Impotenza maschile
Il mio ragazzo da qualche mese soffre di impotenza.
Lui ha 28 anni. Non ne ha mai sofferto prima,è spaventato e molto preoccupato, sempre nervoso ed irritabile.Non dorme la notte,e anche al lavoro litiga con tutti a causa di questo pensiero fisso.
Io ho collegato il problema ad un eccessivo stress di questo periodo,ma sinceramente non so a che medico inviarlo,anche perchè lui spera che il problema si risolva da solo.
Vi scrivo per porvi queste domande
1) il problema può risolversi da solo?oppure serve un consulto da uno specialista?
2)come si differenzia se è di causa organica oppure psicologica?
3)l'impotenza può creare anche problemi psicologici nel rapporto con gli altri? ad esempio il mio ragazzo ora non riesce a parlare e scherzare con le altre donne e ha anche paura ad abbracciarmi.Ho escluso una causa omosessuale perchè lui non è attratto da uomini,ma non capisco questi suoi comportamenti
4)io come posso aiutarlo?cosa posso fare?lui mi vorrebbe all'interno di questa sua situazione il meno possibile..penso che provi molta vergogna...e ansia...ma io vorrei fare qualcosa per lui...
5)tutto ciò ha creato in me profondo disagio psicologico...ora vivo con mille pensieri..dubbi che ciò possa essere dovuto al fatto che forse lui non mi ama più e non lo ammette a sè stesso.come posso capire se il problema sono io oppure è altro?Può l'impotenza essere legata alla fine di un sentimento?ovvero...il so blocco può essere dovuto al fatto che non mi ama più e lo nega a sè stesso? se lo bacio lui mi bacia e mi abbraccia,ma mai per primo. Questo blocco potrebbe avergli creato un blocco anche nei miei confronti?
Ha detto che vuole stare insieme a me,che non vuole lasciarmi.Ma io non vivo più. Continuo a piangere.Anche perchè lui si chiude nel suo dolore, e a volte mi allontana perchè soffre.
Vi ringrazio anticipatamente per le vostre risposte
tutto quanto Lei ha descritto è ciò che solitamente succede in queste situazioni: i suoi dubbi e le sue emozioni, così come i comportamenti e le emozioni del suo partner.
La prima cosa da fare è una visita andrologica che valuti se può essere esclusa con certezza una causa organica al disturbo presentato.
Se così è, sarebbe opportuno rivolgervi in coppia ad uno psicologo psicoterapeuta con formazione specifica in sessuologia clinica.
Da parte sua continui a stargli vicino, senza atteggiamenti giudicanti, ma con empatia e comprensione del suo stato d'animo.
Se desidera altri chiarimenti sono a sua disposizione.
Auguri.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
Ma il primo ostacolo alla soluzione è la resistenza a farsi visitare.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
le reazioni del suo ragazzo, così come la sofferenza e i dubbi di lei che ne è la partner, sono abbastanza comuni (purtroppo) in queste situazioni. In questo caso tuttavia per quanto riguarda la disfunzione erettile del suo ragazzo non è ancora stata esclusa la prevalenza di cause organiche, dunque la prima cosa che il suo ragazzo dovrebbe fare è una visita andrologica, se da questa risulterà una prevalenza di cause organiche la cura elettiva sarà di tipo medico, se invece le cause organiche non saranno prevalenti allora si renderà opportuno rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta che abbia una formazione aggiuntiva in sessuologia (non di rado alla base di una disfunzione erettile vi sono cause miste, organiche e psicologiche e/o relazionali, ma di solito si può stabilire quali sono quelle nettamente prevalenti).
Mi rendo conto che il suo ragazzo soffre e si vergogna profondamente (un uomo di solito sperimenta a causa di ciò una profonda e lancinante ferita alla propria autostima) e resiste a rivolgersi ad un esperto, tuttavia è estremamente improbabile che la disfunzione potrà scomparire da sola. Lei dice che il suo ragazzo la vuole meno possibile dentro questo problema, direi molto probabilmente perché si vergogna e si sente sminuito di fronte a lei a causa della disfunzione erettile (ed è plausibile anche se non certo che se a volte la sfugge è perchè teme che lei desideri fare l'amore e questo lo spaventa perchè ha paura di "fallire" nuovamente e dolorosamente). Forse potrebbe essere utile per lui sottolineare che la visita dall'andrologo riguarderebbe unicamente lui, e che successivamente, se si renderà necessario l'intervento psicoterapeutico e psicosessuologico, il primo colloquio con uno psicoterapeuta formato in sessuologia potrà anche farlo da solo, la coppia può infatti essere coinvolta anche in un secondo momento, anche se poi dovrà esser coinvolta, se non altro per completare il preliminare percorso di valutazione che permetterà di stabilire quanto questa situazione fonte di intenso disagio per lei e per il suo ragazzo sia determinata prevalentemente da dinamiche relazionali disfunzionali di coppia o da fattori intrapsichici relativi unicamente al suo partner, e solo così potrà essere individuato e proposto l'intervento più corretto, che, a seconda di quanto sarà emerso, potrà essere focalizzato sulla coppia oppure sul singolo individuo.
Le faccio i miei migliori auguri e la saluto cordialmente.
Dr. Andrea Biserni
Psicologo Psicoterapeuta - Sessuologo Clinico
Terapia Rogersiana - www.sessuologia-psicologia.org
il termine "impotenza", non è più in uso, perchè nefasto per autostima ed umore e, soprattutto per il processo di identificazione che facilita:"il paziente non ha una disfunzione sessuale, ma è una disfunzione sessuale"!
la prima tappa è una diagnosi andrologica, per escludere possibili cause organiche, correlate al deficit erettivo, seconda tappa, una valutazione psico-sessuologica, per valutare la cause altre da quelle organiche.
Legga, se desidera, qlcuni dei miei articoli, troverà qualche spunto di riflessione.
cari ed affettuosi saluti
https://www.medicitalia.it/blog/andrologia/232-i-disturbi-dell-erezione-l-imbarazzo-del-primo-contatto.html
https://www.medicitalia.it/blog/andrologia/152-andrologia-e-psico-sessuologia-due-discipline-a-braccetto.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
2) Individuare le cause del problema spetta allo specialista. Tuttavia, se il problema è situazionale, ovvero in alcune situazioni ben precise si presenta e in altre no, è molto probabile l'origine psicogena.
3) Certo, vedi punto 1.
4) Continuando a evitare di farlo sentire sotto pressione e in colpa per il suo problema in primo luogo, e poi convincendolo a fare una visita andrologica prima e una valutazione presso uno psicologo psicoterapeuta esperto in disturbi sessuali dopo.
5) Se anche lei sta soffrendo molto per questa situazione, è indicata la consultazione psicologica di coppia.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
vi ringrazio per i vostri preziosi e numerosi consigli.
Farò tesoro di tutto.
Cercherò di essere il meno invadente possibile, l'unica cosa che lui ha una fobia per i medici...e tendenzialmente odia fare visite.
Io sto cercando di fargli capire che una visita è importante,anche perchè il problema esiste da due mesi ormai,e non riguarda più solo l'atto sessuale,ma è una condizione che riguarda tutto l'arco della giornata.
Mi chiedo cosa io possa fare nel momento in cui lui cocciutamente rifiuta una visita.
Lui temo rischia di cadere in una sorta di depressione: esce poco, cerca ogni scusa per rimanere da sola con me e spesso a causa del nervoso della situazione mi tratta in maniera distaccata.
Non so per quanto resisterò,e temo che alla lunga se lui si ostina a non voler cure mi troverò nella scelta di dover chiudere questo rapporto per trovare serenità io.
Mi rendo conto che arrivo spesso a cercare nelle serate con gli amici uno svago a tutto questo stress..e la cosa mi dispiace molto perchè prima di questa situazione la mia storia era stupenda.
vi ringrazio per la gentile attenzione
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Questo rientra certamente fra le possibilità. Se tuttavia sta così male, non sarebbe una cattiva idea cercare assistenza psicologica innanzitutto per se stessa. È probabile che assieme al collega riusciate poi a coinvolgere anche il suo ragazzo nelle consultazioni.
Cordiali saluti
il problema di cui ci ha parlato non riguarda il suo ragazzo, ma la vostra coppia. Perciò, se tiene alla vostra relazione, non deve aspettarsi che lui lo risolva in modo che le cose tra voi riprendano ad andare bene.
Si tratta di una questione da affrontare insieme, ognuno per la sua parte, sia che alla base ci siano fattori organici sia che invece si tratti di un problema prettamente psicologico.
In questo momento probabilmente lui ha bisogno di Lei.
Rifletta su se stessa per capire se desidera veramente continuare la relazione con lui.
Se pensa di aver voglia di aiutarlo, invece di sfuggire il problema cercando svago al di fuori della coppia, approfitti delle occasioni in cui lui fa di tutto per star solo con Lei per fargli sentire la sua vicinanza emotiva e lo incoraggi a prendere in mano la situazione.
Ne beneficerete entrambi.
Saluti.
mi sembra di capire che lei sente di fare tutto quanto le è possibile per convincerlo a rivolgersi ad esperti.
Solo che i suoi tentativi si scontrano con il malumore, il disagio psicologico del suo ragazzo e con la (almeno per ora) persistente resistenza di questi a chiedere aiuto,
di conseguenza lei sperimenta impotenza e disperazione, e in più il dolore conseguente al sentirsi rifiutata quando lui la tratta <<in maniera distaccata>>:
nel complesso lei sente che questa situazione le determina uno stress molto elevato, tanto che teme di perdere forse anche la propria salute (lei scrive all'inizio di questo consulto: <<tutto ciò ha creato in me profondo disagio psicologico>>),
di conseguenza nascono in lei: 1) la tentazione di chiudere la storia per mettere fine allo stress e al crescente disagio che sta vivendo, 2) il bisogno di staccarsi da tutto ciò e cercarsi momenti di svago per trovare un pò di sollievo alla propria sofferenza.
Tuttavia è anche combattuta, perchè vuol bene al suo ragazzo, vorrebbe aiutarlo e vorrebbe che la storia con lui tornasse ad essere <<stupenda>> come era un tempo.
E' combattuta e, come dice lei stessa, non sa quanto resisterà in questa situazione.
Forse è importante che lei si guardi dentro (ora come di qui in avanti), cerchi di sentire dentro di sé (da sola o se crede con l'aiuto di uno psicologo, se dubita di farcela da sola) quanto e cosa vuole e si sente di fare ancora (per il suo ragazzo e la vostra coppia), e per quanto tempo,
ascoltando e soppesando i propri desideri, il proprio affetto per lui, le proprie capacità, ma anche i propri umani limiti.
La propria personale risposta a tutto ciò la può trovare di volta in volta solo dentro sé stessa.
Cari Saluti
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