Non riesco più ad emozionarmi
ormai non mi fa nemmeno paura dirlo:sono stanca di tutto,di me in primis. Ho20anni e dovrei essere sempre allegra,felice,dovrei ridere ma vivo la mia vita ormai da un anno in continua finzione:fingo di ridere,di essere felice,di stare bene, ma non è così.Questo è il mio primo anno di università,nel primo semestre ho fatto tutti gli esami con voti dal25in su,ero partita con molto ottimismo e ci sono riuscita,eppure non sono soddisfatta.Ora invece dovrò rimandarne uno a settembre,e questo mi infastidisce perchè non varrò nemmeno dal punto di vista scolastico.Non credo più in niente:nell'amicizia,nell'amore,nella felicità...mi sembra tutto così finto,ogni cosa, mi sembra di aver capito solo ora come in realtà tutti gli uomini sono profondamente lontani gli uni dagli altri...ho molte "amiche",loro mi considerano tale ma io non provo nemmeno il bisogno di confidare loro i miei pensieri;ho una famiglia bellissima,perfetta, lo riconosco, e infatti è stata la mia famiglia che mi ha dato la forza di continuare fino ad ora.E' come se qualcosa si fosse rotto dentro di me: non riesco ad essere emozionata per niente,e questo mi fa paura:cos'è l'uomo senza emozioni?Sorrido sempre,mi mostro allegra,ma non rido in modo sincero da troppo tempo.Provo solo angoscia.Dormo male,ma la mattina è una fatica alzarmi.Non sono mai stata con un ragazzo, c'è stato qualcuno che si è interessato a me ma io allontano tutti subito.Mi imbarazzo ogni volta che devo parlare con ragazzi della mia età e soprattutto se più grandi, mentre con le ragazze sono la tipica simpaticona.Un amico di mio fratello è perfetto,e io immagino e sogno che un giorno staremo insieme(lo so,è una bambinata),ma poi mi rendo conto che è una vita che sogno ma che non realizzo niente,e poi figuriamoci se quel 25enne guarderebbe mai una ragazzina come me, che resta sempre zitta non parla mai e non ha un minimo di iniziativa. Quante cose sogno di dire o fare..fino a poco tempo fa mi sentivo incatenata dalla mia timidezza,ora invece mi sono arresa: non voglio più gridare al mondo:CI SONO ANCH'IO!sono stanca di essere quella che sono, non voglio più cercare di cambiare...non ho mai portato a termine niente nella mia vita e sono continuamente insoddisfatta di tutto quello che faccio..vorrei anche lasciare questa facoltà ma non ho alternative:dopo un po' mi stancherei anche della nuove materie. Mi sento così sola,inutile,invisibile.Non mi va di uscire, non voglio fare più niente,la mi famiglia(gli unici di cui mi fido di più)mi dicono di fare qualcosa,di iniziare un corso di lingue magari, ma io non riesco: è come se mi vergognassi, come se avessi paura di socializzare...Non mi sento abbastanza in niente, non mi sento all'altezza di questa vita...pensare che sono solo all'inizio visti i miei 20 anni mi rende ancora più angosciata.Un sacco di persone mi vogliono bene senza stimarmi,e un sacco mi stimano senza volermi bene...non so cos'è peggio.So solo che si dice che la vita è un dono,ma a me sembra più un castigo.
[#1]
Gentile ragazza,
non ci dice se le sono accaduti eventi particolari che la hanno gettata in questa situazione di disperazione. Sembra solo che tutto sia comparso all'improvviso con l'inizio dell'università. A lei, eventualmente, l'aggiunta di ulteriori informazioni.
Più volte poi compare, nascosto più o meno tra le righe, la necessità, l'abitudine, il deisiderio e il bisogno di perfezione che, si sa, è molto faticoso perseguire, soprattutto sul piano emotivo e delle energie mentali. E' anche un percorso pieno di rischi, e lei sembra quasi essersene accorta quando dice "Ora invece dovrò rimandarne uno a settembre,e questo mi infastidisce perchè non varrò nemmeno dal punto di vista scolastico", rivolgendo poi verso se stessa tutta la rabbia e l'insoddisfazione che ne derivano.
Forse provare a parlarne con uno psicoterapeuta potrebbe esserle utile per elaborare e chiarire le molteplici emozioni che le si accavallano dentro, creandole questa confusone e spingendola all'immobilismo e alla riduzione del desiderio.
Cordialmente
non ci dice se le sono accaduti eventi particolari che la hanno gettata in questa situazione di disperazione. Sembra solo che tutto sia comparso all'improvviso con l'inizio dell'università. A lei, eventualmente, l'aggiunta di ulteriori informazioni.
Più volte poi compare, nascosto più o meno tra le righe, la necessità, l'abitudine, il deisiderio e il bisogno di perfezione che, si sa, è molto faticoso perseguire, soprattutto sul piano emotivo e delle energie mentali. E' anche un percorso pieno di rischi, e lei sembra quasi essersene accorta quando dice "Ora invece dovrò rimandarne uno a settembre,e questo mi infastidisce perchè non varrò nemmeno dal punto di vista scolastico", rivolgendo poi verso se stessa tutta la rabbia e l'insoddisfazione che ne derivano.
Forse provare a parlarne con uno psicoterapeuta potrebbe esserle utile per elaborare e chiarire le molteplici emozioni che le si accavallano dentro, creandole questa confusone e spingendola all'immobilismo e alla riduzione del desiderio.
Cordialmente
Dr.ssa Federica Meriggioli - Psicologa Psicoterapeuta
Via Roma 131, Spinea Ve
Tel. 3498534295 www.federicameriggioli.com
[#2]
gentile utente, insoddisfazione, angoscia, arrendevolezza, senso di inutilità...sono tutti elementi che emergono almeno dalle parole del suo racconto.
eppure parla anche di sogni, desideri, in un certo qual modo anche di prospettive, e questo perchè dentro di noi, anche nelle situazioni di peggior disperazione, c'è quella parte "sana" a cui ancorarci quando tutto sembra perduto.
rivolgersi ad un terapeuta per iniziare un percorso tutto suo potrebbe essere quella via da perseguire insieme ai suoi sogni.
per ora la saluto con cordialità e ci faccia sapere.
eppure parla anche di sogni, desideri, in un certo qual modo anche di prospettive, e questo perchè dentro di noi, anche nelle situazioni di peggior disperazione, c'è quella parte "sana" a cui ancorarci quando tutto sembra perduto.
rivolgersi ad un terapeuta per iniziare un percorso tutto suo potrebbe essere quella via da perseguire insieme ai suoi sogni.
per ora la saluto con cordialità e ci faccia sapere.
Dr. Luigi Gileno
[#3]
Anche se sembra disinteressata a prendersi cura di se stessa, anzi, proprio per questo, sarebbero opportuni dei colloqui specialistici, perché potrebbe trovarsi agli inizi di uno stato depressivo. In tale sede le potranno dare un parere più preciso ed eventualmente suggerire delle cure.
Intanto legga qui e veda quanto si ritrova in queste descrizioni:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_depress.htm
Cordiali saluti
Intanto legga qui e veda quanto si ritrova in queste descrizioni:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_depress.htm
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#4]
Gentile utente, se lei scrive non riesco piu' ad emozionarmi, significa forse che prima ci riusciva?
A me sembra tanto spaventata della o dalla vita, provi a chiedersi cosa le interessa veramente a partire dai suoi studi, dove pare da una parte preoccupata per il rendimento, dall'altra dalla voglia di cambiare facolta'.
Auguri
A me sembra tanto spaventata della o dalla vita, provi a chiedersi cosa le interessa veramente a partire dai suoi studi, dove pare da una parte preoccupata per il rendimento, dall'altra dalla voglia di cambiare facolta'.
Auguri
Dr. Maurizio Brescello
[#5]
Ex utente
esatto: sono spaventata dalla vita e sono ossessionata da una perfezione che non potrò mai raggiungere.
sono spaventata dalla vita, non mi sento all'altezza di tutto ciò che dovro' inevitabilmente affrontare ora che ormai sono un'adulta; ora che i miei atteggiamenti non potranno più essere giustificati definendoli 'timidi', ma iniziano ad essere 'diseducati' o ancor peggio 'asociali', perchè ormai ho 20 anni e non sono più una bambina
non ho detto che qualche mese fa è morto il mio eccezionale nonno, ma mi sembra di aver preso abbastanza bene la cosa,anche perchè la sua è stata una vita lunga e piena.Non penso sia questa la causa del mio malessere.
E' come se improvvisamente ad un tratto mi fossi resa conto che non potrò mai avere un rapporto sincero con nessuno.Non riesco a fidarmi degli altri.
Mi sento fortemente dipendente dalla mia famiglia: senza i miei genitori o mia sorella o mio fratello sarei persa,e loro sono i miei unici confidenti; essendo la più piccola ho sempre percorso le loro orme, ho avuto sempre come esempi i miei fratelli, ma ora in questa nuova fase della mia vita ho scelto strade diverse dalle loro, sia per quanto riguarda la citta che la facoltà...mi sento incapace a farcela da sola, mi sembra difficilissimo adesso farmi una mia vita, fare le mie esperienze senza i loro consigli. E la cosa più brutta è che non li sento più vicini a me come prima, perchè forse sono ormai consapevoli del fatto che la mia è una dipendenza che mi impedisce di volare con le mie ali. Mi sento persa, non ho più guide ne 'fisiche' ne 'spirituali', in quanto il mio rapporto con la fede è ancora più compromesso. Sono in un bosco davanti ad un incrocio pieno di strade, è notte, non vedo niente e l'unica cosa che riesco a fare è stare ferma immobile,uccisa dall'indecisione e dalla paura di compiere anche il minimo gesto. Come riuscire ad andare avanti,cioè semplicemente a vivere in questa società di superficiali attori?Ma perchè se li considero tali mi sento così a disagio davanti alle persone?mi sento un pozzo di contraddizioni, e tutto cio' probabilmente rende anche difficile aiutarmi. Come posso sentirmi all'altezza della vita?Come staccarmi dai miei familiari?come potrei avere mai una famiglia mia se resto così profondamente ancorata alla mia?Come staccarmi da questo maledetto bisogno di perfezione a cui inutilmente miro? non potrò mai liberarmi della persona che più mi angoscia, perchè è proprio qui nella mia testa. E' tutto così brutto e vuoto, senza senso, inutile. Ogni cosa. A chi potrei mai piacere? io da sola non so esistere, non sono nessuno. giustifico tutti coloro a cui sono indifferente, la cosa più brutta,perchè testimonia la mia non-esistenza.
sono spaventata dalla vita, non mi sento all'altezza di tutto ciò che dovro' inevitabilmente affrontare ora che ormai sono un'adulta; ora che i miei atteggiamenti non potranno più essere giustificati definendoli 'timidi', ma iniziano ad essere 'diseducati' o ancor peggio 'asociali', perchè ormai ho 20 anni e non sono più una bambina
non ho detto che qualche mese fa è morto il mio eccezionale nonno, ma mi sembra di aver preso abbastanza bene la cosa,anche perchè la sua è stata una vita lunga e piena.Non penso sia questa la causa del mio malessere.
E' come se improvvisamente ad un tratto mi fossi resa conto che non potrò mai avere un rapporto sincero con nessuno.Non riesco a fidarmi degli altri.
Mi sento fortemente dipendente dalla mia famiglia: senza i miei genitori o mia sorella o mio fratello sarei persa,e loro sono i miei unici confidenti; essendo la più piccola ho sempre percorso le loro orme, ho avuto sempre come esempi i miei fratelli, ma ora in questa nuova fase della mia vita ho scelto strade diverse dalle loro, sia per quanto riguarda la citta che la facoltà...mi sento incapace a farcela da sola, mi sembra difficilissimo adesso farmi una mia vita, fare le mie esperienze senza i loro consigli. E la cosa più brutta è che non li sento più vicini a me come prima, perchè forse sono ormai consapevoli del fatto che la mia è una dipendenza che mi impedisce di volare con le mie ali. Mi sento persa, non ho più guide ne 'fisiche' ne 'spirituali', in quanto il mio rapporto con la fede è ancora più compromesso. Sono in un bosco davanti ad un incrocio pieno di strade, è notte, non vedo niente e l'unica cosa che riesco a fare è stare ferma immobile,uccisa dall'indecisione e dalla paura di compiere anche il minimo gesto. Come riuscire ad andare avanti,cioè semplicemente a vivere in questa società di superficiali attori?Ma perchè se li considero tali mi sento così a disagio davanti alle persone?mi sento un pozzo di contraddizioni, e tutto cio' probabilmente rende anche difficile aiutarmi. Come posso sentirmi all'altezza della vita?Come staccarmi dai miei familiari?come potrei avere mai una famiglia mia se resto così profondamente ancorata alla mia?Come staccarmi da questo maledetto bisogno di perfezione a cui inutilmente miro? non potrò mai liberarmi della persona che più mi angoscia, perchè è proprio qui nella mia testa. E' tutto così brutto e vuoto, senza senso, inutile. Ogni cosa. A chi potrei mai piacere? io da sola non so esistere, non sono nessuno. giustifico tutti coloro a cui sono indifferente, la cosa più brutta,perchè testimonia la mia non-esistenza.
[#6]
Da quello che capisco nell'ultima parte della sua giovane vita lei ha introdotto novita' importanti. La scelta della facolta' che l'ha portata lontana da casa e' stata una scelta importante che probabilmente sta faticando a metabolizzare. Pero' ne e' stata capace, ha comunque mostrato che e' in grado di prendere decisioni anche se queste costano fatica. Mi soffermerei maggiormente sulla sua esigenza di essere perfetta in ogni cosa che fa. Lei chiede "come posso sentirmi all'altezza della vita?" Certamente imparando ad accettare i suoi limiti, che come tutti, avra' inevitabilmente anche lei. I limiti, spesso sono visti con un'accezione negativa, ma di converso sono anche elementi caratterizzanti la nostra persona. Noi in qualche maniera siamo i nostri limiti, come i contorni di una sagoma in un disegno, senza quei limiti, il disegno non esisterebbe. In questo percorso, se lo stato attuale perdurasse, consiglio un supporto psicologico.
Auguri
Auguri
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 24.2k visite dal 06/05/2011.
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