Depressione, ansia o schizofrenia?
Gentili dottori,
se qualcuno di voi avesse voglia di dedicarmi solo pochi minuti del suo tempo ne sarei veramente felice.
vorrei chiedervi un aiuto su quello che mi sta succedendo da un po' di tempo.
Premetto che mi sento abbastanza triste e solo, perché non mi sento compreso da nessuno, né dai genitori, né dai dottori anche perché nessuno si sforza di dedicarmi anche solo 10 minuti del proprio tempo. Mi sento un numero, una persona non degna d'amore.
Da circa 2 anni, cioè da quando ho finito l'università, sto quasi sempre a casa perché uscire non mi rende felice e gli amici, che prima mi chiamavano, ora non li sento più (ovviamente per colpa mia).
Mio fratello che mi vede così, apatico, non mi ha MAI chiesto cosa avessi, cosa non va.
Vedo persone che sono ansiose di uscire il sabato sera per andarsi a divertire e io che non mi passa proprio per la testa.
In realtà mi piacerebbe uscire, mi piacerebbe andare a ballare e conoscere gente però mi sento una persona chiusa.
Non riesco molto a relazionarmi perché penso troppo a quello che gli altri pensano di me, e questo fino dai 12 anni. Purtroppo fino ad oggi, che ne ho 26, è sempre stata una sofferenza; se penso ad un solo giorno felice non saprei proprio cosa dire...
Per questo uscire la sera diventa una sofferenza, il fatto di mantenere un'immagine di persona non banale e di immaginare sempre le cose in negativo, lo stare sulla difensiva mi hanno sempre penalizzato e adesso mi sento rinchiuso in me, limitato.
Il fatto di controllare per una vita ciò che non va bene in me dall'interno, mi ha portato a non avere una mia identità fissa. Se mi guardo dentro vedo solo una persona vuota che non sa essere felice, non sa come si fa ad esserlo, non sa cosa si prova ad esserlo.
Vedo sempre gente che scherza e l'ammiro. Io invece tendo sempre ad arrivare al punto del discorso, mi sento privo di fantasia. Limitato appunto. Potrei parlare di scienza ad un pubblico numeroso ma se dovessi anche solo dire una parola in più, mi troverei in grossissima difficoltà. Mi trovo meglio in gruppo che non a parlare solo con una persona.
Mi trovo meglio con persone che conosco appena che non con conoscenti, anzi a volte evito di parlarci e cambio strada perché non vorrei mai che mi vedessero depresso.
Tengo a precisare che ultimamente ho iniziato un corso perché vorrei aprire una mia attività e vado d'accordo con tutti, cioè riesco a parlare e sono anche simpatico, anche se a volte penso il contrario.
Scrivo perché ultimamente ho una serie di problemi che mi hanno svuotato un po' la vita, come se non fosse già troppo negativa. Mi capita che mentre faccio qualcosa, incominci a chiedermi se quella cosa è giusta o sbagliata, perché la faccio, perché si vive e vengo assalito dall'angoscia che la mia vita si svuoti di significato.
Ho perso il mio io ideale perché mi chiedo sempre: e dopo che sono diventato in quel modo sono felice? Perché devo esserlo? E già mi vedo con l'obiettivo raggiunto ma infelice...
Tutte queste domande mi portano a vedere la realtà solo dal punto di vista razionale, la svuotano di significato e sentimento.
A volte vengo assalito dalla paura di diventare pazzo: mi capita di sentire la mia voce in testa come se fosse intrusiva (soprattutto di sera).
Ad esempio ho una musica in testa che mi si ripete.
Questo mi capita quando sono a riposo, se faccio un'attività impegnativa tendo a non pensarci.
Però, appena ci penso, mi sento la mia stessa voce in testa e non so se è una normale attività di pensiero oppure sono io che gli do, ormai, troppa importanza (pensando alla pazzia). E poi mi capita, a letto, che la mente tenda a viaggiare per i fatti suoi prima di addormentarmi.
Quando penso di avere qualche problema cerco sempre una conferma e mi compare il problema accompagnato ad ansia, anche se adesso non mi viene più. La voce non è esterna, non c'è l'ho se non ci penso.
Legato a questo, ho una certa mania di perfezione. Mi ritrovo a studiare per sapere le cose, cose che magari non mi servono nella vita e mi fanno perdere tempo. Ho il rimorso se non so bene la teoria per poi iniziare ad applicare la pratica nella vita e poi finisco per passare da una cosa all'altra. Ho il desiderio di controllare la realtà in maniera razionale (e a volte lascio perdere perché mi viene mal di testa per i troppi fattori), analizzando troppo e volendo avere tutto chiaro in mente. Parto da una domanda e vado in profondità, si creano altre domande e poi altre a cui devo ragionare troppo per rispondere. A volte sono assalito dall'ansia delle cose che devo fare per diventare una persona "perfetta" senza accorgermi che buona parte è roba superflua.
Anche con gli altri tendo alla perfezione. Se sbaglio mi mortifico, mi iniziano mille pensieri.
Sempre legato a questo, a volte, mi capita di guardarmi allo specchio e di non riconoscermi. Mi vedo inespressivo, pupille piccole, quasi come se fossi affetto da psicosi. Però so che non farei del male a nessuno, non mi arrabbio mai, e se vedo qualcuno che è in difficoltà tendo sempre ad aiutarlo (conoscendo le sofferenze interne che ho). Sono molto sensibile però forse questo non traspare, mi sento non capito.
Un'altra cosa che ho fin da bambino e il parlare da soli. Purtroppo con gli altri sono limitato mentre a casa, sperando di non essere visto per evitare di essere preso per pazzo, posso immaginare e parlare dei miei problemi a persone e amici che ormai non vedo più. Lavoro molto al computer e a volte mi capita di estraniarmi, cioè mi metto a parlare su quello che dovrò fare il giorno successivo, su come devo comportarmi con una determinata persona che devo incontrare.
Mi chiedo se sia una cosa normale…
Un altro problema è l'ipocondria e, a volte, mi vergogno a dirlo, ho paura del buio. Dormo tranquillamente al buio però, se mi metto a pensare a qualcosa di cui avevo paura da bambino, mi suggestiono e devo accendere la luce per addormentarmi.
La notte riesco a dormire normalmente anche se andare a letto non mi piace molto, mi fa venire un po' d'ansia la paura di non addormentarmi o che mi capiti qualche problema (tipo le voci). Se mi addormento non ho poi problemi.
Se qualcuno avesse voglia di dedicarmi solo pochi minuti del suo tempo ne sarei veramente felice.
Non vorrei mai prendere psicofarmaci o pastiglie per alleviare i miei problemi e sono già stato una psicologa e una psichiatra: tutte e due mi hanno detto che sono molto intelligente, cosa che non penso perché altrimenti sarei felice assieme ad una donna che mi ama e non a scrivere online di queste cose, e non mi hanno dato alcuna terapia farmacologica.
Tuttavia, anche ai colloqui, ho sempre l'impressione che nessuno mi voglia aiutare VERAMENTE. Nessuno prenda veramente a cuore il mio problema. Non avendo quasi più amici, non avendo un buon rapporto con i miei genitori che hanno sempre avuto troppe aspettative su di me, non parlando più con mio fratello, con chi dovrei parlare?!
Questa mancanza di necessità di uscire e conoscere è dovuta al mio carattere oppure è segno di qualche malattia?
Il fatto di avere una vita interiore e molto riflessiva, lo trovo molto penalizzante. Si può diventare istintivi senza riflettere troppo in se stessi (abbandonare la parte interiore e non farsi domande)? Felici insomma…
Il fatto di non avere più desiderio sessuale, non avere più quell'energia che ti prende allo stomaco quando si è innamorati e la paura di non poterla più provare può essere legata ai miei problemi o è un fattore ormonale?
Sono una persona schizofrenica, borderline o affetta da DOC?
Spesso nella depressione si parla di pensieri suicidi ma io non ne ho mai avuti. Il fatto è che sono sempre stato attaccato troppo alla vita, da qui l'ipocondria, la paura di rimanere solo, di essere incompreso, di analizzarmi.
Grazie per l'aiuto
Saluti
se qualcuno di voi avesse voglia di dedicarmi solo pochi minuti del suo tempo ne sarei veramente felice.
vorrei chiedervi un aiuto su quello che mi sta succedendo da un po' di tempo.
Premetto che mi sento abbastanza triste e solo, perché non mi sento compreso da nessuno, né dai genitori, né dai dottori anche perché nessuno si sforza di dedicarmi anche solo 10 minuti del proprio tempo. Mi sento un numero, una persona non degna d'amore.
Da circa 2 anni, cioè da quando ho finito l'università, sto quasi sempre a casa perché uscire non mi rende felice e gli amici, che prima mi chiamavano, ora non li sento più (ovviamente per colpa mia).
Mio fratello che mi vede così, apatico, non mi ha MAI chiesto cosa avessi, cosa non va.
Vedo persone che sono ansiose di uscire il sabato sera per andarsi a divertire e io che non mi passa proprio per la testa.
In realtà mi piacerebbe uscire, mi piacerebbe andare a ballare e conoscere gente però mi sento una persona chiusa.
Non riesco molto a relazionarmi perché penso troppo a quello che gli altri pensano di me, e questo fino dai 12 anni. Purtroppo fino ad oggi, che ne ho 26, è sempre stata una sofferenza; se penso ad un solo giorno felice non saprei proprio cosa dire...
Per questo uscire la sera diventa una sofferenza, il fatto di mantenere un'immagine di persona non banale e di immaginare sempre le cose in negativo, lo stare sulla difensiva mi hanno sempre penalizzato e adesso mi sento rinchiuso in me, limitato.
Il fatto di controllare per una vita ciò che non va bene in me dall'interno, mi ha portato a non avere una mia identità fissa. Se mi guardo dentro vedo solo una persona vuota che non sa essere felice, non sa come si fa ad esserlo, non sa cosa si prova ad esserlo.
Vedo sempre gente che scherza e l'ammiro. Io invece tendo sempre ad arrivare al punto del discorso, mi sento privo di fantasia. Limitato appunto. Potrei parlare di scienza ad un pubblico numeroso ma se dovessi anche solo dire una parola in più, mi troverei in grossissima difficoltà. Mi trovo meglio in gruppo che non a parlare solo con una persona.
Mi trovo meglio con persone che conosco appena che non con conoscenti, anzi a volte evito di parlarci e cambio strada perché non vorrei mai che mi vedessero depresso.
Tengo a precisare che ultimamente ho iniziato un corso perché vorrei aprire una mia attività e vado d'accordo con tutti, cioè riesco a parlare e sono anche simpatico, anche se a volte penso il contrario.
Scrivo perché ultimamente ho una serie di problemi che mi hanno svuotato un po' la vita, come se non fosse già troppo negativa. Mi capita che mentre faccio qualcosa, incominci a chiedermi se quella cosa è giusta o sbagliata, perché la faccio, perché si vive e vengo assalito dall'angoscia che la mia vita si svuoti di significato.
Ho perso il mio io ideale perché mi chiedo sempre: e dopo che sono diventato in quel modo sono felice? Perché devo esserlo? E già mi vedo con l'obiettivo raggiunto ma infelice...
Tutte queste domande mi portano a vedere la realtà solo dal punto di vista razionale, la svuotano di significato e sentimento.
A volte vengo assalito dalla paura di diventare pazzo: mi capita di sentire la mia voce in testa come se fosse intrusiva (soprattutto di sera).
Ad esempio ho una musica in testa che mi si ripete.
Questo mi capita quando sono a riposo, se faccio un'attività impegnativa tendo a non pensarci.
Però, appena ci penso, mi sento la mia stessa voce in testa e non so se è una normale attività di pensiero oppure sono io che gli do, ormai, troppa importanza (pensando alla pazzia). E poi mi capita, a letto, che la mente tenda a viaggiare per i fatti suoi prima di addormentarmi.
Quando penso di avere qualche problema cerco sempre una conferma e mi compare il problema accompagnato ad ansia, anche se adesso non mi viene più. La voce non è esterna, non c'è l'ho se non ci penso.
Legato a questo, ho una certa mania di perfezione. Mi ritrovo a studiare per sapere le cose, cose che magari non mi servono nella vita e mi fanno perdere tempo. Ho il rimorso se non so bene la teoria per poi iniziare ad applicare la pratica nella vita e poi finisco per passare da una cosa all'altra. Ho il desiderio di controllare la realtà in maniera razionale (e a volte lascio perdere perché mi viene mal di testa per i troppi fattori), analizzando troppo e volendo avere tutto chiaro in mente. Parto da una domanda e vado in profondità, si creano altre domande e poi altre a cui devo ragionare troppo per rispondere. A volte sono assalito dall'ansia delle cose che devo fare per diventare una persona "perfetta" senza accorgermi che buona parte è roba superflua.
Anche con gli altri tendo alla perfezione. Se sbaglio mi mortifico, mi iniziano mille pensieri.
Sempre legato a questo, a volte, mi capita di guardarmi allo specchio e di non riconoscermi. Mi vedo inespressivo, pupille piccole, quasi come se fossi affetto da psicosi. Però so che non farei del male a nessuno, non mi arrabbio mai, e se vedo qualcuno che è in difficoltà tendo sempre ad aiutarlo (conoscendo le sofferenze interne che ho). Sono molto sensibile però forse questo non traspare, mi sento non capito.
Un'altra cosa che ho fin da bambino e il parlare da soli. Purtroppo con gli altri sono limitato mentre a casa, sperando di non essere visto per evitare di essere preso per pazzo, posso immaginare e parlare dei miei problemi a persone e amici che ormai non vedo più. Lavoro molto al computer e a volte mi capita di estraniarmi, cioè mi metto a parlare su quello che dovrò fare il giorno successivo, su come devo comportarmi con una determinata persona che devo incontrare.
Mi chiedo se sia una cosa normale…
Un altro problema è l'ipocondria e, a volte, mi vergogno a dirlo, ho paura del buio. Dormo tranquillamente al buio però, se mi metto a pensare a qualcosa di cui avevo paura da bambino, mi suggestiono e devo accendere la luce per addormentarmi.
La notte riesco a dormire normalmente anche se andare a letto non mi piace molto, mi fa venire un po' d'ansia la paura di non addormentarmi o che mi capiti qualche problema (tipo le voci). Se mi addormento non ho poi problemi.
Se qualcuno avesse voglia di dedicarmi solo pochi minuti del suo tempo ne sarei veramente felice.
Non vorrei mai prendere psicofarmaci o pastiglie per alleviare i miei problemi e sono già stato una psicologa e una psichiatra: tutte e due mi hanno detto che sono molto intelligente, cosa che non penso perché altrimenti sarei felice assieme ad una donna che mi ama e non a scrivere online di queste cose, e non mi hanno dato alcuna terapia farmacologica.
Tuttavia, anche ai colloqui, ho sempre l'impressione che nessuno mi voglia aiutare VERAMENTE. Nessuno prenda veramente a cuore il mio problema. Non avendo quasi più amici, non avendo un buon rapporto con i miei genitori che hanno sempre avuto troppe aspettative su di me, non parlando più con mio fratello, con chi dovrei parlare?!
Questa mancanza di necessità di uscire e conoscere è dovuta al mio carattere oppure è segno di qualche malattia?
Il fatto di avere una vita interiore e molto riflessiva, lo trovo molto penalizzante. Si può diventare istintivi senza riflettere troppo in se stessi (abbandonare la parte interiore e non farsi domande)? Felici insomma…
Il fatto di non avere più desiderio sessuale, non avere più quell'energia che ti prende allo stomaco quando si è innamorati e la paura di non poterla più provare può essere legata ai miei problemi o è un fattore ormonale?
Sono una persona schizofrenica, borderline o affetta da DOC?
Spesso nella depressione si parla di pensieri suicidi ma io non ne ho mai avuti. Il fatto è che sono sempre stato attaccato troppo alla vita, da qui l'ipocondria, la paura di rimanere solo, di essere incompreso, di analizzarmi.
Grazie per l'aiuto
Saluti
[#1]
Gent.le ragazzo,
non è possibile fare diagnosi attraverso una consulenza on line ma se lei avesse una di queste patologie avrebbe ricevuto una diagnosi in tal senso da una o entrambe le specialiste che ha consultato.
E' possibile che la sua insicurezza derivi dalla paura del giudizio dell'altro, lei è talmente "affamato" di considerazione e approvazione da parte dell'altro che non può permettersi di rischiare di non riceverlo e così, si difende dall'eventuale delusione, evitando di entrare in relazione con l'altro (ecco perchè preferisce estranei e gruppi).
Le suggerisco la lettura di questo articolo perchè sono convinta che in psicoterapia potrà riattivare quel processo di crescita personale che ora sembra "bloccato".
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
non è possibile fare diagnosi attraverso una consulenza on line ma se lei avesse una di queste patologie avrebbe ricevuto una diagnosi in tal senso da una o entrambe le specialiste che ha consultato.
E' possibile che la sua insicurezza derivi dalla paura del giudizio dell'altro, lei è talmente "affamato" di considerazione e approvazione da parte dell'altro che non può permettersi di rischiare di non riceverlo e così, si difende dall'eventuale delusione, evitando di entrare in relazione con l'altro (ecco perchè preferisce estranei e gruppi).
Le suggerisco la lettura di questo articolo perchè sono convinta che in psicoterapia potrà riattivare quel processo di crescita personale che ora sembra "bloccato".
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Gentile Amico,
il suo problema è probabilmente proprio questo:
"Ho il desiderio di controllare la realtà in maniera razionale (e a volte lascio perdere perché mi viene mal di testa per i troppi fattori), analizzando troppo e volendo avere tutto chiaro in mente."
Tutta la sua descrizione della situazione è costellata dai tentativi di analizzare, approfondire, non lasciarsi sfuggire nulla.
E' talmente presente questa modalità di pensiero che lei afferma che non può essere intelligente come la hanno detto, se è vero che "altrimenti sarei felice assieme ad una donna che mi ama e non a scrivere online di queste cose".
Mi spiega cosa c'entra l'intelligenza con la capacità di instaurare una relazione felice con una donna?
O pensa che se fosse davvero intelligente una donna lo apprezzerebbe e l'amerebbe? In questo caso, non pensa che una donna si innamorerebbe di lei per com'è nel complesso, e non per una sola caratteristica?
Credo che lei si senta davvero molto solo, sia in casa sia fuori, e che per questo preferisca la compagnia di chi non conosce da molto, perchè da loro non deve aspettarsi quella vicinanza che invece si aspetterebbe da amici e conoscenti, e che invece le sembra non esistere.
Anche l'idea che nessuno voglia davvero aiutarla può derivare da questo senso di solitudine, così come il parlare da solo è spesso attuato da chi si sente solo.
Il mio consiglio è quello di rivolgersi nuovamente ad uno psicologo aspettando di vedere come vanno le cose prima di concludere che non la vuole aiutare davvero.
Forse la dottoressa che ha già incontrato non faceva per lei, e una persona diversa potrà ispirarle più fiducia.
Non si perda d'animo perchè se accetterà di lavorare su se stesso rinunciando a controllare tutto e al perfezionismo potrà uscire da questo profondo stato di malessere.
Le faccio tanti auguri,
il suo problema è probabilmente proprio questo:
"Ho il desiderio di controllare la realtà in maniera razionale (e a volte lascio perdere perché mi viene mal di testa per i troppi fattori), analizzando troppo e volendo avere tutto chiaro in mente."
Tutta la sua descrizione della situazione è costellata dai tentativi di analizzare, approfondire, non lasciarsi sfuggire nulla.
E' talmente presente questa modalità di pensiero che lei afferma che non può essere intelligente come la hanno detto, se è vero che "altrimenti sarei felice assieme ad una donna che mi ama e non a scrivere online di queste cose".
Mi spiega cosa c'entra l'intelligenza con la capacità di instaurare una relazione felice con una donna?
O pensa che se fosse davvero intelligente una donna lo apprezzerebbe e l'amerebbe? In questo caso, non pensa che una donna si innamorerebbe di lei per com'è nel complesso, e non per una sola caratteristica?
Credo che lei si senta davvero molto solo, sia in casa sia fuori, e che per questo preferisca la compagnia di chi non conosce da molto, perchè da loro non deve aspettarsi quella vicinanza che invece si aspetterebbe da amici e conoscenti, e che invece le sembra non esistere.
Anche l'idea che nessuno voglia davvero aiutarla può derivare da questo senso di solitudine, così come il parlare da solo è spesso attuato da chi si sente solo.
Il mio consiglio è quello di rivolgersi nuovamente ad uno psicologo aspettando di vedere come vanno le cose prima di concludere che non la vuole aiutare davvero.
Forse la dottoressa che ha già incontrato non faceva per lei, e una persona diversa potrà ispirarle più fiducia.
Non si perda d'animo perchè se accetterà di lavorare su se stesso rinunciando a controllare tutto e al perfezionismo potrà uscire da questo profondo stato di malessere.
Le faccio tanti auguri,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#3]
Utente
Gentili dottoresse,
sono contento di aver avuto una risposta, non mi aspettavo di riceverne addirittura due.
Il discorso è un po' complesso perché anche con la psicologa e psichiatra non riesco ad essere me stesso, penso sempre di annoiare le persone che ho di fronte e di sentirmi un paziente, non una persona.
Ho letto l'articolo che mi ha proposto e sono d'accordo però quando lei parla di empatia con il paziente credo che farei deprimere o scocciare qualsiasi medico.
Se poi si aggiungono medici che mi dicono "potrebbe di qua", "potrebbe invece" riferito alla correzione di comportamenti sbagliati non penso si arrivi da nessuna parte. Penso di essere stato sottoposto ad una terapia "comportamentalista" o sbaglio?
Non mi si devono proporre dei tentativi, non ne ho bisogno. Quello che ho bisogno è qualcuno che corregga i miei pensieri, che mi stia vicino come persona, che incastri le mie paure, le cancelli o dia loro modo di autoincastrarsi (non so come spiegare).
Che poi non sono io che dovrei scegliere la terapia ma mi piacerebbe essere preso in questo modo...
Non vorrei mai è poi mai fare una terapia farmacologica. Già sono contrario alle medicine, figuriamoci a questi!
Purtroppo o per fortuna non mi piace molto lamentarmi, tutti i problemi che ho avuto li ho sempre risolti da solo (economici, sentimentali) non mi piace farmi vedere triste o sofferente. Non mi piace elemosinare aiuti per non importunare nessuno o rattristare.
Prima mi definivo abbastanza "bisognoso", ero proiettato negli altri per capire cosa pensassero di me. Ora invece sono abbastanza scontroso, in modo che gli altri si allontanino da me. E' un po' una cosa inversa rispetto a prima ma ne traggo più benessere, so che è sbagliato però mi leva quell'ansia di mostrarmi al mondo. Tanto, non apprezzato prima e neanche ora, il risultato non cambia, ma vivo con meno "impegno".
In più l'essere considerato diverso mi mette nella categoria a cui ho sempre pensato di appartenere.
Mi ricordo quando l'università era diventata quasi un gioco di prestigio, ogni giornata era un'impresa. Anche se ero stimato da tutti, mettere su il teatrino già da appena sveglio mi ha fatto vivere la vita malissimo. Ed è così dalle superiori in su.
Ancora adesso qualcuno di questi amici mi chiama per uscire ma non rispondo, preferisco cadere nel dimenticatoio.
Questa non è sicuramente la soluzione altrimenti non starei qua a parlarvi, poi la perdita sarebbe enorme soprattutto per me.
Sul discorso della voce intrusiva, mi è comparsa in questo ultimo periodo e mi capita in certi momenti che comincio a pensare, non mi capita se sono impegnato in attività (a meno che non mi venga in mente di pensarci).
E' da gennaio che mi torturo perché non riesco a risolvere i miei problemi di salute: sono affetto da orticaria e da faringite cronica che imputano ad ansia.
Ho cominciato a soffrire di parestesie ai piedi (adesso non le ho più) e pensando di avere la sclerosi multipla mi sono venute delle paranoie allucinanti con incubi la notte. Appena sono stato visitato dal neurologo e aver fatto la risonanza tutto questo si è risolto e di notte dormo normalmente (anche se un po' d'ansia quando mi metto a letto mi viene).
E' come se l'ipocondria che ho si sia rivolta al profilo psicologico e mi fosse nata la convinzione di qualche patologia.
Penso che l'ipocondria sia dovuta ad una mancanza, all'analizzarmi troppo cercando di trovare qualcosa di sbagliato in me.
Questo mi ha un po' distaccato dalla realtà, in fondo questa cosa è sempre stata con me.
Mi pesa parecchio...
Questa cosa di essere distaccato; penso che le altre persone si emozionino, vivano la vita con passione e iniziativa, profondità (non tutte però altrimenti voi non esistereste e non ci sarebbero tanti infelici nel mondo, però penso che dove esista felicità ci sia sempre anche l'infelicità).
Io invece è come se fossi sempre stato "esterno" a me. Una parte di me agisce e l'altra giudica cosa faccio, non sono spontaneo. Sono comandato dall'interno e questo non mi crea quella profondità, quell'immersione nella vita che ti fa sentire pieno di passioni. Se sbaglio qualcosa sto a pensarci per ore e mi demoralizzo sull'operato, quando potrei liquidare tutto con un "mah sì!!!Va bene lo stesso..."
Se una persona non mi saluta a fine giornata, penso che c'è l'abbia con me, che abbia rovinato un rapporto, che sia antipatico.
Quando faccio qualche lavoro manuale ho visto sempre un'espressione si meraviglia negli altri, ma a me non sono mai piaciute le cose che faccio, sono sempre insoddisfatto.
Quando dico di voler controllare la realtà è perché sono piuttosto distaccato per cui l'analizzo per vedere se c'è qualcosa di migliore. Cerco sempre di fare ordine, nei comportamenti, cercare sempre il comportamento più giusto.
Questo modo di comportarmi mi ha creato un vuoto interno: perché dovrei essere in un certo modo? Chi sono?
Ho una crisi di identità: anche adesso che scrivo mi capita di non trovare le parole giuste, mi sembra di non usare bene le parole (anche se lo sto facendo).
In più sono molto iperattivo e non riesco ad aspettare. Per esempio, alla fermata mi scoccia parecchio aspettare il pullman e me ne vado a piedi. Se mi cade qualcosa per terra mi scoccio subito.
Poi passo da una cosa all'altra senza sapere cosa mi piace veramente, non sono mai contento e comincio a pensare come mai ho scelto quella determinata cosa (e vado in paranoia).
Mi annoio spesso, non trovo mai nulla che possa piacermi davvero.
Volevo chiedervi: è possibile che l'ansia che prima avevo (attacchi di panico) si sia trasformata in qualcosa che non so di avere. E' come se non sentissi più l'ansia ma solo una sensazione di smarrimento, magari è questa che mi porta a farmi le domande ed è ancora presente?
Ho provato a fare rilassamento ma se chiudo gli occhi mi sento una leggera vertigine e un'ansia come se dovessi fare per forza qualcosa o mi dovesse prendere un malore.
In più mi manca il desiderio sessuale e questo mi pesa molto, mi sento un vuoto a livello dello stomaco, una mancanza di emozione, di passione.
Quando parlo di amore da parte di una donna mi riferivo al fatto di essere una persona vincente, che vive la vita pienamente. Che poi sull'idea della persona "vincente" si potrebbe aprire un altro discorso...
Comunque ora come ora non mi piacerebbe avere una donna, perché desidererei offrirle delle emozioni vere non frutto della falsità. E dall'altro vorrei una che mi dia quell'affetto "spontaneo" che non ho mai avuto ma voluto, cosa rara e che non mi è dovuta.
Avrei voluto almeno l'affetto dei miei genitori e mio fratello. Mio fratello mi ha sempre detto che per lui faccio finta, non mi ha mai parlato, preso da parte e chiesto cosa c'è che non va (magari vedendomi che non esco o che a volte sono triste). Basta che fa la sua vita che tutto va bene...
Trovo che anche lui a volte sia insoddisfatto perché i miei genitori hanno sempre cercato di crescerci con l'idea del vincente, della persona che viene criticata se si comporta in modo non conforme.
Non mi sento di criticarli però perché non mi hanno mai fatto mancare nulla sul piano economico (tranne ora che sono indipendente) però sul profilo dell'empatia penso non mi abbiano dato nulla, non mi sono mai sentito compreso, amato, anche perché non mi hanno mai ascoltato "veramente".
A volte ho chiesto affetto non in maniera diretta, niente. Anche questo problema che ho per loro lo posso risolvere solo io, loro non possono fare nulla. Pazienza, anche perchè per vari impegni non c'è già dialogo quindi ora ne posso fare a meno, tanto non ne trarrei giovamento.
Questa mia incomunicabilità la ritrovo anche in altre persone (per motivi non necessariamente uguali ai miei, anzi).
Però, a differenza loro, fingo abbastanza bene, si capirebbe solo se stessi più tempo a contatto con le persone.
Quando vedo una persona chiusa mi verrebbe da schiaffeggiarla, di farla svegliare da questa sua condizione, la odio. È proprio vero che odiamo degli altri quello che non piace in noi.
Dall'altra parte però se quella persona mi chiedesse una mano, mi farei in quattro per aiutarla sapendo che è una persona chiusa e la capisco perfettamente. Perché ci sono tante persone in difficoltà oggi, e tante che non ascoltano o non si ascoltano.
A volte mi chiedo come mai ascolti sempre e propini consigli a quelli che me lo chiedono, e non riesca invece ad aiutare me stesso.
Mi sono preso queste due ore per scrivervi quello che veramente penso di me.
Mi preoccupa il discorso scritto nell'articolo dove dice che il malessere si può trasformare in una patologia.
Io non vorrei mai diventare pazzo, anche se in questo periodo (e in tutta la mia vita) ho perso la bussola, vorrei solo vivere la mia vita.
Comunque penso di essere affetto da DOC o BORDERLINE, non è possibile che abbia tutti questi problemi...
Vorrei solo aggiungere dei sintomi che ho in questo periodo e a cui vorrei un chiarimento:
Come mai non riesco più a dormire se spengo la luce?
Ultimamente mi capita di fare le cose e di non ricordarmi se le ho fatte o meno (chiudere la macchina, porta di casa) anche se la memoria mi funziona bene?
Come mai mi capita di essere sbadato e mi capitano cose strane: tipo per farmi il caffè prendo il bicchiere al posto della tazzina e poi mi devo correggere appena me ne accorgo (forse sono troppo assorto dai pensieri?)
Grazie ancora
sono contento di aver avuto una risposta, non mi aspettavo di riceverne addirittura due.
Il discorso è un po' complesso perché anche con la psicologa e psichiatra non riesco ad essere me stesso, penso sempre di annoiare le persone che ho di fronte e di sentirmi un paziente, non una persona.
Ho letto l'articolo che mi ha proposto e sono d'accordo però quando lei parla di empatia con il paziente credo che farei deprimere o scocciare qualsiasi medico.
Se poi si aggiungono medici che mi dicono "potrebbe di qua", "potrebbe invece" riferito alla correzione di comportamenti sbagliati non penso si arrivi da nessuna parte. Penso di essere stato sottoposto ad una terapia "comportamentalista" o sbaglio?
Non mi si devono proporre dei tentativi, non ne ho bisogno. Quello che ho bisogno è qualcuno che corregga i miei pensieri, che mi stia vicino come persona, che incastri le mie paure, le cancelli o dia loro modo di autoincastrarsi (non so come spiegare).
Che poi non sono io che dovrei scegliere la terapia ma mi piacerebbe essere preso in questo modo...
Non vorrei mai è poi mai fare una terapia farmacologica. Già sono contrario alle medicine, figuriamoci a questi!
Purtroppo o per fortuna non mi piace molto lamentarmi, tutti i problemi che ho avuto li ho sempre risolti da solo (economici, sentimentali) non mi piace farmi vedere triste o sofferente. Non mi piace elemosinare aiuti per non importunare nessuno o rattristare.
Prima mi definivo abbastanza "bisognoso", ero proiettato negli altri per capire cosa pensassero di me. Ora invece sono abbastanza scontroso, in modo che gli altri si allontanino da me. E' un po' una cosa inversa rispetto a prima ma ne traggo più benessere, so che è sbagliato però mi leva quell'ansia di mostrarmi al mondo. Tanto, non apprezzato prima e neanche ora, il risultato non cambia, ma vivo con meno "impegno".
In più l'essere considerato diverso mi mette nella categoria a cui ho sempre pensato di appartenere.
Mi ricordo quando l'università era diventata quasi un gioco di prestigio, ogni giornata era un'impresa. Anche se ero stimato da tutti, mettere su il teatrino già da appena sveglio mi ha fatto vivere la vita malissimo. Ed è così dalle superiori in su.
Ancora adesso qualcuno di questi amici mi chiama per uscire ma non rispondo, preferisco cadere nel dimenticatoio.
Questa non è sicuramente la soluzione altrimenti non starei qua a parlarvi, poi la perdita sarebbe enorme soprattutto per me.
Sul discorso della voce intrusiva, mi è comparsa in questo ultimo periodo e mi capita in certi momenti che comincio a pensare, non mi capita se sono impegnato in attività (a meno che non mi venga in mente di pensarci).
E' da gennaio che mi torturo perché non riesco a risolvere i miei problemi di salute: sono affetto da orticaria e da faringite cronica che imputano ad ansia.
Ho cominciato a soffrire di parestesie ai piedi (adesso non le ho più) e pensando di avere la sclerosi multipla mi sono venute delle paranoie allucinanti con incubi la notte. Appena sono stato visitato dal neurologo e aver fatto la risonanza tutto questo si è risolto e di notte dormo normalmente (anche se un po' d'ansia quando mi metto a letto mi viene).
E' come se l'ipocondria che ho si sia rivolta al profilo psicologico e mi fosse nata la convinzione di qualche patologia.
Penso che l'ipocondria sia dovuta ad una mancanza, all'analizzarmi troppo cercando di trovare qualcosa di sbagliato in me.
Questo mi ha un po' distaccato dalla realtà, in fondo questa cosa è sempre stata con me.
Mi pesa parecchio...
Questa cosa di essere distaccato; penso che le altre persone si emozionino, vivano la vita con passione e iniziativa, profondità (non tutte però altrimenti voi non esistereste e non ci sarebbero tanti infelici nel mondo, però penso che dove esista felicità ci sia sempre anche l'infelicità).
Io invece è come se fossi sempre stato "esterno" a me. Una parte di me agisce e l'altra giudica cosa faccio, non sono spontaneo. Sono comandato dall'interno e questo non mi crea quella profondità, quell'immersione nella vita che ti fa sentire pieno di passioni. Se sbaglio qualcosa sto a pensarci per ore e mi demoralizzo sull'operato, quando potrei liquidare tutto con un "mah sì!!!Va bene lo stesso..."
Se una persona non mi saluta a fine giornata, penso che c'è l'abbia con me, che abbia rovinato un rapporto, che sia antipatico.
Quando faccio qualche lavoro manuale ho visto sempre un'espressione si meraviglia negli altri, ma a me non sono mai piaciute le cose che faccio, sono sempre insoddisfatto.
Quando dico di voler controllare la realtà è perché sono piuttosto distaccato per cui l'analizzo per vedere se c'è qualcosa di migliore. Cerco sempre di fare ordine, nei comportamenti, cercare sempre il comportamento più giusto.
Questo modo di comportarmi mi ha creato un vuoto interno: perché dovrei essere in un certo modo? Chi sono?
Ho una crisi di identità: anche adesso che scrivo mi capita di non trovare le parole giuste, mi sembra di non usare bene le parole (anche se lo sto facendo).
In più sono molto iperattivo e non riesco ad aspettare. Per esempio, alla fermata mi scoccia parecchio aspettare il pullman e me ne vado a piedi. Se mi cade qualcosa per terra mi scoccio subito.
Poi passo da una cosa all'altra senza sapere cosa mi piace veramente, non sono mai contento e comincio a pensare come mai ho scelto quella determinata cosa (e vado in paranoia).
Mi annoio spesso, non trovo mai nulla che possa piacermi davvero.
Volevo chiedervi: è possibile che l'ansia che prima avevo (attacchi di panico) si sia trasformata in qualcosa che non so di avere. E' come se non sentissi più l'ansia ma solo una sensazione di smarrimento, magari è questa che mi porta a farmi le domande ed è ancora presente?
Ho provato a fare rilassamento ma se chiudo gli occhi mi sento una leggera vertigine e un'ansia come se dovessi fare per forza qualcosa o mi dovesse prendere un malore.
In più mi manca il desiderio sessuale e questo mi pesa molto, mi sento un vuoto a livello dello stomaco, una mancanza di emozione, di passione.
Quando parlo di amore da parte di una donna mi riferivo al fatto di essere una persona vincente, che vive la vita pienamente. Che poi sull'idea della persona "vincente" si potrebbe aprire un altro discorso...
Comunque ora come ora non mi piacerebbe avere una donna, perché desidererei offrirle delle emozioni vere non frutto della falsità. E dall'altro vorrei una che mi dia quell'affetto "spontaneo" che non ho mai avuto ma voluto, cosa rara e che non mi è dovuta.
Avrei voluto almeno l'affetto dei miei genitori e mio fratello. Mio fratello mi ha sempre detto che per lui faccio finta, non mi ha mai parlato, preso da parte e chiesto cosa c'è che non va (magari vedendomi che non esco o che a volte sono triste). Basta che fa la sua vita che tutto va bene...
Trovo che anche lui a volte sia insoddisfatto perché i miei genitori hanno sempre cercato di crescerci con l'idea del vincente, della persona che viene criticata se si comporta in modo non conforme.
Non mi sento di criticarli però perché non mi hanno mai fatto mancare nulla sul piano economico (tranne ora che sono indipendente) però sul profilo dell'empatia penso non mi abbiano dato nulla, non mi sono mai sentito compreso, amato, anche perché non mi hanno mai ascoltato "veramente".
A volte ho chiesto affetto non in maniera diretta, niente. Anche questo problema che ho per loro lo posso risolvere solo io, loro non possono fare nulla. Pazienza, anche perchè per vari impegni non c'è già dialogo quindi ora ne posso fare a meno, tanto non ne trarrei giovamento.
Questa mia incomunicabilità la ritrovo anche in altre persone (per motivi non necessariamente uguali ai miei, anzi).
Però, a differenza loro, fingo abbastanza bene, si capirebbe solo se stessi più tempo a contatto con le persone.
Quando vedo una persona chiusa mi verrebbe da schiaffeggiarla, di farla svegliare da questa sua condizione, la odio. È proprio vero che odiamo degli altri quello che non piace in noi.
Dall'altra parte però se quella persona mi chiedesse una mano, mi farei in quattro per aiutarla sapendo che è una persona chiusa e la capisco perfettamente. Perché ci sono tante persone in difficoltà oggi, e tante che non ascoltano o non si ascoltano.
A volte mi chiedo come mai ascolti sempre e propini consigli a quelli che me lo chiedono, e non riesca invece ad aiutare me stesso.
Mi sono preso queste due ore per scrivervi quello che veramente penso di me.
Mi preoccupa il discorso scritto nell'articolo dove dice che il malessere si può trasformare in una patologia.
Io non vorrei mai diventare pazzo, anche se in questo periodo (e in tutta la mia vita) ho perso la bussola, vorrei solo vivere la mia vita.
Comunque penso di essere affetto da DOC o BORDERLINE, non è possibile che abbia tutti questi problemi...
Vorrei solo aggiungere dei sintomi che ho in questo periodo e a cui vorrei un chiarimento:
Come mai non riesco più a dormire se spengo la luce?
Ultimamente mi capita di fare le cose e di non ricordarmi se le ho fatte o meno (chiudere la macchina, porta di casa) anche se la memoria mi funziona bene?
Come mai mi capita di essere sbadato e mi capitano cose strane: tipo per farmi il caffè prendo il bicchiere al posto della tazzina e poi mi devo correggere appena me ne accorgo (forse sono troppo assorto dai pensieri?)
Grazie ancora
[#4]
Gent.le ragazzo,
lei ha una buona capacità d'introspezione quindi sono convinta che potrebbe avere ottimi risultati da una psicoterapia, non deve preoccuparsi di annoiare o deludere lo psicoterapeuta ma soltanto di sceglierne uno dal quale si sente accettato così com'è perché è proprio di questo che ha bisogno: imparare ad accettare sé stesso, perché quella è "l'anticamera " di qualsiasi processo di cambiamento.
lei ha una buona capacità d'introspezione quindi sono convinta che potrebbe avere ottimi risultati da una psicoterapia, non deve preoccuparsi di annoiare o deludere lo psicoterapeuta ma soltanto di sceglierne uno dal quale si sente accettato così com'è perché è proprio di questo che ha bisogno: imparare ad accettare sé stesso, perché quella è "l'anticamera " di qualsiasi processo di cambiamento.
[#5]
Utente
Gentile dott.ssa Campione,
mi piacerebbe sapere cosa ne pensa in maniera un po' più approfondita di quello che traspare da quello che che ho scritto.
Non voglio essere insistente però se le viene in mente qualcosa che possa aiutarmi...lo chiedo anche all'altra dottoressa.
Poi volevo chiedervi un parere su un fatto che mi capita da un mesetto: al mattino, già appena sveglio, comincio a sentire la musica in testa nel senso che ripeto mentalmente alcuni versi di canzoni che ho ascoltato il giorno prima. Il problema c'è anche durante la giornata ma appena mi concentro sul lavoro o ascolto qualcuno, scompare.
Quando però vorrei stare rilassato senza fare nulla il problema ricompare e continuo a ripetere mentalmente, magari una canzone diversa o una parola.
Se mi capita di non avere niente in testa mi ricordo che prima avevo la canzone e mi si ricrea nuovamente o la vado a cercare (e non so perchè), che ansia...
Non so se è una allucinazione auditiva perché, in realtà, suoni non ne sento e non mi creano fastidio da impedirmi di fare le cose (anche perchè se la mente è occupata scompare).
Il fatto è che sono preoccupato.
Grazie
mi piacerebbe sapere cosa ne pensa in maniera un po' più approfondita di quello che traspare da quello che che ho scritto.
Non voglio essere insistente però se le viene in mente qualcosa che possa aiutarmi...lo chiedo anche all'altra dottoressa.
Poi volevo chiedervi un parere su un fatto che mi capita da un mesetto: al mattino, già appena sveglio, comincio a sentire la musica in testa nel senso che ripeto mentalmente alcuni versi di canzoni che ho ascoltato il giorno prima. Il problema c'è anche durante la giornata ma appena mi concentro sul lavoro o ascolto qualcuno, scompare.
Quando però vorrei stare rilassato senza fare nulla il problema ricompare e continuo a ripetere mentalmente, magari una canzone diversa o una parola.
Se mi capita di non avere niente in testa mi ricordo che prima avevo la canzone e mi si ricrea nuovamente o la vado a cercare (e non so perchè), che ansia...
Non so se è una allucinazione auditiva perché, in realtà, suoni non ne sento e non mi creano fastidio da impedirmi di fare le cose (anche perchè se la mente è occupata scompare).
Il fatto è che sono preoccupato.
Grazie
[#6]
Gent.le ragazzo,
solitamente non faccio interpretazioni nemmeno a studio quindi posso solo dirle che sembra che lei stia concentrando una notevole attenzione su singoli aspetti della sua esperienza andando un po' a caccia del sintomo...
In questo modo forse lei cerca di tenere tutto sotto controllo e questo eventualmente rinvia ad una manifestazione di natura ansiosa.
Quello che può aiutarla non è un semplice parere dato attraverso una consulenza on line ma iniziare un percorso di crescita personale attraverso la psicoterapia, preoccuparsi non la porterà molto lontano.
solitamente non faccio interpretazioni nemmeno a studio quindi posso solo dirle che sembra che lei stia concentrando una notevole attenzione su singoli aspetti della sua esperienza andando un po' a caccia del sintomo...
In questo modo forse lei cerca di tenere tutto sotto controllo e questo eventualmente rinvia ad una manifestazione di natura ansiosa.
Quello che può aiutarla non è un semplice parere dato attraverso una consulenza on line ma iniziare un percorso di crescita personale attraverso la psicoterapia, preoccuparsi non la porterà molto lontano.
[#7]
Utente
Buongiorno dottoressa,
le volevo chiedere una cosa che mi ha spaventato a morte e che mi è successa questa notte.
Mi sono messo a dormire, poi, mi sono svegliato di colpo dopo aver sognato di diventare pazzo. In quel momento non sapevo ancora se stessi sognando o era la realtà e mi sono talmente angosciato che mi è venuto un attacco di panico.
Dopo essermene andato in salotto, mi sono messo a dormire sul divano e dopo un ora mi sveglio a causa di un sogno simile al primo (nel sogno ero davanti ai miei amici e cominciavo a tremare come se fossi epilettico).
L'altro giorno ho fatto un sogno simile: dormivo e un mostro sbucava da dietro la porta e mi azzannava in faccia.
Era talmente brutto il sogno che quando mi sono svegliato avevo un po' di paura che accadesse sul serio...
La cosa brutta è che i sogni rispecchiano il luogo dove mi trovo mentre dormo (se sono in camera sogno la camera, se sono in salotto sogno il salotto).
Al mattino poi mi sono svegliato normalmente e non ho problemi, tranne gli occhi gonfi e un po' di stanchezza (anche perchè se non dormo...)
Una cosa che mi capita in questi mesi sono le mioclonie, cioè degli scatti, quasi invisibili ai muscoli (magari un dito che ha un sussulto, un braccio che si contrae involontariamente).
Di giorno poi, come ho detto, sento questa musica quando non faccio nulla. E' come se fosse un rumore di fondo, non che sia invalidante, però non so se è una cosa normale e ci penso spesso, autoricreando continuamente la situazione.
La musica non è mai la stessa. Cioè, se quel giorno sento un tipo di musica, si ripete un motivo di quel brano.
La stessa sensazione c'è anche se mi sveglio la notte, la mente continua per un po' il sogno che stavo facendo, anche se sono sveglio (questo mi capita alcune volte e mi ha spaventato a morte, è come se non avessi il controllo della mia mente e continuasse a viaggiare per i fatti suoi)
In più questa cosa del riconoscersi allo specchio, ci riflettevo e ho capito una cosa: è un po' come se avessi somatizzato questa sensazione. Di solito le persone si guardano allo specchio per vedere come gli sta un vestito, per radersi oppure per truccarsi.
Il mio vedermi allo specchio invece è diretto agli occhi, proprio per vedere se mi riconosco. È questa ricerca che mi fa concentrare su un aspetto che una persona normale non calcola proprio...
Mi chiedo se questi problemi possano essere dovuti ad infezioni (tipo candida, o altro in una situazione di immunodepressione) oppure alla tiroide (ipotiroidismo, tiroide di Hashimoto).
Che esami dovrei fare?
Se andassi da uno psicologo escluderebbe sicuramente qualcosa di organico.
Non so perchè mi sta capitando tutto questo in così poco tempo...
Mi può aiutare?
Sono angosciato perché ho un'orticaria e prurito da un anno, faringite cronica, voce un po' bassa, mani secche, pelle bianca, occhiaie (perchè non dormo), starnuti continui e nessuno crede che abbia qualche infezione, dicono che è solo ansia.
Sto cominciando a meditare che nessuno voglia aiutarmi ma solo scaricarmi, spesso da piccolo mi capitava di sognare di voler parlare con le persone ma non mi usciva una parola dalla bocca, o tutti si giravano come se fossi inesistente. Ora questa situazione è come se fosse reale.
Mi sento come imprigionato tra problemi fisici e adesso anche quelli ansiosi...
Ho bisogno di rassicurazioni, ormai non ho più una vita normale da vivere ma solo problemi.
le volevo chiedere una cosa che mi ha spaventato a morte e che mi è successa questa notte.
Mi sono messo a dormire, poi, mi sono svegliato di colpo dopo aver sognato di diventare pazzo. In quel momento non sapevo ancora se stessi sognando o era la realtà e mi sono talmente angosciato che mi è venuto un attacco di panico.
Dopo essermene andato in salotto, mi sono messo a dormire sul divano e dopo un ora mi sveglio a causa di un sogno simile al primo (nel sogno ero davanti ai miei amici e cominciavo a tremare come se fossi epilettico).
L'altro giorno ho fatto un sogno simile: dormivo e un mostro sbucava da dietro la porta e mi azzannava in faccia.
Era talmente brutto il sogno che quando mi sono svegliato avevo un po' di paura che accadesse sul serio...
La cosa brutta è che i sogni rispecchiano il luogo dove mi trovo mentre dormo (se sono in camera sogno la camera, se sono in salotto sogno il salotto).
Al mattino poi mi sono svegliato normalmente e non ho problemi, tranne gli occhi gonfi e un po' di stanchezza (anche perchè se non dormo...)
Una cosa che mi capita in questi mesi sono le mioclonie, cioè degli scatti, quasi invisibili ai muscoli (magari un dito che ha un sussulto, un braccio che si contrae involontariamente).
Di giorno poi, come ho detto, sento questa musica quando non faccio nulla. E' come se fosse un rumore di fondo, non che sia invalidante, però non so se è una cosa normale e ci penso spesso, autoricreando continuamente la situazione.
La musica non è mai la stessa. Cioè, se quel giorno sento un tipo di musica, si ripete un motivo di quel brano.
La stessa sensazione c'è anche se mi sveglio la notte, la mente continua per un po' il sogno che stavo facendo, anche se sono sveglio (questo mi capita alcune volte e mi ha spaventato a morte, è come se non avessi il controllo della mia mente e continuasse a viaggiare per i fatti suoi)
In più questa cosa del riconoscersi allo specchio, ci riflettevo e ho capito una cosa: è un po' come se avessi somatizzato questa sensazione. Di solito le persone si guardano allo specchio per vedere come gli sta un vestito, per radersi oppure per truccarsi.
Il mio vedermi allo specchio invece è diretto agli occhi, proprio per vedere se mi riconosco. È questa ricerca che mi fa concentrare su un aspetto che una persona normale non calcola proprio...
Mi chiedo se questi problemi possano essere dovuti ad infezioni (tipo candida, o altro in una situazione di immunodepressione) oppure alla tiroide (ipotiroidismo, tiroide di Hashimoto).
Che esami dovrei fare?
Se andassi da uno psicologo escluderebbe sicuramente qualcosa di organico.
Non so perchè mi sta capitando tutto questo in così poco tempo...
Mi può aiutare?
Sono angosciato perché ho un'orticaria e prurito da un anno, faringite cronica, voce un po' bassa, mani secche, pelle bianca, occhiaie (perchè non dormo), starnuti continui e nessuno crede che abbia qualche infezione, dicono che è solo ansia.
Sto cominciando a meditare che nessuno voglia aiutarmi ma solo scaricarmi, spesso da piccolo mi capitava di sognare di voler parlare con le persone ma non mi usciva una parola dalla bocca, o tutti si giravano come se fossi inesistente. Ora questa situazione è come se fosse reale.
Mi sento come imprigionato tra problemi fisici e adesso anche quelli ansiosi...
Ho bisogno di rassicurazioni, ormai non ho più una vita normale da vivere ma solo problemi.
[#8]
Gentile ragazzo, da ciò che scrive e da come lo scrive lei appare come una persona ansiosa, e più specificamente con una marcata tendenza all'ossessività.
Questa non è una diagnosi, sia ben chiaro, perché senza vederla non si possono fare diagnosi ma solo ipotesi.
Tuttavia, uno dei fatti dell'ossessività è che la persona tende a prendere troppo sul serio ciò che sente e ciò che pensa. Siccome lo specialista che sa il fatto suo capisce subito che si tratta d'ossessività, inizia a lavorare su quella e il paziente ossessivo, vedendo che il dottore non ha più bisogno di sapere altro, può pensare di essere noioso o poco interessante, ma non si tratta di questo.
In altre parole, le cure efficaci per l'ossessività sono quelle dove si parla poco e si agisce molto, e poi ci si regola sui risultati di quelle azioni, prescritte dal terapeuta, per aggiustare il tiro e procedere ulteriormente.
Il problema è che chi soffre d'ossessività è sempre alla ricerca di spiegazioni per problemi che lui stesso s'inventa (dubbi, insicurezza, ipocondria ecc.), quindi la sua cura dovrà consistere non nel dar risposta alle sue domande, ma nel far sì che non abbia più bisogno di porsele.
Dovrebbe consultare uno psicologo psicoterapeuta esperto in questo disturbo, magari informandosi bene in anticipo. Legga qui:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cordiali saluti
Questa non è una diagnosi, sia ben chiaro, perché senza vederla non si possono fare diagnosi ma solo ipotesi.
Tuttavia, uno dei fatti dell'ossessività è che la persona tende a prendere troppo sul serio ciò che sente e ciò che pensa. Siccome lo specialista che sa il fatto suo capisce subito che si tratta d'ossessività, inizia a lavorare su quella e il paziente ossessivo, vedendo che il dottore non ha più bisogno di sapere altro, può pensare di essere noioso o poco interessante, ma non si tratta di questo.
In altre parole, le cure efficaci per l'ossessività sono quelle dove si parla poco e si agisce molto, e poi ci si regola sui risultati di quelle azioni, prescritte dal terapeuta, per aggiustare il tiro e procedere ulteriormente.
Il problema è che chi soffre d'ossessività è sempre alla ricerca di spiegazioni per problemi che lui stesso s'inventa (dubbi, insicurezza, ipocondria ecc.), quindi la sua cura dovrà consistere non nel dar risposta alle sue domande, ma nel far sì che non abbia più bisogno di porsele.
Dovrebbe consultare uno psicologo psicoterapeuta esperto in questo disturbo, magari informandosi bene in anticipo. Legga qui:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#9]
Utente
Buongiorno dottore,
si un po' ossessivo mi sono accorto di esserlo. Se legge l'ultimo messaggio sulla questione del vedersi allo specchio, sono arrivato alla stessa conclusione.
Mi potrebbe dire cosa ne pensa dei sintomi che ho scritto nel messaggio prima? Non cerco una soluzione ma solo un aiuto perché oggi sono abbastanza giù di morale e non so dove sbattere la testa.
Grazie
si un po' ossessivo mi sono accorto di esserlo. Se legge l'ultimo messaggio sulla questione del vedersi allo specchio, sono arrivato alla stessa conclusione.
Mi potrebbe dire cosa ne pensa dei sintomi che ho scritto nel messaggio prima? Non cerco una soluzione ma solo un aiuto perché oggi sono abbastanza giù di morale e non so dove sbattere la testa.
Grazie
[#10]
>>> Mi potrebbe dire cosa ne pensa dei sintomi che ho scritto nel messaggio prima?
>>>
Gliel'ho appena detto: tutte queste sue domande derivano dal suo problema (dall'ansia), non da altro.
L'aiuto di cui ha bisogno deve consistere in una cura adeguata, non nella rassicurazione sporadica. Le spiego perché.
Tutte le volte che l'ansioso dubbioso riceve una rassicurazione, in realtà sta ricevendo anche un messaggio silenzioso insieme ad essa: "Tu sei incapace di fare a meno di essere rassicurato". Ogni rassicurazione va ad alimentare il bisogno stesso di riceverne, perciò la volta successiva sarà più probabile che ne senta ancora di più il bisogno. Ricevere rassicurazioni è come mettere un superfertilizzante sulla pianta dell'ossessività.
Ecco perché se la rassicurassimo non solo non le faremmo un piacere, ma le renderemmo un pessimo servizio.
Deve rivolgersi a uno specialista, per le cure appropriate.
Cordiali saluti
>>>
Gliel'ho appena detto: tutte queste sue domande derivano dal suo problema (dall'ansia), non da altro.
L'aiuto di cui ha bisogno deve consistere in una cura adeguata, non nella rassicurazione sporadica. Le spiego perché.
Tutte le volte che l'ansioso dubbioso riceve una rassicurazione, in realtà sta ricevendo anche un messaggio silenzioso insieme ad essa: "Tu sei incapace di fare a meno di essere rassicurato". Ogni rassicurazione va ad alimentare il bisogno stesso di riceverne, perciò la volta successiva sarà più probabile che ne senta ancora di più il bisogno. Ricevere rassicurazioni è come mettere un superfertilizzante sulla pianta dell'ossessività.
Ecco perché se la rassicurassimo non solo non le faremmo un piacere, ma le renderemmo un pessimo servizio.
Deve rivolgersi a uno specialista, per le cure appropriate.
Cordiali saluti
[#11]
Utente
Si, però, nel frattempo, sono dominato dagli incubi la notte...non penso che sia tanto piacevole.
Tutti questi sintomi possono essere un sintomo di una futura schizofrenia o problemi cognitivi?
Cioè, dato che ho la sensazione a letto, che la mia mente vada per conto suo quando mi sveglio bruscamente, può questa sensazione essere permanente?
Tutti questi sintomi possono essere un sintomo di una futura schizofrenia o problemi cognitivi?
Cioè, dato che ho la sensazione a letto, che la mia mente vada per conto suo quando mi sveglio bruscamente, può questa sensazione essere permanente?
[#12]
Gent.le ragazzo,
gli incubi da soli non sono sufficienti a fare una diagnosi di qualsiasi tipo né previsioni sull'eventuale evoluzione del suo disagio, ma questo forse lei lo sa solo che la sua ansia la induce a tenere tutto sotto controllo, quindi le sue domande sono parte del problema, non un modo per trovare la soluzione, come ha osservato il collega.
gli incubi da soli non sono sufficienti a fare una diagnosi di qualsiasi tipo né previsioni sull'eventuale evoluzione del suo disagio, ma questo forse lei lo sa solo che la sua ansia la induce a tenere tutto sotto controllo, quindi le sue domande sono parte del problema, non un modo per trovare la soluzione, come ha osservato il collega.
[#13]
Utente
Gentili dottori,
dopo parecchio tempo che non scrivo eccomi nuovamente, ma non per chiedere un parere quanto per descrivere un mio stato d'animo che non mi fa vivere pienamente la vita. E' un po' come se fossi una persona controllata dall'interno, a cui manca l'istinto per inserirsi nel flusso della vita.
Forse la dott.ssa Flavia è quella che ha capito un po' il punto della situazione, senza togliere nulla agli altri.
Purtroppo, sono sicuro di essere affetto da DOC fin da quando avevo 7 anni, e penso che la mia ipocondria e il mio carattere schivo derivino da ciò.
Devo dire che il problema non lo vivo più come il problema che si evince dal titolo, nel senso che l'ansia mi sembra sparita e anche la paura della schizofrenia o delle malattie.
Faccio un esempio: ho descritto del problema della musica che avevo in testa già al mattino. Beh, accettandola, ascoltandola e magari cantandola, quindi, non dandogli importanza, non è più un fastidio. Non ho assolutamente problemi di concentrazione e quando si presenta, dopo un po' se ne va come era venuta.
Anche di notte ho cominciato a dormire bene e il problema alla pelle si è quasi attenuato.
Sembrerebbe perfetto fin qui se non che ho una sensazione di fondo che non mi fa vivere bene: a volte quando sono spensierato, mi si insinua il dubbio che le mie emozioni non siano vere. Il che mi fa vivere la vita con l'ansia che tutto sia razionale, non ci sia nulla di vero.
Questo non mi angoscia ma mi fa vivere male perchè in alcune situazioni incomincio a farmi domande del tipo: "come mai mi comporto così", "questo è meglio di quello, ma perchè questa scelta?".
In parole povere, ho paura che tutto diventi razionale.
A volte mi dico: "da oggi sarò spontaneo e sereno" e poi "perchè dovrei farlo se è tutto razionale?" che va a rovinare la prima parte.
Devo dire che se non penso a queste cose vivo serenamente ma se mi balenano questi pensieri, mi irrigidisco, mi viene un po' d'ansia e malessere perché la cosa più bella per me sarebbe vivere una vita basata sulla spensieratezza, emozioni, curiosità, avventura, sorrisi.
Cose che adesso un po' mi mancano, a causa di questi concetti razionali.
Ma anche questo fa parte del DOC? Ho letto che per guarire serve una cura farmacologica, ma il mio è un problema esistenziale come si fa a curarlo.
A volte penso che ci vorrebbe una botta in testa o un reset come nel film "Men in Black", almeno mi dimenticherei del problema e vivrei pienamente la vita.
Mi dite cosa ne pensate.
dopo parecchio tempo che non scrivo eccomi nuovamente, ma non per chiedere un parere quanto per descrivere un mio stato d'animo che non mi fa vivere pienamente la vita. E' un po' come se fossi una persona controllata dall'interno, a cui manca l'istinto per inserirsi nel flusso della vita.
Forse la dott.ssa Flavia è quella che ha capito un po' il punto della situazione, senza togliere nulla agli altri.
Purtroppo, sono sicuro di essere affetto da DOC fin da quando avevo 7 anni, e penso che la mia ipocondria e il mio carattere schivo derivino da ciò.
Devo dire che il problema non lo vivo più come il problema che si evince dal titolo, nel senso che l'ansia mi sembra sparita e anche la paura della schizofrenia o delle malattie.
Faccio un esempio: ho descritto del problema della musica che avevo in testa già al mattino. Beh, accettandola, ascoltandola e magari cantandola, quindi, non dandogli importanza, non è più un fastidio. Non ho assolutamente problemi di concentrazione e quando si presenta, dopo un po' se ne va come era venuta.
Anche di notte ho cominciato a dormire bene e il problema alla pelle si è quasi attenuato.
Sembrerebbe perfetto fin qui se non che ho una sensazione di fondo che non mi fa vivere bene: a volte quando sono spensierato, mi si insinua il dubbio che le mie emozioni non siano vere. Il che mi fa vivere la vita con l'ansia che tutto sia razionale, non ci sia nulla di vero.
Questo non mi angoscia ma mi fa vivere male perchè in alcune situazioni incomincio a farmi domande del tipo: "come mai mi comporto così", "questo è meglio di quello, ma perchè questa scelta?".
In parole povere, ho paura che tutto diventi razionale.
A volte mi dico: "da oggi sarò spontaneo e sereno" e poi "perchè dovrei farlo se è tutto razionale?" che va a rovinare la prima parte.
Devo dire che se non penso a queste cose vivo serenamente ma se mi balenano questi pensieri, mi irrigidisco, mi viene un po' d'ansia e malessere perché la cosa più bella per me sarebbe vivere una vita basata sulla spensieratezza, emozioni, curiosità, avventura, sorrisi.
Cose che adesso un po' mi mancano, a causa di questi concetti razionali.
Ma anche questo fa parte del DOC? Ho letto che per guarire serve una cura farmacologica, ma il mio è un problema esistenziale come si fa a curarlo.
A volte penso che ci vorrebbe una botta in testa o un reset come nel film "Men in Black", almeno mi dimenticherei del problema e vivrei pienamente la vita.
Mi dite cosa ne pensate.
[#14]
Gentile Utente,
Lei ha soltanto bisogno di esternare ad uno psicoterapeuta tutti i suoi problemi: questo è il setting terapeutico.
Poi lei può scegliere un tipo di psicoterapia o un altro. Chiunque lei sceglierà per mettersi nelle sue mani andrà bene. Vedrà che riacquisterà sicurezza in se stesso, nelle sue capacità, si sentirà compreso, entrerà in relazione con gli altri, le piacerà la compagnia e il divertimento. Ritornerà a miglior vita.
Le hanno già indicato diversi tipi di psicoterapia. Mi permetto di integrare quella citazione con un'altra psicoterapia molto importante e che lenisce i sintomi che lei descrive:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/481-il-concetto-di-libido-in-jung.html
= teoria e pratica psicoterpeutica junghiana.
Cordiali saluti e tanti auguri.
[#15]
Gent.le ragazzo,
un percorso di psicoterapia le consentirà di mettere in discussione alcune convinzioni che stanno condizionando la
sua vita quotidiana e che possono essere elaborate attraverso il confronto con lo psicoterapeuta. Purtroppo da qui non possiamo fare di più, non basta descrivere il proprio disagio è necessario creare le condizioni favorevoli all'inizio di un processo di cambiamento.
un percorso di psicoterapia le consentirà di mettere in discussione alcune convinzioni che stanno condizionando la
sua vita quotidiana e che possono essere elaborate attraverso il confronto con lo psicoterapeuta. Purtroppo da qui non possiamo fare di più, non basta descrivere il proprio disagio è necessario creare le condizioni favorevoli all'inizio di un processo di cambiamento.
[#16]
Utente
Gentili dottori,
dopo parecchio tempo che non scrivo vi volevo chiedere un parere su un fatto che mi inquieta un po' anche se cerco di vivere normalmente la mia vita.
Di giorno faccio mille pensieri razionali mentre di notte diventano strani e irrazionali: ad esempio, questa notte ho sognato di dare da mangiare della plastica al mio gatto. Altre volte, i sogni sono confusi e ne faccio anche 4 o 5 che si susseguono e non riesco a dormire bene.
In più nessuno mi ha risposto ad un problema che ormai non mi fa venire più ansia ma mi fa porre un sacco di domande:
-al mattino, al risveglio, sento sempre la musica con cui sono andato a dormire in testa. C'è un motivetto che si riavvolge e ripete in continuazione.
Ora sto leggendo "Il cervello bloccato" di Schwartz e dice appunto che i disturbi ossessivi dipendono dal fatto che i lobi frontali non riescono bene a smistare le informazioni che rimangono in quel punto del cervello invece di autoestinguersi. Può essere dovuto a questo la musica?
Poi volevo chiedere una cosa che mi capita di sera: se sono impegnato in attività non succede nulla. Invece, a volte mi capita di vedere la mia stessa ombra e mi da un senso di malessere. Come se mi autosuggestionassi di una paura che non esiste. Penso "pensa se le ombre prendessero vita" e poi "è solo autosuggestione" e poi "magari è un principio di pazzia" e poi "come mai noto le ombre e mi mettono ansia" e poi "cerca di stare tranquillo".
Un altro esempio e con un rumore particolare: sento i miei vicini che fanno i lavori. Poi usano il martello e penso "pensa se abbattessero la parete" e poi "e perchè dovrebbero farlo" e poi "ma è solo un pensiero, chissà cosa fanno" e poi "ma perchè faccio questi pensieri e cosa c'è di male se li faccio?".
La risposta a questa ultima cosa è che sto per diventare pazzo, perchè mi devono venire certi pensieri che non mi fanno stare sereno?
Si può trattare di schizofrenia? Comincia così (associazioni bizzarre, paure immotivate ecc...)
Grazie per l'aiuto,
dopo parecchio tempo che non scrivo vi volevo chiedere un parere su un fatto che mi inquieta un po' anche se cerco di vivere normalmente la mia vita.
Di giorno faccio mille pensieri razionali mentre di notte diventano strani e irrazionali: ad esempio, questa notte ho sognato di dare da mangiare della plastica al mio gatto. Altre volte, i sogni sono confusi e ne faccio anche 4 o 5 che si susseguono e non riesco a dormire bene.
In più nessuno mi ha risposto ad un problema che ormai non mi fa venire più ansia ma mi fa porre un sacco di domande:
-al mattino, al risveglio, sento sempre la musica con cui sono andato a dormire in testa. C'è un motivetto che si riavvolge e ripete in continuazione.
Ora sto leggendo "Il cervello bloccato" di Schwartz e dice appunto che i disturbi ossessivi dipendono dal fatto che i lobi frontali non riescono bene a smistare le informazioni che rimangono in quel punto del cervello invece di autoestinguersi. Può essere dovuto a questo la musica?
Poi volevo chiedere una cosa che mi capita di sera: se sono impegnato in attività non succede nulla. Invece, a volte mi capita di vedere la mia stessa ombra e mi da un senso di malessere. Come se mi autosuggestionassi di una paura che non esiste. Penso "pensa se le ombre prendessero vita" e poi "è solo autosuggestione" e poi "magari è un principio di pazzia" e poi "come mai noto le ombre e mi mettono ansia" e poi "cerca di stare tranquillo".
Un altro esempio e con un rumore particolare: sento i miei vicini che fanno i lavori. Poi usano il martello e penso "pensa se abbattessero la parete" e poi "e perchè dovrebbero farlo" e poi "ma è solo un pensiero, chissà cosa fanno" e poi "ma perchè faccio questi pensieri e cosa c'è di male se li faccio?".
La risposta a questa ultima cosa è che sto per diventare pazzo, perchè mi devono venire certi pensieri che non mi fanno stare sereno?
Si può trattare di schizofrenia? Comincia così (associazioni bizzarre, paure immotivate ecc...)
Grazie per l'aiuto,
[#17]
Gentile utente,
tramite questo servizio possiamo solo dare qualche informazione e fornire delle osservazioni basate sul contenuto dei post: non possiamo nè fare diagnosi, nè tantomeno darle quelle risposte certe che lei sta cercando con tanta ansia.
La invito nuovamente a rivolgersi di persona ad uno psicologo e ad evitare di cercare ulteriori risposte presso chi, come noi, non la conosce, proprio per evitare di alimentare ulteriormente l'ossessività senza nel frattempo risolvere nulla.
Tanti cari auguri,
tramite questo servizio possiamo solo dare qualche informazione e fornire delle osservazioni basate sul contenuto dei post: non possiamo nè fare diagnosi, nè tantomeno darle quelle risposte certe che lei sta cercando con tanta ansia.
La invito nuovamente a rivolgersi di persona ad uno psicologo e ad evitare di cercare ulteriori risposte presso chi, come noi, non la conosce, proprio per evitare di alimentare ulteriormente l'ossessività senza nel frattempo risolvere nulla.
Tanti cari auguri,
[#18]
Utente
Gentile dott.ssa Massaro,
come potrà leggere dalle miei prime righe del post precedente, io non chiedo una diagnosi, chiedo solo un parere o, come dice lei, un'osservazione basata sul contenuto del post.
Poi è logico che non conoscendo il contesto potrebbe essere che mi dia una risposta non al 100% corretta ma di questo ne tengo conto.
Se poi non vuole leggere attentamente ciò che scrivo, è un altro discorso...senza essere polemico. Però io avrei bisogno di un po' di empatia o aiuto e questo a prescindere dal fatto di essere un consulto reale oppure online.
come potrà leggere dalle miei prime righe del post precedente, io non chiedo una diagnosi, chiedo solo un parere o, come dice lei, un'osservazione basata sul contenuto del post.
Poi è logico che non conoscendo il contesto potrebbe essere che mi dia una risposta non al 100% corretta ma di questo ne tengo conto.
Se poi non vuole leggere attentamente ciò che scrivo, è un altro discorso...senza essere polemico. Però io avrei bisogno di un po' di empatia o aiuto e questo a prescindere dal fatto di essere un consulto reale oppure online.
[#19]
Gentile Utente,
Mi fermo soltanto sul problema dei sogni. Lei vuol sapere cosa significa un sogno fatto da lei in una certa notte. I sogni, per alcuni terapeuti, sono soltanto dei residui del pensiero in fase di veglia. Cioè non significano nulla, o quasi nulla. Per altri, cioè per tutti quelli che provengono da scuole terapeutiche che danno un valore all’inconscio, specialmente per quelle di estrazione analitica, sono elementi fondamentali dell’inconscio che permette al soggetto di entrare in contatto con questa parte del Sé, e che è un elemento della Mente del soggetto, perché cosa pensata ed immaginata in fase onirica.
Per questi terapeuti il sogno può avere un valore sia per rimettere al suo posto il pensiero cosciente, sia per esternare zone del sentimento e delle emozioni che in fase di veglia non sono illuminate dal pensiero. Ma questo lavoro di esame dei sogni deve essere fatto in sede terapeutica, sul set terapeutico. Altrimenti non conta niente, anche perché i sogni assumono una loro connotazione in riferimento ad un contesto in cui viene fatto e in diretto riferimento al soggetto sognante.
Sognare un prato fiorito assume un significato per una ragazza che si è incontrata il giorno primo con il suo moroso, altri significati se a sognarlo è un coltivatore diretto, o un giardiniere, o un carcerato. E così via. Ecco perché è necessario che il sognatore si metta in contatto con il terapeuta e insieme riescano a capire se quel sogno nasconde un desiderio inespresso, o esprime altre “cose”.
Quindi tutto va rimandato al setting terapeutico.
Ok?.
Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 19 risposte e 135k visite dal 23/03/2011.
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