Situazione delicata bambina

Gentili dottori, sono a porvi alcune richieste per avere, se possibile, un orientamento su come comportarmi. Per motivi di lavoro seguo famiglie immigrate in Italia.Ultimamente mi occupo di una famiglia composta da padre, figlia e zio (fratello del padre). La bambina è giunta in Italia per raggiungere il padre (che non vedeva da 9 anni) con, matrigna, fratellastro e questo zio (ha lasciato la mamma nel paese d'origine). Una volta ottenuto il permesso di SOggiorno matrigna e fratellastro sono spariti, e lei è rimasta con il papà e con lo zio. A seguito di diversi problemi con il lavoro il papà e lo zio hanno dovuto cercare 2 abitazioni diverse. La figlia è andata con il papà, poiché lo zio vive in convivenza con altri uomini in una sorta di dormitorio.
Da quel giorno in cui non ha potuto vivere con lo zio la bambina manifesta un fortissimo disprezzo nei confronti del padre e sostiene di non poter vivere con il padre ma di aver bisogno dello zio, soprattutto per poter dormire.
La bambina mi ha infatti raccontato che dal viaggio dal suo paese fino a quando ha vissuto con loro lei ha dormito insieme allo zio. La bambina ha 10 anni lo zio 25.
Ammetto che la questione del dormire assieme mi ha colpita; da una parte vi è la mia consapevolezza del fatto che questo zio è la famiglia della bambina, dall'altra la paura che questo attaccamento nasconda una morbosità potenzialemnte dannosa per la bambina, se non addirittura un rapporto equivoco con questo zio.
Mi rendo conto della difficoltà di risposta ad un caso per di più riportato ma vi chiedo se non sia il caso di far intervenire uno specialista e se sì a che tipo di specialista rivolgermi. Inoltre vi chiedo, e scusate la mia stupidità, se vi è qualche sorta di "segno" che potrei vedere nella bimba che mi possa aiutare a capire l'eventuale pericolosità del rapporto con lo zio. Sottolineo inoltre che, in tutto questo, il padre è di fatto assente nella relazione con la bambina.
Vi ringrazio moltissimo
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<Per motivi di lavoro seguo famiglie immigrate in Italia.>
Potrebbe cortesemente spiegare a che titolo e in quale ruolo si occupa di questo caso?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
Utente
Utente
Gent.le dottoressa Rinella, mi scuso per non aver specificato prima il mio ruolo. Mi occupo di ricerca casa, accoglienza, segretariato sociale per famiglie in difficoltà (tra cui famiglie immigrate). Lavoro per un'associazione in convenzione con Enti pubblici. Il mio lavoro è anche quello di orientare ai servizi del territorio in modo corretto. Spero di essere stata sufficienemente chiara.
Sono a richiedere questo consulto poiché il nucleo in questione non può rivolgersi ai servizi del consultorio familiare (visto le restrittive regole sui criteri di residenza) e, quindi, noi che come associazione seguiamo alcuni aspetti abbiamo pensato utile trovare comunque il modo di sostenere la minore.
Grazie
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Signora,
E'veramente difficoltoso offrire consulenze online, per altre persone poi, lo è anocora di più.
Nel centro dove lavora lei, non è presente uno psicologo?
Provi solamente ad offrire un clima di ascolto attento ed empatico alla bambina, di più non può fare, se non eventualemnte segnalarla ad uno psicologo.
Cari saluti

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

in questi servizi solitamente si discute in equipe di tali problematiche.

Per come la vedo io non ha molto senso chiedere qui, anche per i limiti del consulto on line, e poi magari riportare queste IPOTESI al lavoro.

Perchè non ne discute in equipe con i Suoi colleghi prima?

Perchè ha pensato subito al consultorio?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile signora,
le suggerisco anch'io di affrontare il caso in équipe.

Solitamente in progetti come quello dell'associazione per la quale lavora, si crea una rete di interlocutori (strutture pubbliche e del privato sociale) ai quali l'organizzazione può riferirsi per casi complessi che esulano, in tutto o in parte, dall'ambito delle proprie attività e competenze.

Cordialmente
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Utente
Utente
Gentili Dottori, scusate il mancato rimando da parte mia, ma ero senza pc. Innanzitutto Vi ringrazio veramente per la Vostra attenzione, obiettività e professionalità. I consigli che mi avete dato dimostrano la serietà con cui viene preso in considerazione ogni consulto, anche il mio, che ammetto era veramente astratto e complesso.
Il caso in equipe è stato trattato più volte (all'equipe non partecipa nessno psicologo, ci sono solo educatori ed operatori sociali), il punto è che se la "segnalazione" al servizio competente provenisse dalla mia associazione questo metterebbe in moto la segnalazione alla procura, con ciò che ne consegue. Prima di procedere in questo modo, quindi, stiamo cercando di capire come muoverci. La sera che Vi ho scritto, probabilmente ero semplicemente un po' preoccupata e, seppur a casa mia, volevo evidentemente sentirmi in qualche modo ancora utile per questo caso.
Vi ringrazio nuovamente per la disponibilità e serietà.