Onestà col terapeuta, l'annosa questione del transfert... si chiama così, no?
Non è una vera e propria domanda, nel senso che non verrei mai a domandare "Quanto è necessario essere onesti col proprio terapeuta?".
A questo posso rispondere da sola, dicendo che per prima cosa mentirgli od omettere sarebbe come mentire a me stessa. Per seconda cosa, ci aggiungo anche che il tempo del mio fantastico psicanalista è quotato a circa 1.80 euro al minuto, quindi prendermi in giro, oltre che controproducente, rischia di essere quantomeno dispendioso.
Il discorso è però più articolato.
In terapia da circa un anno per "gestire"-"capire" questa maledetta ansia che non mi lascia vivere ( e non esagero con questa espressione), mi sembra di non aver fatto nessun progresso.
Sinceramente credo che sia colpa mia perché non riesco ad aprirmi con lui, per diversi motivi, tra questi una forte attrazione nei suoi confronti.
Quante volte vorrei dirglielo e liberarmi da questo peso tanto opprimente.
Mi sento abbastanza stupida, caduta nel cliché della donnina svenevole "innamorata" del terapeuta. Eppure è così.
Vorrei smettere la terapia perché credo di aver sviluppato un forte senso di dipendenza dal terapeuta e capisco che le sedute non hanno alcun senso.
Allora la domanda che vorrei sottoporre è questa: so che dovrei parlargli di queste cose, ma non ci riesco assolutamente.
Ha senso continuare la terapia in questo modo, cercando senza il suo aiuto di soffocare i sentimenti che ho per lui e sperando che un giorno io possa parlargli onestamente di quanto sto male?
Insomma, si può reprimere un sentimento nato dalla terapia senza doverlo comunicare a lui?
Non riesco a dirglielo, non so proprio come potrei dirglielo.
Non so nemmeno se lui possa averlo capito. Forse si, forse no.
Dunque, questo famoso transfert...c'è una maniera indolore per eliminarlo dalla mia testa?
A questo posso rispondere da sola, dicendo che per prima cosa mentirgli od omettere sarebbe come mentire a me stessa. Per seconda cosa, ci aggiungo anche che il tempo del mio fantastico psicanalista è quotato a circa 1.80 euro al minuto, quindi prendermi in giro, oltre che controproducente, rischia di essere quantomeno dispendioso.
Il discorso è però più articolato.
In terapia da circa un anno per "gestire"-"capire" questa maledetta ansia che non mi lascia vivere ( e non esagero con questa espressione), mi sembra di non aver fatto nessun progresso.
Sinceramente credo che sia colpa mia perché non riesco ad aprirmi con lui, per diversi motivi, tra questi una forte attrazione nei suoi confronti.
Quante volte vorrei dirglielo e liberarmi da questo peso tanto opprimente.
Mi sento abbastanza stupida, caduta nel cliché della donnina svenevole "innamorata" del terapeuta. Eppure è così.
Vorrei smettere la terapia perché credo di aver sviluppato un forte senso di dipendenza dal terapeuta e capisco che le sedute non hanno alcun senso.
Allora la domanda che vorrei sottoporre è questa: so che dovrei parlargli di queste cose, ma non ci riesco assolutamente.
Ha senso continuare la terapia in questo modo, cercando senza il suo aiuto di soffocare i sentimenti che ho per lui e sperando che un giorno io possa parlargli onestamente di quanto sto male?
Insomma, si può reprimere un sentimento nato dalla terapia senza doverlo comunicare a lui?
Non riesco a dirglielo, non so proprio come potrei dirglielo.
Non so nemmeno se lui possa averlo capito. Forse si, forse no.
Dunque, questo famoso transfert...c'è una maniera indolore per eliminarlo dalla mia testa?
[#1]
Gent.le ragazza,
parlarne significa elaborare il suo coinvolgimento emotivo
comprendendone il significato che non necessariamente deve essere relativo ad un eventuale innamoramento ma potrebbe essere "segno" di altri bisogni con una connotazione affettiva.
Andare avanti così non può esserle d'aiuto in alcun modo e sprecherebbe una preziosa opportunità per accedere ad una consapevolezza di sè più profonda.
parlarne significa elaborare il suo coinvolgimento emotivo
comprendendone il significato che non necessariamente deve essere relativo ad un eventuale innamoramento ma potrebbe essere "segno" di altri bisogni con una connotazione affettiva.
Andare avanti così non può esserle d'aiuto in alcun modo e sprecherebbe una preziosa opportunità per accedere ad una consapevolezza di sè più profonda.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente
A quanto pare si tratta di Ansia-Paura di rivelarsi-paura di esprimersi-paura di assumersi responsablità!
Il transfert è un concetto molto fine,usato moltissimo in psicanalsi e nella maggior parte delle terapie,ma non è cosi per tutti!
Non vorrei confonderla ma il transfert è utile alla terapia ed spesso è un processo di svolta,,,cosa per cui la invito ad azzardare (perchè lei può farlo) a dire tutto ciò che le viene in mente...
(Non è questo il monito della Psicoanalisi)?
Per Noi della Gestalt il Transfert è un bisogno non espresso che nulla ha a che fare con il concetto di Transfert della Psiconalisi!
Il transfert viene escluso dal modello gestaltico sia concettualmente che operativamente, perchè intravediamo la pericolosità della dipendenza dall'analisi e dall'analista,(cosa che le sta succedendo a lei) Cosi impediamo al cliente l'assumersi la consapevolezza delle proprie responsabilità.
A pafrte questi concetti la invito a riflettere con il suo analista,e la invito anche a riflettre su un concetto chiaro:
La psicoanalisi non l'unica terapia che esista sulla faccia della Terra,cosi come molti disurbi come l'ansia viene meglio affrontata da altri tipti di terapia "vedesi la Terapia cognitiva Comportamentale.
Se dopo un anno la sua ansia non è diminuita vuol dire che quel modello di terapia non fa per lei,ma anche ciò e meglio che lo affronti con il suo analista!
Saluti
A quanto pare si tratta di Ansia-Paura di rivelarsi-paura di esprimersi-paura di assumersi responsablità!
Il transfert è un concetto molto fine,usato moltissimo in psicanalsi e nella maggior parte delle terapie,ma non è cosi per tutti!
Non vorrei confonderla ma il transfert è utile alla terapia ed spesso è un processo di svolta,,,cosa per cui la invito ad azzardare (perchè lei può farlo) a dire tutto ciò che le viene in mente...
(Non è questo il monito della Psicoanalisi)?
Per Noi della Gestalt il Transfert è un bisogno non espresso che nulla ha a che fare con il concetto di Transfert della Psiconalisi!
Il transfert viene escluso dal modello gestaltico sia concettualmente che operativamente, perchè intravediamo la pericolosità della dipendenza dall'analisi e dall'analista,(cosa che le sta succedendo a lei) Cosi impediamo al cliente l'assumersi la consapevolezza delle proprie responsabilità.
A pafrte questi concetti la invito a riflettere con il suo analista,e la invito anche a riflettre su un concetto chiaro:
La psicoanalisi non l'unica terapia che esista sulla faccia della Terra,cosi come molti disurbi come l'ansia viene meglio affrontata da altri tipti di terapia "vedesi la Terapia cognitiva Comportamentale.
Se dopo un anno la sua ansia non è diminuita vuol dire che quel modello di terapia non fa per lei,ma anche ciò e meglio che lo affronti con il suo analista!
Saluti
[#3]
Utente
La ringrazio per la sua risposta, che ahimè, mi convince sempre di più a dover agire in qualche maniera.
Sfortunatamente ho una connessione ad internet ed accesso al mondo di cose che non ho la formazione adatta a comprendere, alias il famoso transfert.
Posso azzardare un'ulteriore richiesta?
Il transfert può nascere nei confronti di un terapeuta che bene o male non si considera all'altezza?
Mi spiego meglio. Credo che lui sia un ottimo professionista, i nostri rapporti sono quelli di una terapia canonica, non ha mai avuto atteggiamenti che non fossero "lavorativi" nei miei confronti e non ha mai mostrato interesse per la mia persona al di fuori del rapporto medico-paziente.
Tutto questo per dire che lui si sta comportando come il suo ruolo gli impone e che quindi quello che provo io non è reciproco e non è scaturito da un eventuale suo comportamento sbagliato ( termine improprio) nei miei confronti.
Piccolo preambolo per dire quindi che lui fa il terapeuta e basta, non c'è un lato "umano" da parte sua.
E gi qui, mi chiedo come si faccia ad essere innamorati di una persona di cui a malapena so il nome.
Secondo, non capisco nemmeno i suoi metodi, come stiamo lavorando, su cosa cavolo stiamo lavorando ecc.
Detto banalmente, nella mia estrema ignoranza in materia e da paziente mi viene da pensare " Ma che cavolo di psichiatra è questo?".
Insomma, mi capita di non ritenerlo bravo nel suo lavoro e pertanto di non avere un grosso legame con lui come dottore.
Quindi, non mi piace come uomo, non mi piace come dottore... Perchè cavolo mi piace? ( Mi si passi il cavolo...)
Sfortunatamente ho una connessione ad internet ed accesso al mondo di cose che non ho la formazione adatta a comprendere, alias il famoso transfert.
Posso azzardare un'ulteriore richiesta?
Il transfert può nascere nei confronti di un terapeuta che bene o male non si considera all'altezza?
Mi spiego meglio. Credo che lui sia un ottimo professionista, i nostri rapporti sono quelli di una terapia canonica, non ha mai avuto atteggiamenti che non fossero "lavorativi" nei miei confronti e non ha mai mostrato interesse per la mia persona al di fuori del rapporto medico-paziente.
Tutto questo per dire che lui si sta comportando come il suo ruolo gli impone e che quindi quello che provo io non è reciproco e non è scaturito da un eventuale suo comportamento sbagliato ( termine improprio) nei miei confronti.
Piccolo preambolo per dire quindi che lui fa il terapeuta e basta, non c'è un lato "umano" da parte sua.
E gi qui, mi chiedo come si faccia ad essere innamorati di una persona di cui a malapena so il nome.
Secondo, non capisco nemmeno i suoi metodi, come stiamo lavorando, su cosa cavolo stiamo lavorando ecc.
Detto banalmente, nella mia estrema ignoranza in materia e da paziente mi viene da pensare " Ma che cavolo di psichiatra è questo?".
Insomma, mi capita di non ritenerlo bravo nel suo lavoro e pertanto di non avere un grosso legame con lui come dottore.
Quindi, non mi piace come uomo, non mi piace come dottore... Perchè cavolo mi piace? ( Mi si passi il cavolo...)
[#4]
Se è arrivata a calcolare il costo al minuto del suo terapeuta, è segno che lei per prima forse non crede più tanto in questa terapia per ciò che dovrebbe darle, ma semmai per la speranza che il transfert le sta alimentando. In altre parole si è come dimenticata del problema che l'ha portata lì, per sostituirlo con un sogno difficilmente realizzabile.
Il transfert può essere un punto decisivo della terapia, ma deve comunque essere affrontato direttamente e non restare nello sfondo, perché allora sì che rischierebbe di farle perdere inutilmente tempo e denaro.
Ad ogni modo le confermo che in altri sistemi psicoterapeutici il transfert non è previsto e di fatto si verifica con molta meno frequenza.
Cordiali saluti
Il transfert può essere un punto decisivo della terapia, ma deve comunque essere affrontato direttamente e non restare nello sfondo, perché allora sì che rischierebbe di farle perdere inutilmente tempo e denaro.
Ad ogni modo le confermo che in altri sistemi psicoterapeutici il transfert non è previsto e di fatto si verifica con molta meno frequenza.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#5]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentilissima
Vedo che sta contattando la sua aggressività sana!!!
Azzardare significa assumersi dei rischi,qui il concetto della responsabilità,può passare anche anni sdriata nel divano e da qui farsi tutte le libere associazioni che le pare,ma ciò non aiuta a prendere consapevolezza con ciò che sente,ciò che vive e darli voce!
I bisogni affiorano nella coscienza,premono affinchè li si dia voce,se non lo fa,rimane nel mentale nello stadio del mentalese!
NON basta interprettare,bisogna passare comprensione di ciò che sta avvenendo!
Come vi ho invitato da prima,rifletta anche negli altri approcci Psicoterapici,nel sito potrà vedere altri approcci di Psicoterapia!
un saluto
Vedo che sta contattando la sua aggressività sana!!!
Azzardare significa assumersi dei rischi,qui il concetto della responsabilità,può passare anche anni sdriata nel divano e da qui farsi tutte le libere associazioni che le pare,ma ciò non aiuta a prendere consapevolezza con ciò che sente,ciò che vive e darli voce!
I bisogni affiorano nella coscienza,premono affinchè li si dia voce,se non lo fa,rimane nel mentale nello stadio del mentalese!
NON basta interprettare,bisogna passare comprensione di ciò che sta avvenendo!
Come vi ho invitato da prima,rifletta anche negli altri approcci Psicoterapici,nel sito potrà vedere altri approcci di Psicoterapia!
un saluto
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Psicologo, Psicoterapeuta
Ve La spiego in questi termini:
Nel libro l'io la fame è l'aggressività il padre della terapia della Gestalt F.Perls rimanda il concetto che senza l'aggressività il nostro organismo non sopraviverebbe,il bambino ha bisogno di una certa aggressività affinchè si attacchi al seno della madre senza, non sarebbe in grado di assimilare l'alimento(il latte) utile alla sua sopravivenza,cosi come un animale con l'aggressività sana difende il proprio territorio,cosi come Lei quando mastica il cibo ha il bisogno di una certa aggressività affinchè possa affondare i denti nella carne, ecc!
l'aggressività e un mezzo attraverso cui il nostro organismo fisico e non solo si serve affinchè possa assimilare l'alimento!
L'aggressività è anche il mezzo attraverso cui cerchiamo il ricconoscimento nello (Sport)(ruoli sociali) ecc!!!
Questa è l'aggressività sana!
[#9]
Gentile Utente,
ciò che Lei prova può capitare in una relazione terapeutica. Tuttavia, come già Le hanno ricordato i Colleghi, il problema che l'ha portata in terapia non è stato affrontato e risolto (un anno di terapia per un disturbo d'ansia -salvo complicazioni- è un tempo più che sufficiente).
Di tutto si può parlare in terapia, anche dei sentimenti verso il terapeuta (di qualunque tipo, eventualmente anche se non si trovasse bene con il professionista). Niente di male.
Col Suo terapeuta, che già Lei definisce molto professionale, può affrontare questo tema e, se insieme doveste valutare l'impossibilità di continuare la relazione terapeutica e di onorare il contratto terapeutico, allora sarà un compito precipuo del Suo terapeuta interrompere la terapia ed inviarLa ad altro collega.
Saluti,
ciò che Lei prova può capitare in una relazione terapeutica. Tuttavia, come già Le hanno ricordato i Colleghi, il problema che l'ha portata in terapia non è stato affrontato e risolto (un anno di terapia per un disturbo d'ansia -salvo complicazioni- è un tempo più che sufficiente).
Di tutto si può parlare in terapia, anche dei sentimenti verso il terapeuta (di qualunque tipo, eventualmente anche se non si trovasse bene con il professionista). Niente di male.
Col Suo terapeuta, che già Lei definisce molto professionale, può affrontare questo tema e, se insieme doveste valutare l'impossibilità di continuare la relazione terapeutica e di onorare il contratto terapeutico, allora sarà un compito precipuo del Suo terapeuta interrompere la terapia ed inviarLa ad altro collega.
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#10]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentilissima
Non si tratta di rimurginare su di Lui(il terapeuta) poteva essere anche il papa al mio parere,si tratta di lei,e lei che ha qualcosa da dire e non ci riesce... questo perchè non usa l'aggressività sana,dire ciò che pensa,essere ciò che sente in quel momento,per alcuni psicologi questa si chiama capacità di autoaffermazione(self-efficacy)ma cmq la vuoi chiamare è sempre lei è soltanto lei che deve dire ciò che deve dire!!!
Le spiegazioni psicoanalitiche non le servono in questa sede,cambierebbe qualcosa se le dicessimo perchè può essere che in lui lei vede suo padre?
Che sta trasferendo il bisogno di essere amata sul suo terapeuta? ecc ecc?
Non cambierebbe niente assolutamente niente, se si comincia a chiedersi il perchè questo genere altri perchè ad libitum ...!
Non si tratta di rimurginare su di Lui(il terapeuta) poteva essere anche il papa al mio parere,si tratta di lei,e lei che ha qualcosa da dire e non ci riesce... questo perchè non usa l'aggressività sana,dire ciò che pensa,essere ciò che sente in quel momento,per alcuni psicologi questa si chiama capacità di autoaffermazione(self-efficacy)ma cmq la vuoi chiamare è sempre lei è soltanto lei che deve dire ciò che deve dire!!!
Le spiegazioni psicoanalitiche non le servono in questa sede,cambierebbe qualcosa se le dicessimo perchè può essere che in lui lei vede suo padre?
Che sta trasferendo il bisogno di essere amata sul suo terapeuta? ecc ecc?
Non cambierebbe niente assolutamente niente, se si comincia a chiedersi il perchè questo genere altri perchè ad libitum ...!
[#11]
Utente
Dottor Kazanxhi,
come dice lei, probabilmente non servirebbe a nulla.
Ma non è facile.
Non mi starò prendendo le mie responsabilità, sarò una codarda e quant'altro, ma la situazione oggettiva è che c'è sofferenza ed è difficile.
( Scusi per la risposta emotiva stile " lei non sa quello che provo")
Ad ogni modo, mentre scrivevo la domanda ho capito quanto stupido fosse porla.
Devo sicuramente parargliene. E devo affrontare la cosa.
Ringrazio lei e tutti gli altri medici per il tempo e le parole dedicatemi.
come dice lei, probabilmente non servirebbe a nulla.
Ma non è facile.
Non mi starò prendendo le mie responsabilità, sarò una codarda e quant'altro, ma la situazione oggettiva è che c'è sofferenza ed è difficile.
( Scusi per la risposta emotiva stile " lei non sa quello che provo")
Ad ogni modo, mentre scrivevo la domanda ho capito quanto stupido fosse porla.
Devo sicuramente parargliene. E devo affrontare la cosa.
Ringrazio lei e tutti gli altri medici per il tempo e le parole dedicatemi.
[#12]
gentile utente
vorrei aggiungere, a quanto già espresso dai miei colleghi, alcuni punti:
1 il transfert rappresenta uno strumento che aiuta il processo di trasformazione nel rapporto paziente analista;
2 il tuo analista è molto professionale ma da come lo descrive lei, sembrerebbe che la vostra relazione sia 'fredda' ....
3 lei si è innamorata di lui (almeno così ha espresso)
4 lui apparentemente non lo sa
A questo punto mi sembra che ciò che tra di voi non è accaduto, ciò che non si è instaurato è 'la relazione', indispensabile al cambiamento .
parlarne con il suo terapeuta rappresenta un punto di svolta. Dopo avere esplicitato il suo stato d'animo (ancora non espresso) la 'relazione' perchè finalmente sollecitata (se riesce a superare le difficoltà), potrebbe 'decollare' oppure definitivamente naufragare.
E' corretto affermare che non sempre il rapporto paziente-terapeuta funziona. Quando non funziona, va cambiato qualcosa.
Per avere certezze però, tutti i suoi pensieri e sentimenti, devono diventare strumenti di lavoro da portare in terapia. Ogni cosa celata, è comunque una resistenza.
Ora lei 'cela' perchè dice di essersi innamorata!
sarà vero? oppure non potrebbe essere una sua resistenza?
Non lo sappiamo ma ne sono certo, solo 'raccontando' ciò che ancora non ha raccontato, saprà.
auguri
vorrei aggiungere, a quanto già espresso dai miei colleghi, alcuni punti:
1 il transfert rappresenta uno strumento che aiuta il processo di trasformazione nel rapporto paziente analista;
2 il tuo analista è molto professionale ma da come lo descrive lei, sembrerebbe che la vostra relazione sia 'fredda' ....
3 lei si è innamorata di lui (almeno così ha espresso)
4 lui apparentemente non lo sa
A questo punto mi sembra che ciò che tra di voi non è accaduto, ciò che non si è instaurato è 'la relazione', indispensabile al cambiamento .
parlarne con il suo terapeuta rappresenta un punto di svolta. Dopo avere esplicitato il suo stato d'animo (ancora non espresso) la 'relazione' perchè finalmente sollecitata (se riesce a superare le difficoltà), potrebbe 'decollare' oppure definitivamente naufragare.
E' corretto affermare che non sempre il rapporto paziente-terapeuta funziona. Quando non funziona, va cambiato qualcosa.
Per avere certezze però, tutti i suoi pensieri e sentimenti, devono diventare strumenti di lavoro da portare in terapia. Ogni cosa celata, è comunque una resistenza.
Ora lei 'cela' perchè dice di essersi innamorata!
sarà vero? oppure non potrebbe essere una sua resistenza?
Non lo sappiamo ma ne sono certo, solo 'raccontando' ciò che ancora non ha raccontato, saprà.
auguri
Dr. Domenico Bumbaca - Psicologo Psicoterapeuta
ad indirizzo Junghiano
https://www.PsicoanalistaRoma.it/
[#13]
Utente
Dottor Bumbaca,
La ringrazio per la sua risposta.
In effetti lui è molto "freddo" nei miei confronti, ma è da sempre così, e l'ho sempre interpretato come una cosa necessaria alla terapia e che forse agisce così anche per evitare eventuali coinvolgimenti.
In linea di massima non credo che se ne sia accorto perché non gli ho mai menzionato nulla, anzi, abbiamo parlato spesso di una persona che sto frequentando, scaricando su questa terza persona tutte le mie frustrazioni sentimentali quando in realtà la maggior parte delle mie attenzioni in tal senso è rivolta al terapeuta.
Il dottore una volta mi ha chiesto se credevo di aver sviluppato una sorta di dipendenza da lui ed io ho avuto una brutta reazione, mi sono sdegnata di quella domanda e gli ho detto che non era assolutamente così, che non avevo bisogno di lui, che gli parlo con lui in maniera più aperta rispetto che con i miei amici perchè lui è uno psichiatra addestrato a sentirsi dire qualsiasi cosa e che io posso permettermi di dirgli qualsiasi cosa, che lo pago e per me la sua funzione è solo questa.
Non so perchè gli ho risposto così, è quello che mi è venuto spontaneo.
Mercoledì ho seduta, proverò a farmi coraggio e ad accennare queste mie elucubrazioni.
Al massimo smetterò la terapia.
La ringrazio per la sua risposta.
In effetti lui è molto "freddo" nei miei confronti, ma è da sempre così, e l'ho sempre interpretato come una cosa necessaria alla terapia e che forse agisce così anche per evitare eventuali coinvolgimenti.
In linea di massima non credo che se ne sia accorto perché non gli ho mai menzionato nulla, anzi, abbiamo parlato spesso di una persona che sto frequentando, scaricando su questa terza persona tutte le mie frustrazioni sentimentali quando in realtà la maggior parte delle mie attenzioni in tal senso è rivolta al terapeuta.
Il dottore una volta mi ha chiesto se credevo di aver sviluppato una sorta di dipendenza da lui ed io ho avuto una brutta reazione, mi sono sdegnata di quella domanda e gli ho detto che non era assolutamente così, che non avevo bisogno di lui, che gli parlo con lui in maniera più aperta rispetto che con i miei amici perchè lui è uno psichiatra addestrato a sentirsi dire qualsiasi cosa e che io posso permettermi di dirgli qualsiasi cosa, che lo pago e per me la sua funzione è solo questa.
Non so perchè gli ho risposto così, è quello che mi è venuto spontaneo.
Mercoledì ho seduta, proverò a farmi coraggio e ad accennare queste mie elucubrazioni.
Al massimo smetterò la terapia.
[#18]
Gent.le ragazza,
primo: per quanto riguarda la "freddezza", in psicoterapia è necessaria l'empatia ossia la capacità di sentire le emozioni del cliente COME SE le vivessimo in prima persona senza MAI dimenticare che si tratta dell'altro e non di noi stessi.
Secondo: se lo specialista le ha chiesto se si sente dipendente da lui vuol dire che qualcosa ha percepito ma lei chiudendosi nella sua irritazione si è preclusa la possibilità di elaborare questo aspetto, ma è sempre in tempo per farlo.
Terzo: sono stati stabiliti degli obiettivi da raggiungere durante il percorso terapeutico? Qual'è l'orientamento dello specialista? Lei sente che si è almeno avviato un processo di cambiamento che la vede attivamente coinvolta?
primo: per quanto riguarda la "freddezza", in psicoterapia è necessaria l'empatia ossia la capacità di sentire le emozioni del cliente COME SE le vivessimo in prima persona senza MAI dimenticare che si tratta dell'altro e non di noi stessi.
Secondo: se lo specialista le ha chiesto se si sente dipendente da lui vuol dire che qualcosa ha percepito ma lei chiudendosi nella sua irritazione si è preclusa la possibilità di elaborare questo aspetto, ma è sempre in tempo per farlo.
Terzo: sono stati stabiliti degli obiettivi da raggiungere durante il percorso terapeutico? Qual'è l'orientamento dello specialista? Lei sente che si è almeno avviato un processo di cambiamento che la vede attivamente coinvolta?
[#19]
Utente
Gentile dottoressa Camplone,
Per quanto riguarda il primo punto, non è che io non lo veda empatico, credo che capisca perfettamente quello che gli dico e lo "viva" ma ha l'aria di non curarsene affatto.
Non so come spiegarlo, è una mia impressione. Certe volte ha usato dei toni e delle espressioni che mi hanno fatta sentire sbagliata o giudicata.
Probabilmente è solo una mia impressione.
Io credo che lui possa aver percepito qualcosa, per quella domanda che mi ha rivolto e per il fatto che non riesco nemmeno a guardarlo in faccia, mi vergogno e non riesco ad essere spontanea come all'inizio.
Il terzo punto è piuttosto spinoso.
All'inizio della terapia, prendendo accordi mi era stata proposta una frequenza di due volte a settimana, che nel mio caso andare in terapia era una scelta giusta.
Io declinai una frequenza così importante per un fattore squisitamente economico, e ci accordammo per un giorno a settimana.
Io gli chiesi cosa avremmo fatto e lui mi rispose che la terapia era essenzialmente quello che avevo fatto nelle prime tre sedute, alias, parlare.
I primi mesi sono stati decisamente frustranti. Non parlava MAI, parlavo sempre io, non mi chiedeva nulla, io andavo lì e mi sfogavo, fino a che ad un certo punto non sapevo più cosa dire.
Gli ho detto che avevo bisogno di feedback, che avevo bisogno di capire cosa facevo e come lavorava lui perché avevo l'impressione di perdere tempo.
Mi è stato risposto che lui nota un miglioramento delle mie condizioni di ansia ( lui...io no!) e che fondamentalmente il dottore è lui, io posso criticarlo ma non posso permettermi di fare il suo lavoro.
Non mi è mai stata data un'indicazione sul suo metodo o su come agisca.
Per quanto riguarda il primo punto, non è che io non lo veda empatico, credo che capisca perfettamente quello che gli dico e lo "viva" ma ha l'aria di non curarsene affatto.
Non so come spiegarlo, è una mia impressione. Certe volte ha usato dei toni e delle espressioni che mi hanno fatta sentire sbagliata o giudicata.
Probabilmente è solo una mia impressione.
Io credo che lui possa aver percepito qualcosa, per quella domanda che mi ha rivolto e per il fatto che non riesco nemmeno a guardarlo in faccia, mi vergogno e non riesco ad essere spontanea come all'inizio.
Il terzo punto è piuttosto spinoso.
All'inizio della terapia, prendendo accordi mi era stata proposta una frequenza di due volte a settimana, che nel mio caso andare in terapia era una scelta giusta.
Io declinai una frequenza così importante per un fattore squisitamente economico, e ci accordammo per un giorno a settimana.
Io gli chiesi cosa avremmo fatto e lui mi rispose che la terapia era essenzialmente quello che avevo fatto nelle prime tre sedute, alias, parlare.
I primi mesi sono stati decisamente frustranti. Non parlava MAI, parlavo sempre io, non mi chiedeva nulla, io andavo lì e mi sfogavo, fino a che ad un certo punto non sapevo più cosa dire.
Gli ho detto che avevo bisogno di feedback, che avevo bisogno di capire cosa facevo e come lavorava lui perché avevo l'impressione di perdere tempo.
Mi è stato risposto che lui nota un miglioramento delle mie condizioni di ansia ( lui...io no!) e che fondamentalmente il dottore è lui, io posso criticarlo ma non posso permettermi di fare il suo lavoro.
Non mi è mai stata data un'indicazione sul suo metodo o su come agisca.
[#20]
Psicologo, Psicoterapeuta
Sabagliato quando dice :Non mi è mai stata data un'indicazione sul suo metodo o su come agisca...
Lei è la cliente e cosi come qualsiasi relazione,Lei ha il dirito di chiedere che approccio usa,come usa certi approcci ed il perchè!!!
Se fa lo psicanalista vorrà che lei si sottomette alla terapia con le regole della Psicoanalisi:
1)Poco per nulla contatto oculare-fisico ecc con i clienti/pazienti!
2)Niente elogi stimoli ecc,soltanto una buona relazione empatica!
3) Rendere l'inconscio conscio,tramite l'interprettazione!
N.B. altri approcci a mio parere più funzionali,stimolano di più la relazione Cliente/Terapeuta,I terapeuti molte volte rimangono in simpatia con il cliente,non ci si nasconde,dietro ad uno schermo di passività,ma al contarario si ha persino un ruolo più attivo!!!
Legga questo articolo che scrissi tempo fa,forse rifletterà di più su chi è il terapeuta!!!
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/145-chi-ascolta-il-terapeuta-dal-punto-di-vista-esistenziale.html
In bocca al Lupo!
Lei è la cliente e cosi come qualsiasi relazione,Lei ha il dirito di chiedere che approccio usa,come usa certi approcci ed il perchè!!!
Se fa lo psicanalista vorrà che lei si sottomette alla terapia con le regole della Psicoanalisi:
1)Poco per nulla contatto oculare-fisico ecc con i clienti/pazienti!
2)Niente elogi stimoli ecc,soltanto una buona relazione empatica!
3) Rendere l'inconscio conscio,tramite l'interprettazione!
N.B. altri approcci a mio parere più funzionali,stimolano di più la relazione Cliente/Terapeuta,I terapeuti molte volte rimangono in simpatia con il cliente,non ci si nasconde,dietro ad uno schermo di passività,ma al contarario si ha persino un ruolo più attivo!!!
Legga questo articolo che scrissi tempo fa,forse rifletterà di più su chi è il terapeuta!!!
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/145-chi-ascolta-il-terapeuta-dal-punto-di-vista-esistenziale.html
In bocca al Lupo!
[#21]
" Certe volte ha usato dei toni e delle espressioni che mi hanno fatta sentire sbagliata o giudicata.
Probabilmente è solo una mia impressione. "
Ed è quella che conta! quella che descrive non è una relazione empatica.
"Gli ho detto che avevo bisogno di feedback, che avevo bisogno di capire cosa facevo e come lavorava lui perché avevo l'impressione di perdere tempo."
Un processo di cambiamento se è tale viene sperimentato dal cliente in prima persona, se ci sono delle perplessità quest'ultimo dovrebbe sentirsi libero di parlarne anche attraverso una critica o una provocazione.
Se lei ritiene che il percorso fatto in questi mesi non si è concretizzato in termini di risultati la questione andrebbe affrontata il più presto possibile, altrimenti non ci sono le premesse per proseguire il rapporto terapeutico, ma questa è una valutazione che dovreste fare confrontandovi serenamente.
Probabilmente è solo una mia impressione. "
Ed è quella che conta! quella che descrive non è una relazione empatica.
"Gli ho detto che avevo bisogno di feedback, che avevo bisogno di capire cosa facevo e come lavorava lui perché avevo l'impressione di perdere tempo."
Un processo di cambiamento se è tale viene sperimentato dal cliente in prima persona, se ci sono delle perplessità quest'ultimo dovrebbe sentirsi libero di parlarne anche attraverso una critica o una provocazione.
Se lei ritiene che il percorso fatto in questi mesi non si è concretizzato in termini di risultati la questione andrebbe affrontata il più presto possibile, altrimenti non ci sono le premesse per proseguire il rapporto terapeutico, ma questa è una valutazione che dovreste fare confrontandovi serenamente.
[#22]
Utente
Tanto per aggiornare la situazione, con un bel giro di parole oggi gliel'ho detto.
Mi è stato risposto che lo sapeva già. Che possiamo risolvere questa cosa o se preferisco, andare da un suo collega.
Non mi è stata data nessuna risposta, a nessuna delle domande poste.
Sinceramente non so quale sia il suo metodo di lavorare, ma io del suo silenzio non ne posso più.
L'ho anche mandato al diavolo e di tutta risposta ho avuto un cenno con la testa.
Sono stufa.
La prossima seduta sarà l'ultima.
Sono molto molto nervosa perché sento di aver speso tempo/energie/soldi per un anno.
Non ho nessuna voglia di buttarmi in un'altra terapia.
Mi è stato risposto che lo sapeva già. Che possiamo risolvere questa cosa o se preferisco, andare da un suo collega.
Non mi è stata data nessuna risposta, a nessuna delle domande poste.
Sinceramente non so quale sia il suo metodo di lavorare, ma io del suo silenzio non ne posso più.
L'ho anche mandato al diavolo e di tutta risposta ho avuto un cenno con la testa.
Sono stufa.
La prossima seduta sarà l'ultima.
Sono molto molto nervosa perché sento di aver speso tempo/energie/soldi per un anno.
Non ho nessuna voglia di buttarmi in un'altra terapia.
[#23]
Gentile Utente, non si scoraggi!
Probabilmente ha incontrato un terapeuta un po' rigido, ma questo può capitare per qualunque orientamento lo specialista abbia.
Come Le ha già suggerito la dr.ssa Camplone, la cosa che conta di più in terapia è ciò che Lei percepisce, come vive la relazione terapeutica e non come oggettivamente (termine che non ha molto senso in terapia!) stanno le cose.
Magari, se deciderà di intraprendere un nuovo percorso, provi a fare qualche colloquio e a fidarsi delle Sue impressioni.
Il "feeling" con il terapeuta deve insaturarsi da subito, altrimenti si dovrà costantemente aggiustare e riagiustare sempre qualcosa, perdendo davvero tempo, energie ed efficacia terapeutica.
Saluti,
Probabilmente ha incontrato un terapeuta un po' rigido, ma questo può capitare per qualunque orientamento lo specialista abbia.
Come Le ha già suggerito la dr.ssa Camplone, la cosa che conta di più in terapia è ciò che Lei percepisce, come vive la relazione terapeutica e non come oggettivamente (termine che non ha molto senso in terapia!) stanno le cose.
Magari, se deciderà di intraprendere un nuovo percorso, provi a fare qualche colloquio e a fidarsi delle Sue impressioni.
Il "feeling" con il terapeuta deve insaturarsi da subito, altrimenti si dovrà costantemente aggiustare e riagiustare sempre qualcosa, perdendo davvero tempo, energie ed efficacia terapeutica.
Saluti,
[#24]
Utente
Grazie dr.ssa Pileci.
In effetti a mente fredda sono un po' meno inviperita ed ho realizzato diverse cose.
Ultimamente la terapia non era vissuta come tale, quanto più come uno "Oh che bello, oggi finalmente lo vedrò", e sicuramente non posso fargliene una colpa se non mi ha saputa aiutare.
Fondamentalmente so da tanto di quel tempo che questo discorso andava affrontato ma mi sono sempre rifiutata, e per quante scuse possa addurre (mi vergognavo a dirlo, non voglio fare figuracce ecc...) la verità è che la situazione, tutto sommato mi piaceva.
Mi piaceva l'idea di andare lì, e chi lo sa, tutto sommato speravo di poter essere ricambiata. è una cosa comoda innamorarsi di una persona che si sa benissimo di non poter avere.
Non essere ricambiata sarebbe stato del tutto normale, del tutto corretto, e se tutto fosse andato male non avrei avvertito il suo "no" come una cosa personale.
Non so spiegarmi forse. In poche parole credo che mi facesse comodo, perché non mi sarei mai sentita rifiutata o inadeguata come al solito.
L'unica cosa che mi spaventa di tutta questa storia, è che questo probabilmente è stato il primo sentimento "forte" provato prima d'ora.
Ragazzi ce ne sono stati, lunghe relazioni anche, ma mai così spiazzanti e così corrosive.
Sto valutando poi se rimanere in terapia dal dottore o meno.
Fondamentalmente possiamo lavorarci, possiamo farmela passare, ma se devo farmi un'altra seduta con una rabbia pazzesca addosso, le lacrimone agli occhi e lui lì seduto senza dire una parola con quel suo sguardo da pesce lesso, temo che gli butterò un vaso in testa :D
In effetti a mente fredda sono un po' meno inviperita ed ho realizzato diverse cose.
Ultimamente la terapia non era vissuta come tale, quanto più come uno "Oh che bello, oggi finalmente lo vedrò", e sicuramente non posso fargliene una colpa se non mi ha saputa aiutare.
Fondamentalmente so da tanto di quel tempo che questo discorso andava affrontato ma mi sono sempre rifiutata, e per quante scuse possa addurre (mi vergognavo a dirlo, non voglio fare figuracce ecc...) la verità è che la situazione, tutto sommato mi piaceva.
Mi piaceva l'idea di andare lì, e chi lo sa, tutto sommato speravo di poter essere ricambiata. è una cosa comoda innamorarsi di una persona che si sa benissimo di non poter avere.
Non essere ricambiata sarebbe stato del tutto normale, del tutto corretto, e se tutto fosse andato male non avrei avvertito il suo "no" come una cosa personale.
Non so spiegarmi forse. In poche parole credo che mi facesse comodo, perché non mi sarei mai sentita rifiutata o inadeguata come al solito.
L'unica cosa che mi spaventa di tutta questa storia, è che questo probabilmente è stato il primo sentimento "forte" provato prima d'ora.
Ragazzi ce ne sono stati, lunghe relazioni anche, ma mai così spiazzanti e così corrosive.
Sto valutando poi se rimanere in terapia dal dottore o meno.
Fondamentalmente possiamo lavorarci, possiamo farmela passare, ma se devo farmi un'altra seduta con una rabbia pazzesca addosso, le lacrimone agli occhi e lui lì seduto senza dire una parola con quel suo sguardo da pesce lesso, temo che gli butterò un vaso in testa :D
[#25]
>>> e sicuramente non posso fargliene una colpa se non mi ha saputa aiutare.
>>>
Infatti non si tratta di dare colpe, si tratta di trovare il modo farla stare meglio. E se con questo terapeuta la cosa non è andata in porto, credo che dovreste parlare innanzitutto di questo e poi se del caso trarne le debite conseguenze.
Cordiali saluti
>>>
Infatti non si tratta di dare colpe, si tratta di trovare il modo farla stare meglio. E se con questo terapeuta la cosa non è andata in porto, credo che dovreste parlare innanzitutto di questo e poi se del caso trarne le debite conseguenze.
Cordiali saluti
[#26]
Utente
Tanto per aggiornare, oggi ho avuto l'ultima seduta.
Sono venute fuori una serie di cose, mi ha detto che si è reso conto di essersi approcciato male a me, che la questione era cristallina e avremmo dovuto affrontarla. Altre robe che non ho capito bene, che aveva parlato di me in supervisione ( nemmeno so cos'è 'sta supervisione) e che da parte sua la terapia è stato un momento troppo coinvolgente. ( Mah, a me è sempre parso che non gliene importasse una cippa)
Ha concluso con " Un giorno a mente fredda ci prendiamo un caffè e ci salutiamo per bene. Al massimo ti offro una cena, tanto praticamente te la offri tu"
Mi ha dato un nome di un suo collega, ma sinceramente non penso che lo chiamerò, forse dopo l'estate.
In realtà vorrei fare una scelta più oculata, informarmi bene sul tipo di specialista più adatto all'ansia e a me. Non so bene come agire, ma in qualche modo farò!
Nota positiva: Mi è passata la sbornia. Non sento più il travolgente "amore".
Pensavo che mi sarebbe mancato, invece sento solo un leggero fastidio per l'aver perso tempo.
Pazienza... è andata così, amen
Sono venute fuori una serie di cose, mi ha detto che si è reso conto di essersi approcciato male a me, che la questione era cristallina e avremmo dovuto affrontarla. Altre robe che non ho capito bene, che aveva parlato di me in supervisione ( nemmeno so cos'è 'sta supervisione) e che da parte sua la terapia è stato un momento troppo coinvolgente. ( Mah, a me è sempre parso che non gliene importasse una cippa)
Ha concluso con " Un giorno a mente fredda ci prendiamo un caffè e ci salutiamo per bene. Al massimo ti offro una cena, tanto praticamente te la offri tu"
Mi ha dato un nome di un suo collega, ma sinceramente non penso che lo chiamerò, forse dopo l'estate.
In realtà vorrei fare una scelta più oculata, informarmi bene sul tipo di specialista più adatto all'ansia e a me. Non so bene come agire, ma in qualche modo farò!
Nota positiva: Mi è passata la sbornia. Non sento più il travolgente "amore".
Pensavo che mi sarebbe mancato, invece sento solo un leggero fastidio per l'aver perso tempo.
Pazienza... è andata così, amen
[#27]
Gent.le ragazza,
a quanto pare non era una situazione funzionale e quindi ben venga il chiarimento e la conclusione del percorso, che forse l'ha aiutata a vedere sotto una prospettiva diversa il suo coinvolgimento nei confronti dello specialista.
Naturalmente frequentazioni al di fuori del rapporto terapeutico sono sconsigliabili ed è un comportamento eticamente discutibile quello assunto dallo psichiatra, ma credo che lei ora abbia una visione più lucida della situazione quindi non corre il rischio di ulteriori coinvolgimenti.
Sono certa che questa esperienza le servirà nella scelta del futuro specialista, ci contatti pure via mail se vuole ulteriori indicazioni.
a quanto pare non era una situazione funzionale e quindi ben venga il chiarimento e la conclusione del percorso, che forse l'ha aiutata a vedere sotto una prospettiva diversa il suo coinvolgimento nei confronti dello specialista.
Naturalmente frequentazioni al di fuori del rapporto terapeutico sono sconsigliabili ed è un comportamento eticamente discutibile quello assunto dallo psichiatra, ma credo che lei ora abbia una visione più lucida della situazione quindi non corre il rischio di ulteriori coinvolgimenti.
Sono certa che questa esperienza le servirà nella scelta del futuro specialista, ci contatti pure via mail se vuole ulteriori indicazioni.
[#28]
Utente
Grazie Dr.ssa Camplone,
è veramente molto gentile.
Riguardo al suo comportamento poco etico, devo dire di averlo pensato anche io.
Ammetto che mi sorprendono le mie reazioni, perché prima di parlargliene credo di aver nutrito la segreta speranza che mi rispondesse una roba romantica/filmesca tipo:
"Si, anch'io ti amo, fuggiamo insieme alle Maldive e viviamo insieme felici e contenti io tu ed il Cipralex".
Adesso invece l'eventualità di vederlo al di fuori, come una persona normale, mi da' abbastanza urto e non mi invoglia minimamente. Meglio così!
E poi che la cena me la sarei pagata io, mi era ben chiaro da molto.
( Ho avuto problemi economici durante la terapia e gliene ho parlato per correttezza, ciononostante sono sempre stata puntuale nei pagamenti, solo una volta mi sono permessa di chiedergli di pagare alla seduta successiva. Per questi motivi credo che quella battuta fosse veramente infelice!)
Amen, capita. Me ne troverò uno migliore.
Possibilmente senza i suoi occhioni azzurri ed i riccioli d'oro, voglio un terapeuta ottuagenario e poco attraente :D
Prendiamola con umorismo, va'!
è veramente molto gentile.
Riguardo al suo comportamento poco etico, devo dire di averlo pensato anche io.
Ammetto che mi sorprendono le mie reazioni, perché prima di parlargliene credo di aver nutrito la segreta speranza che mi rispondesse una roba romantica/filmesca tipo:
"Si, anch'io ti amo, fuggiamo insieme alle Maldive e viviamo insieme felici e contenti io tu ed il Cipralex".
Adesso invece l'eventualità di vederlo al di fuori, come una persona normale, mi da' abbastanza urto e non mi invoglia minimamente. Meglio così!
E poi che la cena me la sarei pagata io, mi era ben chiaro da molto.
( Ho avuto problemi economici durante la terapia e gliene ho parlato per correttezza, ciononostante sono sempre stata puntuale nei pagamenti, solo una volta mi sono permessa di chiedergli di pagare alla seduta successiva. Per questi motivi credo che quella battuta fosse veramente infelice!)
Amen, capita. Me ne troverò uno migliore.
Possibilmente senza i suoi occhioni azzurri ed i riccioli d'oro, voglio un terapeuta ottuagenario e poco attraente :D
Prendiamola con umorismo, va'!
[#30]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente
Ringrazi la sua aggressività sana che le ha permesso di tagliare/chiarire un percorso già finito in partenza!!!
Immagini cosa sarebbe accaduto se non avesse detto niente,anni ancora in terapia sul lettino a fare la paziente,scavi archeologici sul suo passato, e lei si sarebbe trasformata in un dinosauro!!!
un saluto!!!
Ringrazi la sua aggressività sana che le ha permesso di tagliare/chiarire un percorso già finito in partenza!!!
Immagini cosa sarebbe accaduto se non avesse detto niente,anni ancora in terapia sul lettino a fare la paziente,scavi archeologici sul suo passato, e lei si sarebbe trasformata in un dinosauro!!!
un saluto!!!
[#31]
Gentile utente
lei dice:
"...In realtà vorrei fare una scelta più oculata, informarmi bene sul tipo di specialista più adatto all'ansia e a me. Non so bene come agire, ma in qualche modo farò! ...."
volevo suggerirle:
1 un'iniziativa (ahimè appena conclusa) svolta in tutta Italia (quindi anche a Roma), che però si ripeterà ogni anno chiamata: Mese Informazione Psicologica che ha visto impegnati circa 900 professionisti in tutta italia (a Roma circa 150) http://www.psicologimip.it/
2 un'iniziativa ancora in corso tenuta da un'associazione di psicologi romani http://www.psicologiromani.it/seminari/ caratterizzata da seminari informativi ed esperenziali e un primo incontro gratuito.
3. Il mese del Benessere Psicologico che ad ottobre vedrà coinvolti un discreto numero di psicologi romani della SIPAP. http://www.sipap.org/
Tramite queste iniziative, avrà modo di entrare in contatto direttamente con i professionisti (seminari) e, farsi un'idea
lei dice:
"...In realtà vorrei fare una scelta più oculata, informarmi bene sul tipo di specialista più adatto all'ansia e a me. Non so bene come agire, ma in qualche modo farò! ...."
volevo suggerirle:
1 un'iniziativa (ahimè appena conclusa) svolta in tutta Italia (quindi anche a Roma), che però si ripeterà ogni anno chiamata: Mese Informazione Psicologica che ha visto impegnati circa 900 professionisti in tutta italia (a Roma circa 150) http://www.psicologimip.it/
2 un'iniziativa ancora in corso tenuta da un'associazione di psicologi romani http://www.psicologiromani.it/seminari/ caratterizzata da seminari informativi ed esperenziali e un primo incontro gratuito.
3. Il mese del Benessere Psicologico che ad ottobre vedrà coinvolti un discreto numero di psicologi romani della SIPAP. http://www.sipap.org/
Tramite queste iniziative, avrà modo di entrare in contatto direttamente con i professionisti (seminari) e, farsi un'idea
Questo consulto ha ricevuto 31 risposte e 40.3k visite dal 29/05/2011.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.