Attacchi di panico con agorafobia
Buongiorno sono una ragazza di 25 anni. All'età di 16 anni ho iniziato una psicoterapia per problemi di ansia legati alla scuola. All'età di 22 anni, sempre in terapia, ho iniziato a sviluppare attacchi di panico che si sono aggravati con l'agorafobia a causa dell'assunzione di farmaci serotoninergici prescritti da uno psichiatra su consiglio della mia psicoterapeuta. Interrotti i farmaci ho iniziato una terapia cognitivo-comportamentale con esposizione graduale che non ha portato nessun miglioramento. A 23 anni ho intrapreso una psicoterapia dinamica che si è appena conclusa perchè nel corso del tempo l'agorafobia è andata peggiorando ed è comparsa forte angoscia quando sono da sola in casa. Al momento sto facendo dei miglioramenti molto lenti attraverso l'esposizione graduale che provvedo a fare da sola. La mia domanda è la seguente: come mai la prima psicoterapia e anche la seconda hanno portato un aggravamento così evidenti della sintomatologia ansiosa? Grazie.
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La sua è una domanda importante e legittima, ma è difficile rispondere senza conoscere né lei né i dettagli delle terapie che ha fatto. La TCC è una terapia di elezione per i disturbi d'ansia, perciò andrebbe capito perché nel suo caso gli effetti siano stati controproducenti.
Può essere dipeso da molti fattori, forse può provare a darci qualche informazione aggiuntiva: relazione con il terapeuta, indicazioni comportamentali ricevute, programma di esposizione graduale, durata e frequenza delle sedute, se la fine della terapia è stata decisa di comune accordo o unilateralmente e così via.
È possibile che seguire un programma di esposizione graduale da sola, senza l'assistenza dell'esperto, non porti i risultati sperati.
Cordiali saluti
Può essere dipeso da molti fattori, forse può provare a darci qualche informazione aggiuntiva: relazione con il terapeuta, indicazioni comportamentali ricevute, programma di esposizione graduale, durata e frequenza delle sedute, se la fine della terapia è stata decisa di comune accordo o unilateralmente e così via.
È possibile che seguire un programma di esposizione graduale da sola, senza l'assistenza dell'esperto, non porti i risultati sperati.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
La relazione con il terapeuta era buona anche se si creava una frattura ogni volta che mi costringeva ad uscire in sua compagnia (gli incontri avvenivano nel mio domicilio per la mia incapacità di uscire), l'interruzione della terapia è stata inizialmente una pausa decisa di comune accordo che poi io ho trasformato in una fine definitiva proprio perchè l'angoscia in seguito agli incontri era diventata insostenibile e da sola stavo raggiungendo dei risultati, le sedute inizialmente sono state bisettimanali poi settimanali e alla fine mensili. Grazie
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>>> l'angoscia in seguito agli incontri era diventata insostenibile
>>>
Se è così, non si può dire che la relazione terapeutica fosse buona. Magari lo era all'inizio, ma se s'inizia a provare angoscia andando dal terapeuta, è quasi certo che la terapia non potrà funzionare.
Ha parlato della sua angoscia con lui?
>>> da sola stavo raggiungendo dei risultati
>>>
Forse ciò che ha visto sono stati dei miglioramenti nei sintomi, che però non si possono definire risultati. Il risultato si ha quando il miglioramento si stabilizza e si generalizza ad altre situazioni assimilabili, ma per arrivare a questo occorre essere accompagnati dal terapeuta.
A occhio e croce direi che uno dei motivi del fallimento potrebbe essere stato non il tipo di terapia, ma la relazione negativa che si è venuta a creare con il terapeuta.
Cordiali saluti
>>>
Se è così, non si può dire che la relazione terapeutica fosse buona. Magari lo era all'inizio, ma se s'inizia a provare angoscia andando dal terapeuta, è quasi certo che la terapia non potrà funzionare.
Ha parlato della sua angoscia con lui?
>>> da sola stavo raggiungendo dei risultati
>>>
Forse ciò che ha visto sono stati dei miglioramenti nei sintomi, che però non si possono definire risultati. Il risultato si ha quando il miglioramento si stabilizza e si generalizza ad altre situazioni assimilabili, ma per arrivare a questo occorre essere accompagnati dal terapeuta.
A occhio e croce direi che uno dei motivi del fallimento potrebbe essere stato non il tipo di terapia, ma la relazione negativa che si è venuta a creare con il terapeuta.
Cordiali saluti
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Utente
Ho parlato della mia angoscia al terapeuta e la sua risposta scontata è stata che dovevo tenermela perchè era uno degli effetti del miglioramento dei sintomi, infatti l'angoscia si è manifestata quando ho iniziato a raggiungere da sola i primi miglioramenti. Il suo consiglio è quello di riprendere la terapia o di andare avanti per la mia strada? Onestamente sono quasi 10 anni che faccio analisi e sono molto provata interiormente. Grazie.
[#5]
Fare da sé, nei casi come il suo difficilmente porta a risultati stabili e duraturi, ci vuole sempre l'aiuto specialistico.
Le suggerisco di scegliersi un altro terapeuta, che usi un approccio adatto all'ansia acuta e limitante come sembra essere la sua, quindi ad esempio cognitivo-comportamentale o breve strategico, e di accertarsi di poterci stabilire una buona relazione terapeutica. Faccia prima delle telefonate, chieda dell'esperienza con disturbi come il suo, domandi durata media della terapia e percentuali medie di successo. Tasti insomma l'acqua prima di tuffarsi ancora. Poi prenda un appuntamento con quello che le ispirerà più fiducia, spiegandogli le esperienze fallimentari passate.
Dall'ansia si può uscire, moltissime persone ne escono. Anzi, più è acuta e limitante e più possibilità si possono avere di venirne fuori. Come ogni rigidità, più è grande e più può essere facile infrangerla.
Cordiali saluti
Le suggerisco di scegliersi un altro terapeuta, che usi un approccio adatto all'ansia acuta e limitante come sembra essere la sua, quindi ad esempio cognitivo-comportamentale o breve strategico, e di accertarsi di poterci stabilire una buona relazione terapeutica. Faccia prima delle telefonate, chieda dell'esperienza con disturbi come il suo, domandi durata media della terapia e percentuali medie di successo. Tasti insomma l'acqua prima di tuffarsi ancora. Poi prenda un appuntamento con quello che le ispirerà più fiducia, spiegandogli le esperienze fallimentari passate.
Dall'ansia si può uscire, moltissime persone ne escono. Anzi, più è acuta e limitante e più possibilità si possono avere di venirne fuori. Come ogni rigidità, più è grande e più può essere facile infrangerla.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.1k visite dal 03/07/2011.
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Approfondimento su Ansia
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