Fantasie sessuali sullo psicologo

Buonasera dottori,
sono una donna di 33 anni e vado da un terapeuta da qualche mese. Dopo pochi incontri mi sono accorta di essere infatuata di lui e l'ho informato. Gli incontri sono continuati senza cambiamenti di alcun genere, ma c'è una cosa che con il terapeuta non ho condiviso e che mi fa stare male: ho fantasie sessuali sul suo conto, penso a lui nell'intimità con il mio partener (con cui convivo da 3 anni e con cui non ci sono problemi) e questo mi fa sentire in colpa nei confronti del fidanzato, mi fa sentire una traditrice con conseguente pessima opinione di me stessa. Non riesco a dire al terapeuta quello che ho appena scritto a voi e vi chiedo un consiglio: come posso evitare che certe fantasie prendano il sopravvento? Se non è possibile evitarlo come posso fare per non sentirmi così in colpa?
Grazie mille per l'attenzione.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile signora, riporta un evento non infrequente, ovvero una forma di attrazione erotica nei confronti del suo terapeuta.

Tempo fa, ci parlava di alcune difficoltà con la sua precedente terapeuta. Cosa è successo? Come mai ha deciso di cambiare terapeuta?

>>come posso evitare che certe fantasie prendano il sopravvento?

Se intende "evitare queste fantasie", semplicemente non può. Non è possibile evitare dei pensieri, è possibile solo non trasformarli in azioni.

Ci aveva messo al corrente di un problema di fiducia nei confronti della sua terapeuta precedente, connesso forse a delle aspettative irrealistiche sul percorso di cura e sul lavoro psicologico (tipo "devo fidarmi totalmente e completamente fin da subito della persona che ho di fronte"). Qual è il suo attuale rapporto con il terapeuta che la sta aiutando?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le sig.ra,
dopo aver informato il suo terapeuta del suo coinvolgimento emotivo la cosa è stata elaborata all'interno del colloquio oppure no?
Il transfert da parte del cliente è un fenomeno molto frequente ma dovrebbe diventare parte del lavoro che si fa in psicoterapia, onde evitare che si trasformi in un fattore "inquinante" il rapporto di fiducia che sta costruendo con il suo terapeuta.
Inoltre sarebbe opportuno che lei, sempre rispettando i suoi tempi, condividesse con lo psicoterapeuta i suoi sensi di colpa nei confronti del suo partner.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
La ringrazio per la risposta rapida.

Le spiego subito cosa non mi aveva convinto della prima terapeuta a cui mi ero rivolta:
premetto che io avevo cercato una psicologa per risolvere un problema di depressione in seguito ad un aborto.
Al primo incontro la dottoressa, dopo avermi fatto un po' di domande generali, aveva testualmente detto "ho capito, quando lei vuole far soffrire sua mamma usa gli studi come arma". Io so di avere qualche problema comunicativo in casa, ma l'episodio a cui la dottoressa faceva riferimento era la scelta di cambiare università effettuata più di dieci anni fa e messa in pratica senza il permesso dei genitori. E' stata una scelta difficile e ho lottato anni per difenderla, ma non l'ho certo presa per ferire i miei genitori. Arriva un momento in cui un adulto deve prendere la sua strada, anche se mamma e papà non lo capiscono. Mia mamma ha sofferto, ma non era voluto, è stato un effetto collaterale.
Nonostante una prima impressione non ottima sono andata ai successivi due incontri. Al secondo mi sono stati fatti fare disegni di una figura maschile e di una figura femminile al terzo mi sono state date le risposte ai disegni: ho disegnato prima l'uomo quindi sono una persona razionale, l'ho fatto con le spalle più larghe della donna quindi "chissà cosa ha dovuto sopportare nel suo passato", le mani non erano ben definite perché ho un problema a relazionarmi con il prossimo, ecc...
Inutile dire che non era il percorso per me, perché su una cosa la sua collega aveva ragione: sono un tipo razionale e volevo qualcuno con cui affrontare il pianto facile del presente. Mi sembrava tutto un po' forzato e non era ancora cambiato nulla nel mio piccolo mondo, anzi, forse stavo peggio. Probabilmente ho sbagliato io a rivolgermi ad una specialista di analisi freudiana, ma all'epoca non sapevo che la psicologia avesse scuole così diverse tra loro.

Il secondo tentativo l'ho fatto con l'attuale terapeuta: specializzato in terapia sistemica breve.
Approccio completamente diverso. Sono andata da lui senza troppa fiducia eppure dopo solo due incontri quella tristezza di fondo era già sparita. A gennaio ho avuto un secondo aborto eppure non mi sento a terra e non penso che andrà tutto male.
Sto continuando ad andare dal terapeuta perché in questi mesi sono venute alla luce, solo chiacchierando, altre situazioni che fatico a gestire e lui mi sta aiutando molto.
Il mio rapporto con lui è di totale fiducia. Mi ci sono voluti mesi, ma ora con lui riesco a parlare di tutto. In quello studio mi sento libera, protetta, a mio agio e quando esco da lì sono più serena di quando ci sono entrata. Mi dà molti spunti di riflessione e quando arrivo a elaborare un mio pensiero su questioni sollevate da lui vorrei potergli parlare subito per renderlo partecipe e per avere un confronto.
Detto ciò chiarisco che il mio rapporto con lui è ovviamente solo professionale, non credo proverei a mettere in pratica le mie fantasie perché già mi sento in colpa solo ad averle. In ogni caso gli ho confidato di essere "innamorata" di lui nel momento in cui me ne sono resa conto, confidando sulla sua capacità di evitare complicazioni.
L'unico argomento a cui non ho fatto accenno sono le mie fantasie erotiche sul suo conto. Non è che non saprei come dirlo, perché davvero con lui poteri parlare di tutto (anche se magari con un filo di imbarazzo) è che mi sembra quasi di fare un'avance e non so se ha senso condividere certi pensieri. Cosa faccio? Entro nel suo studio, mi siedo davanti a lui e gli dico "buonasera dottore, vorrei chiederle un consiglio su un mio problema: nell'intimità penso a lei e questo mi fa sentire in colpa"?
Se non posso evitare di pensare a lui in maniera più o meno romantica, posso almeno in qualche modo evitare di sentirmi uno straccio per la situazione? Tradire qualcuno con il pensiero è indice di qualcosa che non va nella coppia? E' come tradire di fatto? Perché io e il mio compagno parliamo di famiglia e io penso ad un altro uomo... non mi sembra proprio bello.
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Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Genitle Dr.ssa Camplone, la ringrazio per la risposta.

Lei cosa intende quando chiede:
"dopo aver informato il suo terapeuta del suo coinvolgimento emotivo la cosa è stata elaborata all'interno del colloquio oppure no?"

In realtà io gli ho confidato i miei senimenti via mail. Lui però si è rifiutato di affrontare la questione a distanza e ne ha voluto parlare in seduta. Mi ha fatto un po' di domande sul mio passato, sulle mie storie amorose in generale e sul mio attuale compagno. Dalle mie risposte sono nate altre domande e così via. La questione è così sfumata su altre dinamiche e non abbiamo più parlato di "noi". A volte vorrei capire perché lui mi fa questo effetto, ma forse ci arriverò quando avrò trovato le risposte ai quesiti che si sono sollevati affrontando la mia sfera sentimentale in maniera più ampia...

Lei comunque mi consiglia di parlare con il terapeuta del senso di colpa originato da questa particolare situazione?

Grazie ancora per l'attenzione
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Io facevo riferimento alla possibilità di condividere il suo vissuto relativo all'"innamoramento" nei confronti del terapeuta per sgombrare il campo da eventuali equivoci o false aspettative che lei potrebbe avere.
Non può che essere lei a decidere se e quando parlare anche dei suoi sensi di colpa ma credo che sia un aspetto che non andrebbe ignorato.
Il suo terapeuta dovrebbe aiutarla a fare chiarezza dentro di sè e da quello che lei riferisce sembra che abbiate iniziato a farlo, ma non credo possa esserle utile integrare questo processo di elaborazione con una consulenza on line che di per sé ha dei limiti notevoli rispetto al rapporto diretto che lei ha con il suo terapeuta.
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Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Buonasera,

Per quanto riguarda la possibilità di equivoci o false aspettative in realtà non ce ne sono stati: ho sempre saputo che dal terapeuta non posso avere un riscontro affettivo e non ho mai pensato che il suo modo di porsi fosse dovuto a un sentimento particolare. Lui ha saputo non essere lontano mantenendo le dovute distanze e non mi ha in alcuna maniera illuso. Ma gli ho reso le cose facili, perché nel momento in cui ho confessato il mio sentimento ho anche specificato che sapevo che non era corrisposto e che sapevo che non poteva avere un futuro. Questo non toglie che lui per me è un chiodo fisso. E' un po' come innamorarsi di un personaggio famoso: non lo si conosce realmente, non lo si potrà mai frequentare e non si può pensare che diventi parte della propria vita ... ma rimane un "oggetto del desiderio" piuttosto forte. Purtroppo o per fortuna il terapeuta non è proprio un'immagine su uno schermo, con lui interagisco e questo rende tutto un po' meno irreale, anche il mio coinvolgimento emotivo sembra meno fantastico e proprio da questo origina il mio senso di colpa.
Inoltre la speranza che magari a fine terapia non ci si debba per forza salutare per sempre e si possa restare in contatto c'è, e anche se lui è stato chiaro anche su questo punto dicendo che non avverrà nulla di simile, io a volte penso che se "per caso" lo incontrassi in un contesto diverso non sarebbe così impossibile fare parte della sua vita.

In ogni caso credo che lei abbia ragione: lo scambio informatico non può sostituire il rapporto diretto. Inoltre questo disagio dovuto al senso di colpa ha effetto sulla mia vita quotidiana e a lungo andare non può che creare problemi al mio rapporto di coppia, quindi forse davvero non dovrei ignorarlo. Vedrò di trovare un modo per affrontare la questione in terapia.

Ringrazio tutti per la gentilezza e per le risposte.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le sig.ra,
come vede è consapevole del rischio di "idealizzare" il suo terapeuta che pur essendo stato chiaro con lei non può impedirle di continuare ad alimentare, se lei lo desidera, questa speranza, che potrebbe distrarla dal lavoro che sta portando avanti in psicoterapia ed è per questo che sarebbe importante parlare con lo psicoterapeuta anche della ricaduta che tutto questo sta avendo all'interno del suo rapporto di coppia.
Cordialmente
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> come posso evitare che certe fantasie prendano il sopravvento?
>>>

Gentile utente, è molto semplice: parlandone con il terapeuta.

Lei stessa ne intuisce il perché:

>>> E' un po' come innamorarsi di un personaggio famoso: non lo si conosce realmente, non lo si potrà mai frequentare e non si può pensare che diventi parte della propria vita ... ma rimane un "oggetto del desiderio" piuttosto forte.
>>>

Ci s'innamora solo di ciò che s'idealizza. Perciò, parlare delle sue fantasie idealizzate farà sì che esse perdano la loro carica fantastica, rendendole più innocue. Se invece continua a tenersele dentro otterrà l'effetto di una pentola a pressione con la valvola di sicurezza otturata.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Mi rendo perfettamente conto che parlarne con il terapeuta è la cosa più sensata da fare, ma temo di aver avuto un comportamento discutibile che mi mette in una posizione scomoda: nel tentativo di avere informazioni personali sul suo conto, con la speranza poco realistica di poter rendere meno distaccato il rapporto tra di noi, ho certamente superato il limite del buon senso cercando un possibile contatto con lui nei social network. Cercando lui sono finta nell'account di sua sorella, che ovviamente non ha gradito la mia invadenza.
Ho fatto rapidamente marcia indietro, ho ammesso la mia colpa e ho chiesto scusa, ma questo non toglie che la situazione sia decisamente sfuggita al mio controllo. Mi sembra di avere un'ossessione nei suoi confronti e mi rendo conto di superare il limite solo a cose fatte.

Come può aiutarmi se lui è parte del problema?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazza,
gli psicoterapeuti sanno come gestire questo tipo di reazioni da parte dei clienti e mi sembra che nel suo caso lui abbia chiaramente esplicitato l'inopportunità di eventuali rapporti non-professionali tra di voi.
E' comprensibile che lei sia curiosa di sapere di più sul conto dello psicoterapeuta ma è fondamentale che lei sia consapevole della sua invadenza e ne parli in terapia se sente che ha difficoltà a controllare i suoi impulsi.
Lo psicoterapeuta non avendo alcun coinvolgimento emotivo nei suoi confronti non è parte del problema, lo sarebbe se ne avesse, nel qual caso dovrebbe inviarla ad un collega.
A questo punto la situazione mi sembra abbastanza delicata quindi è necessario che le riporti la sua attenzione sul suo vissuto anziché orientarla sulla vita privata del terapeuta.
In questo modo tutto questo diventerà "materiale" sul quale lavorare in terapia consentendole di continuare il suo percorso di crescita personale. Non avrebbe senso andare alle sedute solo per il piacere di incontrare il terapeuta.
[#11]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Come può aiutarmi se lui è parte del problema?
>>>

Il terapeuta non è parte del problema, è colui che deve aiutare lei a risolvere il suo.

Come le dice la collega, ogni terapeuta è abituato a questo tipo di situazioni, quindi non deve avere paura di parlane con lui.

È con la sorella che è avvenuta la gaffe, non con il terapeuta.

Oltretutto quest'episodio deve aver reso la sua tensione interna ancora più forte, perciò a maggior ragione se non ne parla rafforzerà la fissazione.

Cordiali saluti
[#12]
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14
“A volte vorrei capire perché lui mi fa questo effetto, ma forse ci arriverò quando avrò trovato le risposte ai quesiti che si sono sollevati affrontando la mia sfera sentimentale in maniera più ampia...”

Gentile signora,
concordo con quanto già espresso dai colleghi.

Tecnicamente, ciò di cui lei ci parla è l’instaurazione di un forte transfert.

Secondo Freud, il transfert è una risorsa preziosa: da un lato fa temporaneamente arrestare il lavoro che si svolge (nel suo caso, lei si concentra sulle fantasie che prova verso il proprio terapeuta e non sulle questioni che la fanno soffrire), dall’altro è “il reale motore della cura” se il terapeuta sa rimettere in gioco le energie sviluppate da questi sentimenti, per lavorare le problematiche che lei porta.
Da ciò che ci racconta, il professionista che la sta seguendo sa come gestire questa fase della sua terapia.

Portare in seduta ciò di cui ci ha parlato in questo consulto, sarebbe più che mai utile al lavoro che sta svolgendo.

Un caro saluto,

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

[#13]
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Ringrazio tutti i dottori che sono intervenuti.

Come sempre ho trovato in questo sito un rapido supporto. Mi avete aiutato a prendere coraggio e ho deciso di affrontare la questione in terapia già al prossimo incontro, che avverrà in settimana.

"Oltretutto quest'episodio deve aver reso la sua tensione interna ancora più forte, perciò a maggior ragione se non ne parla rafforzerà la fissazione."

Lei ha perfettamente ragione. Dopo l'episodio non sono molto tranquilla e sto lottando con me stessa per non telefonare al terapeuta nel tentativo di trovare scuse all'accaduto. Mi frena solo la consapevolezza che lui non mi darebbe corda al telefono e al massimo anticiperebbe la seduta, quindi evito. Inoltre sarà il caso di non usare scuse di alcun genere e di dire con onestà come vivo interamente la questione. E' un po' difficile quando si sa di essere palesemente dalla parte del torto ma se non voglio essere trattata come una bambina devo quanto meno prendermi le responsabilità dei miei gesti.
Temo un po' che il mio essere onesta porterà il terapeuta ad avere una brutta opinione di me e vorrei tanto che mi giudicasse una bella persona, ma mentirgli per avere la sua approvazione non può portare nulla di buono, quindi sarò onesta su tutto e poi accetterò le conseguenze. D'altronde potevo pensarci prima di agire in maniera così impulsiva...
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
La sua onestà renderà il rapporto con il terapeuta più autentico creando le migliori premesse per l'elaborazione del suo vissuto diventando per lei occasione di entrare in contatto con i suoi reali bisogni, come ad esempio quello relativo all'approvazione dell'altro.
[#15]
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
In effetti la mia necessità di approvazione è una problematica che era già uscita durante gli incontri, ma non era rifertita a lui bensì ai miei genitori. Non avendo ciò che mi serve da coloro a cui lo chiedo mi sa che lo sto cercando altrove.
Un tempo non avrei mai pensato di poter confidare alla persona da cui voglio stima qualcosa di cui mi vergogno, ma con il terapeuta è diverso. Non penso che sarà facile, ma non sarà la prima volta che gli racconto qualcosa di me che non mi piace.

In ogni caso avete ragione: lui non è parte del mio problema. Gli parlerò di tutto quello che è uscito in questo scambio informatico.

Vi ringrazio di cuore per la gentilezza e per l'aiuto
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Mi fa piacere che le siamo stati d'aiuto forse evitando un eventuale "inquinamento" dell'alleanza terapeutica derivante dalla sua attrazione nei confronti dello psicoterapeuta.
Sono convinta che affrontare tutto questo all'interno del contesto terapeutico si rivelerà una preziosa opportunità per alimentare il suo processo di cambiamento.
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Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Siete stati tutti molto gentili e visto che ora sono davvero in crisi vi chiedo un ultimo consiglio.

Ho detto al terapeuta che ho superato i limiti imposti dalla terapia e mi sono scusata per l'accaduto. Abbiamo parlato un po' delle possibili cause e lì per lì mi sembrava che tutto filasse. Mi ha detto che il mio comportamento pone a lui un quesito: se lui può aiutarmi o se è il caso che io vada da un suo collega. Ha detto che dipendeva da me e io ho risposto che capivo e che potevamo continuare il nostro percorso, ma dopo solo 24 ore ho usato le informazioni celate sulla sua pagina web per risalire al suo indirizzo privato. Sono una persona ipocrita e prepotente, dico di amarlo e poi calpesto i suoi diritti come se fossero nulla. Gli ho scritto una lettera di poche righe per avvisarlo dell'accaduto e dirgli che non andrò più in seduta da lui. Non sono in grado di mantenere le promesse e finirò per creargli problemi e basta. So che è la scelta giusta, ma ora sono a pezzi. Vorrei che lui mi dicesse che non sono terribile come penso e che merito comunque il suo aiuto, ma so che non lo farà e mi sento triste, convinta di meritare di stare così perché me la sono cercata, ma comunque abbandonata. Non voglio un altro terapeuta, non voglio ricominciare da zero, ma lui non mi verrà a salvare, non posso promettergli di rispettare i suoi spazi, non mi crederebbe e farebbe bene.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Io credo che i suoi comportamenti anche se disfunzionali siano una richiesta di attenzione e di contenimento che lei vorrebbe trovare nel suo terapeuta e come se lei avesse bisogno che l'altro le faccia sentire il "confine", perché da sola crede di non essere in grado di autoregolarsi, infstti oscilla tra un atteggiamento di condanna senza appello nei suoi confronti e l'impulsività incontrollabile derivante dalla sua "infatuazione" per il terapeuta.
Si è instaurato un circolo vizioso che forse per essere interrotto richiede un momento di riflessione e, successivamente, un'assunzione di responsabilità relativa alla decisione se proseguire il suo percorso verso l'autoconsapevolezza con lo stesso terapeuta o con un altro specialista.
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Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Grazie dottoressa per la sincerità,

il mio terapeuta all'ultimo incontro mi aveva detto praticamente le stesse cose. Io aggiungerei anche che è un comportamento un pochino infantile: i bambini hanno bisogno che le regole vengano definite con chiarezza, talvolta anche in modo autoritario e severo, e confondono le attenzioni con l'affetto... forse non sono cresciuta poi così tanto.

In ogni caso stamattina ho sentito il terapeuta e mi riceverà di nuovo, ma questa volta non fa eccezioni e non anticipa la seduta, aspetto il mio turno. Userò questi giorni per riflettere un po' non solo sull'accaduto ma anche su come mi sono sentita abbandonata e perduta all'idea di non avere più il suo aiuto. Ci sono ancora molte cose che non mi tornano.
Grazie di tutto.
[#20]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Bene, sono convinta che la prossima seduta le consentirà di chiarire ulteriormente il suo vissuto e prendere le decisioni più opportune insieme al terapeuta.