Cosa mi succede?
Non so da dove cominciare. Ho avuto degli anni difficili alle spalle, iniziati a 14 anni con un abuso da parte di persone che ritenevo amiche. Un’adolescenza trascorsa in maniera frenetica per cercare di cancellare da sola una macchia indelebile. A 18 anni mi innamoro di un ragazzo. Trascorro con lui i successivi 13 anni. Con lui e solo con lui. Inizialmente andava tutto bene. Ma adesso ripensandoci mi accorgo di essere stata sempre soggiogata da lui. Vivevo in funzione della nostra relazione. Ho annientato ogni mio interesse, ogni mia amicizia. Ho subito alcune violenze fisiche, ma soprattutto tante violenze mentali. Scoprire il suo tradimento mi ha svegliata dal torpore, mi ha dato la forza di lasciarlo e di ricominciare una nuova vita. Incontro un nuovo ragazzo, passo con lui un anno perfetto, magnifico sotto ogni punto di vista. Ma finisce perché io ho 2 figli e lui non se la sente. Io so di poter uscire fuori anche da questo ma credo che ci sia qualcosa che non va. Sono una persona molto controllata, infinitamente controllata. Sempre sorridente, comunque fiduciosa del futuro. Ma mi accorgo che quando sono sola, per cancellare alcuni pensieri disturbanti io mi imponga di non mangiare. Con volontà mi impongo di saltare i pasti perché concentrarmi sull’ignorare il senso di fame mi distoglie da altri pensieri. Quando sono con altre persone, mi invento fantomatici mal di pancia per limitare l’introduzione di cibo. Se sono sola sono capace di mangiare anche solo poche ciliegie per tappare il “buchino” e vado a dormire per non pensarci più. Mi accorgo di salire sulla bilancia ogni giorno, anche più volte al giorno e sentirmi appagata nel vedere che ho perso qualche etto. Se qualcuno mi chiede se ho mangiato, spesso rispondo di si anche se non è vero. Oggi sono andata su alcuni siti per calcolare il mio imc e ho fatto calcoli finti per vedere quanto potevo scendere per arrivare al limite tra “normale” e “sottopeso”. Non credo che diventerò mai anoressica, tra le altre cose ho la fobia di vomitare, quindi sarebbe impossibile per me procurarmi volontariamente il vomito. Ma allora che mi succede? Tra le altre cose sono già magra di mio quindi non è un discorso di piacersi un po’ di più. Perché sto usando il mio corpo per superare i momenti di debolezza? Mentre vi sto scrivendo già so che questa sera non cenerò e che dovrò resistere fino a domani a pranzo, quando per forza di cose dovrò mangiare qualcosa a mensa con i colleghi. E mentre vi scrivo guardo la circonferenza dei miei polsi e quell’ossicino che esce fuori. E il brutto è che mi piace.
[#1]
>>> Non credo che diventerò mai anoressica, tra le altre cose ho la fobia di vomitare, quindi sarebbe impossibile per me procurarmi volontariamente il vomito.
>>>
Anoressia e vomiting possono non avere nulla a che vedere l'una con l'altra. Si può essere anoressiche senza vomitare, oppure essere una vomiter pur essendo normopeso. Oppure ancora, il vomito può essere un sintomo di anoressia o bulimia.
La sua sembra la classica situazione di comportamenti alimentari disfunzionali che hanno dietro questioni affettive e relazionali irrisolte.
Dovrebbe consultare uno psicologo psicoterapeuta, perché nessuno parte dicendo a se stesso: "Voglio diventare anoressica". L'anoressia inizia come una semplice dieta o desiderio di controllarsi (fa sentire più forti e rassicura), ma poi ci si ritrova invischiati dentro senza sapere come fare a uscirne.
Se non è ancora a questo punto è un bene, ma tutto considerato dovrebbe fare almeno un colloquio psicodiagnostico di valutazione, giusto per stare tranquilla. Non fosse altro perché la situazione relazionale che sta vivendo è complicata.
Cordiali saluti
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Anoressia e vomiting possono non avere nulla a che vedere l'una con l'altra. Si può essere anoressiche senza vomitare, oppure essere una vomiter pur essendo normopeso. Oppure ancora, il vomito può essere un sintomo di anoressia o bulimia.
La sua sembra la classica situazione di comportamenti alimentari disfunzionali che hanno dietro questioni affettive e relazionali irrisolte.
Dovrebbe consultare uno psicologo psicoterapeuta, perché nessuno parte dicendo a se stesso: "Voglio diventare anoressica". L'anoressia inizia come una semplice dieta o desiderio di controllarsi (fa sentire più forti e rassicura), ma poi ci si ritrova invischiati dentro senza sapere come fare a uscirne.
Se non è ancora a questo punto è un bene, ma tutto considerato dovrebbe fare almeno un colloquio psicodiagnostico di valutazione, giusto per stare tranquilla. Non fosse altro perché la situazione relazionale che sta vivendo è complicata.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
(..)Ma mi accorgo che quando sono sola, per cancellare alcuni pensieri disturbanti io mi imponga di non mangiare. Con volontà mi impongo di saltare i pasti perché concentrarmi sull’ignorare il senso di fame mi distoglie da altri pensieri(..)
Gentile ragazza, proprio come dice lei, probabilmente, la ricerca di determinate sensazioni di disagio hanno la funzione di distrarla da un disagio peggiore. Ma la trappola sta nel fatto che esso può diventare un rituale irrinunciabile con degli effetti anche piacevoli. Infatti lei scrive:
(..)guardo la circonferenza dei miei polsi e quell’ossicino che esce fuori. E il brutto è che mi piace.(..)
è proprio questo che potrebbe metterla in trappola e farle perdere il completo controllo della situazione.
In intervento presso un terapeuta, (strategico-comportamentale) è più che consigliato.
saluti
Gentile ragazza, proprio come dice lei, probabilmente, la ricerca di determinate sensazioni di disagio hanno la funzione di distrarla da un disagio peggiore. Ma la trappola sta nel fatto che esso può diventare un rituale irrinunciabile con degli effetti anche piacevoli. Infatti lei scrive:
(..)guardo la circonferenza dei miei polsi e quell’ossicino che esce fuori. E il brutto è che mi piace.(..)
è proprio questo che potrebbe metterla in trappola e farle perdere il completo controllo della situazione.
In intervento presso un terapeuta, (strategico-comportamentale) è più che consigliato.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#3]
"Perché sto usando il mio corpo per superare i momenti di debolezza?"
Perchè questo la rassicura e Le permette di avere il controllo che sente di non avere altrove.
Forse è arrivato il momento di adottare strategie più funzionali per gestire la Sua sofferenza, non crede?
Perchè questo la rassicura e Le permette di avere il controllo che sente di non avere altrove.
Forse è arrivato il momento di adottare strategie più funzionali per gestire la Sua sofferenza, non crede?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#4]
Utente
Grazie a tutti per le risposte che avete dato.
Quello che non riesco a capire è che questo mio comportamento si ripete ormai da diversi anni. Magari dura qualche mese, poi improvvisamente sparisce. Non ne sento più la necessità. Tra le altre cose, mi capita anche di avere giornate "normali" in cui non disprezzo affatto il fatto di mangiare e anzi mangio anche eccessivamente. Se sono dai miei genitori ad esempio è sicuro che due piattoni di pasta sono tutti per me. La verità è che da quando sono iniziate le mie disavventure ho sempre fatto tutto da sola. Di quello che mi è successo a 14 anni, ad esempio, non ne ho mai parlato con nessuno e alla fine ne sono uscita fuori. Comunque è vero, questo rituale mi fa sentire forte, ma a volte è come se cercassi di punirmi. Non so come spiegare questa sensazione ma è appagante da un lato e distruttiva dall'altra. La gente che mi conosce apprezza di me il fatto che io sorrida sempre, niente e nessuno è riuscito a togliermi questo e tutti mi dicono che metto serenità... la verità è che la sofferenza che provo è così profonda che la nascondo con un sorriso e l'ottimismo. Non posso e non voglio cedere a certe sensazioni. Ho paura che chiedere aiuto a qualcuno mi toglierà la corazza che comunque fino ad adesso mi ha protetta. Amo questa corazza perchè mi protegge, ma allo stesso tempo la odio perchè la mia "sicurezza" fa si che nessuno senta il bisogno di prendersi cura di me. Nessuno crede che io ne abbia bisogno. Ma se la tolgo e poi nessuno comunque si prenderà cura di me io come sopravviverò?
Quello che non riesco a capire è che questo mio comportamento si ripete ormai da diversi anni. Magari dura qualche mese, poi improvvisamente sparisce. Non ne sento più la necessità. Tra le altre cose, mi capita anche di avere giornate "normali" in cui non disprezzo affatto il fatto di mangiare e anzi mangio anche eccessivamente. Se sono dai miei genitori ad esempio è sicuro che due piattoni di pasta sono tutti per me. La verità è che da quando sono iniziate le mie disavventure ho sempre fatto tutto da sola. Di quello che mi è successo a 14 anni, ad esempio, non ne ho mai parlato con nessuno e alla fine ne sono uscita fuori. Comunque è vero, questo rituale mi fa sentire forte, ma a volte è come se cercassi di punirmi. Non so come spiegare questa sensazione ma è appagante da un lato e distruttiva dall'altra. La gente che mi conosce apprezza di me il fatto che io sorrida sempre, niente e nessuno è riuscito a togliermi questo e tutti mi dicono che metto serenità... la verità è che la sofferenza che provo è così profonda che la nascondo con un sorriso e l'ottimismo. Non posso e non voglio cedere a certe sensazioni. Ho paura che chiedere aiuto a qualcuno mi toglierà la corazza che comunque fino ad adesso mi ha protetta. Amo questa corazza perchè mi protegge, ma allo stesso tempo la odio perchè la mia "sicurezza" fa si che nessuno senta il bisogno di prendersi cura di me. Nessuno crede che io ne abbia bisogno. Ma se la tolgo e poi nessuno comunque si prenderà cura di me io come sopravviverò?
[#5]
"Ho paura che chiedere aiuto a qualcuno mi toglierà la corazza che comunque fino ad adesso mi ha protetta. Amo questa corazza perchè mi protegge, ma allo stesso tempo la odio perchè la mia "sicurezza" fa si che nessuno senta il bisogno di prendersi cura di me..."
Gentile Utente, si è spiegata molto bene.
Ma vale la pena vivere con questa corazza? Non comincia a darLe qualche problema relazionale e di autostima? Si sente autentica con gli altri? Le Sue relazioni sono autentiche?
Gentile Utente, si è spiegata molto bene.
Ma vale la pena vivere con questa corazza? Non comincia a darLe qualche problema relazionale e di autostima? Si sente autentica con gli altri? Le Sue relazioni sono autentiche?
[#6]
Gentile ragazza, questa è un'altra illusione, ossia quella di avere una corazza. Già il fatto che lei abbia un problema che le crea disagio, già il fatto di ricorrere a determinate pratiche per difendersi dal malessere le dimostra che non c'è alcuna corazza, o per lo meno c'è l'illusione di averne una. In realtà essa, o l'idea di averla, è parte del problema.
Si affindi ad un terapeuta e si renderà conto che ci sono altre soluzioni più funzionali.
saluti
Si affindi ad un terapeuta e si renderà conto che ci sono altre soluzioni più funzionali.
saluti
[#7]
Utente
Gentile Dr.ssa Pileci io non so se ne vale la pena. Proprio non lo so. Il fatto è che io sono comunque orgogliosa di me perchè comunque ho fatto tanto per me e per gli altri senza mai ferire nessuno. Sono assolutamente autentica con gli altri perchè il mio sorriso è sincero. Io continuo ad amare profondamente la vita ed ad avere speranze per il futuro. Se amo, amo veramente. Io sono quella che qualsiasi cosa succeda cerca di trovarne il lato positivo. Io se mi dono ad una persona (amico o compagno che sia) lo faccio completamente. Ma nonostante tutto purtroppo fino ad oggi ho dato tutto e mi è stato donato poco. Forse la verità è che mi sento profondamente sola. E se lo sono evidentemente qualcosa nella mia vita è stata sbagliata... ed avendo fatto sempre tutto da sola la colpa evidentemente non può essere che mia.
[#8]
Per prima cosa lasciamo stare le colpe, che qui non c'è nessun colpevole! Almeno colpevolizzarsi non aiuta nessuno!
Poi, è chiaro che se Lei si fa sempre vedere col sorriso anche quando le cose non Le vanno così tanto bene, gli altri cosa potrebbero capire?
Probabilmente se adesso io e Lei parlassimo di persona, mi comunicherebbe le stesse cose con un sorriso. Ora, io non sto dicendo che Lei non sia una persona autentica, ci mancherebbe! Sto dicendo che quando si entra in punta di piedi nella vita degli altri, con la convinzione di dover sempre e solo dare e meno ricevere, questa è una modalità non autentica, mica la persona. Si può dire di essere a disagio o non aver voglia di fare qualcosa senza perdere l'altro, nè il suo amore.
Mi sono spiegata?
Poi, è chiaro che se Lei si fa sempre vedere col sorriso anche quando le cose non Le vanno così tanto bene, gli altri cosa potrebbero capire?
Probabilmente se adesso io e Lei parlassimo di persona, mi comunicherebbe le stesse cose con un sorriso. Ora, io non sto dicendo che Lei non sia una persona autentica, ci mancherebbe! Sto dicendo che quando si entra in punta di piedi nella vita degli altri, con la convinzione di dover sempre e solo dare e meno ricevere, questa è una modalità non autentica, mica la persona. Si può dire di essere a disagio o non aver voglia di fare qualcosa senza perdere l'altro, nè il suo amore.
Mi sono spiegata?
[#9]
L'autenticità e la spontaneità sono solo l'ultimo apprendimento divenuto abitudine.
Lei, pur soffrendo, crede di essere "autentica" solo perché si è abituata al modo in cui è adesso, e ha a paura di cambiarlo perché pensa che, cambiandolo, non sarebbe più la stessa.
Una delle caratteristiche di personalità che contraddistinguono le pazienti anoressiche è la difficoltà a cambiare punto di vista. Legga quest'articolo:
http://www.giuseppesantonocito.it/news.htm?m=144
Cordiali saluti
Lei, pur soffrendo, crede di essere "autentica" solo perché si è abituata al modo in cui è adesso, e ha a paura di cambiarlo perché pensa che, cambiandolo, non sarebbe più la stessa.
Una delle caratteristiche di personalità che contraddistinguono le pazienti anoressiche è la difficoltà a cambiare punto di vista. Legga quest'articolo:
http://www.giuseppesantonocito.it/news.htm?m=144
Cordiali saluti
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Utente
Talmente bene da avermi meravigliata. Ha praticamente scritto nero su bianco quello che è successo nella mia ultima relazione. Ho amato, amo, profondamente la persona che avevo accanto. A tal punto di accettare in silenzio che non se la sentisse di conoscere i miei amici, che non se la sentisse di presentarmi i suoi amici, ma soprattutto che non si sentisse pronto di conoscere i miei bambini. Ho dato tutto quello che avevo sperando in silenzio che provasse lo stesso per me. Ma non è successo. E sa la cosa che mi ha impressionato di più in quello che ha scritto? E' stata la frase "Probabilmente se adesso io e Lei parlassimo di persona, mi comunicherebbe le stesse cose con un sorriso". Lei ha veramente ragione. Le avrei parlato proprio di tutto con il sorriso sulle labbra. Ma non so essere diversa da così. Ho avuto occasione di parlare di persona con uno psicoterapeuta subito dopo la separazione da mio marito. Ero andata da lui per chiedere consigli su come comportarmi con i bimbi. Prima di andar via mi disse che secondo lui ero una persona troppo controllata e che a lungo andare questo sarebbe potuto diventare difficile da gestire. Credo proprio che quel momento sia arrivato. E sono terrorizzata.
[#12]
"Credo proprio che quel momento sia arrivato. E sono terrorizzata".
Ci credo. Ma spesso sono le nostre idee, convinzioni, aspettative a terrorizzarci.
A Roma di psicologi psicoterapeuti ce ne sono davvero tanti e molto bravi.
Può guardare su questo sito o sul sito dell'ordine degli psicologi del Lazio.
Saluti e in bocca al lupo per tutto!
Ci credo. Ma spesso sono le nostre idee, convinzioni, aspettative a terrorizzarci.
A Roma di psicologi psicoterapeuti ce ne sono davvero tanti e molto bravi.
Può guardare su questo sito o sul sito dell'ordine degli psicologi del Lazio.
Saluti e in bocca al lupo per tutto!
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 2.8k visite dal 18/07/2011.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.