Stress post incidente
Buonasera,
ho 28 anni e l'anno scorso sono stata investita da un auto mentre ero in bicicletta sulle strisce, riportando la frattura scomposta ed esposta della tibia e del perone.
Dopo quasi un anno non sono ancora guarita del tutto, l'osso tarda a consolidarsi e l'aspetto della gamba non è ancora normale (e temo che mai ritornerà come prima).
Premetto che ho affrontato con spirito positivo tutta l'esperienza dell'ospedale ed il lungo percorso post-operatorio, contenta del fatto che innanzi tutto ero viva, in secondo luogo non avevo fortunatamente riportato lesioni invalidanti e terzo sarei tornata a camminare (cosa che infatti è, anche se tuttora zoppico e provo un dolore cronico alla gamba).
La mia problematica però, a 11 mesi dal fatto è su due fronti: innanzi tutto il lato estetico compromesso che essendo donna e giovane mi pesa molto (sembra una banalità ma l'essere ingrassata, avere una gamba deturpata e non potermi vestire come vorrei è da me percepito come una grossa limitazione personale, soprattutto il pensiero che la situazione possa non tornare più come prima dell'incidente).
In secondo luogo, ed è il più pesante, è che ho preso coscienza della morte, del caso e del fatto che il "farsi male" è un qualcosa di totalmente imprevedibile.
Sto dicendo un'ovvietà ma prima di questa brutta esperienza era come se non ne fossi del tutto consapevole e vedevo fatti traumatici di questo tipo lontani da me, come se dovessero capitare solo "agli altri".
Ora temo che possa risuccedermi, ho il terrore di morire all'improvviso, ho paura che succeda a qualcuno a cui voglio bene...
Non sono più salita su una bicicletta e da qualche mese se devo fare viaggi lunghi prendendo l'autostrada sono in ansia per tutto il viaggio e inizio a immaginarmi i risvolti più tragici...
Inoltre vivere un periodo di infermità e di totale dipendenza dagli altri (dagli infermieri, da mia madre, dagli amici...) è come se mi avesse dato un "assaggio" di quello che mi capiterà nella vecchiaia e in me cresce l'ansia del futuro e dei risvolti negativi che può prendere la vita.
Sono paure irrazionali?
Non ho fatto presente a nessuno di questi miei pensieri anche perché chi mi circonda mi ha vista reagire bene all'evento ed ho quasi paura di deludere le persone a cui voglio bene parlando di questi miei pensieri disfattisti.
Cosa posso fare?
Non so nemmeno se una terapia di supporto possa essermi d'aiuto, dopotutto credo che le mie siano semplici considerazioni sulla casualità della vita e sul destino che ci può colpire in modo negativo in ogni momento, il problema che più cerco di non pensarci più sale in me la malinconia e la voglia di chiudermi in casa per non rischiare di correre altri rischi...
Cosa mi consigliate?
Vi ringrazio anticipatamente.
ho 28 anni e l'anno scorso sono stata investita da un auto mentre ero in bicicletta sulle strisce, riportando la frattura scomposta ed esposta della tibia e del perone.
Dopo quasi un anno non sono ancora guarita del tutto, l'osso tarda a consolidarsi e l'aspetto della gamba non è ancora normale (e temo che mai ritornerà come prima).
Premetto che ho affrontato con spirito positivo tutta l'esperienza dell'ospedale ed il lungo percorso post-operatorio, contenta del fatto che innanzi tutto ero viva, in secondo luogo non avevo fortunatamente riportato lesioni invalidanti e terzo sarei tornata a camminare (cosa che infatti è, anche se tuttora zoppico e provo un dolore cronico alla gamba).
La mia problematica però, a 11 mesi dal fatto è su due fronti: innanzi tutto il lato estetico compromesso che essendo donna e giovane mi pesa molto (sembra una banalità ma l'essere ingrassata, avere una gamba deturpata e non potermi vestire come vorrei è da me percepito come una grossa limitazione personale, soprattutto il pensiero che la situazione possa non tornare più come prima dell'incidente).
In secondo luogo, ed è il più pesante, è che ho preso coscienza della morte, del caso e del fatto che il "farsi male" è un qualcosa di totalmente imprevedibile.
Sto dicendo un'ovvietà ma prima di questa brutta esperienza era come se non ne fossi del tutto consapevole e vedevo fatti traumatici di questo tipo lontani da me, come se dovessero capitare solo "agli altri".
Ora temo che possa risuccedermi, ho il terrore di morire all'improvviso, ho paura che succeda a qualcuno a cui voglio bene...
Non sono più salita su una bicicletta e da qualche mese se devo fare viaggi lunghi prendendo l'autostrada sono in ansia per tutto il viaggio e inizio a immaginarmi i risvolti più tragici...
Inoltre vivere un periodo di infermità e di totale dipendenza dagli altri (dagli infermieri, da mia madre, dagli amici...) è come se mi avesse dato un "assaggio" di quello che mi capiterà nella vecchiaia e in me cresce l'ansia del futuro e dei risvolti negativi che può prendere la vita.
Sono paure irrazionali?
Non ho fatto presente a nessuno di questi miei pensieri anche perché chi mi circonda mi ha vista reagire bene all'evento ed ho quasi paura di deludere le persone a cui voglio bene parlando di questi miei pensieri disfattisti.
Cosa posso fare?
Non so nemmeno se una terapia di supporto possa essermi d'aiuto, dopotutto credo che le mie siano semplici considerazioni sulla casualità della vita e sul destino che ci può colpire in modo negativo in ogni momento, il problema che più cerco di non pensarci più sale in me la malinconia e la voglia di chiudermi in casa per non rischiare di correre altri rischi...
Cosa mi consigliate?
Vi ringrazio anticipatamente.
[#1]
Gentile ragazza,
non sono nè banalità, nè questioni di poco conto.
E' vero che da una parte ha avuto la fortuna di essere viva e spero Lei possa recuperare e camminare come prima al più presto.
Tuttavia, dice bene quando descrive la Sua reazione post traumatica: c'è un doppio trauma, sia per l'aspetto fisico, sia nel rivedere l'evento traumatico e averlo in mente, anticipando eventuali scene di rischio (se mi ricapita...)-
La Sua reazione è normale dopo questi eventi in quanto tutti noi esseri umani abbiamo il bisogno di avere il controllo sugli eventi della vita, anche su questi, come malattie e perfino sulla morte.
Perchè dubita che un intervento mirato, dal momento che, se ho capito bene la Sua storia psicopatologica è negativa, centrato su questo trauma possa aiutarLa?
Come pensa di uscirne?
Chiudersi in casa è una tentazione allettante in un primo momento; alla lunga la paura si cristallizzerà.
non sono nè banalità, nè questioni di poco conto.
E' vero che da una parte ha avuto la fortuna di essere viva e spero Lei possa recuperare e camminare come prima al più presto.
Tuttavia, dice bene quando descrive la Sua reazione post traumatica: c'è un doppio trauma, sia per l'aspetto fisico, sia nel rivedere l'evento traumatico e averlo in mente, anticipando eventuali scene di rischio (se mi ricapita...)-
La Sua reazione è normale dopo questi eventi in quanto tutti noi esseri umani abbiamo il bisogno di avere il controllo sugli eventi della vita, anche su questi, come malattie e perfino sulla morte.
Perchè dubita che un intervento mirato, dal momento che, se ho capito bene la Sua storia psicopatologica è negativa, centrato su questo trauma possa aiutarLa?
Come pensa di uscirne?
Chiudersi in casa è una tentazione allettante in un primo momento; alla lunga la paura si cristallizzerà.
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gent.le ragazza,
è possibile che stia metabolizzando l'esperienza che ha vissuto ma lo stia facendo senza concedersi la possibilità di condividere il suo vissuto e non sia disposta a farlo ora per non deludere chi le sta vicino e la sostiene.
In questo modo però è difficile individuare strategie funzionali ed efficaci a contenere la sua insicurezza e ad orientarla in direzioni costruttive anziché lasciare che condizioni sempre di più la sua quotidianità.
In questo senso un percorso psicoterapeutico può essere d'aiuto, proseguendo quel processo di crescita personale iniziato in modo traumatico attraverso l'incidente.
è possibile che stia metabolizzando l'esperienza che ha vissuto ma lo stia facendo senza concedersi la possibilità di condividere il suo vissuto e non sia disposta a farlo ora per non deludere chi le sta vicino e la sostiene.
In questo modo però è difficile individuare strategie funzionali ed efficaci a contenere la sua insicurezza e ad orientarla in direzioni costruttive anziché lasciare che condizioni sempre di più la sua quotidianità.
In questo senso un percorso psicoterapeutico può essere d'aiuto, proseguendo quel processo di crescita personale iniziato in modo traumatico attraverso l'incidente.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#3]
Cara Ragazza,
gli incidenti, contengono in sè elementi di paura, paura del dolore, paura della paura, paura che possa accadere nuovamente e la fatica del post intervento, oltre alla paura di non farcela.
Valuti l'ipotesi di un percorso di sostegno psicologico, ne trarrà forza e troverà nuove e più funzionali risposte adattive alle sue difficoltà.
Ci faccia sapere e tantissimi auguri
gli incidenti, contengono in sè elementi di paura, paura del dolore, paura della paura, paura che possa accadere nuovamente e la fatica del post intervento, oltre alla paura di non farcela.
Valuti l'ipotesi di un percorso di sostegno psicologico, ne trarrà forza e troverà nuove e più funzionali risposte adattive alle sue difficoltà.
Ci faccia sapere e tantissimi auguri
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Gent,le ragazza,
il problema da lei presentato potrebbe essere affrontato in due differenti fasi:
la prima (proritaria e più importante) è sicuramente quanto le hanno già consigliato i colleghi ovvero farsi aiutare da uno specialista per risolvere i sintomi traumatici dal punto di vista psicologico e conseguenti all'incidente subito.
La seconda fase (facoltativa) potrebbe essere quella di prendere in considerazione la possibilità di una valutazione del danno psichico conseguente all'incidente subito. In questo caso dovrebbe in primo luogo consultare un avvocato di sua fiducia serio e onesto, per capire se ci sono gli estremi per avanzare una richiesta di danni anche dal punto di vista psicologico e successivamente farsi valutare attraverso una perizia psicologica (da uno psicologo o psichiatra esperto nella valutazione del danno psichico).
Questo secondo aspetto dovrebbe essere considerato successivamente, in primis, sarebbe opportuno seguire un percorso psicoterapeutico.
In bocca al lupo e ci tenga aggiornati se crede.
Cordiali saluti
il problema da lei presentato potrebbe essere affrontato in due differenti fasi:
la prima (proritaria e più importante) è sicuramente quanto le hanno già consigliato i colleghi ovvero farsi aiutare da uno specialista per risolvere i sintomi traumatici dal punto di vista psicologico e conseguenti all'incidente subito.
La seconda fase (facoltativa) potrebbe essere quella di prendere in considerazione la possibilità di una valutazione del danno psichico conseguente all'incidente subito. In questo caso dovrebbe in primo luogo consultare un avvocato di sua fiducia serio e onesto, per capire se ci sono gli estremi per avanzare una richiesta di danni anche dal punto di vista psicologico e successivamente farsi valutare attraverso una perizia psicologica (da uno psicologo o psichiatra esperto nella valutazione del danno psichico).
Questo secondo aspetto dovrebbe essere considerato successivamente, in primis, sarebbe opportuno seguire un percorso psicoterapeutico.
In bocca al lupo e ci tenga aggiornati se crede.
Cordiali saluti
Dr.Fausto Girone
Psicologo-Psicoterapeuta Milano
www.faustogirone.com
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.3k visite dal 11/07/2011.
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