Un possibile iter

Gentili dottori, sono uno studente di 24 anni prossimo alla laurea che da tempo convive con uno stato depressivo divenuto ormai insostenibile.
I sintomi, o meglio, i disturbi connessi a questa mia condizione emotiva vanno dagli attacchi di panico (in media due al giorno e di durata non superiore ai 10-15 secondi), all'insonnia (che mi porta a dormire non oltre 3-4 ore per notte), passando per diversi altri fenomeni meno "invalidanti" (colite, alterazioni dell'equilibrio alimentare, tachicardia).

Fatta questa sintetica premessa di carattere "sintomatologico", confesso di non essermi mai curato e di non averci praticamente mai provato (sebbene la mia ragazza e mia madre mi abbiano spesso sollecitato a sottoporre questi disturbi all'attenzione di persone fornite delle competenze necessarie), ma la mia testardaggine ed il mio estremo (quasi patologico) senso del pudore mi hanno sempre indotto a rimandare il fatidico incontro con un terapista.
Purtroppo le mie "condizioni" sono sensibilmente peggiorate da un anno, praticamente da quando mio padre si è ammalato di cancro dopo aver perso il lavoro.
Da un po' di mesi il mio entusiasmo si è praticamente azzerato e provo indifferenza (se non addirittura fastidio) verso quasi tutti i miei vecchi interessi. Riesco ancora ad adempiere ai doveri universitari, ma la mia media-voto e, di riflesso, la mia autostima, ne hanno risentito.
Come se non bastasse, ho iniziato a provare sollievo nell'immaginare il suicidio. Non si tratta di nessun proposito o di nessun progetto concreto, ma solo di pensieri accompagnati da un gradevole senso di "leggerezza" che temo possano rappresentare un allarme relativo al mio stato di salute interiore.

So benissimo che internet difficilmente possa sostituirsi alla più utile relazione tra medico e paziente fondata sul confronto diretto, ma vorrei solo che mi suggeriste un possibile iter da seguire.

Vi ringrazio per l'attenzione che rivolgerete alla mia richiesta.
[#1]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
(..)la mia testardaggine ed il mio estremo (quasi patologico) senso del pudore mi hanno sempre indotto a rimandare il fatidico incontro con un terapista (..)

gentile ragazzo la prima tappa di questo iter è uscire da questo irrigidimento poichè non fa altro che alimentare il suo malessere e/o esserne l'espressione.
Affronti un primo colloquio dal vivo (se ha scritto sembra evidente che vi siano in lei ancora risorse che la spingono ad uscire da questa situazione) e da lì cominciare il lavoro di ripresa.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#2]
Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
Gli stessi sintomi che le fanno pensare al bisogno di una terapia sono anche quelli che, in un circolo vizioso, la frenano e la ostacolano, anche nella vita quotidiana.

Per alcune persone, più che per altre, è difficile parlare di sè e questo l'ha sempre trattenuta da intraprendere quella strada che lei stesso ha compreso esserle più utile: l'incontro con uno psicoterapeuta. Ma le vorrei dire che proprio questo primo passo sarà per lei già terapeutico!

Le possibilità per un contatto con lo psicoterapeuta sono due: attraverso il Servizio pubblico (può chiedere al suo medico curante come prenotare un colloquio psicoterapeutico con uno psicologo) oppure con un professionista privato (può rivolgersi all'Ordine degli psicologi per avere un elenco dei professionisti qualificati).
In ogni caso è importante che valuti nei primi colloqui di trovarsi a suo agio con il professionista che incontrerà: è il prerequisito affinchè la terapia funzioni. Questo non significa che se non si trova bene è perchè ha incontrato un "cattivo" professionista, ma solo che non fa al caso suo in questo momento e si senta libero di cercare qualcun'altro.
"trovarsi a suo agio" non significa che sarà un divertimanto, ma che lei abbia la sensazione di sentirsi compreso e ascoltato. Poi ci saranno anche momenti più difficili e questi saranno necessari al percorso di terapia.

Mi sembra che la sua consapevolezza e la sua motivazione siano veramente mature per un proficuo lavoro psicoterapeutico.

Le faccio i miei auguri.

Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it

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