Attaccamento ansioso
Buongiorno a tutti.
Ho 33 anni, ha chiuso da poche settimane una storia di due anni per me molto importante e sto riflettendo molto su me stessa. Leggendo vari articoli in internet, sono venuta a conoscenza dei vari modelli di attaccamento a un partner, i quali dipendono dal tipo di rapporto con i propri genitori. Mi rendo conto che il mio attaccamento ai ragazzi che ho avuto è di tipo ansioso. Al mio ultimo ragazzo non sapevo esprimere i miei bisogni, soprattutto di momenti solo per noi due, ed ero assolutamente accondiscendente ed accogliente con lui. Mi facevo andare bene tutto. Spesso però mi sentivo estremamente insicura nei suoi confronti, cercavo continue rassicurazioni e mettevo in atto degli atteggiamenti "di sfida" per testare il suo attaccamento, quasi per farmi lasciare. Non sono mai arrivata a livelli patologici, lui poi dimostrava grande pazienza e la nostra storia è finita soprattutto per altri motivi, di tipo diciamo così, pratico.
Vorrei tanto risolvere questo mio problema, di cui mi rendo lucidamente conto.
Ero una bambina molto timida e remissiva, che non chiedeva mai nulla. Mia madre era molto giovane e quando ero piccola lavorava moltissimo. Sono cresciuta con i nonni e le zie più giovani. Ora sono una ragazza all'apparenza solare, estroversa e sicura di sè, ma in realtà credo di essere piuttosto insicura. Oggi con i miei genitori ho un buon rapporto, molto aperto, spesso alla pari. A differenza di quando ero piccola però mia madre è molto apprensiva, mi controlla e a volte, anche in presenza di altri, mi tratta come una bambina, anche se poi lei stessa è molto insicura e a volte mi sento un importante sostegno nella sua vita, dandole spesso anche consigli di lavoro o nel suo rapporto con gli altri.
Se tra qualche tempo incontrerò un uomo che mi piace, come dovrò fare per arginare questa mia insicurezza e costruire con lui un rapporto sano ed equilibrato?
Dimenticavo, qualche anno fa, in seguito alla fine di un rapporto con un narcisista che mi aveva assolutamente distrutta, ho intrapreso un percorso con una psicologa, che negli ultimi due anni ho rivisto anche se molto di rado. Grazie a questo percorso sono rinata e diventata molto più consapevole su me stessa. Non sono mai arrivata però con lei al nocciolo della questione, nè a vedere il tutto così lucidamente.
Grazie mille per le vostre risposte.
Ho 33 anni, ha chiuso da poche settimane una storia di due anni per me molto importante e sto riflettendo molto su me stessa. Leggendo vari articoli in internet, sono venuta a conoscenza dei vari modelli di attaccamento a un partner, i quali dipendono dal tipo di rapporto con i propri genitori. Mi rendo conto che il mio attaccamento ai ragazzi che ho avuto è di tipo ansioso. Al mio ultimo ragazzo non sapevo esprimere i miei bisogni, soprattutto di momenti solo per noi due, ed ero assolutamente accondiscendente ed accogliente con lui. Mi facevo andare bene tutto. Spesso però mi sentivo estremamente insicura nei suoi confronti, cercavo continue rassicurazioni e mettevo in atto degli atteggiamenti "di sfida" per testare il suo attaccamento, quasi per farmi lasciare. Non sono mai arrivata a livelli patologici, lui poi dimostrava grande pazienza e la nostra storia è finita soprattutto per altri motivi, di tipo diciamo così, pratico.
Vorrei tanto risolvere questo mio problema, di cui mi rendo lucidamente conto.
Ero una bambina molto timida e remissiva, che non chiedeva mai nulla. Mia madre era molto giovane e quando ero piccola lavorava moltissimo. Sono cresciuta con i nonni e le zie più giovani. Ora sono una ragazza all'apparenza solare, estroversa e sicura di sè, ma in realtà credo di essere piuttosto insicura. Oggi con i miei genitori ho un buon rapporto, molto aperto, spesso alla pari. A differenza di quando ero piccola però mia madre è molto apprensiva, mi controlla e a volte, anche in presenza di altri, mi tratta come una bambina, anche se poi lei stessa è molto insicura e a volte mi sento un importante sostegno nella sua vita, dandole spesso anche consigli di lavoro o nel suo rapporto con gli altri.
Se tra qualche tempo incontrerò un uomo che mi piace, come dovrò fare per arginare questa mia insicurezza e costruire con lui un rapporto sano ed equilibrato?
Dimenticavo, qualche anno fa, in seguito alla fine di un rapporto con un narcisista che mi aveva assolutamente distrutta, ho intrapreso un percorso con una psicologa, che negli ultimi due anni ho rivisto anche se molto di rado. Grazie a questo percorso sono rinata e diventata molto più consapevole su me stessa. Non sono mai arrivata però con lei al nocciolo della questione, nè a vedere il tutto così lucidamente.
Grazie mille per le vostre risposte.
[#1]
Gentile utente,
che tipo di percorso ha fatto con la psicologa?
che tipo di percorso ha fatto con la psicologa?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Gentile Utente,
il mio suggerimento è di non ricercare sul web autodiagnosi, ma piuttosto tornare da questa psicologa, dal momento che l'ha aiutata, e arrivare al nocciolo della questione.
Sapere che tipo di attaccamento abbiamo avuto da bambini non è la certezza per sviluppare una patologia da adulti. Anche perchè, come Lei stessa ha scritto, negli anni è cambiata.
Ad oggi non ci sono correlazioni tra un tipo di attaccamento (ad es. se sono evitante non significa che diventerò malata da adulta).
L'unica correlazione è tra attaccamento disorganizzato e disturbo bordeline, ma non è il Suo caso.
Ci sono nella vita di tutti i giorni moltissime esperienze "correttive".
Quindi, colga l'occasione per "sistemare" ciò che Le crea disagio, se ritiene.
Se vuole c'è un libro molto bello di Lucia Carli, dal titolo "Attaccamento e legami di coppia": sono certa Le chiarirà le idee molto di più di ciò che trova on line.
Un cordiale saluto.
il mio suggerimento è di non ricercare sul web autodiagnosi, ma piuttosto tornare da questa psicologa, dal momento che l'ha aiutata, e arrivare al nocciolo della questione.
Sapere che tipo di attaccamento abbiamo avuto da bambini non è la certezza per sviluppare una patologia da adulti. Anche perchè, come Lei stessa ha scritto, negli anni è cambiata.
Ad oggi non ci sono correlazioni tra un tipo di attaccamento (ad es. se sono evitante non significa che diventerò malata da adulta).
L'unica correlazione è tra attaccamento disorganizzato e disturbo bordeline, ma non è il Suo caso.
Ci sono nella vita di tutti i giorni moltissime esperienze "correttive".
Quindi, colga l'occasione per "sistemare" ciò che Le crea disagio, se ritiene.
Se vuole c'è un libro molto bello di Lucia Carli, dal titolo "Attaccamento e legami di coppia": sono certa Le chiarirà le idee molto di più di ciò che trova on line.
Un cordiale saluto.
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Ex utente
Quando arrivai da lei ero a pezzi, non avevo più autostima e mi davo tutte le colpe per la fine di quella storia. Lei mi ha aiutato a vedere le cose da un'altra prospettiva e a ritrovare me stessa. Ho capito i comportamenti manipolatori di lui e finalmente ho reagito. Mi ha seguita per i due anni successivi. In seguito ho avuto delle storielle che non si sono mai veramente concretizzate in cui cercavo di avere io il controllo della situazione, in breve mi comportavo come un uomo, corteggiavo, prendevo io l'iniziativa pur se in modo soft...e non concludevo nulla di buono.
Lei mi ripeteva che dovevo imparare la pazienza e a lasciarmi guidare...Dopo tre anni così ho incotrato il mio ultimo ragazzo, molto più giovane di me, che mi ha voluta a tutti i costi. Nel corso della nostra storia, in cui c'erano molti problemi pratici (differenza d'età, distanza, una certa diffidenza da parte dei miei), ho diradato gli incontri e questa mia insicurezza nel rapporto di coppia si può dire che sia esplosa. Non ho mai affrontato direttamente il problema durante le sedute, solo sfiorato, anche perchè non ne ero così consapevole. Non so se lei lo sia. L'ultima volta che ci siamo viste mi ha detto che questa storia dimostra che devo lavorare ancora sulla mia tendenza a diventare troppo dipendente nel corso di una relazione.
Purtroppo, a distanza di 5 anni, e appena conclusa questa storia con un ragazzo giovane e inesperto ma comunque dolce e innamorato, il narcisista ha ricominciato a cercarmi, convinto che sarei caduta ai suoi piedi...ho cercato la psicologa per un aiuto e lei mi ha consigliato di assecondarlo, pur senza cedere, tenendolo in sospeso, senza sbilanciarmi. Cosa che non volevo assolutamente. Volevo dimostrarmi ferma e serena con lui, ma fargli capire senza equivoci che le sue attenzioni non mi interessavano minimamente. Questo comportamento della psicologa mi ha fatto perdere fiducia in lei e adesso non mi sento più di tornare in piena tranquillità per continuare il mio percorso.
Grazie.
Lei mi ripeteva che dovevo imparare la pazienza e a lasciarmi guidare...Dopo tre anni così ho incotrato il mio ultimo ragazzo, molto più giovane di me, che mi ha voluta a tutti i costi. Nel corso della nostra storia, in cui c'erano molti problemi pratici (differenza d'età, distanza, una certa diffidenza da parte dei miei), ho diradato gli incontri e questa mia insicurezza nel rapporto di coppia si può dire che sia esplosa. Non ho mai affrontato direttamente il problema durante le sedute, solo sfiorato, anche perchè non ne ero così consapevole. Non so se lei lo sia. L'ultima volta che ci siamo viste mi ha detto che questa storia dimostra che devo lavorare ancora sulla mia tendenza a diventare troppo dipendente nel corso di una relazione.
Purtroppo, a distanza di 5 anni, e appena conclusa questa storia con un ragazzo giovane e inesperto ma comunque dolce e innamorato, il narcisista ha ricominciato a cercarmi, convinto che sarei caduta ai suoi piedi...ho cercato la psicologa per un aiuto e lei mi ha consigliato di assecondarlo, pur senza cedere, tenendolo in sospeso, senza sbilanciarmi. Cosa che non volevo assolutamente. Volevo dimostrarmi ferma e serena con lui, ma fargli capire senza equivoci che le sue attenzioni non mi interessavano minimamente. Questo comportamento della psicologa mi ha fatto perdere fiducia in lei e adesso non mi sento più di tornare in piena tranquillità per continuare il mio percorso.
Grazie.
[#4]
>>> Vorrei tanto risolvere questo mio problema, di cui mi rendo lucidamente conto.
>>>
Eviti di classificare le persone e patologizzare se stessa e gli altri servendosi di una nomenclatura. Termini come "attaccamento ansioso" e "narcisista" le sviano l'attenzione e non l'aiutano ad arrivare al probabile nocciolo del problema: che non basta rendersi conto lucidamente di avere un problema per risolverlo, occorre *sentirlo*. È questo il passo che, con tutta probabilità, ancora le manca. Sa che l'altro è un manipolatore, eppure non riesce a non comportarsi in modo tale da essere manipolata.
Il problema non è il narcisista manipolatore, è che lei ci ricasca e si lascia manipolare.
Il suggerimento della psicologa di mantenersi in equilibrio senza cedere era probabilmente corretto, ma dev'essersi scontrato con il suo grande bisogno all'acquiescenza e così non se l'è sentita di metterlo in atto.
Comunque, se non si sente di tornarci, può sempre rivolgersi a un diverso professionista, anzi dovrebbe, perché da qui non possiamo esserle granché d'aiuto, purtroppo.
Cordiali saluti
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Eviti di classificare le persone e patologizzare se stessa e gli altri servendosi di una nomenclatura. Termini come "attaccamento ansioso" e "narcisista" le sviano l'attenzione e non l'aiutano ad arrivare al probabile nocciolo del problema: che non basta rendersi conto lucidamente di avere un problema per risolverlo, occorre *sentirlo*. È questo il passo che, con tutta probabilità, ancora le manca. Sa che l'altro è un manipolatore, eppure non riesce a non comportarsi in modo tale da essere manipolata.
Il problema non è il narcisista manipolatore, è che lei ci ricasca e si lascia manipolare.
Il suggerimento della psicologa di mantenersi in equilibrio senza cedere era probabilmente corretto, ma dev'essersi scontrato con il suo grande bisogno all'acquiescenza e così non se l'è sentita di metterlo in atto.
Comunque, se non si sente di tornarci, può sempre rivolgersi a un diverso professionista, anzi dovrebbe, perché da qui non possiamo esserle granché d'aiuto, purtroppo.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#5]
Gentile utente,
credo che le sarebbe utile affrontare con l’aiuto di un professionista le aree finora solo sfiorate o inesplorate nel lavoro già svolto con la psicologa, come ad esempio le sue modalità di porsi nelle relazioni sentimentali, forse il tipo scelte in merito e, dal mio punto di vista, il rapporto attuale con sua madre che, da quanto riferisce, non sembrerebbe essersi del tutto evoluto verso modalità più mature e consone al suo stato adulto.
Se ritiene di aver perso fiducia nella psicologa che la seguiva, potrebbe attivarsi per cercare un altro specialista che saprebbe, diversamente che da qui, valutare con i dovuti elementi alla mano su cosa e come lavorare insieme a lei.
Molti auguri
credo che le sarebbe utile affrontare con l’aiuto di un professionista le aree finora solo sfiorate o inesplorate nel lavoro già svolto con la psicologa, come ad esempio le sue modalità di porsi nelle relazioni sentimentali, forse il tipo scelte in merito e, dal mio punto di vista, il rapporto attuale con sua madre che, da quanto riferisce, non sembrerebbe essersi del tutto evoluto verso modalità più mature e consone al suo stato adulto.
Se ritiene di aver perso fiducia nella psicologa che la seguiva, potrebbe attivarsi per cercare un altro specialista che saprebbe, diversamente che da qui, valutare con i dovuti elementi alla mano su cosa e come lavorare insieme a lei.
Molti auguri
[#6]
"...devo lavorare ancora sulla mia tendenza a diventare troppo dipendente nel corso di una relazione..."
Questo può essere un punto da cui ripartire.
Può seguire il suggerimento della dott.ssa Rinella, cambiando terapeuta, oppure, se se la sente, parlare anche di come si è sentita con questa psicologa e, se ritrova la fiducia in lei, lavorare per i Suoi obiettivi terapeutici.
Saluti,
Questo può essere un punto da cui ripartire.
Può seguire il suggerimento della dott.ssa Rinella, cambiando terapeuta, oppure, se se la sente, parlare anche di come si è sentita con questa psicologa e, se ritrova la fiducia in lei, lavorare per i Suoi obiettivi terapeutici.
Saluti,
[#7]
Cara Ragazza,
cercare online diagnosi per il proprio o altrui modo d'amare, non l'aiuterà a risolvere le sue difficoltà.
Se desidera fare chiarezza e trovare nuovi e più funzionali modalità di rapporto con se stessa e con i partners, valuti l'ipotesi di rivolgersi ad uno psicologo, magari un altro dal precedente.
Legga, se desidera, questo mio articolo, forse troverà qualche spunto di riflessione.
Cari saluti
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/809-gli-amoredipendenti-dipendenza-d-amore.html
cercare online diagnosi per il proprio o altrui modo d'amare, non l'aiuterà a risolvere le sue difficoltà.
Se desidera fare chiarezza e trovare nuovi e più funzionali modalità di rapporto con se stessa e con i partners, valuti l'ipotesi di rivolgersi ad uno psicologo, magari un altro dal precedente.
Legga, se desidera, questo mio articolo, forse troverà qualche spunto di riflessione.
Cari saluti
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/809-gli-amoredipendenti-dipendenza-d-amore.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#8]
Ex utente
Grazie di cuore a tutti per le risposte. seguirò i vostri consigli.
Dottoressa Randone, grazie per l'articolo. Mi ci riconosco, anche se per fortuna solo in parte. Il mio ultimo ragazzo è una persona molto equilibrata, che in effetti non viveva sempre bene il mio attaccamento, anche se cercava davvero di capirmi e aiutarmi. E in certi momenti con lui non mi mancava davvero nulla...
Dottoressa Pileci, seguirò senz'altro il suo consiglio e cercherò quel libro.
Dottor Santonocito, per me l'approvazione degli altri è importante, ma non la ricerco a ogni costo e di solito accetto le critiche e cerco di usarle in modo costruttivo, soprattutto se arrivano dalle persone che stimo.
Quest'uomo con cui ho avuto una storia anni fa, il narcisista per intenderci, dopo la fine della nostra storia, nonostante mi avesse lasciata lui, sembrava non volesse lasciarmi andare avanti. Complice il fatto che abitiamo nello stesso paese e anche piuttosto vicini, arrivò a pedinarmi e a fare di tutto per attirare la mia attenzione. Per un periodo non potevo entrare in un bar o in un locale del mio paese senza trovarmelo addosso, anche se dopo aver fatto di tutto per attirare la mia attenzione mi ignorava. Una volta mi ha perfino aspettata fuori dallo studio del mio medico di famiglia e poi mi ha seguita in farmacia. Avevo la febbre alta quel giorno. E questo è stato l'elemento che mi ha spinta a cercare aiuto, perchè mi davo tutte le colpe e mi sentivo una fallita per la fine di quella storia e anche per questo non capivo le sue attenzioni malate.
Per questo quando è tornato mi sono rivolta alla psicologa. Ero spaventata, avevo paura che ricominciasse con le solite modalità. La mia storia era appena finita e mi sentivo fragile. e avevo bisogno di ricominciare una vita serena al mio paese, senza averlo sempre tra i piedi. Per due anni non ci eravamo mai visti, anche perchè io trascorrevo molto tempo dal mio ragazzo, che abitava piuttosto lontano. Mi sono rivolta alla psicologa chiedendole semplicemente quale fosse il modo migliore per far sì che questo soggetto perdesse in fretta l'interesse nei miei confronti e riconquistarmi non tornasse ad essere una sfida, come la prima volta. La risposta è stata che dovevo fare attenzione a non scatenare la sua rabbia (e mi sono anche spaventata, tra le righe ho letto che lo riteneva pericoloso, anche se per lui niente conta più della sua immagine sociale), ma anche, cosa che mi ha lasciata molto perplessa, che dovevo in breve "tenerlo in ballo" e dirgli cose del tipo che io non potevo tornare a frequentarlo non perchè la cosa non mi interessasse, ma per una sorta di "promessa che avevo fatto a me stessa". Questa opzione per me era inaccettabile...non intendevo fargli credere di essere ancora interessata a lui, dopo tutto il male che mi aveva fatto, ma soprattutto l'ho giudicata una "strategia" controproducente: se mi avesse vista titubante, anzichè decisa nel respingerlo, ho paura che avrebbe insistito. Da qui le mie perplessità. Alla luce di quello che vi ho raccontato, cosa mi consigliate? Cambio e ricomincio da capo (e ora che lei mi conosce così bene, sarebbe una grande fatica!) o insisto con lei?
Grazie di nuovo per la vostra attenzione!
Dottoressa Randone, grazie per l'articolo. Mi ci riconosco, anche se per fortuna solo in parte. Il mio ultimo ragazzo è una persona molto equilibrata, che in effetti non viveva sempre bene il mio attaccamento, anche se cercava davvero di capirmi e aiutarmi. E in certi momenti con lui non mi mancava davvero nulla...
Dottoressa Pileci, seguirò senz'altro il suo consiglio e cercherò quel libro.
Dottor Santonocito, per me l'approvazione degli altri è importante, ma non la ricerco a ogni costo e di solito accetto le critiche e cerco di usarle in modo costruttivo, soprattutto se arrivano dalle persone che stimo.
Quest'uomo con cui ho avuto una storia anni fa, il narcisista per intenderci, dopo la fine della nostra storia, nonostante mi avesse lasciata lui, sembrava non volesse lasciarmi andare avanti. Complice il fatto che abitiamo nello stesso paese e anche piuttosto vicini, arrivò a pedinarmi e a fare di tutto per attirare la mia attenzione. Per un periodo non potevo entrare in un bar o in un locale del mio paese senza trovarmelo addosso, anche se dopo aver fatto di tutto per attirare la mia attenzione mi ignorava. Una volta mi ha perfino aspettata fuori dallo studio del mio medico di famiglia e poi mi ha seguita in farmacia. Avevo la febbre alta quel giorno. E questo è stato l'elemento che mi ha spinta a cercare aiuto, perchè mi davo tutte le colpe e mi sentivo una fallita per la fine di quella storia e anche per questo non capivo le sue attenzioni malate.
Per questo quando è tornato mi sono rivolta alla psicologa. Ero spaventata, avevo paura che ricominciasse con le solite modalità. La mia storia era appena finita e mi sentivo fragile. e avevo bisogno di ricominciare una vita serena al mio paese, senza averlo sempre tra i piedi. Per due anni non ci eravamo mai visti, anche perchè io trascorrevo molto tempo dal mio ragazzo, che abitava piuttosto lontano. Mi sono rivolta alla psicologa chiedendole semplicemente quale fosse il modo migliore per far sì che questo soggetto perdesse in fretta l'interesse nei miei confronti e riconquistarmi non tornasse ad essere una sfida, come la prima volta. La risposta è stata che dovevo fare attenzione a non scatenare la sua rabbia (e mi sono anche spaventata, tra le righe ho letto che lo riteneva pericoloso, anche se per lui niente conta più della sua immagine sociale), ma anche, cosa che mi ha lasciata molto perplessa, che dovevo in breve "tenerlo in ballo" e dirgli cose del tipo che io non potevo tornare a frequentarlo non perchè la cosa non mi interessasse, ma per una sorta di "promessa che avevo fatto a me stessa". Questa opzione per me era inaccettabile...non intendevo fargli credere di essere ancora interessata a lui, dopo tutto il male che mi aveva fatto, ma soprattutto l'ho giudicata una "strategia" controproducente: se mi avesse vista titubante, anzichè decisa nel respingerlo, ho paura che avrebbe insistito. Da qui le mie perplessità. Alla luce di quello che vi ho raccontato, cosa mi consigliate? Cambio e ricomincio da capo (e ora che lei mi conosce così bene, sarebbe una grande fatica!) o insisto con lei?
Grazie di nuovo per la vostra attenzione!
[#9]
Questa è una decisione che solo lei può prendere, non sarebbe opportuno consigliarla in un verso o nell'altro. Secondo logica, lo psicologo più adatto sarebbe quello più in grado di risolverci il problema. Sta di fatto però che per alcune persone è difficile permettere allo psicologo di aiutarle, pur volendolo. Addirittura alcuni vanno in terapia non per cambiare ma per chiedere tacitamente d'imparare a convivere con il proprio limite, o per altri motivi ancora.
Quindi anche se questa psicologa fosse adatta a lei, da qui non avremmo modo di saperlo.
La cosa più semplice sarebbe suggerirle: ci torni, si affidi a lei e faccia per filo e per segno quanto le prescrive.
Ma lei ne sarebbe in grado?
Può leggere qui sull'argomento:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/375-la-resistenza-in-psicoterapia.html
Cordiali saluti
Quindi anche se questa psicologa fosse adatta a lei, da qui non avremmo modo di saperlo.
La cosa più semplice sarebbe suggerirle: ci torni, si affidi a lei e faccia per filo e per segno quanto le prescrive.
Ma lei ne sarebbe in grado?
Può leggere qui sull'argomento:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/375-la-resistenza-in-psicoterapia.html
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 5.2k visite dal 05/08/2011.
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Approfondimento su Narcisismo
Come si comporta il narcisista? Quali sono i segnali del narcisismo? Come superare una relazione con un soggetto con personalità narcisistica e il love bombing?