Timidezza nello stare in gruppo
Salve,
sono un ragazzo di 28 anni e, soffro di una forma di timidezza piuttosto invalidante, che non mi permette di consolidare le conoscenze che faccio, di avere amici, ragazze, insomma di essere, in una parola, come gli altri.
In tutti questi anni ho analizzato più volte le situazioni che mi bloccano, che non mi permettono di esprimermi. Stranamente la mia forma di timidezza non si manifesta con persone estranee, anzi, lì riesco ad essere anche tutto il contrario, ma con persone che già conosco, anche persone che conosco da anni... è come se ogni volta che vedo queste persone dovessi in qualche modo ripetere o superare una prova, comportarmi meglio o come la volta prima (nel caso in cui io abbia dato un'impressione positiva di me).
Ciò che temo di più è lo stare in gruppo... molte volte non trovo argomenti di conversazione, mi sento inadeguato, fuori luogo, di troppo. Il colpo di grazia lo ricevo nel momento in cui c'è un'altra persona che invece è estroversa, simpatica, e tutti pendono dalle sue labbra. Temo questo confronto, lì mi anniento quasi totalmente, mi sento veramente inutile, non riesco a dire niente, a pensare niente... E' come se fosse una gara a chi è più simpatico. Non può essere una sfida uscire con gli amici, dovrebbe essere un momento
in cui uno si abbandona e non una prova da superare. Per quanto io provi a lasciarmi andare non riesco a superarla... Nella maggior parte dei casi mi capita questo, ci sono volte invece in cui riesco a trovare il modo di prendere un'iniziativa, dire qualcosa e allora improvvisamente cambia la visione delle cose, divento estroverso, simpatico, ecc.
Questa mia forma di timidezza poi si manifesta in particolar modo nei confronti di una persona che voglio in qualche modo conquistare, nel caso di una donna, o comunque farmi amico, richiamare l'attenzione, nel caso di un ragazzo.
Inoltre nel "confronto" 1 a 1, io nei confronti di un'altra persona, con gli anni riesco a gestire la situazione, anche bene (sono molto autocritico, spesso sottovalutandomi), so riconoscere quando faccio bene una cosa, quando mi comporto come dovrei (come vorrei). La cosa che mi fa stare piu male è che io sono consapevole del fatto che posso essere la persona che vorrei: estroversa, felice, ma questi, chiamiamoli "poteri" non riesco a gestirli...
ho un mondo dentro che vorrei esprimere ma mi blocco, non riesco ad emergere... in quei momenti sto veramente male perchè penso di aver fallito, e perdo interesse per tutto... anche per la musica, la mia grande passione.
Passo quindi fasi di depressione che mi portano a vedre tutto nero, anche se riesco a sollevarmi da questi momenti poi non trovo la via per essere me stesso, o comunque il me che vorrei essere. E' come se avessi una doppia personalità. Vorrei essere libero, senza inibizioni! Voglio vivere, non vivere a metà!
Perdonate il fatto che sia stato veramente prolisso, e ne avrei ancora da scrivere, ma non so sia il caso.
Vi ringrazio in anticipo!
sono un ragazzo di 28 anni e, soffro di una forma di timidezza piuttosto invalidante, che non mi permette di consolidare le conoscenze che faccio, di avere amici, ragazze, insomma di essere, in una parola, come gli altri.
In tutti questi anni ho analizzato più volte le situazioni che mi bloccano, che non mi permettono di esprimermi. Stranamente la mia forma di timidezza non si manifesta con persone estranee, anzi, lì riesco ad essere anche tutto il contrario, ma con persone che già conosco, anche persone che conosco da anni... è come se ogni volta che vedo queste persone dovessi in qualche modo ripetere o superare una prova, comportarmi meglio o come la volta prima (nel caso in cui io abbia dato un'impressione positiva di me).
Ciò che temo di più è lo stare in gruppo... molte volte non trovo argomenti di conversazione, mi sento inadeguato, fuori luogo, di troppo. Il colpo di grazia lo ricevo nel momento in cui c'è un'altra persona che invece è estroversa, simpatica, e tutti pendono dalle sue labbra. Temo questo confronto, lì mi anniento quasi totalmente, mi sento veramente inutile, non riesco a dire niente, a pensare niente... E' come se fosse una gara a chi è più simpatico. Non può essere una sfida uscire con gli amici, dovrebbe essere un momento
in cui uno si abbandona e non una prova da superare. Per quanto io provi a lasciarmi andare non riesco a superarla... Nella maggior parte dei casi mi capita questo, ci sono volte invece in cui riesco a trovare il modo di prendere un'iniziativa, dire qualcosa e allora improvvisamente cambia la visione delle cose, divento estroverso, simpatico, ecc.
Questa mia forma di timidezza poi si manifesta in particolar modo nei confronti di una persona che voglio in qualche modo conquistare, nel caso di una donna, o comunque farmi amico, richiamare l'attenzione, nel caso di un ragazzo.
Inoltre nel "confronto" 1 a 1, io nei confronti di un'altra persona, con gli anni riesco a gestire la situazione, anche bene (sono molto autocritico, spesso sottovalutandomi), so riconoscere quando faccio bene una cosa, quando mi comporto come dovrei (come vorrei). La cosa che mi fa stare piu male è che io sono consapevole del fatto che posso essere la persona che vorrei: estroversa, felice, ma questi, chiamiamoli "poteri" non riesco a gestirli...
ho un mondo dentro che vorrei esprimere ma mi blocco, non riesco ad emergere... in quei momenti sto veramente male perchè penso di aver fallito, e perdo interesse per tutto... anche per la musica, la mia grande passione.
Passo quindi fasi di depressione che mi portano a vedre tutto nero, anche se riesco a sollevarmi da questi momenti poi non trovo la via per essere me stesso, o comunque il me che vorrei essere. E' come se avessi una doppia personalità. Vorrei essere libero, senza inibizioni! Voglio vivere, non vivere a metà!
Perdonate il fatto che sia stato veramente prolisso, e ne avrei ancora da scrivere, ma non so sia il caso.
Vi ringrazio in anticipo!
[#1]
Gentile ragazzo, meno male che non siamo tutti uguali e che tu sei come sei! Se in prima battuta non impari a volerti bene per come sei, non possiamo andare molto lontano...
però è anche vero che magari c'è qualcosa che ti blocca non tanto nell'interagire con le persone, perchè suppongo tu sia capace di relazionarti. Non è che c'è qualche timore di relazioni più profonde e intime? di farti vedere come sei davvero, con la tua introversione (che non è un difetto, nè una malattia) e con le tue debolezze (che abbiamo tutti)?
però è anche vero che magari c'è qualcosa che ti blocca non tanto nell'interagire con le persone, perchè suppongo tu sia capace di relazionarti. Non è che c'è qualche timore di relazioni più profonde e intime? di farti vedere come sei davvero, con la tua introversione (che non è un difetto, nè una malattia) e con le tue debolezze (che abbiamo tutti)?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Gentilissima dottoressa,
innanzitutto grazie infinite per la risposta. Negli anni ho imparato a volermi bene, e negli ultimi due anni soprattutto ho preso al volo qualsiasi occasione per mettermi a confronto con gli altri, stare sulla scena, e sono migliorato molto. Ma mi manca ancora qualcosa, lo sento che magari è una scoglio piccolo, ma che mi crea ancora enorme disagio. E' come se dovessi dimostrare sempre qualcosa agli altri, mentre gli altri vanno bene come sono, io no... devo superarmi devo devo e devo... ma me ne accorgo da solo che non si può vivere con serenità il rapporto con gli amici, fidanzate, eccetera. Come uscire da questo circolo vizioso?
Diciamo che io mi accetto così come sono, infatti non voglio essere un'altra persona, voglio essere me! quel me che piace alla gente, che so che esiste, e l'ho dimostrato più volte, ma che quando più servirebbe non emerge.
E' vero che la prima regola del volersi bene è proprio accettarsi per come si è, ma il me introverso proprio non lo accetto, non lo accetto ancor di piu nel momento in cui so che posso essere diverso...
Un'altra questione che mi preme dire è che faccio a fatica a parlare di me alla gente a dire quello che faccio, chi sono, mi tengo tutto dentro, se ho un problema non ne parlo, manifestando magari esteriormente un malessere evidente. Vorrei cercare anche in questo senso di aprirmi. Esistono corsi di autostima, terapie, o addirittura farmaci o altre cose che posso fare per risolvere il problema (unito certamente a una buona dose di forza di volontà che fortuna non mi manca)?
Grazie nuovamente!!!
innanzitutto grazie infinite per la risposta. Negli anni ho imparato a volermi bene, e negli ultimi due anni soprattutto ho preso al volo qualsiasi occasione per mettermi a confronto con gli altri, stare sulla scena, e sono migliorato molto. Ma mi manca ancora qualcosa, lo sento che magari è una scoglio piccolo, ma che mi crea ancora enorme disagio. E' come se dovessi dimostrare sempre qualcosa agli altri, mentre gli altri vanno bene come sono, io no... devo superarmi devo devo e devo... ma me ne accorgo da solo che non si può vivere con serenità il rapporto con gli amici, fidanzate, eccetera. Come uscire da questo circolo vizioso?
Diciamo che io mi accetto così come sono, infatti non voglio essere un'altra persona, voglio essere me! quel me che piace alla gente, che so che esiste, e l'ho dimostrato più volte, ma che quando più servirebbe non emerge.
E' vero che la prima regola del volersi bene è proprio accettarsi per come si è, ma il me introverso proprio non lo accetto, non lo accetto ancor di piu nel momento in cui so che posso essere diverso...
Un'altra questione che mi preme dire è che faccio a fatica a parlare di me alla gente a dire quello che faccio, chi sono, mi tengo tutto dentro, se ho un problema non ne parlo, manifestando magari esteriormente un malessere evidente. Vorrei cercare anche in questo senso di aprirmi. Esistono corsi di autostima, terapie, o addirittura farmaci o altre cose che posso fare per risolvere il problema (unito certamente a una buona dose di forza di volontà che fortuna non mi manca)?
Grazie nuovamente!!!
[#3]
"...la prima regola del volersi bene è proprio accettarsi per come si è..."
questo in realtà è un inghippo! più che accettarti potresti iniziare a piacerti!
E quanto ai corsi ecc... probabilmente esistono anche ma la loro efficacia?
Se davvero ti vuoi bene, concediti il lusso di una psicoterapia che potrà fare luce su questi aspetti. Che male c'è a parlare agli altri dei nostri successi ma anche dei problemi? In fondo gli altri non servono anche per questo? Che cosa temi se ti fai vedere così come sei? perchè gli altri possono essere persone piacevoli così come sono e tu no?
questo in realtà è un inghippo! più che accettarti potresti iniziare a piacerti!
E quanto ai corsi ecc... probabilmente esistono anche ma la loro efficacia?
Se davvero ti vuoi bene, concediti il lusso di una psicoterapia che potrà fare luce su questi aspetti. Che male c'è a parlare agli altri dei nostri successi ma anche dei problemi? In fondo gli altri non servono anche per questo? Che cosa temi se ti fai vedere così come sei? perchè gli altri possono essere persone piacevoli così come sono e tu no?
[#4]
Utente
Gentile dottoressa,
quello che temo se mi faccio vedere come sono è proprio il fatto di non essere accettato... ed ho avuto (ed ho tutt'ora) dei riscontri riguardo a ciò. Cerco di accettarmi in quei momenti, ok, ci ho provato... L'ultima volta ieri sera in gruppo tra amici... in alcuni momenti non avevo nulla da dire e ok! ci può stare, ma più aumentavano i momenti di silenzio, più gli altri socializzavano più mi sentivo osservato come se mi chiedessero ma che ha questo qui? Ecco in quel momento sono me stesso, non ho niente da dire... ma il risultato è di non venir accettato, ma non sono solo timori, sono realtà. Tutti sono naturali, non si sforzano di essere come sono, socievoli, io devo essere l'unico che si spreme le meningi sono io! Ecco mi devo "sforzare di essere naturale..." è una cosa contronatura, è un controsenso... voglio solo essere me stesso, quel me stesso che mi piace e che piace... a 20 anni quando caddi in una profonda depressione in seguito ad un episodio di questo tipo mi rivolsi ad una psicologa. Ma non credo sia servito a molto... Nel senso: negli anni sono migliorato, ma non sono "guarito", usiamo questo termine, del tutto.
So di non essere piacevole nel momento in cui vedo di non essere accettato.
quello che temo se mi faccio vedere come sono è proprio il fatto di non essere accettato... ed ho avuto (ed ho tutt'ora) dei riscontri riguardo a ciò. Cerco di accettarmi in quei momenti, ok, ci ho provato... L'ultima volta ieri sera in gruppo tra amici... in alcuni momenti non avevo nulla da dire e ok! ci può stare, ma più aumentavano i momenti di silenzio, più gli altri socializzavano più mi sentivo osservato come se mi chiedessero ma che ha questo qui? Ecco in quel momento sono me stesso, non ho niente da dire... ma il risultato è di non venir accettato, ma non sono solo timori, sono realtà. Tutti sono naturali, non si sforzano di essere come sono, socievoli, io devo essere l'unico che si spreme le meningi sono io! Ecco mi devo "sforzare di essere naturale..." è una cosa contronatura, è un controsenso... voglio solo essere me stesso, quel me stesso che mi piace e che piace... a 20 anni quando caddi in una profonda depressione in seguito ad un episodio di questo tipo mi rivolsi ad una psicologa. Ma non credo sia servito a molto... Nel senso: negli anni sono migliorato, ma non sono "guarito", usiamo questo termine, del tutto.
So di non essere piacevole nel momento in cui vedo di non essere accettato.
[#5]
"Tutti sono naturali, non si sforzano di essere come sono, socievoli"
Questa è una visione irrealistica ed errata della realtà.
Ha presente la quantità di persone che consumano alcolici quando sono in compagnia allo scopo di essere più disinibite, simpatiche, estroverse? Probabilmente la maggior parte, purtroppo, almeno in una certa fase della vita.
Ci rifletta abbandoni l'idea che tutti siano a loro agio in situazioni sociali e naturalmente aperti e spigliati.
"So di non essere piacevole nel momento in cui vedo di non essere accettato"
Ragionando in questo modo lei consegna agli altri un grande potere: quello di giudicarla, e di dire se lei va bene o no così com'è.
Sarebbe sicuramente presuntuoso infischiarsene completamente delle altre persone, ma è altrettanto dannoso pensare che siano loro ad avere il diritto di stabilire l'accettabilità o meno del suo carattere.
Questo comunque darebbe risultati molto differenti a seconda degli ambienti frequentati: ad es., un circolo letterario probabilmente sono valorizzate altre doti rispetto a quelle apprezzate in una discoteca, non crede?
Le qualità che solo una persona riflessiva e introversa possiede sono quindi giudicate positivamente a seconda degli ambienti, e il fatto che lei sia anche in grado di comportarsi in maniera più estroversa mi fa pensare che forse si sta sottovalutando.
"prima regola del volersi bene è proprio accettarsi per come si è, ma il me introverso proprio non lo accetto, non lo accetto ancor di piu nel momento in cui so che posso essere diverso..."
Questo è un punto fondamentale, perchè se lei è il primo a giudicarsi negativamente manterrà un atteggiamento e una postura estremamente rigidi e comunicherà agli altri che c'è qualcosa che non va.
Questi altri le rimanderanno di conseguenza un'immagine negativa di lei, pensando che sia un po' strano o a disagio, confermando la sua idea negativa di partenza.
Per intervenire su questo circolo vizioso le sarà necessario un intervento psicologico, che a mio parere le sarebbe davvero moto utile per vivere con maggiore serenità le sue relazioni e i momenti sociali.
Questa è una visione irrealistica ed errata della realtà.
Ha presente la quantità di persone che consumano alcolici quando sono in compagnia allo scopo di essere più disinibite, simpatiche, estroverse? Probabilmente la maggior parte, purtroppo, almeno in una certa fase della vita.
Ci rifletta abbandoni l'idea che tutti siano a loro agio in situazioni sociali e naturalmente aperti e spigliati.
"So di non essere piacevole nel momento in cui vedo di non essere accettato"
Ragionando in questo modo lei consegna agli altri un grande potere: quello di giudicarla, e di dire se lei va bene o no così com'è.
Sarebbe sicuramente presuntuoso infischiarsene completamente delle altre persone, ma è altrettanto dannoso pensare che siano loro ad avere il diritto di stabilire l'accettabilità o meno del suo carattere.
Questo comunque darebbe risultati molto differenti a seconda degli ambienti frequentati: ad es., un circolo letterario probabilmente sono valorizzate altre doti rispetto a quelle apprezzate in una discoteca, non crede?
Le qualità che solo una persona riflessiva e introversa possiede sono quindi giudicate positivamente a seconda degli ambienti, e il fatto che lei sia anche in grado di comportarsi in maniera più estroversa mi fa pensare che forse si sta sottovalutando.
"prima regola del volersi bene è proprio accettarsi per come si è, ma il me introverso proprio non lo accetto, non lo accetto ancor di piu nel momento in cui so che posso essere diverso..."
Questo è un punto fondamentale, perchè se lei è il primo a giudicarsi negativamente manterrà un atteggiamento e una postura estremamente rigidi e comunicherà agli altri che c'è qualcosa che non va.
Questi altri le rimanderanno di conseguenza un'immagine negativa di lei, pensando che sia un po' strano o a disagio, confermando la sua idea negativa di partenza.
Per intervenire su questo circolo vizioso le sarà necessario un intervento psicologico, che a mio parere le sarebbe davvero moto utile per vivere con maggiore serenità le sue relazioni e i momenti sociali.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#6]
"So di non essere piacevole nel momento in cui vedo di non essere accettato"
Bisogna capire dove fai queste esperienze, con chi sei e quanto spesso accade. Ovvero: non è che ti metti nelle situazioni da essere giudicato in modo tale da poter confermare le tue ipotesi?
Non è che ti è difficile cambiare prospettiva?
In tal senso una psicoterapia può esserti molyo utile ad ampliare la visione che hai, a correggere eventuali distorsioni. Questo non significa che in seguito non funzionerai più così, ma avrai la capacità e la padronanza di prendere le distanze (meno dolorosa questa lettura) e di provare a sperimentarti in altre modalità relazionali.
Prima però prova a pensare a tutti i tuoi punti di forza, così come sei.
Bisogna capire dove fai queste esperienze, con chi sei e quanto spesso accade. Ovvero: non è che ti metti nelle situazioni da essere giudicato in modo tale da poter confermare le tue ipotesi?
Non è che ti è difficile cambiare prospettiva?
In tal senso una psicoterapia può esserti molyo utile ad ampliare la visione che hai, a correggere eventuali distorsioni. Questo non significa che in seguito non funzionerai più così, ma avrai la capacità e la padronanza di prendere le distanze (meno dolorosa questa lettura) e di provare a sperimentarti in altre modalità relazionali.
Prima però prova a pensare a tutti i tuoi punti di forza, così come sei.
[#7]
Utente
Grazie nuovamente per le vostre risposte, che, già dà sole mi portano a profonde riflessioni. Per rispondere al Dottor Massaro, certamente so bene che ci sono persone con problemi come i miei e anche più gravi che fanno uso di alcolici per tale scopo... diciamo che il confronto non lo facevo tra me e il resto del mondo, bensì tra me e le persone che mi circondano... quelle che manifestano all'esterno è appunto sicurezza, scioltezza. Credo che se la manifesti all'esterno lo sei anche dentro te... nei momenti in cui sono sciolto, mi abbandono a fiumi di parole sento che potrei tenere un discorso davanti a decine di persone, e questo autocontrollo non so come riesca a tirarlo fuori in quei momenti... che poi il difficile è sempre e solo l'inizio, riesco a dire qualcosa che viene apprezzato e subito mi illumino. Devo capire come non abbattermi o annullarmi in gruppo e cercare di restare calmo. A volte ci riesco, ma il piu delle volte no.
Ha ragione dottore che non devo pormi alla gente come se dovessi essere giudicato... è un meccanismo che però viene generato proprio da questa insicurezza che mi porto ancora dentro e dal fatto che molte volte non riesco ad emergere. Torniamo sempre lì... La cosiddetta "fiducia in se stessi" è quello che mi manca, nel dire o nel fare qualsiasi cosa, qualsiasi cosa sia visibile agli altri.
Ho paura di trovarmi in certe situazioni, come nello stare in gruppo ma nello stesso tempo vorrei affrontarle giornalmente in modo da poter fronteggiare le mie difficoltà...
Per rispondere alla Dottoressa Pileci le situazioni sono sempre quelle dello stare in gruppo, non voglio dimostrare niente a nessuno, solo essere come gli altri, ovvero il me stesso accettato dagli altri, che esiste, e che come detto fin'ora non riesco sempre a tirari fuori.
Cosa mi consigliate di fare? Forza di volontà ne ho molta. Uno psicoterapeuta puà aiutarmi? Corsi di teatro, o roba simile? Corsi per parlare in pubblico? Qualsiasi cosa pur di diventare sicuro di me stesso.
Grazie inifinite, di nuovo!
Ha ragione dottore che non devo pormi alla gente come se dovessi essere giudicato... è un meccanismo che però viene generato proprio da questa insicurezza che mi porto ancora dentro e dal fatto che molte volte non riesco ad emergere. Torniamo sempre lì... La cosiddetta "fiducia in se stessi" è quello che mi manca, nel dire o nel fare qualsiasi cosa, qualsiasi cosa sia visibile agli altri.
Ho paura di trovarmi in certe situazioni, come nello stare in gruppo ma nello stesso tempo vorrei affrontarle giornalmente in modo da poter fronteggiare le mie difficoltà...
Per rispondere alla Dottoressa Pileci le situazioni sono sempre quelle dello stare in gruppo, non voglio dimostrare niente a nessuno, solo essere come gli altri, ovvero il me stesso accettato dagli altri, che esiste, e che come detto fin'ora non riesco sempre a tirari fuori.
Cosa mi consigliate di fare? Forza di volontà ne ho molta. Uno psicoterapeuta puà aiutarmi? Corsi di teatro, o roba simile? Corsi per parlare in pubblico? Qualsiasi cosa pur di diventare sicuro di me stesso.
Grazie inifinite, di nuovo!
[#8]
Penso che le sarebbe utile iniziare un percorso psicologico per lavorare su quegli aspetti della sua personalità che ostacolano il raggiungimento di una vita di relazione soddisfacente.
Se è motivato al cambiamento, come mi sembra che sia, potrà avere buoni risultati.
Se è motivato al cambiamento, come mi sembra che sia, potrà avere buoni risultati.
[#9]
Gentile ragazzo, i corsi di teatro possono ampliare un po' le possibilità e permetterti di acquisire una maggiore disinvoltura con le persone. Anche i corsi per imparare a parlare in pubblico. Sicuramente c'è da dire che un corso di teatro è anche divertente e interessante.
Questa potrebbe essere una delle possibilità.
Oppure c'è la psicoterapia.
Non sempre è indicata la psicoterapia. Il mio suggerimento è di contattare uno psicoterapeuta e definire con lui se il trattamento psicoterapiaco sia adatto oppure no.
La discriminante a mio avviso è: come mai, con tutte le opportunità che la vita ti ha dato non hai colto queste occasioni per uscire dalla timidezza? ovvero dov'è l'"ostacolo"? E anche qual è il TUO obiettivo, da condividere col terapeuta.
Saluti,
Questa potrebbe essere una delle possibilità.
Oppure c'è la psicoterapia.
Non sempre è indicata la psicoterapia. Il mio suggerimento è di contattare uno psicoterapeuta e definire con lui se il trattamento psicoterapiaco sia adatto oppure no.
La discriminante a mio avviso è: come mai, con tutte le opportunità che la vita ti ha dato non hai colto queste occasioni per uscire dalla timidezza? ovvero dov'è l'"ostacolo"? E anche qual è il TUO obiettivo, da condividere col terapeuta.
Saluti,
[#10]
Utente
bene, mi sono convinto di molte cose grazie ai vostri consigli, provo a cambiare mentalità, provo ad avere meno soggezione e a non ritenere lo stare in gruppo come un confronto, ma come un piacere... altrimenti non vado da nessuna parte.
Grazie infinte di nuovo!
In futuro spero di poter contare nuovamente su di voi.
Cordialmente
Grazie infinte di nuovo!
In futuro spero di poter contare nuovamente su di voi.
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 25.4k visite dal 13/06/2011.
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