Sospetta depressione
Buongiorno,
vi scrivo per avere un vostro consiglio e soprattutto per capire se ho bisogno di un auito psicologico più approfondito.
Parto col dire che sono la mamma di un bimbo di 2 anni e mezzo amatissimo e stravoluto.
i fatti sono questi:
nel febbraio del 2008 rimango incinta di mio figlio dopo soli 2 mesi da un aborto spontaneo dal quale non mi ero affatto ripresa psicologicamente.
Ho vissuto tutta la gravidanza pensando solo a quello che sarebbe potuto andare storto e avendo il terrore del parto, mai una volta mi sono concessa il lusso di immaginare il "dopo" o anche solo il viso di mio figlio.
Così paradossalmente quando mio figlio è nato io mi sono ritrovata del tutto impreparata all'evento!
E qui iniziano i problemi, mio figlio non ha dormito per i suoi primi 6 mesi di vita!! faceva pisolini di mezz'ora per poi stare sveglio 2 o 3 ore che passavano tra allattamento (al seno) e pianti incosolabili, sempre portato in braccio!! la notte io non dormivo mai perchè il bimbo piangeva sempre o voleva mangiare mentre il giorno riuscivo a fare anch'io dei micro pisolini tra le poppate grazie all'aiuto di mia madre.
In pratica non vivevo più passavo i giorni a letto a cercare di recuperare un minimo di forze e di sonno e la notte sveglia a consolare il mio inconsolabile bimbo.
A un mese dal parto poi ho dovuto subire un raschiamento perchè non avevo espulso tutti i residui del parto e anche tornare in ospedale non è stato facile!
Durante i primi mesi di vita di mio figlio non sono riuscita a creare un rapporto affettivo con lui, mi sentivo sopraffatta dalla stanchezza e spesso ho pensato di aver commesso l'errore più grande della mia vita a mettere al mondo quel bambino
Ero allo stremo delle forze.
Poi il bimbo ha compiuto 6 mesi e ho iniziato lo svezzamento e piano piano ha iniziato a dormire un po di più e io con lui, riuscivamo almeno a farci 3 o 4 ore filate per notte e per me era già un miracolo.
Inutile dire che in quel periodo io ero uno zoombie, ero stanchissima e sempre di cattivo umore, mi sentivo un fallimento come madre e pensavo che non sarei mai riuscita ad amare mio figlio come una madre dovrebbe fare.
Ora le cose sono notevolmente migliorate, mio figlio dorme la notte tranquillo (da circa un anno) e tutta la famiglia ha ormai riacquistato un ritmo di vita normale.
Io sono tornata al lavoro (sono impiegata part time) quando mio figlio aveva nove mesi.
Ora il problema è che io continuo spesso a sentirmi giù di morale e stanchissima, certo non mi succede tutti i giorni ma in una settimana almeno 1 o 2 volte mi capita.
Sono poco ottimista nei riguardi del futuro e soprattutto quando penso ad una seconda maternità (che vorrei e che anche mio marito vuole fortemente) sono terrorizzata perchè ho paura di dover ripassare il calvario già affrontato e di non avere la forza di farlo.
Quando mi guardo indietro penso "ma come ho fatto a resistere e a sopravvivere senza dormire per 6 mesi?!"
Poi c'è un'altra questione che mi assilla, circa un mese fa mia madre (60 anni) ha avuto un piccolo attacco ischemico, fortunatamente senza conseguenze e i medici hanno scoperto che ha una carotide ostruita al 60% e quindi rischio di ulteriori ictus.
Bhe io appena ho ricevuto la notizia sono caduta nella disperazione, sono andata avanti 2 giorni a piangere pensando che avrei potuto perdere mia mamma a breve.
Ora a distanza di mese va meglio nel senso che ho accettato la cosa ma continuo a pensare spessissimo al momento in cui perderò i miei genitori (sono figlia unica) penso che mi ritroverò sola al mondo e che non so come affronterò il dolore.
Certo il pensiero di avere mio figlio mia aiuta ma non mi basta per consolarmi e non farmi soffrire.
Mio marito dice che dovrei farmi bastare l'amore per mio figlio e questo mi fa sentire in colpa perchè non è così.
A grandi linee la situazione è questa, certo spiegare le cose per e-mail non è facile e forse non sono stata nemmeno esaustiva ma vorrei sapere secondo lei ho bisogno di essere seguita da uno psicoterapeuta? Avrei bisogno di un aiuto farmacologico?
Grazie della disponibilità
Elisa
vi scrivo per avere un vostro consiglio e soprattutto per capire se ho bisogno di un auito psicologico più approfondito.
Parto col dire che sono la mamma di un bimbo di 2 anni e mezzo amatissimo e stravoluto.
i fatti sono questi:
nel febbraio del 2008 rimango incinta di mio figlio dopo soli 2 mesi da un aborto spontaneo dal quale non mi ero affatto ripresa psicologicamente.
Ho vissuto tutta la gravidanza pensando solo a quello che sarebbe potuto andare storto e avendo il terrore del parto, mai una volta mi sono concessa il lusso di immaginare il "dopo" o anche solo il viso di mio figlio.
Così paradossalmente quando mio figlio è nato io mi sono ritrovata del tutto impreparata all'evento!
E qui iniziano i problemi, mio figlio non ha dormito per i suoi primi 6 mesi di vita!! faceva pisolini di mezz'ora per poi stare sveglio 2 o 3 ore che passavano tra allattamento (al seno) e pianti incosolabili, sempre portato in braccio!! la notte io non dormivo mai perchè il bimbo piangeva sempre o voleva mangiare mentre il giorno riuscivo a fare anch'io dei micro pisolini tra le poppate grazie all'aiuto di mia madre.
In pratica non vivevo più passavo i giorni a letto a cercare di recuperare un minimo di forze e di sonno e la notte sveglia a consolare il mio inconsolabile bimbo.
A un mese dal parto poi ho dovuto subire un raschiamento perchè non avevo espulso tutti i residui del parto e anche tornare in ospedale non è stato facile!
Durante i primi mesi di vita di mio figlio non sono riuscita a creare un rapporto affettivo con lui, mi sentivo sopraffatta dalla stanchezza e spesso ho pensato di aver commesso l'errore più grande della mia vita a mettere al mondo quel bambino
Ero allo stremo delle forze.
Poi il bimbo ha compiuto 6 mesi e ho iniziato lo svezzamento e piano piano ha iniziato a dormire un po di più e io con lui, riuscivamo almeno a farci 3 o 4 ore filate per notte e per me era già un miracolo.
Inutile dire che in quel periodo io ero uno zoombie, ero stanchissima e sempre di cattivo umore, mi sentivo un fallimento come madre e pensavo che non sarei mai riuscita ad amare mio figlio come una madre dovrebbe fare.
Ora le cose sono notevolmente migliorate, mio figlio dorme la notte tranquillo (da circa un anno) e tutta la famiglia ha ormai riacquistato un ritmo di vita normale.
Io sono tornata al lavoro (sono impiegata part time) quando mio figlio aveva nove mesi.
Ora il problema è che io continuo spesso a sentirmi giù di morale e stanchissima, certo non mi succede tutti i giorni ma in una settimana almeno 1 o 2 volte mi capita.
Sono poco ottimista nei riguardi del futuro e soprattutto quando penso ad una seconda maternità (che vorrei e che anche mio marito vuole fortemente) sono terrorizzata perchè ho paura di dover ripassare il calvario già affrontato e di non avere la forza di farlo.
Quando mi guardo indietro penso "ma come ho fatto a resistere e a sopravvivere senza dormire per 6 mesi?!"
Poi c'è un'altra questione che mi assilla, circa un mese fa mia madre (60 anni) ha avuto un piccolo attacco ischemico, fortunatamente senza conseguenze e i medici hanno scoperto che ha una carotide ostruita al 60% e quindi rischio di ulteriori ictus.
Bhe io appena ho ricevuto la notizia sono caduta nella disperazione, sono andata avanti 2 giorni a piangere pensando che avrei potuto perdere mia mamma a breve.
Ora a distanza di mese va meglio nel senso che ho accettato la cosa ma continuo a pensare spessissimo al momento in cui perderò i miei genitori (sono figlia unica) penso che mi ritroverò sola al mondo e che non so come affronterò il dolore.
Certo il pensiero di avere mio figlio mia aiuta ma non mi basta per consolarmi e non farmi soffrire.
Mio marito dice che dovrei farmi bastare l'amore per mio figlio e questo mi fa sentire in colpa perchè non è così.
A grandi linee la situazione è questa, certo spiegare le cose per e-mail non è facile e forse non sono stata nemmeno esaustiva ma vorrei sapere secondo lei ho bisogno di essere seguita da uno psicoterapeuta? Avrei bisogno di un aiuto farmacologico?
Grazie della disponibilità
Elisa
[#1]
Gentile signora,
di sicuro vivere l'esperienza di un aborto rappresenta un evento traumatico che lascia il segno.
Da quello che poi lei ci racconta il periodo seguente è stato altrettanto impegnativo e, forse, non vissuto con serenità.
Sembra che la sua stanchezza sia legata sicuramente ai ritmi di vita incalzanti, ma anche ad un impegno mentale che le porta via molte energie.
Le suggerisco di contattare uno psicoterapeuta che la aiuti ad elaborare gli venti vissuti e a riprendere più serenamente la sua vita.
Cari auguri
di sicuro vivere l'esperienza di un aborto rappresenta un evento traumatico che lascia il segno.
Da quello che poi lei ci racconta il periodo seguente è stato altrettanto impegnativo e, forse, non vissuto con serenità.
Sembra che la sua stanchezza sia legata sicuramente ai ritmi di vita incalzanti, ma anche ad un impegno mentale che le porta via molte energie.
Le suggerisco di contattare uno psicoterapeuta che la aiuti ad elaborare gli venti vissuti e a riprendere più serenamente la sua vita.
Cari auguri
Dr.ssa Federica Meriggioli - Psicologa Psicoterapeuta
Via Roma 131, Spinea Ve
Tel. 3498534295 www.federicameriggioli.com
[#2]
Buongiorno Elisa
Non deve confondere la stanchezza e il trauma dell'aborto subìto con la mancanza d'amore per suo figlio. Si tratta di cose diversissime. I bambini appena nati sottopongono spesso i genitori a stress, dato che ancora devono "imparare" un ritmo sonno-veglia compatibile. Anche fosse solo per capire questo, sarebbe giustificato il ricorso allo psicologo psicoterapeuta. Non necessariamente dovrebbe trattarsi di un percorso lungo e impegnativo.
L'apprensione per la salute di sua madre sarebbe anche questo un ottimo motivo per chiedere aiuto, dato che, stando meglio e più serena lei, potrà essere più utile anche alla mamma.
Legga qui e s'informi:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
Cordiali saluti
Non deve confondere la stanchezza e il trauma dell'aborto subìto con la mancanza d'amore per suo figlio. Si tratta di cose diversissime. I bambini appena nati sottopongono spesso i genitori a stress, dato che ancora devono "imparare" un ritmo sonno-veglia compatibile. Anche fosse solo per capire questo, sarebbe giustificato il ricorso allo psicologo psicoterapeuta. Non necessariamente dovrebbe trattarsi di un percorso lungo e impegnativo.
L'apprensione per la salute di sua madre sarebbe anche questo un ottimo motivo per chiedere aiuto, dato che, stando meglio e più serena lei, potrà essere più utile anche alla mamma.
Legga qui e s'informi:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
Gentile Elisa, si è spiegata molto bene.
La maternità è un momento molto delicato, sia per le modificazioni corporee, sia il vissuto psicologico, sia per chi, come Lei, aveva alle spalle un lutto, non elaborato di un altro figlio.
Oltre a tutto questo un bimbo che piange spesso per i primi mesi!
E' facile sentirsi sopraffatte e magari inadeguate.
Tuttavia ciò che Lei scrive è comune a molte mamme.
Dopo soli 9 mesi dal parto è tornata al lavoro; ora pensa al secondo figlio, che desidera, ma ha anche una maggiore consapevolezza di cosa comporta essere mamma (è profondamente diverso immaginarsi mamma e tenere in braccio il proprio figlio!), con aspetti anche critici (Che calvario passare notti insonne!).
Anche la situazione che le mette angoscia relativa alla salute della Sua mamma rientra in tutto questo: è chiaro che una brutta notizia su una persona cara ci fa stare male e in ansia.
Tuttavia Lei ha e ha dimostrato di avere tante risorse.
Ad es. utilizzare sua mamma come aiuto per suo figlio.
Provi a circondarsi in prima battuta delle persone che Le vogliono bene. Spesso non è necessario medicalizzare tutto, anche i vissuti più umani (stanchezza, fatica, ecc...).
Un'ultima nota, ma importante, circa il SENSO DI COLPA: faccia attenzione perchè se Lei si sente stanca ed esprime le sue difficoltà (a suo marito) non ha ragione di sentirsi in colpa, ma solo umana!
Perciò niente sensi di colpa! Si occupi di se stessa e del suo benessere, ritagliandosi anche spazi suoi.
Auguri!
La maternità è un momento molto delicato, sia per le modificazioni corporee, sia il vissuto psicologico, sia per chi, come Lei, aveva alle spalle un lutto, non elaborato di un altro figlio.
Oltre a tutto questo un bimbo che piange spesso per i primi mesi!
E' facile sentirsi sopraffatte e magari inadeguate.
Tuttavia ciò che Lei scrive è comune a molte mamme.
Dopo soli 9 mesi dal parto è tornata al lavoro; ora pensa al secondo figlio, che desidera, ma ha anche una maggiore consapevolezza di cosa comporta essere mamma (è profondamente diverso immaginarsi mamma e tenere in braccio il proprio figlio!), con aspetti anche critici (Che calvario passare notti insonne!).
Anche la situazione che le mette angoscia relativa alla salute della Sua mamma rientra in tutto questo: è chiaro che una brutta notizia su una persona cara ci fa stare male e in ansia.
Tuttavia Lei ha e ha dimostrato di avere tante risorse.
Ad es. utilizzare sua mamma come aiuto per suo figlio.
Provi a circondarsi in prima battuta delle persone che Le vogliono bene. Spesso non è necessario medicalizzare tutto, anche i vissuti più umani (stanchezza, fatica, ecc...).
Un'ultima nota, ma importante, circa il SENSO DI COLPA: faccia attenzione perchè se Lei si sente stanca ed esprime le sue difficoltà (a suo marito) non ha ragione di sentirsi in colpa, ma solo umana!
Perciò niente sensi di colpa! Si occupi di se stessa e del suo benessere, ritagliandosi anche spazi suoi.
Auguri!
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#4]
Gentile utente, verosimilmente la stanchezza e l'esperienza traumatica di un aborto lasciano il segno. Le angoscie legate a quel periodo e non elaborate adeguatamente e' probabile possano emergere anche inconsapevolmente e senza un'apparente ragione in seguito. Impari a chiedere aiuto, cosi' come sta facendo ora nel sito, ma anche nella realta' cominciando da suo marito, che nelle sue notti insonni pare essere latitante.
Cordialita'
Cordialita'
Dr. Maurizio Brescello
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.9k visite dal 04/05/2011.
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