Violenza, ira e impulsività
Salve a tutti voi,
vi scrivo questo messaggio perché ho bisogno di un consiglio da parte di uno specialista: mio fratello ha 20 anni e da un annetto e mezzo (circa) soffre di scatti d'ira che lo portano a scaricare la sua rabbia (violenta) su qualsiasi oggetto che si ritrova davanti, per motivi banali o perché semplicemente qualcuno della nostra famiglia lo contraddice (Io ho paura che presto questa sua rabbia repressa possa scaricarla su mia madre o su mia sorella - io mi sono trovato più volte a dovermi difendere da lui fisicamente - all'esterno, invece, si comporta tranquillamente). Purtroppo mio padre non c'è più, è morto diversi anni fa a causa di una brutta malattia... eravamo tutti piccoli, io avevo 15 anni, lui ne aveva 13 e mia sorella soltanto 7. Quando nostro padre morì, mio fratello si trovava in vacanza dai miei zii, che non lo avvertirono di quanto accaduto per tutto il viaggio (gli dissero semplicemente che era grave, quando nostro padre in realtà non c'era più). Quando arrivarono a destinazione, mio fratello, inconsapevole dell'accaduto, venne di corsa a casa e si ritrovò un mucchio di gente attorno alla salma di mio padre e lì per lì rimase scioccato e scappò via. Lui da quel momento ha cominciato ad essere introverso, chiuso e a non parlare con nessuno di noi...mentre all'esterno si è sempre comportato normalmente. Ad oggi quello che riguarda la sua vita fuori casa è un tabù, perché non ci parla di nulla di tutto ciò che gli succede all'esterno delle mura domestiche, anzi si nasconde da noi, quasi fossimo degli estranei. In casa quando capita che qualcuno di noi è insieme a lui nella stessa stanza, tende ad alzarsi e ad andarsene in un altro posto, oppure fa notare eccessivamente che è infastidito dalla presenza di qualcuno di noi. Per lui siamo quasi degli estranei con cui deve fare una convivenza forzata. A lungo andare questi atteggiamenti, come dicevo, sono sfociati in violenza verso gli oggetti (anche se qualche volta se l'è presa anche con me fisicamente)...per motivi futili come non aver chiuso totalmente la porta della sua stanza oppure perché qualcuno di noi entra per dirgli semplicemente che è pronto il pranzo o la cena. In tutto ciò io non so come comportarmi perché sono l'unico a riconoscere il problema...mia madre sembra far finta di nulla, anzi se la prende sia con me che con mia sorella perché dice che non dobbiamo contrastarlo e non dobbiamo far nulla che lo possa far innervosire. Io non sono quasi mai a casa perché sto fuori città per l'università, e quando non ci sono spero sempre che non succeda nulla di grave. Ho provato a parlare di tutto ciò col nostro medico di famiglia, ma lui mi dice di mandargli mio fratello per parlare, ma sono sicuro che di sua spontanea volontà non ci andrà mai, e poi si somma alla questione il fatto che mia madre non si interessa o quanto meno non accetta il problema!!! non so cosa fare, datemi voi un consiglio ... Grazie
vi scrivo questo messaggio perché ho bisogno di un consiglio da parte di uno specialista: mio fratello ha 20 anni e da un annetto e mezzo (circa) soffre di scatti d'ira che lo portano a scaricare la sua rabbia (violenta) su qualsiasi oggetto che si ritrova davanti, per motivi banali o perché semplicemente qualcuno della nostra famiglia lo contraddice (Io ho paura che presto questa sua rabbia repressa possa scaricarla su mia madre o su mia sorella - io mi sono trovato più volte a dovermi difendere da lui fisicamente - all'esterno, invece, si comporta tranquillamente). Purtroppo mio padre non c'è più, è morto diversi anni fa a causa di una brutta malattia... eravamo tutti piccoli, io avevo 15 anni, lui ne aveva 13 e mia sorella soltanto 7. Quando nostro padre morì, mio fratello si trovava in vacanza dai miei zii, che non lo avvertirono di quanto accaduto per tutto il viaggio (gli dissero semplicemente che era grave, quando nostro padre in realtà non c'era più). Quando arrivarono a destinazione, mio fratello, inconsapevole dell'accaduto, venne di corsa a casa e si ritrovò un mucchio di gente attorno alla salma di mio padre e lì per lì rimase scioccato e scappò via. Lui da quel momento ha cominciato ad essere introverso, chiuso e a non parlare con nessuno di noi...mentre all'esterno si è sempre comportato normalmente. Ad oggi quello che riguarda la sua vita fuori casa è un tabù, perché non ci parla di nulla di tutto ciò che gli succede all'esterno delle mura domestiche, anzi si nasconde da noi, quasi fossimo degli estranei. In casa quando capita che qualcuno di noi è insieme a lui nella stessa stanza, tende ad alzarsi e ad andarsene in un altro posto, oppure fa notare eccessivamente che è infastidito dalla presenza di qualcuno di noi. Per lui siamo quasi degli estranei con cui deve fare una convivenza forzata. A lungo andare questi atteggiamenti, come dicevo, sono sfociati in violenza verso gli oggetti (anche se qualche volta se l'è presa anche con me fisicamente)...per motivi futili come non aver chiuso totalmente la porta della sua stanza oppure perché qualcuno di noi entra per dirgli semplicemente che è pronto il pranzo o la cena. In tutto ciò io non so come comportarmi perché sono l'unico a riconoscere il problema...mia madre sembra far finta di nulla, anzi se la prende sia con me che con mia sorella perché dice che non dobbiamo contrastarlo e non dobbiamo far nulla che lo possa far innervosire. Io non sono quasi mai a casa perché sto fuori città per l'università, e quando non ci sono spero sempre che non succeda nulla di grave. Ho provato a parlare di tutto ciò col nostro medico di famiglia, ma lui mi dice di mandargli mio fratello per parlare, ma sono sicuro che di sua spontanea volontà non ci andrà mai, e poi si somma alla questione il fatto che mia madre non si interessa o quanto meno non accetta il problema!!! non so cosa fare, datemi voi un consiglio ... Grazie
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Gent.le ragazzo,
suo fratello ha instaurato una barriera difensiva con tutti i suoi familiari o c'è qualcuno con cui ha ancora qualche rapporto?
suo fratello ha instaurato una barriera difensiva con tutti i suoi familiari o c'è qualcuno con cui ha ancora qualche rapporto?
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Gentile utente,
è difficile dare un suggerimento su una tematica così complessa. Quello che è certo, è che l'intero "sistema" familiare, appare ora disfunzionale per una motivazione che non è definibile come "unica".
Nei casi come quelli della vostra famiglia, normalmente richiedo sempre una terapia familiare, in cui tutti i membri della famiglia iniziano contemporaneamente un percorso. In questi casi non esiste un colpevole e una vittima ma delle dinamiche consequenziate che si auto-influenzano.
Il nodo più difficile è certamente quello di convincere o far prendere consapevolezza del problema alla persona interessata e orientarlo verso un percorso clinico-terapeutico.
Il suggerimento è dunque quello di consultare uno psicoterapeuta, possibilmente ad indirizzo sistemico-familiare o relazionale.
Cordiali saluti.
è difficile dare un suggerimento su una tematica così complessa. Quello che è certo, è che l'intero "sistema" familiare, appare ora disfunzionale per una motivazione che non è definibile come "unica".
Nei casi come quelli della vostra famiglia, normalmente richiedo sempre una terapia familiare, in cui tutti i membri della famiglia iniziano contemporaneamente un percorso. In questi casi non esiste un colpevole e una vittima ma delle dinamiche consequenziate che si auto-influenzano.
Il nodo più difficile è certamente quello di convincere o far prendere consapevolezza del problema alla persona interessata e orientarlo verso un percorso clinico-terapeutico.
Il suggerimento è dunque quello di consultare uno psicoterapeuta, possibilmente ad indirizzo sistemico-familiare o relazionale.
Cordiali saluti.
Dr. Cristian Livolsi
Psicologo/Psicoterapeuta e Ipnologo
www.cristianlivolsi.com
cell. 3387425971
[#3]
Gentile utente,
concordo pienamente con quanto le ha espresso il collega.
Anche dal mio punto di vista sarebbe dunque opportuno rivolgersi ad uno psicoterapeuta familiare ( indicato l'orientamento sistemico-relazionale) per intervenire sulle dinamiche relazionali disfunzionali che mantengono in vita e alimentano le problematicità che ha esposto.
In questo modo sarebbe anche più facile coinvolgere suo fratello, il terapeuta stesso potrebbe fornirvi indicazioni in merito.
Cordialmente
concordo pienamente con quanto le ha espresso il collega.
Anche dal mio punto di vista sarebbe dunque opportuno rivolgersi ad uno psicoterapeuta familiare ( indicato l'orientamento sistemico-relazionale) per intervenire sulle dinamiche relazionali disfunzionali che mantengono in vita e alimentano le problematicità che ha esposto.
In questo modo sarebbe anche più facile coinvolgere suo fratello, il terapeuta stesso potrebbe fornirvi indicazioni in merito.
Cordialmente
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#4]
Utente
Vi ringrazio davvero tanto per i consigli che mi avete cordialmente dato. Proverò a parlare col nostro medico, coinvolgendo anche gli altri componenti della mia famiglia e mi farò consigliare uno psicoterapeuta nella mia zona.
In risposta alla domanda della Dott.ssa Camplone posso dirvi che mio fratello ha creato una vera e propria barriera che separa noi da lui, perché lui, come ho detto prima, non ci vede come la sua famiglia, ma come dei conviventi con cui è costretto a vivere. Di solito la famiglia dovrebbe essere l'anello che nella catena della vita di un individuo non si dovrebbe mai staccare, ma in questo caso mi rendo conto che si sta staccando. Voglio essere realista, tra noi non c'è molto dialogo e l'atmosfera a casa è quasi sempre tesa e non riesco a capirne il motivo ... sono anche consapevole del fatto che quando io, mia madre, mio fratello e mia sorella siamo immersi in un'altra realtà siamo tranquilli e stiamo meglio addirittura. Io, per esempio, quando sono fuori città per l'università mi sento meglio e per me tornare a casa significa stare in un'atmosfera tesa e poco salutare, quindi, per questo motivo preferisco restare più tempo possibile fuori casa. Purtroppo, noi non riusciamo a considerarci una famiglia e credo sia questo il problema che sta al centro di tutto...
Vi ringrazio ancora una volta per le Vostre risposte
Cari saluti
In risposta alla domanda della Dott.ssa Camplone posso dirvi che mio fratello ha creato una vera e propria barriera che separa noi da lui, perché lui, come ho detto prima, non ci vede come la sua famiglia, ma come dei conviventi con cui è costretto a vivere. Di solito la famiglia dovrebbe essere l'anello che nella catena della vita di un individuo non si dovrebbe mai staccare, ma in questo caso mi rendo conto che si sta staccando. Voglio essere realista, tra noi non c'è molto dialogo e l'atmosfera a casa è quasi sempre tesa e non riesco a capirne il motivo ... sono anche consapevole del fatto che quando io, mia madre, mio fratello e mia sorella siamo immersi in un'altra realtà siamo tranquilli e stiamo meglio addirittura. Io, per esempio, quando sono fuori città per l'università mi sento meglio e per me tornare a casa significa stare in un'atmosfera tesa e poco salutare, quindi, per questo motivo preferisco restare più tempo possibile fuori casa. Purtroppo, noi non riusciamo a considerarci una famiglia e credo sia questo il problema che sta al centro di tutto...
Vi ringrazio ancora una volta per le Vostre risposte
Cari saluti
[#5]
Gent.le ragazzo,
mi sembra di capire che nella sua famiglia ci sia un patto implicito che tutti rispettano: evitare di entrare in relazione a tutti i costi, perché essa implica entrare in conflitto e così vi siete dati dei confini che devono essere categoricamente rispettati, pena le reazioni di suo fratello. Negli anni questa situazione paradossale si è stabilizzata e ognuno di voi ha organizzato la sua vita di conseguenza, quindi è improbabile che al momento ci siano le condizioni per un coinvolgimento dell'intero nucleo familiare in un percorso psicoterapeutico.
Il problema non è suo fratello ma l'atmosfera malsana che si respira a casa sua.
A questo punto se lei ha intenzione di mettersi in discussione può rivolgersi ad uno psicologo-psicoterapeuta e iniziare a lavorare su di sé, al fine di individuare modalità relazionali alternative che possano rivelarsi più efficaci nell'entrare in contatto con suo fratello.
I processi di cambiamento possono essere attivati anche con modalità indirette se c'è la motivazione ad impegnarsi in tal senso.
mi sembra di capire che nella sua famiglia ci sia un patto implicito che tutti rispettano: evitare di entrare in relazione a tutti i costi, perché essa implica entrare in conflitto e così vi siete dati dei confini che devono essere categoricamente rispettati, pena le reazioni di suo fratello. Negli anni questa situazione paradossale si è stabilizzata e ognuno di voi ha organizzato la sua vita di conseguenza, quindi è improbabile che al momento ci siano le condizioni per un coinvolgimento dell'intero nucleo familiare in un percorso psicoterapeutico.
Il problema non è suo fratello ma l'atmosfera malsana che si respira a casa sua.
A questo punto se lei ha intenzione di mettersi in discussione può rivolgersi ad uno psicologo-psicoterapeuta e iniziare a lavorare su di sé, al fine di individuare modalità relazionali alternative che possano rivelarsi più efficaci nell'entrare in contatto con suo fratello.
I processi di cambiamento possono essere attivati anche con modalità indirette se c'è la motivazione ad impegnarsi in tal senso.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3k visite dal 30/04/2011.
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