Come comprendere se la terapia è quella corretta

Salve, a 40 anni decisi finalmente di rivolgermi ad uno psicoterapeuta, ero arrivato al punto di non uscire più di casa se non per andare al lavoro, ero preda di manie assurde e pensieri fissi, la mia mente era colpita da continue "frecce" negative, tutto il giorno, tanto da sfinirmi. Sbalzi umorali repentini, incapace di qualsiasi decisione, pieno di sensi di colpa su ogni mio atteggiamento verso il prossimo, succube delle conseguenze che ogni mia azione quotidiana avrebbe potuto comportare sul mio futuro. Legato, immobile, statico verso la vita. Sono passati due anni, seduta terapeutica settimanale, e non è cambiato nulla. Quel “ero” vale come un “sono”. Quello che vorrei chiederVi è quando si comprende che è venuto il momento di cambiare terapia e quindi terapeuta; esiste una terapia migliore di un’altra o sono tutte più o meno simili ? è giusto cambiare ? e se riuscissi a farlo lo psicoterapeuta come la prenderebbe ? si sentirebbe offeso ? questi dubbi mi attanagliano e non riesco a prendere una decisione. Ho parlato col terapeuta delle mie perplessità (senza accennare al mio titubante desiderio di cambiare), ma non mi ha dato risposta. Non mi da mai risposte. Credo sia perché devo trovarmele da solo. Ma io sono lì proprio perché da solo non riesco a trovarle. Non capisco. Sto facendo dei sacrifici economici per poter seguire la terapia, ma non ho ad oggi risultati di nessun tipo. Ho letto che la reazione di sfiducia del paziente sul proprio terapeuta e sulla terapia stessa è una fase comune a molti, quasi prevedibile. Io mi ero costruito l’idea che lo psicologo fosse una persona che ti consiglia quale sia il percorso corretto per affrontare le proprie paure, invece mi ritrovo settimanalmente a confidare le mie ossessioni per poi richiuderle nella scatola mentale in cui si trovano e in cui sguazzano ribelli e indipendenti, prive di rispetto nei miei confronti. Sono consapevole, da sempre, di quanto sia stupido il mio modo d’essere, tanto che la logica, la razionalità, l’intelligenza, rendono ben chiaro e limpido quanto il mio non vivere sia incatenato a schemi mentali insensati; eppure è più forte di me. Il mio inconscio ha il soppravvento ogni volta. Automaticamente cado in un vortice autodistruttivo, dove trovo le mie angosce, dove l’autostima, la voglia di affrontare novità, si smarriscono, e il tutto mi terrorizza. E tutto diventa grigio.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Gentile utente non tutti gli orientamenti psicoterapici vanno bene per tutto. Non vi è dubbio che la fiducia ed una buona relazione con il terapeuta possa dare dei risultati, ma se dopo qualche anno le cose non sono diverse, forse, vi sarebbe la necessità di cambiare.
Che tipo di terapia sta effettuando?
legga questo articolo
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
"quando si comprende che è venuto il momento di cambiare terapia e quindi terapeuta"?

Quando sente che dentro di lei il processo di cambiamento non è stato avviato e che il modo di lavorare del suo terapeuta non agevola tale processo.


"esiste una terapia migliore di un’altra o sono tutte più o meno simili ? "

L'efficacia della psicoterapia, secondo quanto dimostrato da più di vent'anni di ricerca scientifica, non dipende da questa o quella tecnica ma dalla qualità della relazione terapeutica, se vuole approfondire questi aspetti può leggere questo articolo:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html

Infine non ha senso farsi scrupoli di offendere lo psicoterapeuta non siete lì per fare "salotto".

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#3]
Dr. Fausto Girone Psicologo, Psicoterapeuta 33 1
Gent.le utente,
un fattore fondamentale affinchè la psicoterapia possa funzionare è la presenza di una relazione di fiducia e collaborazione fra paziente e terapeuta.
Questa relazione si costruisce nel tempo e in genere qualsiasi perplessità sull'andamento della terapia andrebbero condivisi durante la terapia stessa.
Ma da quello che ci racconta sembra che in questo momento per lei ci siano
dubbi rispetto a molti aspetti della sua vita e probabilmente questi dubbi la assalgono anche circa la terapia, non è così? Forse dovrebbe capire meglio, sempre insieme al suo terapeuta, il senso che hanno per lei questi dubbi.
In ultimo, sa che tipo di psicoterapia sta seguendo? (es. ad orientamento psicoanalitico, cognitivo, strategico, gestaltico, ecc.)
In bocca al lupo!
saluti

Dr.Fausto Girone
Psicologo-Psicoterapeuta Milano
www.faustogirone.com

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Dr. Fausto Girone Psicologo, Psicoterapeuta 33 1
Gent.le utente,
un fattore fondamentale affinchè la psicoterapia possa funzionare è la presenza di una relazione di fiducia e collaborazione fra paziente e terapeuta.
Questa relazione si costruisce nel tempo e in genere qualsiasi perplessità sull'andamento della terapia andrebbero condivisi durante la terapia stessa.
Ma da quello che ci racconta sembra che in questo momento per lei ci siano
dubbi rispetto a molti aspetti della sua vita e probabilmente questi dubbi la assalgono anche circa la terapia, non è così? Forse dovrebbe capire meglio, sempre insieme al suo terapeuta, il senso che hanno per lei questi dubbi.
In ultimo, sa che tipo di psicoterapia sta seguendo? (es. ad orientamento psicoanalitico, cognitivo, strategico, gestaltico, ecc.)
In bocca al lupo!
saluti

[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

le risposte alle Sue domande non deve trovarle da solo. Lo psicoterapeuta è lì con Lei, al Suo fianco, NON per darLe consigli, ma per cercare insieme a Lei la strada migliore per uscire dalla sofferenza patologica.
E' chiaro che lo psicoterapeuta è anche la persona che, per tutta la durata della psicoterapia, deve avere il controllo della situazione, indipendentemente dal modello teorico scelto, non lasciarLa in balia di tali dubbi.

D'altra parte però ritengo che Lei debba mettere al corrente il Suo terapeuta del Suo disagio legato alla relazione, esattamente come lo ha espresso a noi. Il modo in cui Lei si comporta col Suo terapeuta non è così diverso da come si comporta fuori dalla stanza della terapia.

Saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#6]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile signore,

non ha mai fatto alcuna parola dei suoi dubbi al suo terapeuta?
Penso che questa sua preoccupazione la freni:

"e se riuscissi a farlo lo psicoterapeuta come la prenderebbe? si sentirebbe offeso?"

Se lei si preoccupa della reazione del terapeuta qualcosa non funziona: lei non deve continuare per farlo contento o non offenderlo, ma per stare meglio. Se questo in 3 anni non è ancora minimamente accaduto ha tutti i diritti di rivolgersi altrove.

E' forse per lei un problema più generale quello di faticare ad affermare il proprio punto di vista per timore di generare un conflitto o di far rimanere male l'altro?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Dalla quantità dei dubbi che esprime, dal modo in cui lo fa e soprattutto dal non aver vissuto nemmeno l'ombra di un cambiamento in due anni, sembra che si sia formato un'idea abbastanza disastrosa della psicoterapia, anche se ha paura a farlo presente al terapeuta e forse anche a se stesso.

Cerco di rispondere in dettaglio alle sue domande.

>>> esiste una terapia migliore di un’altra o sono tutte più o meno simili ?
>>>

>>> mi ero costruito l’idea che lo psicologo fosse una persona che ti consiglia quale sia il percorso corretto per affrontare le proprie paure
>>>

Le psicoterapie non sono tutte uguali, anzi possono esserci diversità fondamentali e importanti fra un tipo di terapia e l'altro.

Una distinzione possibile è fra terapie centrate sul paziente e terapie centrate sul terapeuta.

Nelle prime tutto ruota attorno al lavoro che il paziente fa con se stesso, il terapeuta è soprattutto un facilitatore. Si può andare da terapie dove solo il paziente parla e il terapeuta non dice quasi nulla, ad altre dove il terapeuta restituisce o commenta in vario modo, come in uno specchio, il materiale prodotto dal paziente. Ma raramente o non sempre si ricevono indicazioni chiare e precise su cosa fare.

Nelle terapie centrate sul terapeuta, talvolta chiamate "attive", il terapeuta ha un ruolo attivo nel promuovere il cambiamento. Ascolta, ma poi suggerisce o prescrive determinate azioni o compiti da mettere in atto fra una seduta all'altra, che hanno lo scopo di far sperimentare alla persona nuovi modi di sentire e percepire le situazioni problematiche. Anche nelle terapie centrate sul terapeuta, tuttavia, è il paziente l'attore principale. E anche in queste il terapeuta restituisce, commenta e ristruttura il materiale presentato dal paziente.

>>> e se riuscissi a farlo lo psicoterapeuta come la prenderebbe ? si sentirebbe offeso ?
>>>

>>> è giusto cambiare ?
>>>

Sarebbe un problema del terapeuta, non suo. Se non sta ottenendo ciò per cui sta pagando, ha il diritto di rivolgersi altrove. Il terapeuta non è un amico a pagamento che si può offendere quando smettiamo di andarci.

>>> Ho letto che la reazione di sfiducia del paziente sul proprio terapeuta e sulla terapia stessa è una fase comune a molti
>>>

È comune alle terapie che non stanno funzionando come dovrebbero.

La buona relazione fra paziente e terapeuta è una base di partenza utile, necessaria, ma di per sé NON sufficiente a sbloccare molti tipi di problema. Nei casi di attacchi di panico, nei disturbi ossessivi, nei disturbi della sessualità, ad esempio, è difficile ottenere buoni risultati solo con la buona relazione, senza ricevere istruzioni su cosa fare.

Tuttavia, se non c'è una buona relazione è difficile fare il resto.

>>> Il mio inconscio ha il soppravvento ogni volta.
>>>

Il concetto d'inconscio non ha lo stesso valore in ogni tipo di psicoterapia. Ci sono psicoterapie dove nemmeno viene utilizzato, eppure funzionano lo stesso.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#8]
Utente
Utente
Ho letto con attenzione tutte le repliche, e vi ringrazio per la celerità e soprattutto la disponibilità. Pur non riuscendo a catalogare la metodologia delle mie sedute con una di quelle rappresentate nelle guide che mi avete indicato (45 minuti settimanali, mi siedo parlo di quello che è successo durante la settimana, nessun consiglio, nessuna domanda, nemmeno un "come sta oggi ? di cosa vuole parlare", solo un "buongiorno", si siede davanti a me e sta in silenzio, tanto che nelle prime sedute pensavo stesse prendendomi in giro, non capivo, poi ho pensato "boh, sarà così che funziona"), dalle vostre risposte ho inteso che dopo due anni di colloqui qualcosa nel mio modo di affrontare la vita sarebbe dovuto cambiare, o perlomeno dovrei avere meno dubbi sul mio percorso terapeutico, ma così non è.

Quello che forse non traspare dal mio primo intervento, e che mi preme far presente, consiste nel fatto che sono totalmente incapace di affrontare qualsiasi situazione che implichi un confronto con un'altra persona, in particolare se tale confronto è finalizzato ad ottenere qualcosa per me (di qualsiasi natura essa sia, dal pagare una bolletta al comperarmi un paio di pantaloni); e l'attesa diventa per me motivo di angosce e turbamenti mentali già ore prima, se non addirittura giorni.
Ho la convinzione di sbagliare sempre, qualunque scelta io decida.

Quindi la frase: << Infine non ha senso farsi scrupoli di offendere lo psicoterapeuta non siete lì per fare "salotto" >>, per me non ha nessun senso.

Se fossi in grado di agire in questo modo non sarei in terapia.
E' come un gatto che si morde la coda.

Vorrei fosse lo psicoterapeuta a capire, vorrei fosse lui a dirmi: "Finiamo qui, le consiglio un altro collega che opera in maniera diversa, e magari con lui si troverà meglio".
Ma so bene che questo non accadrà mai.
Sarebbe la via più semplice, lo so, la più vigliacca. Aspettare che i problemi si risolvino da soli. Ma del resto tutta la mia vita ha seguito questa strada.

Però vi assicuro che ho cercato di fargli capire quanto sarebbe impossibile un eventuale distacco per mia volontà, usando diciamo delle "metafore", ma non hanno funzionato.

Le mie insicurezze mi portano, ossessivamente, a pensare alle mille conseguenze che una mia eventuale "ribellione" comporterebbe.

Anche in questo scritto sto cercando di dare meno informazioni possibile, ho la preoccupazione che il mio psicoterapeuta possa per caso leggerlo, identificarlo, e non saprei come giustificarlo.
Io non temo il mio psicoterapeuta, ma temo le conseguenze (sicuramente negative) che il riuscire a dissentire dalla terapia possono provocare.

Come posso fare ? Consigliatemi, perfavore.

[#9]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente, quali conseguenze potrebbero esserci?

E se il Suo terapeuta lo sapesse, cosa succederebbe?
[#10]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
"Io non temo il mio psicoterapeuta, ma temo le conseguenze (sicuramente negative) che il riuscire a dissentire dalla terapia possono provocare."

Quali potrebbero essere secondo lei? Se una psicoterapia si rivela inefficace è giusto che una persona continui ad investire tempo e soldi in assenza di un processo di cambiamento?
[#11]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Ha ragione a dire che è come un gatto che si morde la coda.

È come se avesse bisogno di un altro psicoterapeuta che l'aiuti a trarre il meglio dalla sua attuale psicoterapia. Una terapia della terapia, insomma.

Ed è chiaro che così non può andare. La posizione attendista che apparentemente sta adottando il suo terapeuta a volte funziona, portando a saturazione la pazienza della persona e inducendola a sbloccarsi. Ma se nel suo caso non è ancora avvenuto, dopo anni, c'è la possibilità che si stia trasformando (o che si sia già trasformata) in una terapia di durata indefinita, alimentata dalla sua dipendenza.

E purtroppo da qui non c'è molto che si possa fare per aiutarla.

Cordiali saluti
[#12]
Utente
Utente
Le conseguenze. Sono paranoie, lo so, ma ben operose nella mia mente.
E non voglio riportarle. Non ci voglio pensare, almeno per oggi.

Mi interessa la spiegazione, anche se descritta brevemente, che avete dato sul metodo che probabilmente sta seguendo il mio terapeuta: "la posizione attendista".

Per la prima volta dopo due anni ho compreso che il ricevere solo un "buongiorno" all'arrivo e un "arrivederci" alla partenza, fa parte di una metodologia terapeutica.

Ora vi chiedo esiste una metodologia dove io arrivo parlo delle mie paranoie, insicurezze, delle angosce quotidiane e lo psicoterapeuta aiuta ad affrontarle, esempio:

IO: "devo parlare con il mio capoufficio, sono incapace solo di avvicinarmi alla porta, non dormo la notte per questo, penso solo a questo"

LUI: "provi ad affrontare il problema in questo modo ... ... ..., la settimana prossima discuteremo su come è andata, ok ? inoltre per non pensare ogni secondo a questo problema provi ad eliminare questo "tarlo" in questo modo ... ... ..., poi ne parleremo e se non funziona tenteremo altri sistemi."

Questo succede solo sui film, vero ?

[#13]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> IO: [...] LUI: [...]
Questo succede solo sui film, vero ?
>>>

No, succede tutti i giorni, nella realtà.

Alcune forme di psicoterapia, come ad esempio la psicoterapia breve strategica, funzionano proprio in questo modo.

Cordiali saluti