Stato d'ansia e depressione

Sono un ragazzo trent'enne, da più di un annetto soffro di periodi di ansia, in cui mi sento molto giù di morale e depresso.
Il mio problema penso sia di autostima, nel senso che la mia felicità non dipende da me, ma da eventi esterni positivi in assenza dei quali è come se vivessi, anzi sopravvivessi senza essere effettivamente felice.
Premetto di essere stato a consultarmi da un paio di psichiatri i quali mi hanno dato delle cure farmacologiche antidepressive, che io non ho avuto la forza di iniziare per paura di dipendenza e per i mille effetti controindicativi (tra cui sessuali).
Quello che volevo capire, si riesce ad uscire da una situazione del genere senza l'apporto dei farmaci con solo la forza di volontà e magari sedute da psicologi (che sto facendo)?
La mia domanda nasce dal fatto che continuo ad alternare periodi in cui mi impongo di volercela fare, ma ciclicamente ricasco nelle crisi che mi demoralizzano e mi "spingono" a pensare di dover ricorrere ai medicinali.

Preciso: in questi momenti "no" mi vedo imperfetto e pieno di difetti (la mia angoscia maggiore fin da bambino è quella di perdere i capelli!).
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile utente,
che tipo di percorso psicologico sta affrontando? E da quanto tempo?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
Utente
Utente
Una serie di incontri con la psicologa.
Ma il mio problema è che alterno momenti tranquilli a momenti in cui mi butto giù di morale e vedo tutto nero, dove mi sento svogliatissimo...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile utente,

la sua psicologa cosa dice di questa situazione?
Che tipo di percorso ha iniziato? Si tratta di colloqui di sostegno, o avete parlato di iniziare una psicoterapia?
Il fatto che oggi lei si sia rivolto a noi mi fa pensare che qualcosa non vada fra lei e la dottoressa, perchè in caso contrario non avrebbe avuto bisogno di cercare altri pareri ed è quindi importante che le parli di questo.

Da quanto ci ha scritto mi sembra molto sfiduciato e mi pare che stia mettendo più o meno sullo stesso piano la forza di volontà e le sedute dalla psicologa: questo non è nè segno di fiducia in chi si sta occupando di lei, nè un pensiero utile a rendere proficuo il lavoro che sta svolgendo su di sè.

Dal momento che è stato anche da più psichiatri può dirci quale diagnosi le hanno comunicato quando le hanno prescritto gli antidepressivi?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Potrebbe cortesemente essere più preciso?

Dovrebbe chiedere alla sua curante, se ancora non ne avete parlato, il tipo di percorso in essere e i suoi obiettivi.

Imporsi di volercela fare con i soli sforzi personali non è la soluzione più idonea, servono interventi adeguati.

Ci faccia eventualmente sapere.

Cordialmente
[#5]
Utente
Utente
Sono stato a fare innanzitutto accertamenti neurologici, il cui esito è stato negativo (sintomi: parestesie generatesi a seguito di periodi di ansia e tensione).
Il neurologo mi ha detto di prendere per tre mesi xeristar.
Poi sono stato da uno psichiatra che mi ha consigliato di prendere citalopram associato inizialmente ad alprazolan.
Mentre con la psicologa sto soltanto facendo colloqui di sostegno.
Non vedo molto nei colloqui una soluzione al problema, e al tempo stesso ho paura di prendere le medicine per gli effetti indesiderati.

Alterno momenti in cui mi sento apparentemente tranquillo e momenti in cui mi sento teso e ansioso associati a cali di umore.
Alla base penso ci sia un problema di scarsa autostima che mi porta continuamente a giudicarmi negativamente (riesco a trovare il positivo solo negli altri ma non in me), sentendomi in continua competizione e vedendomi sempre peggio degli altri.
Ho paura della solitudine, se sto con gli altri sto bene, ma essendo timido tendo poco a cercare gli altri (che magari potrebbero annoiarsi con me).
Insomma è come se vivo un conflitto tra una parte di me che vorrebbe fare tante cose e una parte di me che si accontenta anche per non andare incontro a possibili risultati negativi che andrebbero ulteriormente ad intaccare il mio umore.
Non so come comportarmi...ad esempio, mi sento spesso svogliato a fare le cose quotidiane, ad esempio lo sport, che prima mi rilassavano e che mi permettevano sempre di rompere la quotidianità lavorativa.

Consigli?
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile utente,
per quanto riguarda il trattamento farmacologico ne deve parlare con lo psichiatra.
In merito ai colloqui di sostegno, dal mio punto di vista e secondo quanto ha riferito, sarebbe più idoneo affrontasse le sue difficoltà attraverso un percorso psicoterapeutico.

Le suggerisco la lettura di questo articolo al link
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Cordialmente
[#7]
Utente
Utente
Ieri sono stato dal mio medico di base. E' qualche giorno che mi sento particolarmente debole, stanco, stressato, con la testa pesante. Probabilmente il tutto rientra a far parte dello stato depressivo generale. Ho chiesto al medico se forse era il caso di prendere un concentrato di vitamine, qualcosa di energetico magari per far fronte alla componente di stress lavorativo (i miei colleghi ad esempio prendono supradyn).
Lui mi ha consigliato di prendere tript oh 2 volte al giorno per un mese, dicendomi che non si tratta di un vero e proprio farmaco, ma di un parafarmaco che nel mio caso potrebbe aiutarmi.
Ho letto il foglio illustrativo del "farmaco" ed effettivamente cura gli stati depressivi senza particolari effetti negativi. Sembrerebbe un ottimo farmaco, in quanto stimola la formazione della seratonina.
Ma il depresso è colui che ha poca seratonina in corpo o colui che la distribuisce male pur avendola?

Mi chiedo, o meglio vi chiedo:
- come mai questo farmaco non è utilizzato in psichiatria?
- potrebbe andare bene nel mio caso?
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