Odio verso i malati e contemporaneo senso di colpa, sogni angosciosi
Salve,
ho 16 anni e da 2 anni sono fidanzata con un ragazzo comprensivo e presente. Un pomeriggio di 1 anno fa mio padre mi disse di avere un dolore al petto, avrei voluto dirgli di farsi controllare,ma pensai che non mi avrebbe ascoltato e rinunciai. Il giorno dopo morì d'infarto,e il mio ragazzo mi stette molto vicino.
Un mese dopo il migliore amico "x" del mio fidanzato, malato di tumore, venne ricoverato e a un mese di distanza (settembre 2010) morì.
Ho sempre avuto un "istintivo" odio verso i malati, tanto da stare fisicamente male se sto nella stessa stanza.[ Mia madre mi raccontò che da bambina mi ero molto affezionata a un ragazzo poi morto di poliomielite. Non ho ricordi di lui, ma mi chiedevo se potesse entrarci qualcosa]
In sostanza, vissi con angoscia la morte di x. Avevo sempre cercato di fare amicizia con lui, senza riuscirci perchè eravamo entrambi molto timidi; si era però creato un rapporto via chat,e parlavamo di sogni e desideri anche intimi. Dal vivo però non riuscimmo mai a parlare,e addirittura pensai che mi evitasse.Quando venne ricoverato, mi informai tantissimo sulle cure dei tumori e diventai quasi ossessionata dal "dovere di salvarlo".
Appreso che ciò era impossibile,cominciai a provare un misto di pena e odio nei suoi confronti.Il mio ragazzo gli era sempre vicino,per i 2 mesi in cui fu ricoverato ogni giorno andava da lui alle 19 e tornava a casa alle 14 del giorno dopo.Sapevo che era ammirevole da parte sua,ma odiavo anche lui.
Ebbi giornate di crisi in cui urlavo,mi graffiavo e mi davo pugni da sola, avvertivo fisicamente un peso che mi tirava giù, nausea e inappetenza.
Volevo aiutare il mio ragazzo, ma ogni volta mi trovavo a schiacciare i suoi problemi con i miei,e lui comunque mi ascoltava e mi capiva.
Pur conscia che i ruoli di amico e amante sono ben distinti,mi sentii messa in secondo piano.Pensai che dopo la morte di x sarebbe tornato tutto come prima ma ovviamente non fu così:io ero sempre più tesa,ogni volta che gli chiedevo se per lui ero importante mi rispondeva:"certo, secondo te come faccio ad andare avanti dopo la morte di x?",ed ebbi la forte sensazione di essere una sostituta. Un giorno non riuscii più a tenermelo dentro e gli urlai tutto quello che pensavo,in strada.Seguì la degenerazione del rapporto.Lui 3 volte preparò tutto il necessario per un suicidio ma non compì mai il gesto. La 2°volta mi precipitai a casa sua e lui disse che mi stavo inventando tutto, che mi aveva lasciato e non lo accettavo.Lo disse con tanta fermezza che credetti davvero di essermi immaginata tutto, scoppiai in lacrime e dovettero staccarmi a forza dal suo letto. La 3°non andai da lui,lo convinsi che doveva alzarsi da solo,e funzionò.Da allora siamo rifioriti,ora stiamo benissimo insieme e lui ha superato isuoi problemi.
Io però continuo ad avere sogni angosciosi e a pensare ogni giorno alla morte del suo amico,quasi mi sentissi in colpa di essere sana.Ne parlo con il mio ragazzo,ma mi sento in colpa per ricordarglielo..
ho 16 anni e da 2 anni sono fidanzata con un ragazzo comprensivo e presente. Un pomeriggio di 1 anno fa mio padre mi disse di avere un dolore al petto, avrei voluto dirgli di farsi controllare,ma pensai che non mi avrebbe ascoltato e rinunciai. Il giorno dopo morì d'infarto,e il mio ragazzo mi stette molto vicino.
Un mese dopo il migliore amico "x" del mio fidanzato, malato di tumore, venne ricoverato e a un mese di distanza (settembre 2010) morì.
Ho sempre avuto un "istintivo" odio verso i malati, tanto da stare fisicamente male se sto nella stessa stanza.[ Mia madre mi raccontò che da bambina mi ero molto affezionata a un ragazzo poi morto di poliomielite. Non ho ricordi di lui, ma mi chiedevo se potesse entrarci qualcosa]
In sostanza, vissi con angoscia la morte di x. Avevo sempre cercato di fare amicizia con lui, senza riuscirci perchè eravamo entrambi molto timidi; si era però creato un rapporto via chat,e parlavamo di sogni e desideri anche intimi. Dal vivo però non riuscimmo mai a parlare,e addirittura pensai che mi evitasse.Quando venne ricoverato, mi informai tantissimo sulle cure dei tumori e diventai quasi ossessionata dal "dovere di salvarlo".
Appreso che ciò era impossibile,cominciai a provare un misto di pena e odio nei suoi confronti.Il mio ragazzo gli era sempre vicino,per i 2 mesi in cui fu ricoverato ogni giorno andava da lui alle 19 e tornava a casa alle 14 del giorno dopo.Sapevo che era ammirevole da parte sua,ma odiavo anche lui.
Ebbi giornate di crisi in cui urlavo,mi graffiavo e mi davo pugni da sola, avvertivo fisicamente un peso che mi tirava giù, nausea e inappetenza.
Volevo aiutare il mio ragazzo, ma ogni volta mi trovavo a schiacciare i suoi problemi con i miei,e lui comunque mi ascoltava e mi capiva.
Pur conscia che i ruoli di amico e amante sono ben distinti,mi sentii messa in secondo piano.Pensai che dopo la morte di x sarebbe tornato tutto come prima ma ovviamente non fu così:io ero sempre più tesa,ogni volta che gli chiedevo se per lui ero importante mi rispondeva:"certo, secondo te come faccio ad andare avanti dopo la morte di x?",ed ebbi la forte sensazione di essere una sostituta. Un giorno non riuscii più a tenermelo dentro e gli urlai tutto quello che pensavo,in strada.Seguì la degenerazione del rapporto.Lui 3 volte preparò tutto il necessario per un suicidio ma non compì mai il gesto. La 2°volta mi precipitai a casa sua e lui disse che mi stavo inventando tutto, che mi aveva lasciato e non lo accettavo.Lo disse con tanta fermezza che credetti davvero di essermi immaginata tutto, scoppiai in lacrime e dovettero staccarmi a forza dal suo letto. La 3°non andai da lui,lo convinsi che doveva alzarsi da solo,e funzionò.Da allora siamo rifioriti,ora stiamo benissimo insieme e lui ha superato isuoi problemi.
Io però continuo ad avere sogni angosciosi e a pensare ogni giorno alla morte del suo amico,quasi mi sentissi in colpa di essere sana.Ne parlo con il mio ragazzo,ma mi sento in colpa per ricordarglielo..
[#1]
gentile ragazza più che di odio parlerei di probabili difese che mette in atto per difendersi da una possibile angoscia dalle conseguenze che una eventuale malattia ( di chiunque) possa determinare. Resta il fatto che questo suo atteggiamento la intrappola in pensieri negativi che non fanno altro che peggiorare e/o mantenere in vita il suo malessere. forse è arrivato il momento di parlarne con uno psicologo.
saluti
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.3k visite dal 13/08/2011.
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