Una vita costruita su menzogne, perché?
Salve,
il problema non riguarda me ma una persona che mi è stata molto vicina per 8 anni, (ultimi 3 dei vissuti sotto lo stesso tetto), era il compagno di mia madre, lo chiameremo M.
M. è entrata nelle nostre vite come una persona gentile, buona, onesta e molto disponibile. Mai una parola negativa sul suo conto è uscita dalla mia bocca. Solo ora, purtroppo, sono venuto a conoscenza che moltissime sue storie erano enormi falsità mai accadute o alcune volte distorte, apparentemente senza motivo!! Eclatante è stato il mentire sul suo lavoro, ha sempre detto di essere un ispettore capo della polizia (passando da Digos, a Dia) mentendo su aneddoti e mostrandomi materialmente le cose, per fare un esempio: un passamontagna (come quello che viene utilizzato dalla Dia). Ora ho scoperto che lavora all'Enel in non so quale ruolo. Le altre menzogne erano di più basso calibro ma a quantificarle non mi basterebbero i caratteri.
Vorrei sapere quindi se l'essere di per se fortemente "cazzaro" è sintomo di qualche problematica specifica. Perché secondo me credeva per davvero al mondo che si era creato, è riuscito a non farsi scoprire da 5 persone (solo a casa) doveva essere bravo per davvero e coerente soprattutto.
Tratti principali del carattere:
-Pacatezza anche a livelli poco "umani", raramente ho sentito alzargli la voce;
-Soddisfava molto i nostri vizi materiali;
-Era socievole;
-Simpatia nella media;
-Non ho mai sentito che si lamentasse per qualcosa
Ultima fatti rilevanti:
-Da un anno e mezzo si trova a 500Km da casa per lavoro; Sarebbe rimasto lontano per un periodo di altri 2 anni, tuttavia ogni fine settimana tornava a casa (venerdì sera fino a domenica pomeriggio).
-Ha tradito mia madre avendo una relazione da 3 mesi a questa parte e solo quando si è trovato con le spalle al muro ha confessato, anche di fronte alla pura ovvietà continuava a negare; in seguito al tradimento aveva chiesto una pausa di un mese specificando di non dire nulla a nessuno perché era confuso e doveva "capire quel che voleva" (ovviamente non concessagli), pur di evitare il confronto con mia nonna ha lasciato molte cose a casa ed è andato via. Stando a quanto dice si è guardato volutamente intorno nonostante stesse ancora insieme a mia madre.
Ripeto la domanda, mentire a questi livelli, inventare storie senza che vi sia un motivo concreto dietro, è sintomo di qualcosa? esiste un nome specifico?
Grazie per eventuali risposte.
il problema non riguarda me ma una persona che mi è stata molto vicina per 8 anni, (ultimi 3 dei vissuti sotto lo stesso tetto), era il compagno di mia madre, lo chiameremo M.
M. è entrata nelle nostre vite come una persona gentile, buona, onesta e molto disponibile. Mai una parola negativa sul suo conto è uscita dalla mia bocca. Solo ora, purtroppo, sono venuto a conoscenza che moltissime sue storie erano enormi falsità mai accadute o alcune volte distorte, apparentemente senza motivo!! Eclatante è stato il mentire sul suo lavoro, ha sempre detto di essere un ispettore capo della polizia (passando da Digos, a Dia) mentendo su aneddoti e mostrandomi materialmente le cose, per fare un esempio: un passamontagna (come quello che viene utilizzato dalla Dia). Ora ho scoperto che lavora all'Enel in non so quale ruolo. Le altre menzogne erano di più basso calibro ma a quantificarle non mi basterebbero i caratteri.
Vorrei sapere quindi se l'essere di per se fortemente "cazzaro" è sintomo di qualche problematica specifica. Perché secondo me credeva per davvero al mondo che si era creato, è riuscito a non farsi scoprire da 5 persone (solo a casa) doveva essere bravo per davvero e coerente soprattutto.
Tratti principali del carattere:
-Pacatezza anche a livelli poco "umani", raramente ho sentito alzargli la voce;
-Soddisfava molto i nostri vizi materiali;
-Era socievole;
-Simpatia nella media;
-Non ho mai sentito che si lamentasse per qualcosa
Ultima fatti rilevanti:
-Da un anno e mezzo si trova a 500Km da casa per lavoro; Sarebbe rimasto lontano per un periodo di altri 2 anni, tuttavia ogni fine settimana tornava a casa (venerdì sera fino a domenica pomeriggio).
-Ha tradito mia madre avendo una relazione da 3 mesi a questa parte e solo quando si è trovato con le spalle al muro ha confessato, anche di fronte alla pura ovvietà continuava a negare; in seguito al tradimento aveva chiesto una pausa di un mese specificando di non dire nulla a nessuno perché era confuso e doveva "capire quel che voleva" (ovviamente non concessagli), pur di evitare il confronto con mia nonna ha lasciato molte cose a casa ed è andato via. Stando a quanto dice si è guardato volutamente intorno nonostante stesse ancora insieme a mia madre.
Ripeto la domanda, mentire a questi livelli, inventare storie senza che vi sia un motivo concreto dietro, è sintomo di qualcosa? esiste un nome specifico?
Grazie per eventuali risposte.
[#1]
Gentile utente,
La bugia cosiddetta "patologica" è una sindrome nota, descritta talora come sindrome di Muenchausen, che associa bugie "grosse" ad altre insignificanti, tutte però in genere volte a dare un'impressione positiva della persona, quindi in parte strumentali a degli scopi, oppure semplicemente "di atmosfera". Di solito nel tempo la persona perde il controllo su questa tendenza a mentire, non riuscendo più a preparare le bugie e a renderle poco controllabili così da non essere scoperto. Diviene una specie di impulso, che dà la gratificazione di condizionare la realtà, le reazioni degli altri, di pilotarli o semplicemente di vivere "come se" il tutto fosse vero. La bugia patologica è brillantemente rappresentata nel film "il talento di Mr.Ripley".
La bugia abituale o ricorrente però può accompagnare altri disturbi in maniera più classica, tipo il disturbo bipolare nelle sue fasi euforiche (bugie grandiose e megalomaniche, in genere accompagnate però da un comportamento impulsivo e iperattivo, o da eccessiva intraprendenza ed estroversione). In altri casi vi è un delirio, cioè la persona è convinta, quindi non mente ma afferma cose non vere convinto che siano autentiche, pur senza riuscire a spiegarle in maniera coerente. Ovviamente la reazione della persona quando è scoperta è dirimente, perché chi delira è convinto e quindi non si scompone più di tanto se non perché si sente messo in discussione su cose vere, magari disperandosi perché gli altri non gli credono, mentre chi mente tenta fino all'ultimo di giustificare oppure ha reazioni violente contro chi lo ha smascherato.
In conclusione, non c'è una sola ipotesi diagnostica, ma per rispodnere alla sua domanda esiste una sindrome specifica in cui questo comportamento è l'aspetto prevalente. Si vede non raramente in ambito giudiziario, come una forma di mitomania, cioè compiacimento nel raccontare fatti non accaduti che coinvolgono la persona di soltio in chiave di importanza o grandiosità.
La bugia cosiddetta "patologica" è una sindrome nota, descritta talora come sindrome di Muenchausen, che associa bugie "grosse" ad altre insignificanti, tutte però in genere volte a dare un'impressione positiva della persona, quindi in parte strumentali a degli scopi, oppure semplicemente "di atmosfera". Di solito nel tempo la persona perde il controllo su questa tendenza a mentire, non riuscendo più a preparare le bugie e a renderle poco controllabili così da non essere scoperto. Diviene una specie di impulso, che dà la gratificazione di condizionare la realtà, le reazioni degli altri, di pilotarli o semplicemente di vivere "come se" il tutto fosse vero. La bugia patologica è brillantemente rappresentata nel film "il talento di Mr.Ripley".
La bugia abituale o ricorrente però può accompagnare altri disturbi in maniera più classica, tipo il disturbo bipolare nelle sue fasi euforiche (bugie grandiose e megalomaniche, in genere accompagnate però da un comportamento impulsivo e iperattivo, o da eccessiva intraprendenza ed estroversione). In altri casi vi è un delirio, cioè la persona è convinta, quindi non mente ma afferma cose non vere convinto che siano autentiche, pur senza riuscire a spiegarle in maniera coerente. Ovviamente la reazione della persona quando è scoperta è dirimente, perché chi delira è convinto e quindi non si scompone più di tanto se non perché si sente messo in discussione su cose vere, magari disperandosi perché gli altri non gli credono, mentre chi mente tenta fino all'ultimo di giustificare oppure ha reazioni violente contro chi lo ha smascherato.
In conclusione, non c'è una sola ipotesi diagnostica, ma per rispodnere alla sua domanda esiste una sindrome specifica in cui questo comportamento è l'aspetto prevalente. Si vede non raramente in ambito giudiziario, come una forma di mitomania, cioè compiacimento nel raccontare fatti non accaduti che coinvolgono la persona di soltio in chiave di importanza o grandiosità.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#3]
Caro ragazzo,
se M. è stato il compagno di tua madre per così tanti anni e vi trovavate bene con lui immagino che per te sia una grossa delusione pensare che quello che vedevate e che credevate fosse tutto falso.
Considerando che eri solo un ragazzino quando la loro storia è iniziata posso pensare che una figura apparentemente così positiva sia stata per te un punto di riferimento importante, e che ora ti sembri che tutto sia annullato dalla scoperta della verità.
Forse la fatica che fai (e che sicuramente anche tua madre incontra) a pensare che vi abbia presi in giro ti porta a cercare delle scusanti per la sua condotta, come quella di possibili ipotesi psicopatologiche.
Tutto è possibile, ma esistono anche persone che basano i propri rapporti con gli altri sulla manipolazione.
A volte lo fanno intenzionalmente e con calcolo, altre volte si tratta di una modalità relazionale che li accompagna da sempre, ed è l'unica che conoscono (specie quando l'autostima è molto carente e il racconto di una realtà abbellita e arricchita prende le stesse modalità delle fantasie infantili sulla propria famiglia).
Forse ti sarà difficile perdonarlo, ma se quest'uomo è rimasto con voi per così tanti anni provava sicuramente dei sentimenti nei confronti sia di tua madre sia tuoi, altrimenti se ne sarebbe andato e avrebbe cercato altre "vittime" per le sue menzogne.
Nell'altro consulto che hai richiesto in questi giorni riferisci alcuni sintomi d'ansia che forse sono legati alla situazione attuale, e dici "personalmente odio fortemente gli addii, avevo pensato che sia inerente a questo e quindi che abbia paura di terminare qualsivoglia cosa" in relazione al fatto che non riesci a finire (e quindi a buttare) le bottiglie d'acqua.
Se la situazione ti sta creando un certo livello di disagio ti potrebbe essere utile contattare uno psicologo, specie se i sintomi riferiti sono sorti in concomitanza con quanto ci hai detto in questo consulto.
E' così?
se M. è stato il compagno di tua madre per così tanti anni e vi trovavate bene con lui immagino che per te sia una grossa delusione pensare che quello che vedevate e che credevate fosse tutto falso.
Considerando che eri solo un ragazzino quando la loro storia è iniziata posso pensare che una figura apparentemente così positiva sia stata per te un punto di riferimento importante, e che ora ti sembri che tutto sia annullato dalla scoperta della verità.
Forse la fatica che fai (e che sicuramente anche tua madre incontra) a pensare che vi abbia presi in giro ti porta a cercare delle scusanti per la sua condotta, come quella di possibili ipotesi psicopatologiche.
Tutto è possibile, ma esistono anche persone che basano i propri rapporti con gli altri sulla manipolazione.
A volte lo fanno intenzionalmente e con calcolo, altre volte si tratta di una modalità relazionale che li accompagna da sempre, ed è l'unica che conoscono (specie quando l'autostima è molto carente e il racconto di una realtà abbellita e arricchita prende le stesse modalità delle fantasie infantili sulla propria famiglia).
Forse ti sarà difficile perdonarlo, ma se quest'uomo è rimasto con voi per così tanti anni provava sicuramente dei sentimenti nei confronti sia di tua madre sia tuoi, altrimenti se ne sarebbe andato e avrebbe cercato altre "vittime" per le sue menzogne.
Nell'altro consulto che hai richiesto in questi giorni riferisci alcuni sintomi d'ansia che forse sono legati alla situazione attuale, e dici "personalmente odio fortemente gli addii, avevo pensato che sia inerente a questo e quindi che abbia paura di terminare qualsivoglia cosa" in relazione al fatto che non riesci a finire (e quindi a buttare) le bottiglie d'acqua.
Se la situazione ti sta creando un certo livello di disagio ti potrebbe essere utile contattare uno psicologo, specie se i sintomi riferiti sono sorti in concomitanza con quanto ci hai detto in questo consulto.
E' così?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#4]
Utente
Grazie per la risposta dottoressa, comunque concordo con lei nel non voler accettare la condotta di questa persona mi sembra ancora tutto molto assurdo, come un sogno. Ho ricercato una spiegazione in ipotesi psicopatologiche perché alcune cose, viste con il senno di poi, quindi con la coscienza che partivano da menzogne, non possono partire da una persona dotata di sano ratio cinio. Riprendendo l'esempio che ho scritto alla domanda, immagino M. quando è andato a comprare il passamontagna per alimentare la storia sul suo lavoro (anche senza bisogno di prove, mai dubitato del suo lavoro)una persona normale probabilmente si sarebbe chiesto "ma che sto facendo?! A questo punto sono arrivato?" invece avrà continuato con l'acquisto, per questo ho pensato ad una persona disturbata.
La questione delle bottiglie d'acqua è precedente al quest'ultima cosa. Ad ogni modo sono ansioso, ma la mia ansia è dovuta sia alla delusione data da questa persona, sia al dolore visibile sul volto di mia madre e nelle sue lacrime quotidiane, quindi vi è anche la preoccupazione di un suo eventuale crollo. A tal proposito vorrei porvi un ulteriore domanda, poiché mia madre non vuole mangiare, ripete "non ho fame! Non riesco ad inghiottire" come posso nel mio piccolo sforzarla a mangiare senza attaccarla troppo? Conoscendola non si rivolgerebbe mai ad uno psicologo.
Grazie
La questione delle bottiglie d'acqua è precedente al quest'ultima cosa. Ad ogni modo sono ansioso, ma la mia ansia è dovuta sia alla delusione data da questa persona, sia al dolore visibile sul volto di mia madre e nelle sue lacrime quotidiane, quindi vi è anche la preoccupazione di un suo eventuale crollo. A tal proposito vorrei porvi un ulteriore domanda, poiché mia madre non vuole mangiare, ripete "non ho fame! Non riesco ad inghiottire" come posso nel mio piccolo sforzarla a mangiare senza attaccarla troppo? Conoscendola non si rivolgerebbe mai ad uno psicologo.
Grazie
[#5]
Dovresti evitare sia di "sforzarla" sia di "attaccarla".
Se questa è la sua reazione a quanto accaduto non potrai ottenere nulla comportandoti come se quella di non mangiare fosse una decisione, e non un segno del grande dolore che tua madre sta vivendo.
La cosa migliore da fare è avere pazienza, ascoltarla e darle modo di sfogarsi senza assecondare l'istinto di darle subito delle risposte o delle direttive su cosa fare e cosa non fare.
In questo modo capirà che anche se con M. è finita tu sei sempre al suo fianco.
Sarebbe utile che potesse almeno sfogarsi con qualcuno, se pensi che in prima battuta non accetterebbe di rivolgersi ad uno psicologo.
Ha amiche e/o parenti con i quali parlare?
Se questa è la sua reazione a quanto accaduto non potrai ottenere nulla comportandoti come se quella di non mangiare fosse una decisione, e non un segno del grande dolore che tua madre sta vivendo.
La cosa migliore da fare è avere pazienza, ascoltarla e darle modo di sfogarsi senza assecondare l'istinto di darle subito delle risposte o delle direttive su cosa fare e cosa non fare.
In questo modo capirà che anche se con M. è finita tu sei sempre al suo fianco.
Sarebbe utile che potesse almeno sfogarsi con qualcuno, se pensi che in prima battuta non accetterebbe di rivolgersi ad uno psicologo.
Ha amiche e/o parenti con i quali parlare?
[#6]
Utente
Si amiche e parenti ci sono anche se il continuare a sfogarsi, a parlarne, mi sembra ancora più deleterio. Aggiungendo il fatto che non mangia si capisce la mia preoccupazione.
>In questo modo capirà che anche se con M. è finita tu sei sempre al suo fianco.<
è stata la prima cosa che le ho detto vedendole in volto l'unico sorriso di questi giorni.
Forse il tempo è l'unica medicina.
>In questo modo capirà che anche se con M. è finita tu sei sempre al suo fianco.<
è stata la prima cosa che le ho detto vedendole in volto l'unico sorriso di questi giorni.
Forse il tempo è l'unica medicina.
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 8.2k visite dal 20/05/2011.
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