Depressione, ansia libera
salve.sono una ragazza di 22 anni (ormai quasi 23).fin da piccola sono sempre stata una bambina molto timida e ansiosa, ho sempre avuto un malessere di fondo che mi impediva di vivere le cose, anche quando capitava qualcosa di bello riuscivo a goderne solo per un momento perché poi il pensiero tornava su questo "disagio" a cui non so dare un nome ma che ha sempre fatto parte di me. durante l'adolescenza ho sempre avuto come un pensiero inconscio che cmq avrei vissuto poco e che se pure avessi vissuto a lungo la situazione sarebbe peggiorata man mano che passavano gli anni,anche ora ho il terrore a pensare a quando i miei non ci saranno più e rimarrò praticamente da sola, perché ho pochissimi contatti sociali (nonostante ai tempi del liceo fossi abbastanza inserita in classe o comunque non emarginata,anche perché ero brava a nascondere tutto quello che mi succedeva dentro).a scuola sono sempre andata male a causa di questi continui sbalzi d'umore che m'impedivano di essere costante,nonostante i prof.mi abbiano più volte elogiato per la mia intelligenza alla fine uscivo sempre con debiti(e relative frustrazioni)perché non riuscivo a studiare sempre.da un po' sto vedendo una psicologa che mi ha fatto fare un test di personalità da cui è uscito che sono depressa (ma non clinicamente, non depressione maggiore) e ho molta ansia libera..ma io non so perché mi sento così. sento solo un grande vuoto dentro e pochissimo entusiasmo, fare qualunque cosa mi pesa tantissimo, soprattutto situazioni in cui si valuta il mio "lavoro" mi mettono ansia e nausea fortissima (ho evitato molte cose per questo motivo).inoltre penso di avere dei problemi di identità di genere..da piccola (elementari) ero praticamente un maschio (mi scambiavano per maschio, giocavo coi maschi a giochi da maschio e tutto il resto),alle medie e al liceo sono abbastanza sicura di essermi innamorata di ragazze,crescendo invece ho semplicemente perso un'identità..non so più chi sono,non mi vedo in nessun tipo di relazione,è come se non avessi un sesso definito mentalmente (anche se cmq provo eccitazione).ho avuto un rapporti sessuali solo con un ragazzo per cui provavo qualcosa anche se non avevo desiderio fisico,anzi l'intimità e il "lasciarmi andare" mi procurava tantissima ansia,non ero mai naturale,non riuscivo a non pensare.ora ho paura di dire queste cose alla psi che sto vedendo perché già mi ha fatto capire cosa pensa dei gay (aveva un ragazzo gay in cura e ha detto che poi "per fortuna si è ri-orientato"),io non voglio essere "ri-orientata",voglio solo capire cosa mi succede e se sono omosessuale voglio al massimo accettare questa cosa,non "ri-orientarmi".mi sento sola e depressa,di queste cose non ne ho mai parlato con enssuno un po' per carattere un po' perché me ne vergogno e ormai ho 23 anni e non voglio ritrovarmi a 40 anni da sola.la psi la sto vedendo da poco e mi ha dato una "cura"(ipnosi leggera)per l'ansia ma non riesco a parlarle liberamente per il blocco di cui sopra..
[#1]
Già il fatto che metti "cura" fra virgolette è un segno di quanta fiducia probabilmente riponi in questa "cura".
Comunque l'ipnosi non ha niente di speciale rispetto ad altre forme di psicoterapia, l'importante è che stiate rivolgendovi al problema e facendo progressi. Secondo te lo state facendo?
Quando si va in terapia, anche a seconda del tipo di terapia, non è importante parlare di tutto e di più, basta aiutare il terapeuta a definire bene il problema. Questo per dirti che non è necessario che ti preoccupi di "aprirti" troppo. Ma ripeto, dipende anche dall'approccio che il terapeuta usa: in alcune forme di terapia si parla di più, in altre di meno e si ricevono indicazioni da mettere in atto fra una seduta e l'altra.
Cordiali saluti
Comunque l'ipnosi non ha niente di speciale rispetto ad altre forme di psicoterapia, l'importante è che stiate rivolgendovi al problema e facendo progressi. Secondo te lo state facendo?
Quando si va in terapia, anche a seconda del tipo di terapia, non è importante parlare di tutto e di più, basta aiutare il terapeuta a definire bene il problema. Questo per dirti che non è necessario che ti preoccupi di "aprirti" troppo. Ma ripeto, dipende anche dall'approccio che il terapeuta usa: in alcune forme di terapia si parla di più, in altre di meno e si ricevono indicazioni da mettere in atto fra una seduta e l'altra.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
innanzitutto grazie per la risposta!
ho messo la parola cura tra virgolette solo perché non è una cura farmaceutica. la sto applicando e per adesso non ho visto molti risultati.. il problema è che questa ansia generalizzata penso sia dovuta a problemi irrisolti dentro di me, di cui sento il bisogno di parlare, mentre l'approccio di questa terapeuta è di tipo cognitivo-comportamentale (in effetti parlo poco di me e ricevo molte direttive da parte sua,che cerco sempre di mettere in atto anche se a volte difetto di forza di volontà). non so, magari questo bisogno di parlare è dovuto solo al fatto che non ho nessun altro con cui farlo.
comunque la cosa si ripercuote ovviamente anche nello studio, non ho motivazione, non ho voglia di fare nulla a dire la verità, non mi va di uscire e anche se esco dopo un po' mi sento stressata e voglio tornare a stare da sola, non sto bene con le persone non riesco a lasciarmi andare e semplicemente a vivere in modo naturale e sciolto il rapporto con gli altri.
ho messo la parola cura tra virgolette solo perché non è una cura farmaceutica. la sto applicando e per adesso non ho visto molti risultati.. il problema è che questa ansia generalizzata penso sia dovuta a problemi irrisolti dentro di me, di cui sento il bisogno di parlare, mentre l'approccio di questa terapeuta è di tipo cognitivo-comportamentale (in effetti parlo poco di me e ricevo molte direttive da parte sua,che cerco sempre di mettere in atto anche se a volte difetto di forza di volontà). non so, magari questo bisogno di parlare è dovuto solo al fatto che non ho nessun altro con cui farlo.
comunque la cosa si ripercuote ovviamente anche nello studio, non ho motivazione, non ho voglia di fare nulla a dire la verità, non mi va di uscire e anche se esco dopo un po' mi sento stressata e voglio tornare a stare da sola, non sto bene con le persone non riesco a lasciarmi andare e semplicemente a vivere in modo naturale e sciolto il rapporto con gli altri.
[#3]
Quindi la tua è una terapeuta cognitivo-comportamentale che usa l'ipnosi, ho capito bene?
Immagino che solo l'idea di dire alla terapeuta che la terapia non sta procedendo come ti aspettavi sia fuori luogo, visto il tuo problema. Però è proprio questo che dovresti fare, altrimenti rischi di perdere tempo (e soldi).
Cordiali saluti
Immagino che solo l'idea di dire alla terapeuta che la terapia non sta procedendo come ti aspettavi sia fuori luogo, visto il tuo problema. Però è proprio questo che dovresti fare, altrimenti rischi di perdere tempo (e soldi).
Cordiali saluti
[#4]
Gentile ragazza,
non sempre ci si trova a proprio agio con il primo terapeuta che si incontra, ma la sensazione di essere compresi e accettati incondizionatamente è un prerequisito importante per la terapia.
A quanto ci dice questo non avviene nel suo rapporto con la terapeuta e, forse, può prendere in considerazione l'eventualità di rivolgersi ad un altro professionista.
Con questo non voglio dire che ogni volta che sentiamo difficile proseguire nel percorso bisogna cambiare terapeuta. Se questo avviene nel corso della terapia è bene parlarne in seduta.
Ma se non ci si sente a proprio agio fin dall'inizio, allora potrebbe essere più utile incontrare un altro psicoterapeuta, magari con diverso orientamento.
Dalle sue parole sembra che l'approccio metodologico della sua psicologa la faccia sentire "orientata" attraverso le sue direttive, mentre lei vorrebbe avere più spazio per poter sondare le sue emozioni, i suoi pensieri, la sua identità.
Cordiali saluti.
non sempre ci si trova a proprio agio con il primo terapeuta che si incontra, ma la sensazione di essere compresi e accettati incondizionatamente è un prerequisito importante per la terapia.
A quanto ci dice questo non avviene nel suo rapporto con la terapeuta e, forse, può prendere in considerazione l'eventualità di rivolgersi ad un altro professionista.
Con questo non voglio dire che ogni volta che sentiamo difficile proseguire nel percorso bisogna cambiare terapeuta. Se questo avviene nel corso della terapia è bene parlarne in seduta.
Ma se non ci si sente a proprio agio fin dall'inizio, allora potrebbe essere più utile incontrare un altro psicoterapeuta, magari con diverso orientamento.
Dalle sue parole sembra che l'approccio metodologico della sua psicologa la faccia sentire "orientata" attraverso le sue direttive, mentre lei vorrebbe avere più spazio per poter sondare le sue emozioni, i suoi pensieri, la sua identità.
Cordiali saluti.
Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it
[#5]
Gent.le ragazza,
se lei non si sente libera di affrontare gli aspetti legati alla sessualità con la psicologa, perché ha avvertito un atteggiamento di disapprovazione da parte suanei confronti dell'omosessualità, sarebbe opportuno chiarirlo durante il colloquio, è possibile che si sia creato un equivoco (ad es. "per fortuna si è ri-orientato nel senso che si trattava solo di un momento di confusione").
se lei non si sente libera di affrontare gli aspetti legati alla sessualità con la psicologa, perché ha avvertito un atteggiamento di disapprovazione da parte suanei confronti dell'omosessualità, sarebbe opportuno chiarirlo durante il colloquio, è possibile che si sia creato un equivoco (ad es. "per fortuna si è ri-orientato nel senso che si trattava solo di un momento di confusione").
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.5k visite dal 21/06/2011.
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