Emozioni, sessualità, cambiamento

Salve a tutti. sono un ragazzo di 23 anni.
Ho letto poco fa la storia dell' Utente 27027
e non posso fare a meno di scrivere anche io.
Mi rivedo in molte cose scritte dall'utente e sono rimasto particolarmente colpito e commosso dalla disponibilità e dall'ascolto di alcuni Dottori.
La mia situazione è la seguente:
Mi trovo all'estero per Erasmus, studio comunicazione internazionale in centro italia. Da quasi un anno combatto con momenti di ansia e grazie al cielo ci sto riuscendo.. Piccole battaglie e consapevolezze quotidiane mi stanno dando la conferma dell'aderenza del mio percorso al mio cammino interiore e psicologico.
Faccio training autogeno con una Psicoterapeuta da circa 6 mesi e i risultati in termini somatici ci sono.Onestamente più per la consapevolezza del corpo che ho raggiunto che attraverso il training autogeno vero e proprio.
Fulcro della mia psicoterapia è quello di riagganciarmi alle emozioni.
Ho vissuto momenti di ansia che mi facevano pensare di poter sviluppare una qualche patologia psichiatrica o di avere qualche forma latente di psicosi. In realtà ho scoperto che tutto ciò è una metafora di un'emozione che mi è sfuggita. Che non sono riuscito a riconoscere a me stesso. Il problema è proprio questo... mi manca quella consapevolezza tale che mi faccia capire da dove provengano le mie emozioni e le mie sensazioni corporee che mi fanno paura e che recepisco come strane ed estranee.
Sapendo questo, il lavoro appare facile, sebbene durante la giornata abbia tanti momenti di smarrimento, non ho mai perso fiducia e speranza in me stesso. E' una dote che mi accompagna e che mi ha sempre accompagnato fortunatamente.
Ci sono molte cose però dietro a tutti questi "sintomi".E credo di essere arrivato al nodo cruciale di tutto, ovvero il mio rapporto con la sessualità.Fin dall'asilo e le elementari ho avuto pensieri di innamoramento e affettività nei confronti delle mie maestre, alternati a pensieri di affettività verso i compagni maschi. Facevo pensieri anche sulle compagne di classe, mi colpiva la loro dolcezza e fragilità e questo senso di fragilità mi ha sempre inibito, specie perchè ricordo bene una frase che sentivo spesso pronunciare dagli adulti "le ragazze non si toccano nemmeno con un fiore!".
E ricordo sempre a quei tempi la mia curiosità verso le ragazze.Premetto che sono ed ero una persona introversa e molto molto sensibile,oltre che emotiva e rispettosa del prossimo. Non so collocare ciò ad un evento particolare e preciso , ma so che da un momento all'altro mi sentivo rifiutato dalle ragazze, come se non meritassi di stare al loro fianco,come se non fossi all'altezza. Ricordo quando i parenti facevano le battute e mi vergognavo da morire.Passa il tempo, nell'adolescenza scopro l'omosessualità e mi dichiaro con i miei amici come bisex. tutto quanto in maniera piu o meno egosintonica. Al giorno d'oggi non ho mai avuto un'esperienza etero, oggi ne sento l'esigenza.consigli? purtroppo 3000 caratteri son pochi!GRAZIE
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Dr. Maurizio Brescello Psicologo 102 1
Gentile utente, entrare in contatto con le proprie emozioni e' un cammino faticoso per tutti, lo e' per'altro anche saperle riconoscere e successivamente gestire. Mi sfugge sinceramente la natura della sua domanda. Riguarda il contatto con l'emotivita', la scelta sessuale? Dice di scoprirsi omosessuale ma di sentire l'esigenza di esperienze etero...
Se comunque lei sta seguendo un percorso psicoterapico, ne parli con la persona che la sta seguendo, e' senz'altro la cosa migliore.

Auguri

Dr. Maurizio Brescello

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Dr. Luigi Gileno Psicologo, Psicoterapeuta 211 2
gentile utente, il mondo delle emozioni è sempre molto complesso da afferrare, anche se queste riguardano se stesso...continui con il suo percorso analitico, che mi pare abbia dato buoni frutti con una buona consapevolezza di se stesso.
le faccio i miei migliori auguri e la saluto cordialmente.

Dr. Luigi Gileno

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Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
grazie dottori per le vostre risposte..
purtroppo i caratteri sono limitati e ciò non mi ha permesso di parlare del nucleo centrale della mia nuova scoperta su di me...
dunque in adolescenza ero (e credo di essere tutt'ora) una persona introversa, sensibie e timida, sebbene coltivassi le mie amicizie e i miei rapporti con gli altri in modo molto personale, ho un carattere particolare e la mia peculiarità è l'autoironia. Tutto questo mi caratterizza, in parte anche ora, sebbene tutte le insicurezze che ho avuto in questi anni siano per cosi dire "esplose"... Durante la mia adolescenza ho sempre ricercato linguaggi d'espressione specifici come musica particolare, poesia, teatro ed espressioni differenti dalla norma... C'è sempre stata in me la voglia di scoprirmi e di migliorarmi come persona... Il punto è che la mia enorme sensibilità mi ha sempre portato a vivere le cose in maniera più profonda (la cosa non mi ha mai dato problemi).. ho sempre vissuto in maniera estremamente egosintonica tutto ciò che mi capitava e non ho mai chiuso gli occhi davanti a ciò che provavo.. Ho passato dei momenti molto belli e momenti molto brutti come tutti... Ma la crisi è arrivata l'anno scorso.. Un lutto, trasferimento della mia famiglia, diverse situazioni difficili con parenti contro la mia famiglia, cambio di lavoro, la malattia del mio cane, crisi con amici all'università e rifiuto sentimentale da parte di due persone, tutto insieme. e da li, un solo (per fortuna) attacco di panico e ansia ansia ansia. Paura di impazzire, diciamo che il mio interesse per la psicologia mi si è rivoltato contro provocandomi grande stress ed eterne domande su chi sono,paura del disturbo dissociativo di derealizzazione, paura di poter sviluppare pensieri senza senso e quindi psicotici, paura di sognare, e suggestione per ogni cosa.... ancora oggi vivo queste cose, con minore intensità.. grazie anche alla mia psicoterapia e alla mia voglia di star bene che non mi ha mai abbandonato. Il fatto cruciale riguarda il rapporto con me stesso e quando sono con gli altri.. in questi giorni ho capito che la mia componente omosessuale spesso è vissuta con angoscia e ho capito che deriva dal fatto che cerco nel ragazzo la componente maschile che mi manca.. e il senso di insicurezza che ne deriva deriva dalla presa di coscienza che mi sento inferiore. ovviamente è un mio pensiero, sono cosciente del fatto che siamo in continua interazione con noi stessi e non è possibile determinare con precisione il perchè ci siano certi comportamenti.. ma questo è quello che sto capendo in questi giorni.. sono giorni di grande consapevolezza... ecco perchè mi interesserebbe provare finalmente un rapporto eterosessuale, per cercare di capire cosa provo e in che modo si muovono le mie emozioni con una donna... cosa ne pensate? grazie e buona serata!
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Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Ah, dimenticavo, essendo in erasmus ho corrispondenza con la mia psicoterapeuta solo via mail... ecco perchè ho scritto anche a voi, per avere un ulteriore parere virtuale. grazie!
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Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro Psicologo 221 6
Gentile ragazzo,

effettivamente da quanto ci scrive sembra che lei percepisca le donne o come "materne" (maestre) o come "inaccessibili/rifiutanti" (coetanee che non vanno toccate nemmeno con un fiore, e, più recentemente, riferisce vissuti di rifiuto non supportati da fatti, o per lo meno, se fatti ci sono, non ce li ha narrati).
E' però chiaro che, in entrambi i casi, la sessualità risulterà bloccata dalle sue stesse percezioni!
E' necessario che lei esplori e rivisiti il suo rapporto con l'universo femminile, ed il suo modo di collocarsi rispetto alle ragazze.

Per quanto riguarda la componente omosex, potrebbe anche darsi che l'attrazione sessuale verso il mondo maschile rappresenti un tentativo di rafforzare la sua stessa virilità, che percepisce come carente; non ci dice però se ha effettivamente avuto rapporti sessuali (non solo sentimentali) omosex, e se le siano piaciuti.
Rispondere al suo interrogativo richiederebbe comunque un'analisi ampia della sua personalità e dei suoi vissuti, che potrà fare con la sua psicologa.

A proposito, potrebbe chiarirci la sua storia clinica? A giudicare da quanto ci scrive ora, sembra aver cambiato terapeuta. Inoltre in un vecchio consulto a suo identificativo (Utente 163166) si parla di una compagna che soffre di psas, eppure lei dice di non aver mai avuto una ragazza....

https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/207414-psas-e-vita-sessuale.html

Può immaginare, quindi, che il quadro possa essere assai poco chiaro, per noi!

Cordiali saluti,

Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro
www.psicologicamente.altervista.org

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Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
sorrido e non posso fare a meno di scusarmi per avervi recato tale confusione... Il mio migliore amico ha usato il mio account, in quanto non registrato, per postarvi il consulto riguardo la sua ragazza e lui. Mi scuso perciò se vi ha confuso! Gli altri interventi sono miei.
Precisato ciò,Dottoressa Di Muro cosa intende per storia clinica? Il mio percorso psicoterapeutico? Ad ogni modo si, sono passato dalla terapia breve che seguivo nella mia città di studio, alla attuale terapia bionomica,(ora via mail) credo si chiami cosi, con annesso training autogeno...

riguardo a "non ci dice però se ha effettivamente avuto rapporti sessuali (non solo sentimentali) omosex, e se le siano piaciuti."

Si, ne ho avuti, ho avuto anche una relazione sentimentale durata 9 mesi, che ho interrotto causa lontananza e mio allontanamento emotivo da questa persona.

Il sesso omosessuale, mi piace. Ci tengo a precisare che il mio percorso è basato sull'accettazione di sè (credo come tutti i percorsi o quasi) perciò vorrei arrivare a capire la mia natura per integrarla nella mia personalità e goderne a pieno.
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Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro Psicologo 221 6
Gentile utente, con l'espressione "storia clinica" intendevo proprio quella che ha ben compreso. Com'è andata la terapia precedente, e come mai ora ha cambiato approccio?

Se il sesso omosex le piace, penso sia improbabile che abbia una funzione puramente compensativa. Dovrebbe esplorare meglio l'angoscia che l'accompagna con la sua psicologa.

Del resto l'insieme delle paure di cui ha sofferto,specie in seguito ai vari traumi e cambiamenti di cui riferisce, suggerirebbe un temperamento tendenzialmente ansioso. Ci tengo a precisare, però, a proposito della "paura di poter sviluppare pensieri senza senso e quindi psicotici", che esistono una quantità di pensieri senza senso che sono tutt'altro che psicotici, e che piuttosto appartengono allo spettro ossessivo! La psicosi è molto altro, e non è accompagnata da coscienza di malattia... quindi stia tranquillo, su questo punto, se ancora non lo fosse.