Attacchi di panico, depressione e abbandono
Salve, sono una ragazza di 21 anni e vivo con mia madre e mio fratello. Prima di cominciare dirò che sono sempre stata timida e insicura, anche se nel corso degli anni sono riuscita a superare buona parte di questa timidezza. Inoltre ho sempre avuto paura che le persone che amo muoiano, forse perché mio padre è morto quando avevo 4 anni.
Arrivo al problema: 2 anni fa ho conosciuto una ragazza (C.) che è diventata presto una delle persone più importanti della mia vita. Condividevamo tutto, e mi faceva sentire bene perché mi considerava importante. Diceva che non ero una persona comune. Lei di certo non lo era; era precoce e brillante. Gran parte della nostra amicizia è stata coltivata via internet, perché lei non abita nella mia stessa regione, ma ci siamo viste più volte nell'arco di questi anni, e siamo state insieme per qualche settimana. In seguito a dei litigi con un'amica in comune (D.) abbastanza gravi, C. decise di allontanarsi da lei, mentre io non lo feci. D. continuò a infastidirla, ma io continuai a sentirla, e ciò incrinò gravemente il mio rapporto con C. Quello con C., poi, non era un rapporto semplice d'amicizia, perché lei era forte e cercava di sbloccarmi da certe paure e di aprirmi alla sua visione del mondo. Dopo un anno così e dopo le sue ripetute delusioni, non si fece sentire per 10 giorni, e io mi sentii abbandonata. Quando tornò mi disse che non poteva continuare così, che non mi avrebbe più fatto quei discorsi e che avrei dovuto ritrovare la mia strada. Smise di condividere gran parte dei suoi pensieri, e io sentii di averla persa. Iniziai ad avere attacchi di panico, sentivo che da sola non sarei riuscita a capire il mondo, mi sentivo abbandonata e debole, credevo che ogni cosa i miei sensi percepivano potesse essere un'illusione. Ne parlai con C., disse che era colpa sua e cercò di starmi vicino, ma io non riuscivo a reagire. Intanto, D. continuò a infastidirla e C. ebbe problemi anche con un mio amico, ma io cercai di non prendere una posizione, perché sentivo di tradire uno di loro. C. in risposta mi disse che non mi ero comportata da amica con lei, che non provavo a reagire al mio malessere e che quindi non voleva più sapere nulla di quello che facevo o di come stavo. Ora è fredda con me e non mi dice più nulla sulla sua vita, parliamo molto poco. Dice di continuare a volermi bene, ma che è meno interessata a me. Il suo carattere duro non mi aiuta a sentirmi amata. Mi manca immensamente e spesso questo si trasforma in attacco di panico. L'ansia è peggiorata: spesso non riesco a dormire e a mangiare, sento di non riuscire ad affrontare nulla, penso continuamente alla morte o a quando dovrò andarmene di casa. Immagino che non ci sia uno scopo nella vita, che tutti prima o poi moriremo. Mi sento sola e penso continuamente a come riportare C. da me, ma so che niente serve. Il fatto poi che lei sia felice e sia dolce con le altre sue amiche, mi fa stare ancora più male. Mi vergogno della mia debolezza.
Non so cosa fare.
Arrivo al problema: 2 anni fa ho conosciuto una ragazza (C.) che è diventata presto una delle persone più importanti della mia vita. Condividevamo tutto, e mi faceva sentire bene perché mi considerava importante. Diceva che non ero una persona comune. Lei di certo non lo era; era precoce e brillante. Gran parte della nostra amicizia è stata coltivata via internet, perché lei non abita nella mia stessa regione, ma ci siamo viste più volte nell'arco di questi anni, e siamo state insieme per qualche settimana. In seguito a dei litigi con un'amica in comune (D.) abbastanza gravi, C. decise di allontanarsi da lei, mentre io non lo feci. D. continuò a infastidirla, ma io continuai a sentirla, e ciò incrinò gravemente il mio rapporto con C. Quello con C., poi, non era un rapporto semplice d'amicizia, perché lei era forte e cercava di sbloccarmi da certe paure e di aprirmi alla sua visione del mondo. Dopo un anno così e dopo le sue ripetute delusioni, non si fece sentire per 10 giorni, e io mi sentii abbandonata. Quando tornò mi disse che non poteva continuare così, che non mi avrebbe più fatto quei discorsi e che avrei dovuto ritrovare la mia strada. Smise di condividere gran parte dei suoi pensieri, e io sentii di averla persa. Iniziai ad avere attacchi di panico, sentivo che da sola non sarei riuscita a capire il mondo, mi sentivo abbandonata e debole, credevo che ogni cosa i miei sensi percepivano potesse essere un'illusione. Ne parlai con C., disse che era colpa sua e cercò di starmi vicino, ma io non riuscivo a reagire. Intanto, D. continuò a infastidirla e C. ebbe problemi anche con un mio amico, ma io cercai di non prendere una posizione, perché sentivo di tradire uno di loro. C. in risposta mi disse che non mi ero comportata da amica con lei, che non provavo a reagire al mio malessere e che quindi non voleva più sapere nulla di quello che facevo o di come stavo. Ora è fredda con me e non mi dice più nulla sulla sua vita, parliamo molto poco. Dice di continuare a volermi bene, ma che è meno interessata a me. Il suo carattere duro non mi aiuta a sentirmi amata. Mi manca immensamente e spesso questo si trasforma in attacco di panico. L'ansia è peggiorata: spesso non riesco a dormire e a mangiare, sento di non riuscire ad affrontare nulla, penso continuamente alla morte o a quando dovrò andarmene di casa. Immagino che non ci sia uno scopo nella vita, che tutti prima o poi moriremo. Mi sento sola e penso continuamente a come riportare C. da me, ma so che niente serve. Il fatto poi che lei sia felice e sia dolce con le altre sue amiche, mi fa stare ancora più male. Mi vergogno della mia debolezza.
Non so cosa fare.
[#1]
Cara ragazza,
non è chiaro se oltre a timidezza e insicurezza soffrivi d'ansia anche prima di conoscere C., o se invece il panico è iniziato quando avete avuto dei dissapori per le vicende che hai raccontato.
Sarebbe importante saperlo per capire quanto l'ansia è radicata in te, e ti chiederei anche se la reazione che hai avuto è stata unica o se invece in passato ti era già successo di sentirti così.
La morte di tuo padre è un avvenimento che ti ha sicuramente segnata, e potrebbe averti portata a vivere le relazioni in maniera più intensa per combattere la paura che possano terminare perchè le persone possono morire o allontanarsi.
La reazione che hai avuto è significativa e potrebbe essere legata a questioni irrisolte che ti accompagnano da molto tempo, e che meriterebbero un approfondimento.
Ti consiglio di contattare di persona uno psicologo per richiedere una valuazione della situazione e discutere assieme di quale percorso ti può essere utile per conoscerti meglio e superare quanto di irrisolto stai portando con te in questi anni che dovrebbero essere dedicati alla costruzione della tua futura vita adulta.
non è chiaro se oltre a timidezza e insicurezza soffrivi d'ansia anche prima di conoscere C., o se invece il panico è iniziato quando avete avuto dei dissapori per le vicende che hai raccontato.
Sarebbe importante saperlo per capire quanto l'ansia è radicata in te, e ti chiederei anche se la reazione che hai avuto è stata unica o se invece in passato ti era già successo di sentirti così.
La morte di tuo padre è un avvenimento che ti ha sicuramente segnata, e potrebbe averti portata a vivere le relazioni in maniera più intensa per combattere la paura che possano terminare perchè le persone possono morire o allontanarsi.
La reazione che hai avuto è significativa e potrebbe essere legata a questioni irrisolte che ti accompagnano da molto tempo, e che meriterebbero un approfondimento.
Ti consiglio di contattare di persona uno psicologo per richiedere una valuazione della situazione e discutere assieme di quale percorso ti può essere utile per conoscerti meglio e superare quanto di irrisolto stai portando con te in questi anni che dovrebbero essere dedicati alla costruzione della tua futura vita adulta.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Salve, non ho mai avuto attacchi di panico prima di avere problemi con C., però mi è capitato di avere più paura della morte (per esempio di mio nonno, di mia madre, del mio migliore amico) in particolari momenti della vita rispetto ad altri, poi svaniva da sola e continuavo a vivere nel presente. Sono sempre stata bloccata dalla paura di non essere capace di affrontare situazioni nuove, soprattutto con gli sconosciuti, anche se questo in parte l'ho superato semplicemente vivendo. Per quanto riguarda l'ansia, un periodo da ricordare è quello del quarto superiore: una professoressa mi teneva continuamente d'occhio e faceva di tutto per criticarmi, quindi iniziai a studiare così tanto e in modo così perfezionista da arrivare ad avere delle crisi nervose (buttavo i libri a terra, prendevo a calci le porte, ecc.). Lei cambiò opinione su di me e mi prese d'esempio, aumentando le aspettative. Io continuai così e allargai questo metodo a tutte le materie. Iniziai ad avere delle fitte forti allo stomaco, credo fosse una reazione psicosomatica. L'anno dopo allentai e non ne ebbi più, anche se continuo ad essere perfezionista negli studi (ora frequento l'università), perché mi rassicura, anche se so che non ce n'è bisogno. Non ricordo altri episodi d'ansia.
Ho già avuto problemi relazionali prima d'ora: a 15 anni ho perso una forte amicizia a causa di alcuni eventi di cui il mio ormai ex-amico mi diede la colpa. Per un anno si comportò malissimo con me, cercò di vendicarsi di quello che era successo minacciandomi di suicidarsi in caso di chiusura della nostra amicizia da parte mia (lui invece si permetteva di chiudere e riaprire dopo due mesi - questo è successo per 4 volte), e mi diceva continuamente che ero pazza. Ho passato un buio periodo di depressione, poi sono riuscita ad allontanarmi da lui e sono stata bene.
Riesco difficilmente ad allontanarmi dalle persone, anche quando non sono molto importanti, infatti credo sia per questo che non mi sono mai allontanata da D., anche nel periodo in cui feriva C. e mi usava per arrivare a lei.
Credo inoltre che la mia dipendenza da C. non sia solo emotiva, come mi capita con le persone importanti, ma anche mentale, in quanto per un anno ho messo da parte il mio giudizio per il suo, perché lo credevo (e lo credo ancora) migliore del mio. Quando ha smesso di darmi la possibilità di questo confronto, mi sono sentita lasciata completamente allo sbando. Ho spesso il terrore di impazzire, che non possa vedere altro che illusioni e che non possa conoscere davvero il mondo attorno a me. Mi sembra di essere in pieno deserto, difficilmente riesco a sentire emozioni che vadano oltre l'ansia, la depressione, l'abbandono. Sento che C. ha messo a soqquadro anche le poche certezze che avevo... e non riesco a muovermi dal punto in cui mi trovo. Il fatto poi che spesso sia fredda con me mi fa sentire ancora più in torto, in colpa, e rifiutata. Mi sento male se penso di star facendo qualcosa che lei crede sbagliata, mi sento debole se non riesco a fare quello che penso lei vorrebbe, che apprezzerebbe e che, per forza di cose, me la farebbe pian piano riavvicinare... non riesco a sopportare l'idea che lei mi sia così lontana e mi ritrovo a piangere pensando di essere inutile. So di averla delusa e mi faccio schifo. Prima credevo che le persone potessero crescere e migliorare, ora penso che sarò per sempre piccola e fragile. Inoltre, mi riesce difficile accettare quello che mi sta accadendo, mi vergogno molto proprio perché la vedo come una dimostrazione di debolezza.
So che dovrei andare avanti a tutto questo e reagire (anche se non so come), ma non ci riesco. In più, l'ansia e il panico mi tolgono tutte le forze.
Ho scritto di me qui perché sono restia ad entrare in terapia, anche se mi sembra che da sola e con l'affetto di mia madre non possa andare molto avanti. Tuttavia vorrei riflettere prima su quanto mi consiglierete voi, soprattutto sulla sfera individuale.
Grazie mille per la risposta
Ho già avuto problemi relazionali prima d'ora: a 15 anni ho perso una forte amicizia a causa di alcuni eventi di cui il mio ormai ex-amico mi diede la colpa. Per un anno si comportò malissimo con me, cercò di vendicarsi di quello che era successo minacciandomi di suicidarsi in caso di chiusura della nostra amicizia da parte mia (lui invece si permetteva di chiudere e riaprire dopo due mesi - questo è successo per 4 volte), e mi diceva continuamente che ero pazza. Ho passato un buio periodo di depressione, poi sono riuscita ad allontanarmi da lui e sono stata bene.
Riesco difficilmente ad allontanarmi dalle persone, anche quando non sono molto importanti, infatti credo sia per questo che non mi sono mai allontanata da D., anche nel periodo in cui feriva C. e mi usava per arrivare a lei.
Credo inoltre che la mia dipendenza da C. non sia solo emotiva, come mi capita con le persone importanti, ma anche mentale, in quanto per un anno ho messo da parte il mio giudizio per il suo, perché lo credevo (e lo credo ancora) migliore del mio. Quando ha smesso di darmi la possibilità di questo confronto, mi sono sentita lasciata completamente allo sbando. Ho spesso il terrore di impazzire, che non possa vedere altro che illusioni e che non possa conoscere davvero il mondo attorno a me. Mi sembra di essere in pieno deserto, difficilmente riesco a sentire emozioni che vadano oltre l'ansia, la depressione, l'abbandono. Sento che C. ha messo a soqquadro anche le poche certezze che avevo... e non riesco a muovermi dal punto in cui mi trovo. Il fatto poi che spesso sia fredda con me mi fa sentire ancora più in torto, in colpa, e rifiutata. Mi sento male se penso di star facendo qualcosa che lei crede sbagliata, mi sento debole se non riesco a fare quello che penso lei vorrebbe, che apprezzerebbe e che, per forza di cose, me la farebbe pian piano riavvicinare... non riesco a sopportare l'idea che lei mi sia così lontana e mi ritrovo a piangere pensando di essere inutile. So di averla delusa e mi faccio schifo. Prima credevo che le persone potessero crescere e migliorare, ora penso che sarò per sempre piccola e fragile. Inoltre, mi riesce difficile accettare quello che mi sta accadendo, mi vergogno molto proprio perché la vedo come una dimostrazione di debolezza.
So che dovrei andare avanti a tutto questo e reagire (anche se non so come), ma non ci riesco. In più, l'ansia e il panico mi tolgono tutte le forze.
Ho scritto di me qui perché sono restia ad entrare in terapia, anche se mi sembra che da sola e con l'affetto di mia madre non possa andare molto avanti. Tuttavia vorrei riflettere prima su quanto mi consiglierete voi, soprattutto sulla sfera individuale.
Grazie mille per la risposta
[#3]
Di sicuro non è una situaizone che puoi risolvere da sola o con la vicinanza dei tuoi cari.
Il rapporto con C. ha avuto questi effetti su di te perchè ha trovato terreno fertile: non perchè tu sia "debole", ma perchè evidentemente hai delle difficoltà che non sono mai state seriamente affrontate.
Riferisci di aver passato diversi momenti difficili, ma in fin dei conti li hai sempre superati da sola e ora forse la misura è colma.
Il rapporto con C. ha avuto questi effetti su di te perchè ha trovato terreno fertile: non perchè tu sia "debole", ma perchè evidentemente hai delle difficoltà che non sono mai state seriamente affrontate.
Riferisci di aver passato diversi momenti difficili, ma in fin dei conti li hai sempre superati da sola e ora forse la misura è colma.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.2k visite dal 07/03/2011.
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Approfondimento su Attacchi di panico
Scopri cosa sono gli attacchi di panico, i sintomi principali, quanto durano e quali sono le cause. Come affrontarli e come gestire l'ansia che li provoca?