Crisi dopo un anno per andare all'asilo

Gent.li dottori,
sono la mamma di un bimbo di poco più di due anni, ultimamente sono preoccupata perché, da circa un mese ha iniziato a non voler più andare all'asilo nido. Si sveglia al mattino già dicendo che non ci vuole andare. Se facciamo una strada in macchina vicino all'asilo (anche se non lo dobbiamo portare) inizia a dire: No Asilo. Quando lo loscia al mattino mio marito, inizia a piangere disperato. Ho provato a partarlo io, (pensando che il papà fosse un po' ansioso) ma la cosa non è cambiata. Premetto che il bambino frequenta l'asilo da circa un anno, c'è sempre andato abbastanza volentieri (ogni tanto piangeva ma cose normali) mentre adesso che è più grande mi sta facendo così.
Quando poi chiamo per sapere come va mi dicono che appena uscita ha smesso di piangere ma sinceramente inizio ad avere qualche dubbio.
Ho anche voluto sapere se fosse magari successo qs? ma la risposta è stata di no.
Se sa che lo dobbiamo portare al parco, dai nonni, da qualche amichetto o cuginetto, esprime il suo entusiasmo ed è felice, quando sa di dover andare all'asilo mi reagisce invece come vi ho spiegato.
E' un bimbo molto bravo, autonomo e vivace, dorme in autonomia, già non usa più il pannolino di giorno, (all'asilo però mi torna spesso con i pantaloni bagnati ed è stato anche motivo di discussione con la maestra) e da un po' gli abbiamo tolto il ciuccio (ma i pianti all'asilo sono iniziati prima).
Perché sta reagendo così?
Sono preoccupata, perché non posso non ascoltare quello che mi sta comunicando.



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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile signora,

da qui possiamo solo fare delle ipotesi ma è indubbio che il disagio che il piccolo sta esprimendo dev'essere attentamente preso in considerazione.
In effetti i motivi più frequenti dell'insorgere di un malessere così improvviso possono essere quelli ai quali lei ha già pensato, legati cioè a qualche cambiamento in famiglia o a qualche evento specifico accaduto all'asilo.
Se in casa non è cambiato nulla un mese fa si può pensare che sia successo qualcosa all'asilo, e se così fosse dubito che le maestre glielo racconterebbero facilmente, specie nel caso in cui ne avessero la responsabilità.

Le consiglio di rivolgersi di persona ad uno psicologo che si occupi di Età Evolutiva nella sua zona per sottoporgli il caso e cercare di capire assieme cosa può essere successo.
Non si può escludere nulla ed è davvero il caso che un esperto valuti il bambino e il suo malessere prima di trarre delle conclusioni.
Potreste inoltre confrontarvi con altri genitori di bambini che frequentano quel nido per sapere se anche altri bambini stanno esprimendo un disagio, ma evitando di allarmare le altre famiglie dal momento che il rifiuto espresso dal bambino può anche non avere nulla a che fare con l'asilo.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119

Gentile signora,
i comportamenti del suo bimbo segnalano un disagio che meriterebbe l'attenzione di uno specialista.

< Se sa che lo dobbiamo portare al parco, dai nonni, da qualche amichetto o cuginetto, esprime il suo entusiasmo ed è felice, quando sa di dover andare all'asilo mi reagisce invece come vi ho spiegato.>
fa pensare che si senta tranquillo proprio perché sta in contesti familiari e gode di figure di riferimento affettivo rassicuranti, contrariamente a quanto avviene al nido dove nessun familiare è presente.

In linea del tutto generale, i problemi legati al rifiuto dell'asilo, possono essere riferiti alla difficoltà di staccarsi dai genitori e in particolare dalla madre.

Da qui comunque non è possibile comprendere cosa stia alla base dei comportamenti del suo bimbo che sono da decodificare in relazione ai contesti nei quali è calato, scuola compresa.

Per questo, a mio parere, sarebbe indicato chiedere un consulto ad uno psicologo/psicoterapeuta familiare (indicato l'orientamento sistemico-relazionale)che potrà raccogliere ogni elemento utile per valutare le difficoltà in atto.

Molti auguri


Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#3]
Utente
Utente
Vi ringrazio per le tempestive risposte.
Ho provato a rivolgermi al consultorio di zona, ma mi è stato risposto che prima ci sono i casi del tribunale, poi un sacco di altre cose per cui prima dei due mesi non avrei avuto la possibilità di fare nulla...la risposta precisa è stata: ...tanto fra due mesi il problema non ci sarà più!!
A questo punto forse è meglio che mi rivolga privatamente, ma nel frattempo? è preferibile continuare a mandarlo all'asilo?

Grazie ancora
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
è preferibile continuare a mandarlo all'asilo?

Si, cercando di non farsi travolgere dalla sua angoscia, rassicurandolo e salutandolo con serenità al momento di andarsene. Se non percepisce da parte vostra segnali di preoccupazione, sarà più facile il distacco, poiché sentirà contenute dai genitori le sue emozioni negative.

Si rivolga comunque ad un esperto privato, chi le ha risposto al consultorio sarà stato un operatore, non lo specialista.

Cordialmente


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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile signora, non possiamo prenderci la responsabilità di suggerirle di smettere di fare andare suo figlio all'asilo o lasciarlo continuare, da qui, senza nemmeno conoscervi. Deve rivolgersi allo specialista di persona, in quella sede le sarà consigliato cos'è meglio fare.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Signora,
nel periodo che va dall’anno e mezzo ai tre anni il bambino si trova in una fase importantissima dello sviluppo, tra l’inizio della vita (caratterizzata da simbiosi e indifferenziazione) e l’infanzia vera e propria (in cui c'è la presa di coscienza di un proprio Io separato con caratteristiche peculiari).
A quest'età emerge perciò il desiderio di affermare la propria identità e individualità: il NO sta per IO (IO PENSO, IO VOGLIO, IO POSSO DECIDERE).
La scoperta del no è dunque estremamente importante e significativa nella strada che porta all’indipendenza.
Saper dire di no è però altrettanto importante che essere capaci di sentirselo dire.
Il suo bambino, da questo punto di vista, come si comporta? Al di là delle uscite, in casa accetta le vostre regole? Forse al nido gli è richiesto di rispettare delle necessarie regole di vita comune o di dover condividere giustamente l'attenzione delle educatrici con gli altri bambini e lui non è abituato a questo, perciò lo ritiene un posto "scomodo".
L'inserimento al nido è stato un po' più problematico della norma: lo scorso anno vi siete rivolti a qualcuno, come vi era stato consigliato?
Probabilmente sbaglierò, ma dalle sue parole la mia sensazione è che il rapporto con le maestre, da parte di voi genitori, non sia più così idilliaco....
Se le cose stanno veramente in questo modo, ovviamente il bambino lo percepisce e reagisce di conseguenza, magari approfittando dei vostri contrasti per cercare di affermare la propria volontà.
La invito a riflettere su queste cose, meglio se con l'aiuto di uno psicologo e insieme a suo marito.
Ritengo sia più che mai opportuno continuare a mandare il bambino al nido, cercando di riacquistare una fiducia autentica nelle educatrici, che devono essere viste come nostre alleate nella crescita dei nostri figli, anche quando magari abbiamo opinioni diverse.
Cordialità.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Dr. Willy Murgolo Psicoterapeuta, Psicologo 173 13

Gentile signora,
a volte bisognerebbe essere un poco più pratici e meno dogmatici. Da come riferisce, la deduzione più ovvia é che deve essere successo qualcosa in asilo. Lei infatti segnala che per il primo anno tutto é filato liscio, poi improvvisamente sono cominciate le difficoltà. Dice bene la collega quando ammonisce di porre la massima attenzione verso questo periodo della vita evolutiva. Inutile un domani, con il senno di poi, riflettere sull'utopia " Ah..se tornassi indietro..". In questo caso non si può rimanere immobili, perchè il perdurare di questa situazione potrebbe generare una serie di problematiche per le quali suo figlio con ogni probabilità si troverebbe a pagarne le conseguenze.

Se vuol sapere come la penso su questa faccenda l'accontento subito, confidando che quanto le dirò verrà da lei considerato con attenzione ma senza drammatizzare. Penso che sia assai probabile che sia successo qualcosa nell'ambiente dell'asilo che ha determinato questo comportamento del suo bambino del tutto comprensibile. Troppo spesso si perde tempo prezioso con conseguenze a volte non trascurabili. E' bene allora aprire gli occhi e muoversi in fretta per evitare il peggio. Ci sono asili che sono degli autentici lager, senza che nessuno sospetti alcunchè. Anche il fatto di chiedere se sia successo qualcosa, frequentemente é destinato all'insuccesso per intuibili motivi.

Naturalmente ci sono anche degli ottimi asili, ma noi non sappiamo quali sono quelli buoni e quelli che non lo sono. Solo molti anni dopo si viene a conoscenza che alcuni bambini sono stati picchiati, umiliati e via dicendo. Questo succede perchè non esiste un controllo sul corpo insegnanti sullo stato di salute mentale dei medesimi. Altre volte non si tratta di questo, ma di qualcosa che può essere successo tra i bambini stessi. Erroneamente molti ritengono che i bambini siano degli angioletti asessuati e docili. In realtà godono e soffrono forse più degli adulti e manifestano aperta ostilità e rancore con un coefficiente di accanimento notevole.

Cara signora a questo punto lei si chiederà cosa fare. Io posso solo dirle come mi comporterei personalmente. In assoluto non scarterei l'idea di consultare un collega psicologo o psicoterapeuta che sia, ma solo in un secondo tempo . Quello che farei subito invece sarebbe di cambiare immediatamente asilo, pubblico o privato che sia e stare a vedere che cosa succede.

Con l'augurio che tutto si risolva, voglia gradire i miei più cordiali saluti.

Dr. Willy Murgolo
Psicologo-Psicoterapeuta
Ipnosi Clinica-Sessuologia

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Utente
Utente
Vi ringrazio tutti per le gentili risposte, ne farò tesoro.

P.s: per chiarezza, la risposta un po' "così" non mi era stata data da un operatore ma dalla psicologa dell'età evolutiva...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Mi spiace che lei abbia ricevuto quella risposta da una collega, ma capita che le strutture pubbliche siano così oberate di lavoro che i casi (apparentemente) meno gravi passino in secondo piano. Si spiega così l'affermazione/auspicio che "fra 2 mesi sarà tutto passato".
Questo però non deve farle pensare che tutti le avrebbero risposto così, e che non valga la pena di rivolgersi a qualcun'altro: come già le ho detto sarebbe il caso di capire se è successo qualcosa, visto il cambiamento così repentino e limitato al contesto dell'asilo, ed è un buon consiglio anche quello del collega che le ha detto di cambiare subito asilo per vedere se la reazione di rifiuto scompare.

Ci faccia sapere!
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile signora,
da qui ogni ipotesi è possibile, tenga però conto che non abbiamo gli elementi sufficienti per poterle dire cosa fare o no.

Per quanto concerne la mia utlima risposta si è basata anche su quanto ha esposto nei precedenti consulti che ha richiesto, nei quali aveva espresso apprezzamento verso le educatrici e alcune problematiche rispetto ai comportamenti del bimbo.

Ciò non significa, però, che al nido tutto possa scorrere per il meglio, ma che è necessario approfondire.

A mio parere, prima di prendere una decisione drastica e di andare per tentativi, sarebbe opportuno che vi rivolgeste allo specialista, come vi è stato consigliato.

Cordialmente