Silenzi di mio padre...
Buongiorno dottori, vorrei avere un vostro parere sulla situazione che vi descriverò.
Io vivo lontano da casa per motivi di studio e torno dai miei per le feste comandate e tornerò anche tra circa due settimane.
I miei genitori non sono mai andati d'accordo eppure non hanno mai divorziato...ricordo sempre discussioni tra loro, discussioni per motivi futili a mio parere, tipo incomprensioni tra le rispettive famiglie di origine...
Mia mamma è casalinga e quindi dipende economicamente da mio padre, nemmeno io ho una entrata economica mia, se non saltuariamente.
Vengo al punto...mio padre in casa non parla quasi mai. Dice "sì, no, va bene" e poco altro...
Ha sempre lo sguardo arrabbiato, non sorride mai. Non mi ha mai fatto una carezza, un abbraccio, un complimento, un regalo.
C'è da dire però che economicamente non mi ha fatto mancare nulla, sia come cibo, vestiti, pagamento studi, nei limiti delle sue possibilità naturalmente.
Le volte in cui lo sento parlare a pranzo è perchè magari mio fratello parla di una notizia di cronaca e la commentano. Io però non partecipo perchè parlar di morti o di disoccupazione mentre mangio, mi fa passare l'appetito.
Di me con lui non parlo perchè tutto ciò che lui sa di me poi lo riferisce alla sua famiglia (zia, nonna) e la considero una grave violazione della mia privacy, anche perchè con queste persone non ho un buon rapporto.
Lui ha detto ai suoi parenti e amici, in passato, anche di miei problemi di salute...capisco che forse si sia sfogato ma non è bello sapere che gente estranea sappia tutto di me.
Quando vado a trovare la famiglia di lui perchè quasi mi obbliga a farlo, mi sento come se fossi in una setta, mi chiedono di me, cose che già sanno tra l'altro e io sono costretta a rispondere o mio padre mi darebbe della maleducata.
Io vorrei dir loro che sarebbe più proficuo per la loro anima, dedicarsi al giardinaggio piuttosto che ai fatti miei, ma non posso...non so come reagirebbe mio padre.
A me questi silenzi spaventano, mi chiedo cosa trama in quella testa. Vi confesso che quando ad es. mi accompagna in aereoporto (due ore di macchina) ho paura che mi faccia qualcosa. A volte anche in presenza di altre persone alza la voce con mia mamma, la cosa è imbarazzante e io da donna mi sento umiliata per mia mamma.
Vorrei poterla difendere, dirgli di aver rispetto di lei, ma ho paura.
Mia mamma a volte gli risponde, sembra fomentare la rabbia di lui...Io le dico che non dovrebbe farlo, che non è prudente, ma lei non mi ascolta.
Ammesso che io non sia motivo di orgoglio per mio papà, non capisco perchè lui sia così inaffettivo anche con mio fratello che ha solo sedici anni.
E' un ragazzo poco studioso ma trasmette voglia di vivere ed è dolcissimo.
Per completare la descrizione posso dirvi che che lui con la sua famiglia e amici parla e l'ho visto anche sorridere.
So che non avete la sfera magica ma da questi pochi elementi, secondo voi, è una persona potenzialmente violenta?
Vi ringrazio e saluto cordialmente.
Io vivo lontano da casa per motivi di studio e torno dai miei per le feste comandate e tornerò anche tra circa due settimane.
I miei genitori non sono mai andati d'accordo eppure non hanno mai divorziato...ricordo sempre discussioni tra loro, discussioni per motivi futili a mio parere, tipo incomprensioni tra le rispettive famiglie di origine...
Mia mamma è casalinga e quindi dipende economicamente da mio padre, nemmeno io ho una entrata economica mia, se non saltuariamente.
Vengo al punto...mio padre in casa non parla quasi mai. Dice "sì, no, va bene" e poco altro...
Ha sempre lo sguardo arrabbiato, non sorride mai. Non mi ha mai fatto una carezza, un abbraccio, un complimento, un regalo.
C'è da dire però che economicamente non mi ha fatto mancare nulla, sia come cibo, vestiti, pagamento studi, nei limiti delle sue possibilità naturalmente.
Le volte in cui lo sento parlare a pranzo è perchè magari mio fratello parla di una notizia di cronaca e la commentano. Io però non partecipo perchè parlar di morti o di disoccupazione mentre mangio, mi fa passare l'appetito.
Di me con lui non parlo perchè tutto ciò che lui sa di me poi lo riferisce alla sua famiglia (zia, nonna) e la considero una grave violazione della mia privacy, anche perchè con queste persone non ho un buon rapporto.
Lui ha detto ai suoi parenti e amici, in passato, anche di miei problemi di salute...capisco che forse si sia sfogato ma non è bello sapere che gente estranea sappia tutto di me.
Quando vado a trovare la famiglia di lui perchè quasi mi obbliga a farlo, mi sento come se fossi in una setta, mi chiedono di me, cose che già sanno tra l'altro e io sono costretta a rispondere o mio padre mi darebbe della maleducata.
Io vorrei dir loro che sarebbe più proficuo per la loro anima, dedicarsi al giardinaggio piuttosto che ai fatti miei, ma non posso...non so come reagirebbe mio padre.
A me questi silenzi spaventano, mi chiedo cosa trama in quella testa. Vi confesso che quando ad es. mi accompagna in aereoporto (due ore di macchina) ho paura che mi faccia qualcosa. A volte anche in presenza di altre persone alza la voce con mia mamma, la cosa è imbarazzante e io da donna mi sento umiliata per mia mamma.
Vorrei poterla difendere, dirgli di aver rispetto di lei, ma ho paura.
Mia mamma a volte gli risponde, sembra fomentare la rabbia di lui...Io le dico che non dovrebbe farlo, che non è prudente, ma lei non mi ascolta.
Ammesso che io non sia motivo di orgoglio per mio papà, non capisco perchè lui sia così inaffettivo anche con mio fratello che ha solo sedici anni.
E' un ragazzo poco studioso ma trasmette voglia di vivere ed è dolcissimo.
Per completare la descrizione posso dirvi che che lui con la sua famiglia e amici parla e l'ho visto anche sorridere.
So che non avete la sfera magica ma da questi pochi elementi, secondo voi, è una persona potenzialmente violenta?
Vi ringrazio e saluto cordialmente.
[#1]
Scusi, non sono sicuro d'aver capito bene: ha iniziato parlando di suo padre ma ci sta chiedendo un parere su suo fratello?
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Gentile ragazza,
ciò che ha descritto sembrerebbe riferirsi a una situazione familiare complessa, con dinamiche di relazione disfunzionali non solo tra i suoi genitori,ma in tutto il nucleo e la famiglia allargata.
Colpisce in particolare la grande difficoltà nei rapporti con suo padre e il senso di estraneità che sente verso di lui e la sua famiglia d'origine con la quale suo padre ha rapporti "privilegiati".
Da qui non è possibile rispondere alla sua domanda, ma da ciò che espone sembra che nulla di particolarmente violento sia accaduto finora.
Un punto che però a me pare importante sono le paure che lei nutre nei confronti di suo padre, il suo disagio nello stare da sola con lui, il timore che possa fare del male a lei e a sua madre.
In linea del tutto generale in questi casi sarebbe opportuno l'intervento di un terapeuta familiare per l'intero nucleo, ma nel suo caso specifico non so quanto ciò possa essere praticabile.
Sarebbe però utile per lei rivolgersi personalmente ad uno psicologo/psicoterapeuta per essere aiutata ad affrontare e vivere in modo diverso le dinamiche familiari in atto, progettare la sua vita futura al di fuori della sua famiglia e non sentirsi così responsabile per ciò che succede tra suo padre e sua madre che, come dice lei hanno sempre litigato e mai divorziato.
Molti auguri
ciò che ha descritto sembrerebbe riferirsi a una situazione familiare complessa, con dinamiche di relazione disfunzionali non solo tra i suoi genitori,ma in tutto il nucleo e la famiglia allargata.
Colpisce in particolare la grande difficoltà nei rapporti con suo padre e il senso di estraneità che sente verso di lui e la sua famiglia d'origine con la quale suo padre ha rapporti "privilegiati".
Da qui non è possibile rispondere alla sua domanda, ma da ciò che espone sembra che nulla di particolarmente violento sia accaduto finora.
Un punto che però a me pare importante sono le paure che lei nutre nei confronti di suo padre, il suo disagio nello stare da sola con lui, il timore che possa fare del male a lei e a sua madre.
In linea del tutto generale in questi casi sarebbe opportuno l'intervento di un terapeuta familiare per l'intero nucleo, ma nel suo caso specifico non so quanto ciò possa essere praticabile.
Sarebbe però utile per lei rivolgersi personalmente ad uno psicologo/psicoterapeuta per essere aiutata ad affrontare e vivere in modo diverso le dinamiche familiari in atto, progettare la sua vita futura al di fuori della sua famiglia e non sentirsi così responsabile per ciò che succede tra suo padre e sua madre che, come dice lei hanno sempre litigato e mai divorziato.
Molti auguri
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#3]
Ex utente
Gentile Dott. Santonocito, no, chiedevo appunto di mio padre...ho accennato solo di mio fratello per dire che è poco affettuoso anche con lui, nonostante sua solo un ragazzino e con un carattere molto aperto e dolce.
Ne approfitto per farle i miei complimenti...ho letto delle sue risposte ad altri utenti e mi piace il modo in cui lei mette le persone di fronte ai fatti, senza troppi giri di parole.
Gentile Dott. Rinella, esatto, la terapia di famiglia non è attuabile.
Io sento appunto una grande estraneità con lui...ad es. quando mi saluta prima di partire mi stringe la mano quasi fino a farmi male e mi dà due bacini sulla guancia.
Non so se quello stringere la mano così forte sia un modo per dimostrarmi affetto...forse sono io che osservo troppo nel dettaglio.
Con me non ha mai alzato le mani, se non da piccola, ma penso fosse dovuto ad una sua incapacità di comunicare.
E' capitato più volte che mi abbia rimproverato pesantemente e sembrava volesse picchiarmi, ma non lo ha fatto...diciamo che dalla sua gestualità a me sembra voglia picchiarmi.
L'ultimo suo rimprovero quando l'ho visto, è stato causato da una mia risposta...ho detto "che c'è" anzichè dire "dimmi" e si è scatenato l'inferno...
Non mi sembra una risposta così maleducata...ero stanca e ho risposto così.
La mia responsabilità nei confronti di mia mamma la sento perchè lei si confida con me e la sento infelice ma io non vedo come posso aiutarla...Se avessi dei soldi le comprerei una casa, le farei fare dei viaggi, la porterei spesso fuori ma non ce li ho...
Non posso neanche dire a mio papà di trattarla bene, è ovvio che non mi ascolterebbe.
Non posso neanche mettermi contro di lui considerando che mi ha mantenuta e io ho un debito verso di lui.
Se lei comunque mi dice che questi silenzi non indicano necessariamente un covare comportamenti futuri violenti, sto più tranquilla...
Io posso capire che ci siano periodi in cui una persona abbia poca voglia di parlare ma lui è una vita che non parla in casa...non ho ricordi di lui sorridente...e sono sicura che mia madre non gli abbia mai fatto nulla di grave.
Ne approfitto per farle i miei complimenti...ho letto delle sue risposte ad altri utenti e mi piace il modo in cui lei mette le persone di fronte ai fatti, senza troppi giri di parole.
Gentile Dott. Rinella, esatto, la terapia di famiglia non è attuabile.
Io sento appunto una grande estraneità con lui...ad es. quando mi saluta prima di partire mi stringe la mano quasi fino a farmi male e mi dà due bacini sulla guancia.
Non so se quello stringere la mano così forte sia un modo per dimostrarmi affetto...forse sono io che osservo troppo nel dettaglio.
Con me non ha mai alzato le mani, se non da piccola, ma penso fosse dovuto ad una sua incapacità di comunicare.
E' capitato più volte che mi abbia rimproverato pesantemente e sembrava volesse picchiarmi, ma non lo ha fatto...diciamo che dalla sua gestualità a me sembra voglia picchiarmi.
L'ultimo suo rimprovero quando l'ho visto, è stato causato da una mia risposta...ho detto "che c'è" anzichè dire "dimmi" e si è scatenato l'inferno...
Non mi sembra una risposta così maleducata...ero stanca e ho risposto così.
La mia responsabilità nei confronti di mia mamma la sento perchè lei si confida con me e la sento infelice ma io non vedo come posso aiutarla...Se avessi dei soldi le comprerei una casa, le farei fare dei viaggi, la porterei spesso fuori ma non ce li ho...
Non posso neanche dire a mio papà di trattarla bene, è ovvio che non mi ascolterebbe.
Non posso neanche mettermi contro di lui considerando che mi ha mantenuta e io ho un debito verso di lui.
Se lei comunque mi dice che questi silenzi non indicano necessariamente un covare comportamenti futuri violenti, sto più tranquilla...
Io posso capire che ci siano periodi in cui una persona abbia poca voglia di parlare ma lui è una vita che non parla in casa...non ho ricordi di lui sorridente...e sono sicura che mia madre non gli abbia mai fatto nulla di grave.
[#4]
<Se lei comunque mi dice che questi silenzi non indicano necessariamente un covare comportamenti futuri violenti, sto più tranquilla...>
Tenga però presente che da qui si possono fare solo ipotesi, senza alcun valore di certezza.
<La mia responsabilità nei confronti di mia mamma la sento perchè lei si confida con me e la sento infelice ma io non vedo come posso aiutarla...Se avessi dei soldi le comprerei una casa, le farei fare dei viaggi, la porterei spesso fuori ma non ce li ho...
Non posso neanche dire a mio papà di trattarla bene, è ovvio che non mi ascolterebbe.
Non posso neanche mettermi contro di lui considerando che mi ha mantenuta e io ho un debito verso di lui.>
Ciò che aggiunge sembra ancora di più mettere in evidenza la sua posizione "impossibile" rispetto alle dinamiche in atto. E' comprensibile che lei senta il bisogno di aiutare e confortare sua madre, tuttavia non è suo compito, né suo dovere, cercare di risolvere le conflittualità dei suoi genitori, ma è invece utile che comprenda che appartengono solo a loro in quanto coppia. Così come non è utile per lei caricarsi di responsabilità che non le spettano, se non quella di affrontare la sua vita adulta e di mantenere un rapporto equilibrato, ma da figlia adulta e svincolata, con i suoi genitori. Per questo le ho suggerito di rivolgersi ad uno specialista.
Cordialmente
Tenga però presente che da qui si possono fare solo ipotesi, senza alcun valore di certezza.
<La mia responsabilità nei confronti di mia mamma la sento perchè lei si confida con me e la sento infelice ma io non vedo come posso aiutarla...Se avessi dei soldi le comprerei una casa, le farei fare dei viaggi, la porterei spesso fuori ma non ce li ho...
Non posso neanche dire a mio papà di trattarla bene, è ovvio che non mi ascolterebbe.
Non posso neanche mettermi contro di lui considerando che mi ha mantenuta e io ho un debito verso di lui.>
Ciò che aggiunge sembra ancora di più mettere in evidenza la sua posizione "impossibile" rispetto alle dinamiche in atto. E' comprensibile che lei senta il bisogno di aiutare e confortare sua madre, tuttavia non è suo compito, né suo dovere, cercare di risolvere le conflittualità dei suoi genitori, ma è invece utile che comprenda che appartengono solo a loro in quanto coppia. Così come non è utile per lei caricarsi di responsabilità che non le spettano, se non quella di affrontare la sua vita adulta e di mantenere un rapporto equilibrato, ma da figlia adulta e svincolata, con i suoi genitori. Per questo le ho suggerito di rivolgersi ad uno specialista.
Cordialmente
[#6]
Grazie del suo apprezzamento. Sono d'accordo con quanto le sta dicendo la collega Rinella e aggiungo che lei sembra una persona attenta alle sfumature, così come credo lo sia suo padre, anche se può esibire un atteggiamento freddo e scostante. Si è accorto infatti della differenza fra "che c'è" e "dimmi", perché in effetti c'è differenza. Il primo equivale a "cosa vuoi", che a seconda del modo in cui viene detto può significare "non mi scocciare". Invece "dimmi" è molto più possibilista, esprime disponibilità all'ascolto.
Tutto questo non per mettermi dalla parte di suo padre, ma per farle presente che nelle relazioni strette, come lo sono quelle familiari, non contano solo le tendenze naturali di ognuno, conta anche il modo in cui si comunica. E se l'altro è attento alle sottigliezze, anche questo può fare differenza.
Se approfondire le vostre dinamiche di fronte a un terapeuta è impossibile, credo tuttavia che trarrebbe vantaggio dall'andarci almeno lei, imparerebbe molte cose. Un terapeuta a indirizzo strategico o sistemico-familiare o potrebbe insegnarle a riconoscere e usare in modo vantaggioso queste cose.
Cordiali saluti
Tutto questo non per mettermi dalla parte di suo padre, ma per farle presente che nelle relazioni strette, come lo sono quelle familiari, non contano solo le tendenze naturali di ognuno, conta anche il modo in cui si comunica. E se l'altro è attento alle sottigliezze, anche questo può fare differenza.
Se approfondire le vostre dinamiche di fronte a un terapeuta è impossibile, credo tuttavia che trarrebbe vantaggio dall'andarci almeno lei, imparerebbe molte cose. Un terapeuta a indirizzo strategico o sistemico-familiare o potrebbe insegnarle a riconoscere e usare in modo vantaggioso queste cose.
Cordiali saluti
[#8]
Ex utente
Grazie Dr. Santonocito, si so che la mia risposta non era stata cortese ma in quell'occasione ero tesa per una visita medica e volevo esser appunto lasciata in pace...mi è sembrata esagerata la sua reazione, come voler sottolineare un atteggiamento di padre- padrone...
Lui è attento alle sfumature di linguaggio se sente che viene meno il rispetto nei suoi confronti ma non mi sembra che mostri la stessa attenzione quando alza la voce con mia madre, anche in luoghi pubblici...o quando non mi ha fatto neanche un sorriso o dato una parola di incoraggiamento in momenti di bisogno.
Io ho le mie colpe, ci mancherebbe, lo riconosco...potrei andargli incontro, cercare di parlargli...
Lo farei se fosse così silenzioso con tutti, se non lo vedessi mai sorridere con nessuno...ma lui con le altre persone sta bene.
Forse in realtà lui è rimasto con mia mamma e con noi figli solo per una sorta di obbligo morale e quindi con noi non sta bene...se così fosse, si è condannato ad una vita che non voleva e quindi capisco il suo silenzio.
L'importante per me è che non arrivi alle mani.
Andrò da uno psicologo quando sarà possibile, la ringrazio...penso anch'io di averne bisogno.
Lui è attento alle sfumature di linguaggio se sente che viene meno il rispetto nei suoi confronti ma non mi sembra che mostri la stessa attenzione quando alza la voce con mia madre, anche in luoghi pubblici...o quando non mi ha fatto neanche un sorriso o dato una parola di incoraggiamento in momenti di bisogno.
Io ho le mie colpe, ci mancherebbe, lo riconosco...potrei andargli incontro, cercare di parlargli...
Lo farei se fosse così silenzioso con tutti, se non lo vedessi mai sorridere con nessuno...ma lui con le altre persone sta bene.
Forse in realtà lui è rimasto con mia mamma e con noi figli solo per una sorta di obbligo morale e quindi con noi non sta bene...se così fosse, si è condannato ad una vita che non voleva e quindi capisco il suo silenzio.
L'importante per me è che non arrivi alle mani.
Andrò da uno psicologo quando sarà possibile, la ringrazio...penso anch'io di averne bisogno.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 11.4k visite dal 24/07/2011.
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