Perfezionismo clinico
gentili dottori,
sono una ragazza di 29 anni.
da 3 anni sono in cura a momenti alterni con cipralex e depakin per tenere l'ansia sotto controllo in fasi molto stressanti della mia vita.
contemporaneamente seguo una terapia psicologica ad orientamento analitico.
recentemente pensavo di aver risolto i miei problemi quando ho avuto l'ennesima ricaduta, con ansia e depressione.
scoraggiata dalla necessità di ricorrere nuovamente ai farmaci per fare fronte all'ansia e al senso di fallimento mi sono rivolta presso un centro di terapia cognitivo comportamentale dove mi hanno diagnosticato in un primo colloquio un perfezionismo clinico e mi hanno proposto una terapia combinata con uno psichiatra del centro (per abbandonare le medicine, eccessive secondo la psichiatra che mi ha fatto il colloquio) e uno psicologo ad orientamento cognitivo comportamentale.
leggendo un pò su internet mi rendo conto che il lavoro da fare è lungo e quindi che forse la mia psicologa in realtà in questi 3 anni non ha lavorato male come pensavo...è proprio il lavoro che è lungo di suo.
il problema è che di fronte alle crisi di ansia continuo a ricorrere alle medicine e non lo vorrei...
per cui ho pensato che la terapia cognitivo comportamentale potesse darmi maggiori strumenti anche per affrontare le crisi di ansia che mi vengono...ma temo di dover ripartire da capo e buttare 3 anni di lavoro.
quello che vi chiedo è se in base alla vostra esperienza a fronte di un perfezionismo clinico ci sia una psicoterapia preferibile come quella cognitiva comportamentale o se entrambe sono efficaci e con tempi uguali quindi forse meglio rimanere con la mia.
vi ringrazio per l'attenzione e la disponibilità.
sono una ragazza di 29 anni.
da 3 anni sono in cura a momenti alterni con cipralex e depakin per tenere l'ansia sotto controllo in fasi molto stressanti della mia vita.
contemporaneamente seguo una terapia psicologica ad orientamento analitico.
recentemente pensavo di aver risolto i miei problemi quando ho avuto l'ennesima ricaduta, con ansia e depressione.
scoraggiata dalla necessità di ricorrere nuovamente ai farmaci per fare fronte all'ansia e al senso di fallimento mi sono rivolta presso un centro di terapia cognitivo comportamentale dove mi hanno diagnosticato in un primo colloquio un perfezionismo clinico e mi hanno proposto una terapia combinata con uno psichiatra del centro (per abbandonare le medicine, eccessive secondo la psichiatra che mi ha fatto il colloquio) e uno psicologo ad orientamento cognitivo comportamentale.
leggendo un pò su internet mi rendo conto che il lavoro da fare è lungo e quindi che forse la mia psicologa in realtà in questi 3 anni non ha lavorato male come pensavo...è proprio il lavoro che è lungo di suo.
il problema è che di fronte alle crisi di ansia continuo a ricorrere alle medicine e non lo vorrei...
per cui ho pensato che la terapia cognitivo comportamentale potesse darmi maggiori strumenti anche per affrontare le crisi di ansia che mi vengono...ma temo di dover ripartire da capo e buttare 3 anni di lavoro.
quello che vi chiedo è se in base alla vostra esperienza a fronte di un perfezionismo clinico ci sia una psicoterapia preferibile come quella cognitiva comportamentale o se entrambe sono efficaci e con tempi uguali quindi forse meglio rimanere con la mia.
vi ringrazio per l'attenzione e la disponibilità.
[#1]
Gentile signorina,
ha parlato con la sua psicoterapeuta dei dubbi che ha riguardo al percorso che state svolgendo, e del fatto che ha ritenuto utile cercare altre soluzioni?
Credo che questa sia la prima cosa da fare: è comprensibile che di fronte ad un peggioramento, magari temporaneo, lei si senta demotivata e si chieda se ha intrapreso il percorso giusto, ma senza confrontarsi con chi ha lavorato assieme a lei sulla sua situazione in questi anni non può fare il punto della situazione e prendere decisioni.
Qualunque psicoterapia è adatta a curare i disturbi di natura ansiosa e depressiva, cambia il livello d'approfondimento del problema e la tecnica utilizzata.
Forse al centro di TCC le hanno spiegato che effettuano interventi focalizzati sul sintomo, attuabili anche quando la persona sta seguendo un altro tipo di terapia, come quella psicoanalitica.
In linea di massima quindi i due percorsi possono essere integrati, ma prima di fare una scelta deve parlarne con la sua psicoterapeuta.
ha parlato con la sua psicoterapeuta dei dubbi che ha riguardo al percorso che state svolgendo, e del fatto che ha ritenuto utile cercare altre soluzioni?
Credo che questa sia la prima cosa da fare: è comprensibile che di fronte ad un peggioramento, magari temporaneo, lei si senta demotivata e si chieda se ha intrapreso il percorso giusto, ma senza confrontarsi con chi ha lavorato assieme a lei sulla sua situazione in questi anni non può fare il punto della situazione e prendere decisioni.
Qualunque psicoterapia è adatta a curare i disturbi di natura ansiosa e depressiva, cambia il livello d'approfondimento del problema e la tecnica utilizzata.
Forse al centro di TCC le hanno spiegato che effettuano interventi focalizzati sul sintomo, attuabili anche quando la persona sta seguendo un altro tipo di terapia, come quella psicoanalitica.
In linea di massima quindi i due percorsi possono essere integrati, ma prima di fare una scelta deve parlarne con la sua psicoterapeuta.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
sì ne ho parlato.
non posso dire che la mia psicologa abbia lavorato male, tutt'altro.
quello che mi sento di dire è che a tutt'oggi di fronte a situazioni che percepisco come stressanti perchè mi sento "intrappolata" perchè non ottengo subito quello che voglio mi scatta prima l'ansia che non ce la farò mai, poi il panico ed infine la depressione e ricorro ai farmaci e questo mi fa sentire sconfitta due volte.
capisco che sia un errore mio, capisco dove sta l'errore ma non riesco a frenare le ripercussioni che ciò ha sul mio corpo che ovviamente poi mi compromettono dal punto di vista lavorativo e sociale.
ho pensato che uno psicoterapeuta che parla con lo psichiatra anzichè due persone che vanno per i fatti propri e una terapia che possa agire sui sintomi sia a questo punto opportuna ed attualmente non è così.
la mia psicologa, per quanto brava, non è in grado di agire sui sintomi dell'ansia e la mia psichiatra mi riempie immediatamente di medicine...
non posso dire che la mia psicologa abbia lavorato male, tutt'altro.
quello che mi sento di dire è che a tutt'oggi di fronte a situazioni che percepisco come stressanti perchè mi sento "intrappolata" perchè non ottengo subito quello che voglio mi scatta prima l'ansia che non ce la farò mai, poi il panico ed infine la depressione e ricorro ai farmaci e questo mi fa sentire sconfitta due volte.
capisco che sia un errore mio, capisco dove sta l'errore ma non riesco a frenare le ripercussioni che ciò ha sul mio corpo che ovviamente poi mi compromettono dal punto di vista lavorativo e sociale.
ho pensato che uno psicoterapeuta che parla con lo psichiatra anzichè due persone che vanno per i fatti propri e una terapia che possa agire sui sintomi sia a questo punto opportuna ed attualmente non è così.
la mia psicologa, per quanto brava, non è in grado di agire sui sintomi dell'ansia e la mia psichiatra mi riempie immediatamente di medicine...
[#4]
Utente
che lei non era d'accordo su interrompere la terapia ma che ero ovviamente libera di scegliere e provare a rivolgermi ad un altro professionista.
che quando ho iniziato sapevo che era un percorso lungo ma che non lo accetto.
che a tutt'oggi continuo a ripetere lo schema del tutto e subito per cui se non ottengo una soluzione subito mi faccio prendere dall'ansia.
che appena sto male vorrei subito la soluzione e corro a prendere le medicine.
ho pensato che delle due l'una; se a tutt'oggi faccio gli errori di 3 anni fa c'è qualcosa che non va in questa psicoterapia-
se invece non è così allora però c'è qualcosa che non va cmq a livello di controllo dei sintomi che continuo a non gestire. insomma da qualche parte c'è qualcosa che non va.
capisco che non siano tanti 3 anni. ma non mi paiono nemmeno pochi.
che quando ho iniziato sapevo che era un percorso lungo ma che non lo accetto.
che a tutt'oggi continuo a ripetere lo schema del tutto e subito per cui se non ottengo una soluzione subito mi faccio prendere dall'ansia.
che appena sto male vorrei subito la soluzione e corro a prendere le medicine.
ho pensato che delle due l'una; se a tutt'oggi faccio gli errori di 3 anni fa c'è qualcosa che non va in questa psicoterapia-
se invece non è così allora però c'è qualcosa che non va cmq a livello di controllo dei sintomi che continuo a non gestire. insomma da qualche parte c'è qualcosa che non va.
capisco che non siano tanti 3 anni. ma non mi paiono nemmeno pochi.
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Gent.le ragazza,
la sua analista ha fatto un buon lavoro ma lei continua a fare gli stessi errori, come se il suo cambiamento sia da attribuire solo alla capacità di gestire i sintomi (perfezionismo), tuttavia dato che non ci riesce allora preferirebbe cambiare terapeuta e psichiatra.
In realtà lei sta facendo i conti con la sua rigidità, con la difficoltà ad ascoltare il suo vissuto anziché cercare di anestetizzarlo con il farmaco, perché tutto ciò le rimanda un senso di inadeguatezza per lei intollerabile, cosa ne pensa?
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#6]
Utente
gentili dott.sse grazie anzitutto per le risposte.
rispondendo alla dott.ssa torreggiani quello di cosa dico o non dico è un problema di cui ho parlato di recente alla dott.ssa giusto qualche seduta fa, quando lei mi ha chiesto perchè non le ho parlato subito dei dubbi che avevo sul cambiare lavoro prima che arrivasse la crisi.
la risposta è che non ne parlo a lei perchè non ne parlo a me.
io a lei non dico le cose che non mi voglio dire.
a quel punto l'ho accusata di non farmi domande, che se lei mi facesse delle domande io sarei costretta a rispondere, mentre parlando praticamente da sola scelgo io cosa dire, sebbene non lo faccia coscientemente di evitare degli argomenti.
le dico che va tutto bene perchè me lo dico.
finchè non scoppio.
il problema è sempre lo stesso, non riesco a frenarmi prima di arrivare al massimo della sopportazione.
forse è vero che non mi aiuterebbe cambiare psicoterapeuta anche perchè in questi 3 anni abbiamo lavorato tanto e lei è un pò la mia memoria quando io per prima tendo a cercare di dimenticarmi ciò che non mi piace.
quello che vorrei imparare sono le tecniche per evitare di arrivare a scoppiare, per frenarmi prima, ma temo davvero che l'unico modo sia quello di ascoltarsi...solo che lei continua a ripetermi "con calma..." laddove io vorrei qualcuno che mi aiutasse a tirare fuori quello che sento...
rispondendo alla dott.ssa torreggiani quello di cosa dico o non dico è un problema di cui ho parlato di recente alla dott.ssa giusto qualche seduta fa, quando lei mi ha chiesto perchè non le ho parlato subito dei dubbi che avevo sul cambiare lavoro prima che arrivasse la crisi.
la risposta è che non ne parlo a lei perchè non ne parlo a me.
io a lei non dico le cose che non mi voglio dire.
a quel punto l'ho accusata di non farmi domande, che se lei mi facesse delle domande io sarei costretta a rispondere, mentre parlando praticamente da sola scelgo io cosa dire, sebbene non lo faccia coscientemente di evitare degli argomenti.
le dico che va tutto bene perchè me lo dico.
finchè non scoppio.
il problema è sempre lo stesso, non riesco a frenarmi prima di arrivare al massimo della sopportazione.
forse è vero che non mi aiuterebbe cambiare psicoterapeuta anche perchè in questi 3 anni abbiamo lavorato tanto e lei è un pò la mia memoria quando io per prima tendo a cercare di dimenticarmi ciò che non mi piace.
quello che vorrei imparare sono le tecniche per evitare di arrivare a scoppiare, per frenarmi prima, ma temo davvero che l'unico modo sia quello di ascoltarsi...solo che lei continua a ripetermi "con calma..." laddove io vorrei qualcuno che mi aiutasse a tirare fuori quello che sento...
[#7]
Utente
grazie dott.ssa torreggiani, rispondo anche alla gent.ma dott.ssa pamplone cui prima non ho risposto perchè non ho capito molto il post.
in altre parole il perfezionismo non sarebbe una diagnosi ma un sintomo?
io pensavo fosse una diagnosi...
e su questo credo la dott.ssa che mi segue abbia lavorato molto bene e stia cercando di farlo.
il sintomo che non riesco tutt'ora a gestire se non con i farmaci è l'ansia che si ripercuote a livello fisico togliendomi il sonno e buttandomi in rimuginii che poi finiscono in depressione e senso di fallimento e che placo solo coi farmaci.
è su quello che mi chiedo se non esista una terapia più efficace, che mi eviti il ricorso ai farmaci ogni volta nelle situazioni di crisi.
intendiamoci, non è che io viva sempre così, ma quando mi capita di sentirmi senza una via di uscita, ad esempio da un lavoro che non mi piace, mi capitano questi momenti e mi chiedo se davvero non sia possibile intervenire diversamente...
in altre parole il perfezionismo non sarebbe una diagnosi ma un sintomo?
io pensavo fosse una diagnosi...
e su questo credo la dott.ssa che mi segue abbia lavorato molto bene e stia cercando di farlo.
il sintomo che non riesco tutt'ora a gestire se non con i farmaci è l'ansia che si ripercuote a livello fisico togliendomi il sonno e buttandomi in rimuginii che poi finiscono in depressione e senso di fallimento e che placo solo coi farmaci.
è su quello che mi chiedo se non esista una terapia più efficace, che mi eviti il ricorso ai farmaci ogni volta nelle situazioni di crisi.
intendiamoci, non è che io viva sempre così, ma quando mi capita di sentirmi senza una via di uscita, ad esempio da un lavoro che non mi piace, mi capitano questi momenti e mi chiedo se davvero non sia possibile intervenire diversamente...
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Gent.le ragazza,
lei in psicoterapia oltre ad individuare "strategie di gestione del sintomo", sta realizzando un processo molto più ampio e profondo che le consentirà di accettare e, in seguito, modificare gli aspetti del suo modo di essere che ora percepisce come invalidanti e quindi tende a rifiutare.
In questo senso parlavo di rigidità e di inefficacia di un utilizzo del farmaco che si trasforma in alibi per nascondersi a sé stessi, aspetti che sembrano caratterizzare il suo vissuto attuale e che potrebbero rallentare il suo processo di crescita personale.
lei in psicoterapia oltre ad individuare "strategie di gestione del sintomo", sta realizzando un processo molto più ampio e profondo che le consentirà di accettare e, in seguito, modificare gli aspetti del suo modo di essere che ora percepisce come invalidanti e quindi tende a rifiutare.
In questo senso parlavo di rigidità e di inefficacia di un utilizzo del farmaco che si trasforma in alibi per nascondersi a sé stessi, aspetti che sembrano caratterizzare il suo vissuto attuale e che potrebbero rallentare il suo processo di crescita personale.
[#9]
"Perfezionismo clinico" non mi risulta come diagnosi, anche se sembra riferirsi a un quadro ossessivo. Da come si descrive lei sembra mostrare in effetti una certa tendenza ossessiva, però è difficile dirle da qui se le cure che ha fatto o sta facendo siano adeguate.
A leggerla, sembra che stia cercando soprattutto conferme sulla bontà della terapia fatta e su quella che eventualmente si appresterebbe a fare.
>>> leggendo un pò su internet mi rendo conto che il lavoro da fare è lungo
>>>
Cioè, che cosa avrebbe letto?
Cordiali saluti
A leggerla, sembra che stia cercando soprattutto conferme sulla bontà della terapia fatta e su quella che eventualmente si appresterebbe a fare.
>>> leggendo un pò su internet mi rendo conto che il lavoro da fare è lungo
>>>
Cioè, che cosa avrebbe letto?
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 3k visite dal 05/05/2011.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.