Non riesco a capire e a risolvere...
Salve a tutti Voi. Sono "preso" da alcune difficoltà di cui non riesco a capire l'origine e spero ke quanto scriverò sia sufficiente esaustivo per farVi comprendere in modo tale che possiate darmi un orientamento.
Ho 26 anni e che io ricordi ne sono circa 20 che il mio umore tende ad essere più "triste" che felice. E' da pressappoco 6 anni però che ho cominciato a documentarmi e a prendere informazioni oltre che ovviamente cercare di risolvere questo problema (preciserò meglio), senza però mai riuscire a scovare la causa fondamentale. Certo, ho i miei momenti belli, ma tutto sommato, la norma è che io sono una persona lievemente triste. Le mie giornate sono caratterizzate quasi sempre da piattezza emotiva, qualunque cosa faccia. Attualmente, quando mi capita di riflettere su di me, non sono convinto, di fondo, che io abbia chissà quali carenze, ma tendo a vedermi come qualcuno a cui manca un pò di tutto per arrivare alla normalità.
Faccio qualche esempio...se provo a vedere queste difficoltà dal lato dell'autostima, spesso arrivo a conclusioni del tipo "bhè, tutto sommato mi piaccio...MA forse non è abbastanza"...oppure se la vedo dal lato della risolutezza e dell'asserzione arrivo a conclusioni del tipo "bhè...ragiono spesso con la mia testa...ma forse non sono del tutto libero e indipendente"...e cose di questo genere.
Sono concetti e modus cogitandi ai quali sono arrivato cercando,per quanto mi è stato possibile, di lavorare su di me, cosa che tutt'ora faccio da solo per come mi riesce; tanto è vero che qualche stagione fa ho concluso un lavoro di psicoterapia che mi ha "guarito" dalla fobia sociale (ho avuto dei colloqui con una psicoterapeuta che ha usato il modello cognitivo-comportamentale), ma sebbene io sia migliorato molto nella considerazione del giudizio altrui, temo che questo lavoro non abbia centrato il vero centro del problema esistenziale che io ho (che Vi confesso, ignoro ancora quale sia), tanto da farmi supporre che la fobia sociale sia stata soltanto una maschera ad un probabile disturbo da ansia generalizzato (che magari non ho ancora completamente risolto, ammesso che sia questo). Ma questa non è la mia unica ipotesi!
Vi indico le mie attuali difficoltà:
- Ho sempre avuto problemi di "comunicazione" con l'altro sesso. Sono attualmente fidanzato, ma ancora tendo a patire determinati comportamenti. Esempio...se io mando un sms alla mia ragazza e non mi risponde tendo a interpretare il tutto come se fosse successo qualcosa a "mio danno" (Es. "Non mi vuole più bene!" "Ho fatto qualche cazzata" "Non le interesso più" ecc ecc), che sono perfettamente consapevole che tendono a mettere in atto determinate reazioni emotive in me non del tutto corrette (primo tra tutte, aumentano la risposta ansiogena) ma se non fosse per il mio sforzo (non semplice) di controllarmi tenderebbero a mettere in atto anche comportamenti strani (ad esempio quello di chiamarla insistentemente). Questo inoltre mi fa fermare [CONTINUA]
Ho 26 anni e che io ricordi ne sono circa 20 che il mio umore tende ad essere più "triste" che felice. E' da pressappoco 6 anni però che ho cominciato a documentarmi e a prendere informazioni oltre che ovviamente cercare di risolvere questo problema (preciserò meglio), senza però mai riuscire a scovare la causa fondamentale. Certo, ho i miei momenti belli, ma tutto sommato, la norma è che io sono una persona lievemente triste. Le mie giornate sono caratterizzate quasi sempre da piattezza emotiva, qualunque cosa faccia. Attualmente, quando mi capita di riflettere su di me, non sono convinto, di fondo, che io abbia chissà quali carenze, ma tendo a vedermi come qualcuno a cui manca un pò di tutto per arrivare alla normalità.
Faccio qualche esempio...se provo a vedere queste difficoltà dal lato dell'autostima, spesso arrivo a conclusioni del tipo "bhè, tutto sommato mi piaccio...MA forse non è abbastanza"...oppure se la vedo dal lato della risolutezza e dell'asserzione arrivo a conclusioni del tipo "bhè...ragiono spesso con la mia testa...ma forse non sono del tutto libero e indipendente"...e cose di questo genere.
Sono concetti e modus cogitandi ai quali sono arrivato cercando,per quanto mi è stato possibile, di lavorare su di me, cosa che tutt'ora faccio da solo per come mi riesce; tanto è vero che qualche stagione fa ho concluso un lavoro di psicoterapia che mi ha "guarito" dalla fobia sociale (ho avuto dei colloqui con una psicoterapeuta che ha usato il modello cognitivo-comportamentale), ma sebbene io sia migliorato molto nella considerazione del giudizio altrui, temo che questo lavoro non abbia centrato il vero centro del problema esistenziale che io ho (che Vi confesso, ignoro ancora quale sia), tanto da farmi supporre che la fobia sociale sia stata soltanto una maschera ad un probabile disturbo da ansia generalizzato (che magari non ho ancora completamente risolto, ammesso che sia questo). Ma questa non è la mia unica ipotesi!
Vi indico le mie attuali difficoltà:
- Ho sempre avuto problemi di "comunicazione" con l'altro sesso. Sono attualmente fidanzato, ma ancora tendo a patire determinati comportamenti. Esempio...se io mando un sms alla mia ragazza e non mi risponde tendo a interpretare il tutto come se fosse successo qualcosa a "mio danno" (Es. "Non mi vuole più bene!" "Ho fatto qualche cazzata" "Non le interesso più" ecc ecc), che sono perfettamente consapevole che tendono a mettere in atto determinate reazioni emotive in me non del tutto corrette (primo tra tutte, aumentano la risposta ansiogena) ma se non fosse per il mio sforzo (non semplice) di controllarmi tenderebbero a mettere in atto anche comportamenti strani (ad esempio quello di chiamarla insistentemente). Questo inoltre mi fa fermare [CONTINUA]
[#1]
Caro ragazzo,
la terapia che hai seguito è stata probabilmente focalizzata su un singolo disturbo (che ha costituito il fulcro della tua richiesta terapeutica) e da quel punto di vista è stata un successo.
Può essere però che le tue difficoltà siano più estese, e che ti sia utile intraprendere un lavoro su te stesso per acquisire maggiore equilibrio e serenità.
Cosa ne pensi?
Mi sembri capace di autoriflessione, e questo ti sarebbe utile per cambiare quegli aspetti di te che ancora ti creano disagio con l'aiuto di un altro psicologo.
la terapia che hai seguito è stata probabilmente focalizzata su un singolo disturbo (che ha costituito il fulcro della tua richiesta terapeutica) e da quel punto di vista è stata un successo.
Può essere però che le tue difficoltà siano più estese, e che ti sia utile intraprendere un lavoro su te stesso per acquisire maggiore equilibrio e serenità.
Cosa ne pensi?
Mi sembri capace di autoriflessione, e questo ti sarebbe utile per cambiare quegli aspetti di te che ancora ti creano disagio con l'aiuto di un altro psicologo.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Gentile ragazzo,
probabilmente l'insieme di sintomi che descrivi (deflessione del tono dell'umore e bassa autostima) potrebbero fare pensare ad un tuo modo di stare al mondo e di guardarlo in maniera depressiva.
Questo non necessariamente significa che svilupperai un disturbo psicopatologico, ma che la tua tendenza è quella di vedere il bicchiere mezzo vuoto.
Razionalmente sai benissimo che se mandi un sms alla tua ragazza e lei non ti risponde subito sarà impegnata in altre attività o avrà lasciato il cell. altrove.
Però scatta immediatamente l'idea che le cose non stiano proprio così.
Io ritengo che tornare dallo psicoterapeuta potrà aiutarti anche su questi aspetti.
Come mai è terminata la psicoterapia?
probabilmente l'insieme di sintomi che descrivi (deflessione del tono dell'umore e bassa autostima) potrebbero fare pensare ad un tuo modo di stare al mondo e di guardarlo in maniera depressiva.
Questo non necessariamente significa che svilupperai un disturbo psicopatologico, ma che la tua tendenza è quella di vedere il bicchiere mezzo vuoto.
Razionalmente sai benissimo che se mandi un sms alla tua ragazza e lei non ti risponde subito sarà impegnata in altre attività o avrà lasciato il cell. altrove.
Però scatta immediatamente l'idea che le cose non stiano proprio così.
Io ritengo che tornare dallo psicoterapeuta potrà aiutarti anche su questi aspetti.
Come mai è terminata la psicoterapia?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Psicologo, Psicoterapeuta
Credo che lei possa annoverare nell'elenco dei suoi "pro" il fatto di essere riuscito, con l'aiuto di uno psicoterapeuta, ad affrontare e superare una parte importante delle sue difficoltà.
Dal modo che utilizza per descrivere le sue attuali preoccupazioni, mi sembra di capire che lei investa molto il lato del pensiero, che sicuramente ha avuto la possibilità di sviluppare ed affinare molto. Forse quello che sente ancora le manca, e che contribuisce al suo senso di tristezza, riguarda però la sfera delle emozioni, degli affetti, dei sentimenti, che forse sono un po' imprigionati dentro di lei.
Come le suggerisce anche la collega, credo che possa essere una buona idea provare a riprendere un percorso terapeutico per affrontare proprio questa parte affettiva, magari rivolgendosi ad uno psicoterapeuta il cui orientamento contempli proprio la possibilità di dare spazio a questa sfera della personalità.
Molti auguri
Dal modo che utilizza per descrivere le sue attuali preoccupazioni, mi sembra di capire che lei investa molto il lato del pensiero, che sicuramente ha avuto la possibilità di sviluppare ed affinare molto. Forse quello che sente ancora le manca, e che contribuisce al suo senso di tristezza, riguarda però la sfera delle emozioni, degli affetti, dei sentimenti, che forse sono un po' imprigionati dentro di lei.
Come le suggerisce anche la collega, credo che possa essere una buona idea provare a riprendere un percorso terapeutico per affrontare proprio questa parte affettiva, magari rivolgendosi ad uno psicoterapeuta il cui orientamento contempli proprio la possibilità di dare spazio a questa sfera della personalità.
Molti auguri
[#4]
Utente
Salve di nuovo. Sono contento che mi abbiate risposto così presto (non ho avuto neanche modo di finire di scrivere il resto, pensavo che questo sito fosse tipo un blog e che avessi potuto continuare a scrivere nello spazio successivo, ma va bene così :). Ne approfitto per augurarvi buon fine settimana).
X Tutti: Si, sebbene io sia molto riflessivo e molto empatico verso il prossimo, non lo sono sufficientemente verso me stesso. Quando si parla di emozioni ho difficoltà a capirle e ad esprimerle. Volevo scrivere anche questo nella richiesta.
x Dr.ssa Pileci: Le dico sinceramente, ho pensato anche che io forse sia lievemente depresso (sottolineo, lievemente, visto che non riesco a capire se il tono dell'umore lievemente basso sia dovuto a questioni riguardanti la mia autostima o siano un riflesso dello stress al quale sono sottoposto o all'ansia che è rimasta...non lo so. E non ho idee suicide o di autolesionismo preoccupanti).
La terapia è terminata perchè io andai convinto che l'ansia che poteva riguardare il rapporto con le altre persone, soprattutto con l'altro sesso (e quindi probabilmente anche il motivo del mio disagio) dipendesse soprattutto dal fatto che io concedessi troppa importanza alle loro opinioni su di me. Ed effettivamente con questo lavoro l'ansia in queste circostanze è drasticamente diminuita (La terapeuta mi diceva che quando si ha a che fare con le persone, anche persone normali hanno un lieve imbarazzo del tutto normale...io invece non provo neanche più quel lieve imbarazzo, quindi gli strumenti che ho usato sono stati ottimi). Il rapporto terapeutico è finito anche perchè la questione dell'approccio con l'altro sesso, secondo questa terapeuta, è sostanzialmente dovuto a mancanza di esperienza da parte mia (che effettivamente non è molta...non faccio il Don Giovanni di mestiere :)).
Il problema del rapporto con questa ragazza attuale è duplice per l'appunto per questo motivo: perchè da un lato il fatto che, per esempio, non mi risponda ai messaggi subito attiva quella risposta "paranoica" (è metaforico) di cui ho parlato prima...e dall'altro il fatto che magari io non le interessi più (che, per carità, logicamente può succedere...infatti se mi ci metto a riflettere, è dotata come me di libero arbitrio e se decide per una vita che non preveda la mia compagnia, è liberissima di farlo) preme sulla mia attuale incapacità (presunta mia, quindi è un mio problema) che io non sia in grado all'occorrenza di cercarmene un'altra qualora io voglia :) (sono stato single per molto tempo).
Ma sappiamo entrambi che sono due "livelli" che viaggiano su binari diversi. Non è ragionandoci due minuti su che riesco a convincere la mia parte emotiva che soffre perchè una persona che mi sta a cuore sta andando via sia una cosa che "può succedere!". Mi da sollievo certo, ma non risolve il problema soggiacente (ammesso che ci sia) di cui tali sintomi credo siano spia.
Ma questo è un fatto di cui non potevo parlare con la mia terapeuta a quei tempi, visto che non ero fidanzato e la storia con questa ragazza è relativamente recente! Sono "timori" (o non so come si chiamano) che sono venuti dopo di cui io ero all'oscuro! Quello che infatti vorrei capire è se sono in qualche modo "patologici" o se è del tutto normale averli!
Grazie in anticipo e chiedo scusa se mi sono dilungato.
X Tutti: Si, sebbene io sia molto riflessivo e molto empatico verso il prossimo, non lo sono sufficientemente verso me stesso. Quando si parla di emozioni ho difficoltà a capirle e ad esprimerle. Volevo scrivere anche questo nella richiesta.
x Dr.ssa Pileci: Le dico sinceramente, ho pensato anche che io forse sia lievemente depresso (sottolineo, lievemente, visto che non riesco a capire se il tono dell'umore lievemente basso sia dovuto a questioni riguardanti la mia autostima o siano un riflesso dello stress al quale sono sottoposto o all'ansia che è rimasta...non lo so. E non ho idee suicide o di autolesionismo preoccupanti).
La terapia è terminata perchè io andai convinto che l'ansia che poteva riguardare il rapporto con le altre persone, soprattutto con l'altro sesso (e quindi probabilmente anche il motivo del mio disagio) dipendesse soprattutto dal fatto che io concedessi troppa importanza alle loro opinioni su di me. Ed effettivamente con questo lavoro l'ansia in queste circostanze è drasticamente diminuita (La terapeuta mi diceva che quando si ha a che fare con le persone, anche persone normali hanno un lieve imbarazzo del tutto normale...io invece non provo neanche più quel lieve imbarazzo, quindi gli strumenti che ho usato sono stati ottimi). Il rapporto terapeutico è finito anche perchè la questione dell'approccio con l'altro sesso, secondo questa terapeuta, è sostanzialmente dovuto a mancanza di esperienza da parte mia (che effettivamente non è molta...non faccio il Don Giovanni di mestiere :)).
Il problema del rapporto con questa ragazza attuale è duplice per l'appunto per questo motivo: perchè da un lato il fatto che, per esempio, non mi risponda ai messaggi subito attiva quella risposta "paranoica" (è metaforico) di cui ho parlato prima...e dall'altro il fatto che magari io non le interessi più (che, per carità, logicamente può succedere...infatti se mi ci metto a riflettere, è dotata come me di libero arbitrio e se decide per una vita che non preveda la mia compagnia, è liberissima di farlo) preme sulla mia attuale incapacità (presunta mia, quindi è un mio problema) che io non sia in grado all'occorrenza di cercarmene un'altra qualora io voglia :) (sono stato single per molto tempo).
Ma sappiamo entrambi che sono due "livelli" che viaggiano su binari diversi. Non è ragionandoci due minuti su che riesco a convincere la mia parte emotiva che soffre perchè una persona che mi sta a cuore sta andando via sia una cosa che "può succedere!". Mi da sollievo certo, ma non risolve il problema soggiacente (ammesso che ci sia) di cui tali sintomi credo siano spia.
Ma questo è un fatto di cui non potevo parlare con la mia terapeuta a quei tempi, visto che non ero fidanzato e la storia con questa ragazza è relativamente recente! Sono "timori" (o non so come si chiamano) che sono venuti dopo di cui io ero all'oscuro! Quello che infatti vorrei capire è se sono in qualche modo "patologici" o se è del tutto normale averli!
Grazie in anticipo e chiedo scusa se mi sono dilungato.
[#5]
E' vero che possono esistere diversi livelli di intervento: alcuni sono focalizzati sui sintomi, e possono essere sufficienti, altri invece sono più globali e approfonditi.
Cosa pensi della possibilità di iniziare un percorso diverso, che ti aiuti ad approfondire ciò di cui non hai ancora avuto modo di parlare?
Cosa pensi della possibilità di iniziare un percorso diverso, che ti aiuti ad approfondire ciò di cui non hai ancora avuto modo di parlare?
[#8]
Gent.le ragazzo,
sembra che lei abbia una tendenza alla razionalizzazione molto sviluppata che potrebbe indurla ad "allontanarsi" da una decodifica della sua esperienza funzionale alle sue esigenze. Un percorso con uno psicoterapeuta di orientamento bioenergetico potrebbe aiutarla ad affrontare il suo vissuto attraverso un approccio psicocorporeo meno condizionabile dalla sua tendenza alla razionalizzazione.
sembra che lei abbia una tendenza alla razionalizzazione molto sviluppata che potrebbe indurla ad "allontanarsi" da una decodifica della sua esperienza funzionale alle sue esigenze. Un percorso con uno psicoterapeuta di orientamento bioenergetico potrebbe aiutarla ad affrontare il suo vissuto attraverso un approccio psicocorporeo meno condizionabile dalla sua tendenza alla razionalizzazione.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#9]
Utente
x Dr.ssa Pileci: Uhm...no. Cioè capita, ma molto raramente, anche con i rapporti di amicizia e di parentela...ma la mia risposta emotiva è molto più leggera in questi casi e sicuramente gestibile. (Tenga conto che capita di vedere i miei zii anche meno di due volte l'anno, e non mi "mancano" affatto). Principalmente queste cose accadono solo con i rapporti con il partner. Riesco a "tollerare" il fatto che i miei amici o i miei parenti abbiano vita propria, lo tollero poco quando si tratta del partner. (Non parlo di questa specifica storia attuale perchè ho come il sospetto che se questa mia difficoltà non si risolve, tenderò a imitarla nuovamente con un'altra ragazza).
Il pensiero emotivo che c'è sotto suona pressappoco così: "Noi ci adoriamo(ci amiamo, o varianti simili insomma), come è possibile che quando la cerco lei non ci sia? Allora non è vero che mi ama (incertezza) e questo mi rende triste (umore basso)"...e ci aggiungerei anche "e molto probabilmente è colpa mia! (autostima)". La risposta che questa convinzione attiva, come ho già detto, è tutta quella serie di comportamenti a stampo morboso che hanno come scusa il voler sapere "cosa fa"...ma che hanno come vero significato una rassicurazione per me sul fatto che mi voglia ancora bene. Per fortuna ho sufficiente autocontrollo nel non attuare il comportamento morboso (quale potrebbe essere, non so, la voglia di chiamarla al telefono fin quando non mi risponde), perchè so perfettamente che non servirebbe a nulla...ma questo è un pensiero logico ad un contenuto emotivo completamente differente; non so se sono chiaro! E non attuando questo comportamento mi sento come una pentola a pressione ben sigillata, ma il quale vapore preme sulle pareti interne! E mi tiene in "stasi"...certo, per non pensarci vado a farmi un giro, o mi metto a studiare, ma mi riesce difficile perchè devo concentrarmi parecchio. Mi è molto più facile che io, come comportamento sostitutivo, per scaricare la tensione cerchi rassicurazioni su questo fatto (internet per esempio, o parlando durante la giornata con amici su questo problema per tentare di capire come risolverlo...e ovviamente la tensione non si scarica se non trovo sfoghi di questo tipo, anche se durante la giornata la risposta emotiva tende a non essere sempre così invasiva).
E c'è da chiarire un'altra cosa. Io non attuo il comportamento "morboso" verso di lei (ma attuo questi comportamenti "sostitutivi" per scaricre la tensione) per evitare che lei si accorga che mi sento così...il che, se se ne accorgesse, porterebbe a farla pensare male di me e quindi ad alzare la probabilità che mi mandi a quel paese. :P
E' contorto come ciclo di pensieri, ma sono convinto non so per quale motivo che abbiano tutti una radice comune, che potrebbe essere quella che io, di base, abbia paura di essere "emotivamente" solo, o meglio, di essere emotivamente "abbandonato". (E' una supposizione)
Scusi come sempre la prolissità, ma cerco di essere più specifico che posso, sperando di non averLa annoiata!
Il pensiero emotivo che c'è sotto suona pressappoco così: "Noi ci adoriamo(ci amiamo, o varianti simili insomma), come è possibile che quando la cerco lei non ci sia? Allora non è vero che mi ama (incertezza) e questo mi rende triste (umore basso)"...e ci aggiungerei anche "e molto probabilmente è colpa mia! (autostima)". La risposta che questa convinzione attiva, come ho già detto, è tutta quella serie di comportamenti a stampo morboso che hanno come scusa il voler sapere "cosa fa"...ma che hanno come vero significato una rassicurazione per me sul fatto che mi voglia ancora bene. Per fortuna ho sufficiente autocontrollo nel non attuare il comportamento morboso (quale potrebbe essere, non so, la voglia di chiamarla al telefono fin quando non mi risponde), perchè so perfettamente che non servirebbe a nulla...ma questo è un pensiero logico ad un contenuto emotivo completamente differente; non so se sono chiaro! E non attuando questo comportamento mi sento come una pentola a pressione ben sigillata, ma il quale vapore preme sulle pareti interne! E mi tiene in "stasi"...certo, per non pensarci vado a farmi un giro, o mi metto a studiare, ma mi riesce difficile perchè devo concentrarmi parecchio. Mi è molto più facile che io, come comportamento sostitutivo, per scaricare la tensione cerchi rassicurazioni su questo fatto (internet per esempio, o parlando durante la giornata con amici su questo problema per tentare di capire come risolverlo...e ovviamente la tensione non si scarica se non trovo sfoghi di questo tipo, anche se durante la giornata la risposta emotiva tende a non essere sempre così invasiva).
E c'è da chiarire un'altra cosa. Io non attuo il comportamento "morboso" verso di lei (ma attuo questi comportamenti "sostitutivi" per scaricre la tensione) per evitare che lei si accorga che mi sento così...il che, se se ne accorgesse, porterebbe a farla pensare male di me e quindi ad alzare la probabilità che mi mandi a quel paese. :P
E' contorto come ciclo di pensieri, ma sono convinto non so per quale motivo che abbiano tutti una radice comune, che potrebbe essere quella che io, di base, abbia paura di essere "emotivamente" solo, o meglio, di essere emotivamente "abbandonato". (E' una supposizione)
Scusi come sempre la prolissità, ma cerco di essere più specifico che posso, sperando di non averLa annoiata!
[#10]
E' stato molto chiaro. Ma il punto è l'eccessivo controllo sulle situazioni che, sa benissimo, sono incontrollabili. Inoltre la bassa autostima non Le permette di accettare di dover dividere la Sua morosa con il mondo (lavorerà, studierà, farà altro, benchè sia innamorata di Lei!).
Ribadisco a livello razionale Lei lo capisce perfettamente, ma ha proprio bisogno di lavorare sulle Sue emozioni.
Saluti,
Ribadisco a livello razionale Lei lo capisce perfettamente, ma ha proprio bisogno di lavorare sulle Sue emozioni.
Saluti,
[#11]
" una radice comune, che potrebbe essere quella che io, di base, abbia paura di essere "emotivamente" solo, o meglio, di essere emotivamente "abbandonato". (E' una supposizione)"
Gent.le ragazzo,
è questa paura che probabilmente merita di trovare "ascolto" all'interno di uno spazio terapeutico che in questo caso sarò un'opportunità per avviare un processo di crescita personale, non la cura di un disturbo psichico.
Gent.le ragazzo,
è questa paura che probabilmente merita di trovare "ascolto" all'interno di uno spazio terapeutico che in questo caso sarò un'opportunità per avviare un processo di crescita personale, non la cura di un disturbo psichico.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 1.9k visite dal 09/07/2011.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.