Paura di morire ma anche di vivere...
Gentili dottori,
sono una ragazza di 28 anni che da 2 anni soffre di fobie e ipocondria (emetofobia,fobia della pipì, terrore della SM e di tutte le malattie possibili). Mi si sono sviluppati in seguito a un periodo di forte stress psicologico: 1 grande delusione amorosa, l'ansia per un intervento chirurgico, litigi con amiche e dispiaceri in famiglia.
A nov09 ho sintomi sempre più forti da non riuscire più ad andare avanti, entro in terapia farmacologica con Pasaden e Anafranil...sto benissimo, mi sento rinascere. Durante la cura ho avuto 4 brutti lutti, affrontati abbastanza bene. Dopo 6 mesi non voglio più farmaci penso di aver risolto interrompo gradualmente la cura a mag10. Tutta l'estate perfettamente felice, a sett i primi pensieri brutti, sempre di più.
Ansia, attacchi di panico, depressione. I miei sintomi peggiorano giorno dopo giorno ma non dico nulla. Mi faccio le autodiagnosi su internet, passo da una malattia all'altra...tumori, leucemie, paura a dormire perchè mi viene un aneurisma. Faccio tutto e vivo come non avessi scampo, penso al futuro e mi vedo malata, morta. Ripenso alle 4 persone a me vicine morte per malattie...Mi sveglio piangendo, chiaramente fisicamente ne sto risentendo. Gastriti, tachicardia, sudorazione fredda, torpori agli arti, febbricola, lieve perdita di appetito e peso. Quando sto bene per me, ho angoscia per i miei genitori e così via in un circolo vizioso.
Faccio analisi del sangue col terrore di avere la leucemia (avevo qualche sintomo) risulta tutto ok. Mi fisso con altro...decido di andare dal mio medico neurologo che mi da una nuova cura farmacologica.
Pasaden alle 8 e alle 14, Lorazepam e Anafranil alle 21. Sono passati 2 mesi da quando mi ha dato la cura, non l'ho mai iniziata perché non voglio più dipendere da un farmaco.
Mi trascuro fisicamente, non ho stimoli, a lavoro perdo la concentrazione...ho paura della morte ma ho anche paura a vivere! Non riesco a pensare a un futuro che non sia drastico e sofferente.
Cmq ho un ragazzo splendido, una famiglia desiderabile, ottimi amici e il lavoro della mia vita...tutti mi stanno vicini, dovrei essere alle stelle e invece sono in questo stato.
A oggi non ho più fobie, mi sono un pò ripresa con la lettura di alcuni libri, aprendomi con persone vicine (parlarne aiuta molto) e con un pò di buona volontà (ma i pensieri persistono sempre). Da una settimana ho avuto una brutta notizia a lavoro, con una persona grav. malata e il conseguente stravolgimento dei miei orari e mansioni...oltre che un grande dispiacere per questa persona. Sto nuovamente male, ho sintomi di tutti i tipi e di nuovo il terrore delle malattie, ormai mio pensiero quotidiano.
La mia domanda è cosa dovrei fare? Sono qui per chiedervi un graditissimo consiglio...grazie
sono una ragazza di 28 anni che da 2 anni soffre di fobie e ipocondria (emetofobia,fobia della pipì, terrore della SM e di tutte le malattie possibili). Mi si sono sviluppati in seguito a un periodo di forte stress psicologico: 1 grande delusione amorosa, l'ansia per un intervento chirurgico, litigi con amiche e dispiaceri in famiglia.
A nov09 ho sintomi sempre più forti da non riuscire più ad andare avanti, entro in terapia farmacologica con Pasaden e Anafranil...sto benissimo, mi sento rinascere. Durante la cura ho avuto 4 brutti lutti, affrontati abbastanza bene. Dopo 6 mesi non voglio più farmaci penso di aver risolto interrompo gradualmente la cura a mag10. Tutta l'estate perfettamente felice, a sett i primi pensieri brutti, sempre di più.
Ansia, attacchi di panico, depressione. I miei sintomi peggiorano giorno dopo giorno ma non dico nulla. Mi faccio le autodiagnosi su internet, passo da una malattia all'altra...tumori, leucemie, paura a dormire perchè mi viene un aneurisma. Faccio tutto e vivo come non avessi scampo, penso al futuro e mi vedo malata, morta. Ripenso alle 4 persone a me vicine morte per malattie...Mi sveglio piangendo, chiaramente fisicamente ne sto risentendo. Gastriti, tachicardia, sudorazione fredda, torpori agli arti, febbricola, lieve perdita di appetito e peso. Quando sto bene per me, ho angoscia per i miei genitori e così via in un circolo vizioso.
Faccio analisi del sangue col terrore di avere la leucemia (avevo qualche sintomo) risulta tutto ok. Mi fisso con altro...decido di andare dal mio medico neurologo che mi da una nuova cura farmacologica.
Pasaden alle 8 e alle 14, Lorazepam e Anafranil alle 21. Sono passati 2 mesi da quando mi ha dato la cura, non l'ho mai iniziata perché non voglio più dipendere da un farmaco.
Mi trascuro fisicamente, non ho stimoli, a lavoro perdo la concentrazione...ho paura della morte ma ho anche paura a vivere! Non riesco a pensare a un futuro che non sia drastico e sofferente.
Cmq ho un ragazzo splendido, una famiglia desiderabile, ottimi amici e il lavoro della mia vita...tutti mi stanno vicini, dovrei essere alle stelle e invece sono in questo stato.
A oggi non ho più fobie, mi sono un pò ripresa con la lettura di alcuni libri, aprendomi con persone vicine (parlarne aiuta molto) e con un pò di buona volontà (ma i pensieri persistono sempre). Da una settimana ho avuto una brutta notizia a lavoro, con una persona grav. malata e il conseguente stravolgimento dei miei orari e mansioni...oltre che un grande dispiacere per questa persona. Sto nuovamente male, ho sintomi di tutti i tipi e di nuovo il terrore delle malattie, ormai mio pensiero quotidiano.
La mia domanda è cosa dovrei fare? Sono qui per chiedervi un graditissimo consiglio...grazie
[#1]
Gentile Amica,
la terapia farmacologica le è stata temporaneamente utile, ma non ha evidentemente inciso sulle cause del suo malessere, che è riemerso come e forse peggio di prima, da come lo descrive.
Non ha mai pensato di rivolgersi ad uno psicologo?
Da quello che ci dice è infatti possibile che la sua ipocondria sia legata a determinate modalità di pensiero che non le consentono di distinguere nettamente fra ciò che è accaduto ai suoi cari e ciò che invece riguarda lei, come se lei interpretasse la malattia di chi le è vicino alla stregua di qualcosa che può contagiarla - e che comunque risveglia in lei forti timori per la propria salute fisica.
Tutto questo in un quadro generale di ansia non può che portare ad un forte deterioramento della sua qualità della vita, ed è giusto che se ne occupi nel modo più opportuno.
E' molto positivo il fatto che lei riconosca quanto di buono è presente nella sua vita, ma questa consapevolezza non può essere risolutiva per quanto riguarda un malessere che deve essere trattato da un esperto: le consiglio di contattare uno psicologo per sottoporgli la sua situazione e discutere assieme un possibile piano d'intervento.
Le faccio tanti auguri,
la terapia farmacologica le è stata temporaneamente utile, ma non ha evidentemente inciso sulle cause del suo malessere, che è riemerso come e forse peggio di prima, da come lo descrive.
Non ha mai pensato di rivolgersi ad uno psicologo?
Da quello che ci dice è infatti possibile che la sua ipocondria sia legata a determinate modalità di pensiero che non le consentono di distinguere nettamente fra ciò che è accaduto ai suoi cari e ciò che invece riguarda lei, come se lei interpretasse la malattia di chi le è vicino alla stregua di qualcosa che può contagiarla - e che comunque risveglia in lei forti timori per la propria salute fisica.
Tutto questo in un quadro generale di ansia non può che portare ad un forte deterioramento della sua qualità della vita, ed è giusto che se ne occupi nel modo più opportuno.
E' molto positivo il fatto che lei riconosca quanto di buono è presente nella sua vita, ma questa consapevolezza non può essere risolutiva per quanto riguarda un malessere che deve essere trattato da un esperto: le consiglio di contattare uno psicologo per sottoporgli la sua situazione e discutere assieme un possibile piano d'intervento.
Le faccio tanti auguri,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Buongiorno Dott.ssa,
innanzitutto la ringrazio per la sua tempestiva risposta.
Ho pensato diverse volte di andare da uno psicologo ma ho paura di non trovare quello giusto.
Mia sorella soffre di ansia e attacchi di panico fin dall'adolescenza e non ha mai trovato uno psicologo in grado di farglieli passare, ma ha risolto solo coi farmaci, che prende tutt'ora. Proprio perchè ha provato diverse persone, con esperienze e tecniche diverse ma non ha risolto il problema, io sono sempre stata indecisa sul da farsi (a proposito penso che il panico me l'abbia contagiato lei!)
Poi ho un amico psicologo con cui ogni tanto parlo (ma non andrei mai da lui proprio perchè è amico) che mi dice sempre che non ho bisogno di psicoterapia. Che sono soldi buttati, che è assolutamente contro i farmaci e dice che ho una personalità infantile e devo solo imparare a diventare adulta.
Da qui nasce la mia indecisione di cercare un bravo psicoterapeuta, ma di fatto io ho continue somatizzazioni. Anzi spero che si tratti di somatizzazioni perchè ogni giorno mi autodiagnostico una malattia nuova.
Grazie
innanzitutto la ringrazio per la sua tempestiva risposta.
Ho pensato diverse volte di andare da uno psicologo ma ho paura di non trovare quello giusto.
Mia sorella soffre di ansia e attacchi di panico fin dall'adolescenza e non ha mai trovato uno psicologo in grado di farglieli passare, ma ha risolto solo coi farmaci, che prende tutt'ora. Proprio perchè ha provato diverse persone, con esperienze e tecniche diverse ma non ha risolto il problema, io sono sempre stata indecisa sul da farsi (a proposito penso che il panico me l'abbia contagiato lei!)
Poi ho un amico psicologo con cui ogni tanto parlo (ma non andrei mai da lui proprio perchè è amico) che mi dice sempre che non ho bisogno di psicoterapia. Che sono soldi buttati, che è assolutamente contro i farmaci e dice che ho una personalità infantile e devo solo imparare a diventare adulta.
Da qui nasce la mia indecisione di cercare un bravo psicoterapeuta, ma di fatto io ho continue somatizzazioni. Anzi spero che si tratti di somatizzazioni perchè ogni giorno mi autodiagnostico una malattia nuova.
Grazie
[#3]
Lasciamo perdere quello che le dice il suo amico (mi pare comunque strano che le dica così, se è uno psicologo dovrebbe riconoscere una situazione problematica come la sua), se lei sta vivendo in questo stato di ansia deve trovare una soluzione e le strade sono i farmaci e/o la psicoterapia.
Col farmaco non ha risolto nulla, quindi non le resta che optare per la psicoterapia e magari abbinare ad essa un supporto farmacologico, ovviamente su indicazione e sotto controllo medico.
Il fatto che sua sorella soffra d'ansia può dipendere da molti fattori: certo è che i familiari di chi ha questo tipo di disagio possono esserne colpiti a loro volta o perchè i presupposti sono gli stessi, o perchè vi è una sorta di "contagio emotivo" fra familiari, nel senso che chi ha una modalità disfunzionale di affrontare la vita può divenire involontariamente un "modello" anche per chi gli è vicino.
Non si preoccupi del fatto che sua sorella non ha ancora risolto i propri problemi, può non aver incontrato il professionista giusto ma può anche presentare delle forti resistenze al cambiamento, che non le permettono di fare passi avanti affrontando i problemi mediante psicoterapia (cioè parlandone e mettendosi in discussione).
Il discorso sarebbe lungo, ma quello che vorrei che fosse chiaro è che deve cercare di pensare a sè stessa e non preoccuparsi degli altri, perchè ogni situazione è diversa dalle altre.
Col farmaco non ha risolto nulla, quindi non le resta che optare per la psicoterapia e magari abbinare ad essa un supporto farmacologico, ovviamente su indicazione e sotto controllo medico.
Il fatto che sua sorella soffra d'ansia può dipendere da molti fattori: certo è che i familiari di chi ha questo tipo di disagio possono esserne colpiti a loro volta o perchè i presupposti sono gli stessi, o perchè vi è una sorta di "contagio emotivo" fra familiari, nel senso che chi ha una modalità disfunzionale di affrontare la vita può divenire involontariamente un "modello" anche per chi gli è vicino.
Non si preoccupi del fatto che sua sorella non ha ancora risolto i propri problemi, può non aver incontrato il professionista giusto ma può anche presentare delle forti resistenze al cambiamento, che non le permettono di fare passi avanti affrontando i problemi mediante psicoterapia (cioè parlandone e mettendosi in discussione).
Il discorso sarebbe lungo, ma quello che vorrei che fosse chiaro è che deve cercare di pensare a sè stessa e non preoccuparsi degli altri, perchè ogni situazione è diversa dalle altre.
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Gentile utente,
in aggiunta a quanto espressole dalla collega, le suggerisco la lettura di un paio di articoli su questo sito che potrebbero aiutarla a chiarire alcune perplessità in merito alla psicoterapia e ad indirizzarsi verso l'esperto al quale rivolgersi:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Molti auguri
in aggiunta a quanto espressole dalla collega, le suggerisco la lettura di un paio di articoli su questo sito che potrebbero aiutarla a chiarire alcune perplessità in merito alla psicoterapia e ad indirizzarsi verso l'esperto al quale rivolgersi:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Molti auguri
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#8]
<cosa si intende se uno non ha l'abilitazione alla psicoterapia?>
La professione di psicologo è regolamentata dalla normativa vigente -legge 18.02.1989 n. 56 - di cui l'art.1 definisce competenze, aree di intervento e attività: "la professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolto alle persone, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito"
Lo psicologo psicoterapeuta è lo psicologo abilitato all'esercizio della psicoterapia, in seguito ad apposita formazione specialistica pluriennale post-universitaria. Sull' Albo degli Psicologi vi è una specifica annotazione che lo identifica.
Per la ricerca di un professionista può consultare l'elenco degli specialisti iscritti all'Ordine della sua regione o quello degli iscritti a questo sito ai link:
http://www.psicosardegna.it/
https://www.medicitalia.it/specialisti/
Cordialmente
La professione di psicologo è regolamentata dalla normativa vigente -legge 18.02.1989 n. 56 - di cui l'art.1 definisce competenze, aree di intervento e attività: "la professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolto alle persone, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito"
Lo psicologo psicoterapeuta è lo psicologo abilitato all'esercizio della psicoterapia, in seguito ad apposita formazione specialistica pluriennale post-universitaria. Sull' Albo degli Psicologi vi è una specifica annotazione che lo identifica.
Per la ricerca di un professionista può consultare l'elenco degli specialisti iscritti all'Ordine della sua regione o quello degli iscritti a questo sito ai link:
http://www.psicosardegna.it/
https://www.medicitalia.it/specialisti/
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 4.5k visite dal 16/03/2011.
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Approfondimento su Attacchi di panico
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