopo il trasloco forse non si tratta di un disturbo psichiatrico, ma dell'effetto della delusione delle speranze che avrà avuto in occasione del trasferimento circa la possibilità di riuscire finalmente a stringere dei legami d'amicizia.
Vista la situazione sarebbe comunque opportuna una valutazione psichiatrica o anche psicologica, almeno in prima battuta, per darle modo di parlare con qualcuno di come si sente e provare a sbloccare la situazione.
Venendo a lei, visto quanto ci dice immagino che sia cresciuto in un contesto che non ha favorito la sua socializzazione con i coetanei nè la costruzione di una buona autostima, con i risultati che ci ha raccontato.
Ha modo di confidarsi con gli amici che comunque ha detto di avere?
Ha qualche timore specifico all'idea di fare nuove esperienze o di approcciare una ragazza? Se sì, vede qualche rapporto con l'atteggiamento e gli stati d'animo che riscontra in sua madre?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
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Gentile ragazzo, in aggiunta a quanto già detto dalla Collega Massaro, suggerisco anch'io una valutazione psichiatrica in quanto può capitare che lo sradicamento dalla propria terra d'origine e le successive difficoltà ad integrarsi possano portare a tale soffernza.
Ci faccia sapere.
Saluti,
Ci faccia sapere.
Saluti,
[#7]
Ex utente
Gentile Dr.ssa Massaro, in effetti è vero quello che dice lei, anche io penso che non possa essere vero il fatto che subivamo questi dispetti nella vecchia casa nel vecchio paese e ora subiamo gli stessi dispetti nella nuova casa, nel nuovo paese, e da gente che fino a 3 anni fa non conoscevamo, proprio questo ragionamento mi porta a pensare che le paure di mia madre siano frutto del sentirsi isolata, emarginata, non considerata, quindi sola. Vedo che anche lei concorda che la lontananza dalla sua terra d'origine, dalla sua famiglia, e tutte le delusioni che mia madre ha avuto qui possano aver provocato degli effetti molto negativi nei suoi pensieri e nei suoi atteggiamenti. Per quanto riguarda la possibilità di una visita psicologica, penso sia abbastanza difficile, perchè mia madre è molto orgogliosa e non accetterebbe mai di "andare da uno psicologo" perchè gli altri non si dimostrano amici nei suoi confronti, infatti lei sostiene sempre che la colpa non è sua ma degli altri e che lei non si è mai fatta abbattere dalle vicissitudini che ha avuto nel corso degli anni, invece secondo me non è così, non può essere così, perchè inevitabilmente la solitudine, le delusioni, i contrasti, provocano tristezza interiore.
Per quanto riguarda la mia situazione, bisognerebbe aprire un capitolo a parte: è vero, sono sempre stato un bambino e un ragazzo molto timido, e il mio rapporto con i miei coetanei è sempre stato un disastro, non sono mai riuscito a crearmi delle amicizie, ad entrare in una compagnia, c'è sempre stato qualcosa o qualcuno che ha rovinato tutto, che ha cancellato i miei sogni, e la mia vita sociale è quasi nulla. Con i pochi amici che ho (ma sarebbe meglio usare la parola "persone che conosco e che frequento") non provo minimamente a confidarmi dei miei problemi nè di quelli di mia madre, e anzi penso che se lo facessi non mi "cagherebbero" più, questo non perchè mi sento perseguitato ma perchè penso che la gente voglia avere come amici persone simpatiche che hanno una vita felice e non uno sfigato con i suoi problemi esistenziali.
Per quanto riguarda il mio rapporto con le ragazze, beh è meglio se lasciamo perdere...
Comunque penso che i miei problemi siano in gran parte "colpa" mia, che dipendano cioè da me, dalla mia timidezza, dai miei difetti, dai miei limiti, da come sono io.
Però penso che ci sia una differenza tra me e mia madre, cioè che io ammetto a me stesso che tutte queste cose mi fanno soffrire tremendamente, che l'assenza di amici, delle ragazze, dei parenti, mi danno una tristezza interiore che a volte mi toglie quasi il respiro, che mi toglie interesse ed entusiasmo in quello che mi circonda, e ora, nello scrivere queste cose, mi viene da piangere.
Per quanto riguarda la mia situazione, bisognerebbe aprire un capitolo a parte: è vero, sono sempre stato un bambino e un ragazzo molto timido, e il mio rapporto con i miei coetanei è sempre stato un disastro, non sono mai riuscito a crearmi delle amicizie, ad entrare in una compagnia, c'è sempre stato qualcosa o qualcuno che ha rovinato tutto, che ha cancellato i miei sogni, e la mia vita sociale è quasi nulla. Con i pochi amici che ho (ma sarebbe meglio usare la parola "persone che conosco e che frequento") non provo minimamente a confidarmi dei miei problemi nè di quelli di mia madre, e anzi penso che se lo facessi non mi "cagherebbero" più, questo non perchè mi sento perseguitato ma perchè penso che la gente voglia avere come amici persone simpatiche che hanno una vita felice e non uno sfigato con i suoi problemi esistenziali.
Per quanto riguarda il mio rapporto con le ragazze, beh è meglio se lasciamo perdere...
Comunque penso che i miei problemi siano in gran parte "colpa" mia, che dipendano cioè da me, dalla mia timidezza, dai miei difetti, dai miei limiti, da come sono io.
Però penso che ci sia una differenza tra me e mia madre, cioè che io ammetto a me stesso che tutte queste cose mi fanno soffrire tremendamente, che l'assenza di amici, delle ragazze, dei parenti, mi danno una tristezza interiore che a volte mi toglie quasi il respiro, che mi toglie interesse ed entusiasmo in quello che mi circonda, e ora, nello scrivere queste cose, mi viene da piangere.
[#8]
<<penso che la gente voglia avere come amici persone simpatiche che hanno una vita felice e non uno sfigato con i suoi problemi esistenziali.>>
O forse la "gente" come categoria astratta non esiste: esistono tante persone diverse che hanno differenti problemi esistenziali, proprio come Lei.
<<Però penso che ci sia una differenza tra me e mia madre, cioè che io ammetto a me stesso che tutte queste cose mi fanno soffrire tremendamente, che l'assenza di amici, delle ragazze, dei parenti, mi danno una tristezza interiore che a volte mi toglie quasi il respiro, che mi toglie interesse ed entusiasmo in quello che mi circonda, e ora, nello scrivere queste cose, mi viene da piangere.>>
Allora, proprio perchè Lei è diverso da sua madre ed è anche riuscito a scrivere qui a noi dei suoi problemi, faccia ancora un altro passo e decida di rivolgersi di persona ad uno psicologo per prendersi cura di se stesso, per affrontare una volta per tutte questi disagi e queste sofferenze.
Non subisca passivamente la situazione, ma si faccia aiutare per dare una svolta alla sua esistenza.
Cari auguri.
O forse la "gente" come categoria astratta non esiste: esistono tante persone diverse che hanno differenti problemi esistenziali, proprio come Lei.
<<Però penso che ci sia una differenza tra me e mia madre, cioè che io ammetto a me stesso che tutte queste cose mi fanno soffrire tremendamente, che l'assenza di amici, delle ragazze, dei parenti, mi danno una tristezza interiore che a volte mi toglie quasi il respiro, che mi toglie interesse ed entusiasmo in quello che mi circonda, e ora, nello scrivere queste cose, mi viene da piangere.>>
Allora, proprio perchè Lei è diverso da sua madre ed è anche riuscito a scrivere qui a noi dei suoi problemi, faccia ancora un altro passo e decida di rivolgersi di persona ad uno psicologo per prendersi cura di se stesso, per affrontare una volta per tutte questi disagi e queste sofferenze.
Non subisca passivamente la situazione, ma si faccia aiutare per dare una svolta alla sua esistenza.
Cari auguri.
[#9]
Penso che per prima cosa lei potrebbe iniziare ad aiutare sè stesso, come le ha suggerito la Collega, per cominciare a tirarsi fuori dalla situazione che ci ha descritto e a porre la basi per un futuro più sereno almeno per sè stesso.
Non vorrei infatti che vedendo la sofferenza di sua madre lei si stesse concentrando eccessivamente su di lei, trascurandosi e sentendosi magari un po' in colpa al pensiero di poter essere finalmente felice mentre sua mamma non lo è.
Provi a pensare che se lei migliorerà a sua vita anche quella di sua madre ne avrà dei benefici, perchè vedrà che le situazioni possono cambiare e che rivolgersi ad uno psicologo per chiedere un aiuto non è una cosa di cui vergognarsi.
Suo padre invece che vita fa? E' indifferente alla situazione di sua madre?
Non vorrei infatti che vedendo la sofferenza di sua madre lei si stesse concentrando eccessivamente su di lei, trascurandosi e sentendosi magari un po' in colpa al pensiero di poter essere finalmente felice mentre sua mamma non lo è.
Provi a pensare che se lei migliorerà a sua vita anche quella di sua madre ne avrà dei benefici, perchè vedrà che le situazioni possono cambiare e che rivolgersi ad uno psicologo per chiedere un aiuto non è una cosa di cui vergognarsi.
Suo padre invece che vita fa? E' indifferente alla situazione di sua madre?
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 2.7k visite dal 23/08/2011.
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