Madri e figli

Sono confusa e delusa da un aspetto particolare di me stessa, che risale a fin quando io ricordi. Sono inorridita dall'idea di partorire un bambino, altrettanto dall'idea di allattarlo. Desidero avere una famiglia, dei figli con mio marito, perchè credo che ne valga la pena, perchè voglio essere madre, ma allo stesso tempo sono sconvolta dall'idea del rapporto morboso - a mio modo di vedere le cose ovviamente - che si crea fra una donna ed un neonato, che dipende da lei in tutto e per tutto. Non riesco ad immaginarmi in un ruolo così totale, proprio io che sono infinitamente pudica in tutto ciò che riguarda le funzioni corporali, gli odori, gli effluvi del corpo, dovermi occupare di un neonato, lavarlo, pulirlo, avere fra le mani una creatura così inconsapevole, così egoista (nel senso buono, insomma, perchè non vede altro che se stesso), l'idea di allattare un bambino mi demoralizza, mi umilia, mi dà l'impressione di un prosciugamento, di qualcuno che si prende tutta me stessa e che dipende solo da me, che ha più diritto di me di vivere e di stare bene. Com'è possibile? Ogniqualvolta parlo di nascite e di parti, capita abbastanza spesso ultimamente, mi rendo conto che descrivo - e penso e vivo - la cosa con termini come "squartata" o "distrutta", non riesco ad accettare, concepire l'idea che un bambino per venire al mondo debba praticare (inconsapevolmente, ovvio) una simile violenza ad una donna adulta.
Non mi trovo affatto a mio agio coi bambini piccoli, a parte alcune rare eccezioni, non amo passare il mio tempo coi bimbi che non sanno ancora parlare o che, comunque comunicano a fatica. Al contrario, sto molto molto volentieri con quelli un po' più grandi, quelli che già interagiscono con gli adulti e che sanno esprimersi e farsi capire. Anzi, onestamente, mi piacciono tanto, mi fanno tenerezza, mi danno allegria.
Non riesco a vedere me stessa con in braccio un neonato, tantomeno a dovermi occupare materialmente di lui, ma non riesco nemmeno a vedermi donna senza figli. Vedo me stessa madre di famiglia, ma se lascio correre la fantasia mi vedo sempre e comunque madre di figli già grandi.
Sono infantile? Questi, che sono i miei pensieri più intimi e letteralmente inconfessabili (pena la più profonda disapprovazione da parte di chiunque), sono sentimenti che si ritrovano nelle donne? Mi interesserebbe molto sapere quanto rari o diffusi siano nelle altre persone, perchè io mi sento addirittura un mostro, ed una diversa.
Se fosse possibile, mi piacerebbe molto poter approfondire questi aspetti della maternità/non maternità, sarei quando molto grata a chi volesse fornirmi, oltre ad un preziosissimo parere, il titolo di qualche testo fruibile da chi, come me, è assolutamente profano in materia di psicologia.
Ringrazio di cuore chi vorrà occuparsi di questo mio quesito, che mi sta profondamente a cuore e che ultimamente sta pesando in modo non indifferente sulla qualità della mia vita.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

Lei dice di desiderare una famiglia ma prova anche questo disgusto, unito a molti timori.
Posto che il nostro corpo è "progettato" anche per il parto, per quanto possa fare paura a tantissime donne (e sarebbe da incoscienti non avere paura) e che è una reazione sana pensare "Mio figlio mi prende quel tempo che prima era tutto mio" l'incoffessabilità forse è l'aspetto più pericoloso.

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Precisazione: come esseri umani noi non abbiamo fallito lo scopo della nostra vita se non ci riproduciamo, a differenza di ciò che fanno altri esseri viventi. Noi abbiamo decisamente più gradi di libertà.
Però mi pare di capire che il discorso per Lei sia più legato alle Sue emozioni: è vero che mettere al mondo un figlio, oltre all'impegno notevole 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, comporta anche un cambiamento irreversibile nella propria identità. Dal momento in cui una donna mette al mondo un figlio è mamma per sempre e non potrà mai modificare questa situazione o interrompere questa relazione. I dubbi che Lei ha sono sensati davanti a questo cambiamento.
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
Gent.le Signora,
è interessante come lei abbia evidenziato che le sue difficoltà (confusione e delusione) riguardino non l'essere madre in senso assoluto, con le responsabilità che questo può comportare; ma <sono inorridita dall'idea di partorire un bambino, altrettanto dall'idea di allattarlo>.

Il legame "simbiotico" che si crea tra madre e neonato, la perdita totale di confini che necessariamente si realizza con la piccola creatura, sono indispensabili alla vita per il neonato: questi pensieri vengono superati e "ripagati" proprio da quello stesso legame speciale che si crea. Per qualche motivo, in lei non c'è spazio per recuperare questi aspetti.

Sembra evidente che, per quanto le angosce relative al parto, all'allattamento, all'"annullamento" di sè siano condivise dalle future mamme, nei suoi pensieri c'è qualcosa di più profondo e più gravoso che varrebbe la pena affrontare con uno psicoterapeuta.

Leggendo le sue parole mi sono stupita di come fosse riuscita a esplicitare chiaramente qualcosa che è effettivamente molto difficile dire, anche solo a se stessi.
Inoltre, in un suo precedente consulto lei parla di <aspetti della mia vita che non sono riuscita ad affrontare bene in passato>.

Il modo migliore per mettere ordine in questi sentimenti forti e contrastanti, che la fanno sentire a disagio, delusa e non realizzata è contattare uno psicoterapeuta.

Un saluto.

Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it

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Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Gentilissima dottoressa Pileci,
grazie sinceramente per avermi risposto. Non capisco bene che cosa intende quando afferma che l'inconfessabilità è l'aspetto più pericoloso.
Vede, le mie paure non sono legate tanto all'impegno che concretamente un bambino richiede, quanto al fatto che io mi debba - sottolineo:debba - annullare per lui.
Lo dirò meglio: mi hanno insegnato e sono abituata a pensare che una mamma riesca ad annullarsi volentieri per suo figlio, che si sacrifichi senza rimpianti, eroicamente direi. Ho solo molta paura di non ruiscire a farlo, di scoprire troppo tardi che per me è diverso, che sento il rimpianto di non avere fatto altro e di più nella vita finchè ho potuto, ho paura di ritrovarmi in disparte e poco considerata e per di più infelice irrimediabilmente.
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Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Dottoressa Cattelan,
ha ragione. Sono consapevole che la strada più produttiva da percorrere sarebbe proprio quella della terapia, solo che... non è facile, e lei certo lo sa meglio di me.
L'espressione che lei usa, "la perdita totale di confini che necessariamente si realizza con la piccola creatura", centra in pieno il bersaglio, mi provoca un disagio palpabile solo nel leggerla, mi rappresenta. E non ne sono per niente felice.

Aggiungo qualcosa che, forse, non dovrei tener separato da questo discorso: mi sono sentita e spesso ancora mi sento molto trascurata da mio marito, e da altre persone importanti per me.

Ho alle spalle anni difficili di lunghe incomprensioni familiari, ma la mia mancanza di affinità con l'universo dei bambini piccoli è assolutamente precedente.

Perchè è così difficile accettare di aver bisogno di aiuto?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Intendo dire che pensare che le sue paure siano incoffessabili nuoce alla sua salute perchè si sente "diversa" o "sbagliata" o "strana".
Le cercherò i riferimenti di una ricerca in cui è stato dimostrato che una percentuale altissima di neomamme avevano il pensiero/timore di defenestrare il proprio bimbo. Questo non significa essere matte o malate!

"Ho solo molta paura di non ruiscire a farlo..."
Signora, meno male che Lei si sta ponendo il problema! Molte donne infatti vanno incontro a stress dopo aver partorito proprio perchè non si aspettavano tali difficoltà!
Non abbia paura delle sue paure (scusi il giro di parole!). Le paure vanno attraversate!

Con suo marito state programmando una gravidanza?
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Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Sì, sebbene con qualche difficoltà. Neanche a dirlo, lui sarebbe prontissimo, io temporeggio. Anche questo mi fa vivere male la cosa, sento delle aspettative su di me, ma a parte questo, visto che comunque condivido il progetto, ho qualche motivo per non voler ricercare una gravidanza subito e pensare di essere in disaccordo con mmio marito su questo mi mette paura. Diversamente da me, lui ha un carattere molto forte e non vorrei proprio arrivare a scontrarmi apertamente su questo terreno, penso che ne uscirei a pezzi.
[#8]
Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
Anche lei ha centrato in pieno!

<Perchè è così difficile accettare di aver bisogno di aiuto?>

E' vero, ci sono tanti "buoni motivi" per non andare dallo psicolgo (alcuni li ha ironicamente elencati una collega qui https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/849-perche-non-andare-dallo-psicologo.html ), ma è un'esperienza impagabile.

In termini tecnici si parla di "esperienza emotiva correttiva": all'interno del setting terapeutico si instaura una relazione umana del tutto uguale a quelle quotidiane, ma del tutto diversa. La diversità sta nello sperimentare il sentimento di fiducia e di stima che ci incoraggia a trovare la strada più giusta per noi.

Ed anche ciò che, visto da fuori, sembra un aspetto insormontabile (dover parlare occhi negli occhi con qualcuno delle parti più inconfessabili di sè) rivela poi un effetto di alleggerimento.

[#9]
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Dottoressa Cattelan,
vediamo, come posso spiegarmi... non so fino a che punto sono pronta ad impegnarmi per risolvere i miei problemi.

Non so se sono pronta a vivere.

Sono in stand by da un bel po' di tempo, ho avuto momenti difficili che non ho superato, ed è come se mi fossi abituata a vivere così, mi dà quasi più incertezza il pensiero di abbandonare le mie tristezze perchè, per quanto dolorose, rappresentano per me una certezza.

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Che male c'è ad essere in disaccordo con qualcuno?
Ogni volta che è stata in disaccordo con qualcuno in vita Sua ha finito per cedere pur di non discutere?
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
Beh, sì, questa è una scelta che spetta a lei.

Si capisce che "madri e figli" è solo la punta di un iceberg: lei non sa se è pronta a vivere, ma la vita vive da sè e la mette di fronte agli eventi. Oggi c'è il desiderio di ampliare la vostra famiglia, domani chissà.

La tristezza che la tiene frenata ha il "vanatggio" per lei di non dover guardare ferite e cicatrici, ma questa strategia non può funzionare a lungo, non è adattiva. Non è fatta per noi!
E' utile per un po', per recuperare le energie, per lasciare placare i dolori.
Ma ad un certo punto dobbiamo dare a noi stessi l'opportunità di ripartire.

E appena avrà fatto il primo passo scoprirà che non ha più voglia di smettere di correre.
[#12]
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Quasi mai. Non cedo facilmente.

Non cedevo facilmente.

Per molti anni ho vissuto una guerra aperta e dolorosissima coi miei genitori. Sapevo di aver deluso le loro aspettative e di aver provocato loro un'enorme sofferenza, allo stesso tempo mi sentivo rifiutata e sbagliata dal momento che il motivo di tutta la nostra acredine era il mio fidanzato. A loro non piaceva. Oggi è mio marito e gli vogliono sinceramente bene.

Da quando ci siamo riappacificati io mi sono come svuotata di energie. Ho sofferto infinitamente per dieci anni - abbiamo sofferto tutti - a causa di dinamiche familiari che oggi posso solo definire quantomeno esacerbate, è come se fossi senza più energie, non ho più voglia di lottare.

Quegli anni mi hanno segnata molto profondamente, non ho più smesso di sentirmi sbagliata e deludente.
[#13]
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Dottoressa Cattelan,
grazie, grazie davvero. Le sue parole mi danno coraggio, sono così piene di ottimismo. Ogni giorno sono sul punto di lanciarmi e fare il primo passo, sento di essere lì lì per farlo, ma ancora non ci sono riuscita. La mia autostima ne risente sensibilmente.

Vorrei un suo parere: se scegliessi di farmi aiutare da uno psicoterapeuta, su quali basi dovrei scegliere un professionista piuttosto che un altro? Un uomo o una donna, tanto per cominciare? Come si fa a scegliere in questi casi?
[#14]
Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
Si sceglie di istintito.
Dopo aver valutato l'orientamento che sembra esserle più congeniale o aver ricevuto qualche indicazione da conoscenti che si sono trovati bene, provi ad effettuare un primo colloquio con due o tre psicoterapeuti diversi e valuti se si sente a suo agio. Questo è il punto di partenza per una buona alleanza terapeutica.

Ogni terapeuta segue uno tra diversi orientamenti teorici che ha approfondito nel corso della specializzazione.
Alcuni sono questi:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Tra di essi manca l'approccio individualpsicologico (A.Adler) che utilizzo io e che le consiglio, proprio perchè attribuisce molta importanza al rapporto di fiducia paziente-terapeuta, agli aspetti di incoraggiamento e al cambiamento dello stile di vita.
Per avere informazioni sul terapeuta può cercare attraverso internet se ha un sito nel quale parla di sè, del suo metodo, delle sue esperienze, oppure lo chieda direttamente al colloquio: è un suo diritto conoscere che tipo di lavoro andrete a fare insieme.
Se avesse ulteriori dubbi, siamo qui.

Coraggio, la sua autostima la ringrazierà!
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"...non ho più smesso di sentirmi sbagliata e deludente".

Concordo con la Collega: questo è un problema di autostima! Pur unito a tutte le sua paure (di non essere all'altezza).

Può anche provare a guardare sul sito

www.opl.it

e cercare i professionisti nella Sua città.
Attraverso delle telefonate allo specialista, può capire che tipo di orientamento ha il collega.

Tenga presente che in tutti gli orientamenti è fondamentale
la buona relazione terapeutica. E questa deve instaurarsi da subito.

In bocca al lupo per tutto!
[#16]
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Dottoresse,
ancora grazie infinite.
Siete state davvero preziose, ora sta a me prendere la strada giusta.
Un saluto affettuoso.
[#17]
Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
Non c'è una strada giusta o una sbagliata, ma solo la NOSTRA strada. Qualche volta però, la nostra strada prende un percorso particolarmente tortuoso e tutto diventa più difficile.

Le auguro un più sereno cammino.

Un saluto.
[#18]
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Care dottoresse Pileci e Cattelan, mi introduco nuovamente in questo spazio per condividere con voi la mia decisione di consultare una psicoterapeuta della mia città, come da voi suggerito nelle vostre risposte.

Ho già incontrato la dottoressa, mi è piaciuta molto, ha saputo presentarmi il possibilie percorso che ho davanti in modo semplice, umano ed esauriente.

Ora sono nella condizione di poter decidere cosa voglio fare. Devo solo trovare il coraggio di farlo.

Avrei per voi una domanda. Ho intenzione di parlare a mio marito della mia scelta, sperando che la condivida con me. Come posso fargli capire che io sarò sempre io? Che queste sedute che intendo affrontare non cambieranno la mia personalità?

Un saluto.
[#19]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le sig.ra,
la psicoterapia è innanzi tutto un processo di crescita personale, implica un cambiamento ma riguarda alcuni aspetti del suo modo di essere non la sostituzione di una personlità con un'altra.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#20]
Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
Gent. Signora,
sono felice che i nostri consigli le siano stati d'aiuto.

<Come posso fargli capire che io sarò sempre io? >

E' forse questo un SUO dubbio?

In effetti questa è una delle comuni paure che si manifestano come "impedimento" ad intraprendere un percorso di psicoterapia.

Insomma.. forse lei sta cercando di trovarsi ancora qualche scappatoia.

Se si è trovata bene con la professionista che ha incontrato, che ha saputo essere semplice ma esauriente ed empatica, credo che non avrà problemi nel discutere con lei di questi suoi dubbi, come parte del percorso insieme.

Per quanto riguarda suo marito, ritengo che condividere con lui la sua decisione sia un buon modo per coinvolgerlo nel suo cammino e forse le potrà dare un po' di quel coraggio e di quel sostegno che le manca.

Un caro augurio.