Come fare a sentirmi una persona esistente, in tutta questa confusione?

Non ho legami personali e quasi mai ne ho avuti di veri e propri. Non lavoro e ho smesso di studiare. Esco di rado e vivo con i miei genitori, ma la situazione non è propriamente serena.

Sto seguendo un percorso di psicoterapia psicoanalitica (credo) da più di un anno e mi trovo bene. Lo psicoterapeuta mi ha trasmesso da subito pacatezza e fiducia, e per questo non sono fuggita. Anche ora continua a trasmettermi ciò e sto iniziando ad avere voglia e a sentire il bisogno sempre più forte di aprirmi.

Però in questi mesi mi sono resa conto che, oltre ad avere difficoltà nello stare a contatto con le persone, non sono quasi in grado di parlarci. Di mettere le parole in fila e formulare pensieri nei tempi richiesti. Anche in seduta c'è questa fatica.
Questa consapevolezza mi ha portato a chiudermi (di nuovo o ancora di più) in me stessa. Mi sono talmente chiusa che nemmeno io mi trovo più.

Ora mi sento in una situazione di blocco assoluto. Come ho descritto nelle prime righe, non riesco a fare nulla. Ogni strada è bloccata. Le persone sono ovunque.
Qualche seduta fa, lo psicoterapeuta ha parlato di "strumenti". Mi ha chiesto se ne avessi trovati, per uscire da questo blocco. Gli ho risposto di no e ha detto che li avremmo trovati insieme, li avrebbe trovati lui...
Oggi c'è stata l'ultima seduta prima della pausa estiva e mi sento uno strappo dentro. Lui aspettava che parlassi, ma io aspettavo i suoi strumenti.

Non mi "sento". Non sento un passato. Non riesco a immaginare il mio futuro e non riesco a (re?)inserirmi nel mondo. Gli anni passano e la vita scappa via.

Lo psicoterapeuta mi ha detto che il mio lavoro è ora gestire le mie difficoltà, nel sopportare l'idea delle persone, del non futuro e del non sentirmi.
Ma io mi chiedo come passerò questo mese e mezzo, su cosa devo puntare la mia attenzione? Di cosa devo riempire la giornata, se devo mettere da parte il "senso di colpa" di essere una nullafacente? Questi "strumenti" arriveranno, dopo l'estate, o era una metafora e li devo cercare da sola?
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazza,

hai detto che ti trovi bene con questo psicoterapeuta.
Che cosa è cambiato/migliorato fin qui?

Che obiettivi terapeutici vi siete posti per il futuro?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
Gent.le ragazza,

l'unica persona che ha il diritto di giudicare il percorso di psicoterapia in corso e la sua efficacia sei tu, a tal fine ti consiglio la lettura di questo articolo:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#3]
Utente
Utente
Credo che la terapia mi abbia fatto rendere completamente conto di quelle che sono sempre state le mie difficoltà a vivere con gli altri e a parlarci. Sembra strano, ma davvero di certe realtà non ne avevo proprio coscienza.
Solo che, una volta sapute queste difficoltà, non sono più riuscita a far nulla. Ho smesso di tentare di buttarmi fuori e mi sono chiusa nella mia stanza.

Lo psicoterapeuta credo cerchi di farmi concentrare sul problema della parola. Non riesco a parlare con lui e con gli altri. E' proprio difficile comunicare e interagire.

Solo che io, di fatto, continuo a pensare al non riuscire a portare avanti un percorso. Di studio o di lavoro. Perchè la mia giornata è vuota.
Oggi, come ho scritto sopra, mi ha detto che il lavoro da fare ora è un altro. Avendo tante difficoltà dentro di me, non dovrei preoccuparmi ora di non riuscire a lavorare.

Non ho dubbi sul percorso di psicoterapia. Mi rendo conto che sono io per prima a non riuscire ad aprirmi del tutto. Anche fare una domanda è cosa impegnativa.

Forse ora sono solo preoccupata per questa pausa. Perchè per me significa solitudine quasi totale (parlo solo con mia madre e neanche tanto). Perchè ho paura del tempo che continua a passare senza che io cominci una vita. E perchè il tutto mi sembra una strada senza uscita.
[#4]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
"Oggi, come ho scritto sopra, mi ha detto che il lavoro da fare ora è un altro. "

Si ma tu cosa ne pensi?
[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazza,

accanto al trattamento psicoterapico che già stai seguendo, potresti discutere con la tua terapeuta al rientro dalle vacanze sul tuo disagio, ovvero aver compreso cosa ti blocca, ma poi non riuscire a cambiare.
Per fare questo, prova a discutere con la psicoterapeuta sull'opportunità di una coterapia, cioè due tipi diversi di psicoterapia. Una, che già ti è stata utile nell'acquisizione di una maggiore consapevolezza; un'altra potrebbe essere più "operativa", come quella cognitivo-comportamentale che prevede la prescrizione di compiti e mansioni.

Saluti,
[#6]
Utente
Utente
Io penso che, in un certo senso abbia ragione. Le mie difficoltà ad affrontare le cose nascono da altre difficoltà interne. Se si inizia a capire e risolvere quelle, poi si affronteranno le altre.

Però ora, e da mesi, c'è un blocco totale.
Oltre la porta del suo studio, non c'è nient'altro a cui aggrapparmi. Solo tanta confusione o tristezza.

L'unica cosa su cui avevo imparato a contare, in passato, è stata lo studio e i miei sogni professionali. Svaniti con gli eventi e scoprendo la realtà del mondo.
Quindi ora, nella mia testa, dovrei al più presto capire cosa fare della mia vita: se intraprendere di nuovo un percorso universitario, perchè il tempo passa e io sarò sempre più in ritardo - pur non avendo ora forza, voglia e interesse verso nulla - o cercare un qualsiasi lavoro che mi scandirebbe di nuovo la giornata.
E' come se mi attivassi solo "facendo". Ora non sono nulla.

Io ce l'ho più con me stessa, ora. Non credo che lo psicoterapeuta non mi capisca o non venga incontro ai miei bisogni. Credo che sia io a non essere del tutto chiara. Il problema principale è proprio interagire, quindi è difficile anche con lui.
Faccio fatica anche solo a salutarlo e guardarlo in faccia. A parlare in generale, a fare una domanda di chiarimento, a pensare, a riferirmi a lui dicendo - per esempio - "...lei l'altra volta disse...". Non per vergogna o altro. Non so, non mi viene proprio spontaneo.

Quindi, non so. Io continuo a fidarmi di lui e ad aspettare. Forse, se non ci fosse stata la pausa estiva, non avrei sentito così forte il bisogno di scrivere qua.

Grazie per le risposte.
[#7]
Utente
Utente
A volte ho avuto la sensazione che stia tentando diversi metodi di approccio verso di me.

A volte l’ho sentito vicino, ma abbastanza lontano da darmi tranquillità e insieme senso di protezione e fiducia.
Altre volte l’ho sentito più rigido e neutrale. Come ieri, quando avrei avuto bisogno, almeno alla fine della seduta, di un sorriso di incoraggiamento e di saluto. Invece della silenziosa posizione a palo, che è forse anche la mia.

Il problema è che, non riuscendo ad aprirmi in modo naturale e chiaro, magari non riesco ad esprimere la realtà delle cose.
È come se io per prima non riuscissi a dargli modo di aiutarmi.

Magari avrei dovuto dirgli che da mesi ho crisi di pianto e pensieri autolesionistici, oppure che lui e il momento della seduta sono per me di vitale importanza e non semplicemente "cose che non mi danno angoscia".
[#8]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
"Forse, se non ci fosse stata la pausa estiva, non avrei sentito così forte il bisogno di scrivere qua. "

Gent.le ragazza,
la consulenza on line non deve diventare un "surrogato" dalla psicoterapia, lei afferma:

"Magari avrei dovuto dirgli che da mesi ho crisi di pianto e pensieri autolesionistici, oppure che lui e il momento della seduta sono per me di vitale importanza e non semplicemente "cose che non mi danno angoscia". "

Se ha difficoltà a condividere il suo vissuto non può che partire da questo e verificare se lo psicoterapeuta riesce a creare le condizioni favorevoli all'esplorazione della sua esperienza.