Identità


Ho 21 anni.
Il mio dramma è la mia identità, ogni giorno, per sopravvivere, mi creo una nuova immagine di me che però subito crolla, così incombono vuoto e disperazione. Le mie crisi sono pesanti, intrise di rabbia verso me e verso il mondo e talvolta sfociano nell'autolesionismo. Mi provoco bruciature di sigaretta, taglietti con la lama del rasoio e tanti graffi con qualsiasi cosa mi capiti in tiro (chiodi, penne, cacciaviti, ecc.). Mi prendo anche a schiaffi e pugni, o batto la testa al muro. Ho sbalzi d'umore repentini e continui. Mi sento un'invalida sociale, non riesco a fare più niente. Lo studio, ad esempio, è diventato un incubo, anche quando mi sento più in gamba dopo un po'sento comunque di morire.L'ambiente familiare non mi aiuta. Mio padre è un uomo povero interiormente, rinfaccia continuamente il fatto che lavora per farci mangiare e, se si sente offeso, butta anche le mani. Mia madre è molto frustrata a causa sua, non riesce a ribellarsi e spesso se la prende con noi (me e mia sorella).
Sono cresciuta così, mi sono sentita sempre un peso e la mia autostima è morta. Ho paura delle loro domande. Ultimamente evito scatti in loro presenza, perchè le volte che è capitato è stato un disastro. Mia madre strillava e mi insultava ed io, per la rabbia, le ho dato anche qualche schiaffo. Paradossalmente mio padre sembrava più comprensivo, ma non risparmiava prediche. Però, quando è mio padre il motivo della mia rabbia si scatena l'inferno, ha la mano pesante. Ho un rapporto morboso-distruttivo con il mio ragazzo. Ha sempre provato ad aiutarmi, ma io rompo tutto. Mi capita di odiarlo quando non può fare niente o non è con me. E sta male anche lui. I nostri litigi sono drammatici e disperati, lui perde il controllo ed io temo abbandoni immaginari. Per questo, quando la situazione diventa ingestibile, cerco di farlo calmare, magari seducendolo.
Oggi ho deciso di lasciarlo, anche se è l'unico punto di riferimento che ho. Ha detto che devo imparare a camminare da sola, perchè anche lui quando andava all'università (ha 29 anni) soffriva e ha lottato da solo. Ha detto che però non mi abbandona umanamente. Ho avvertito questa cosa come un'offesa grave e ingiusta (Solita reazione che ho alla minima percerzione di torto). Allora gli ho detto che se non vuole più che lo disturbi sul lavoro, dobbiamo chiudere, e basta. Mi sento così inferiore a lui, vivo nel rancore.
Per compensare il mio vuoto o fumo o mi abbuffo o scrivo a lui.
Mi sento persa. E'una crisi di identità protratta?
A volte penso che potrei andare a lottare al fianco di qualche popolo oppresso, così se non posso rimediare alle ingiustizie della mia vita provo a rimediare a quelle del mondo e (perchè no?) magari rischiare anche la vita. Altre volte desidero drogarmi. In generale ho voglia di morire, penso spesso al suicidio. Dovrei rivolgermi ad uno specialista?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Altre volte desidero drogarmi. In generale ho voglia di morire, penso spesso al suicidio. Dovrei rivolgermi ad uno specialista?
>>>

Gentile ragazza, secondo me sarebbe una buona idea. Sei troppo giovane per vivere così arrabbiata e insoddisfatta, mentre i tuoi coetanei si godono la vita. Dai un'occhiata a quest'articolo, poi se credi potrai commentare o fare altre domande:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/247-tagliarsi-e-cosi-bello-effetti-calmanti-dell-autolesionismo.html

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gentile Dr. Santonocito,
grazie per la sua risposta, ho letto con interesse il suo articolo.
Spesso ricorro al male fisico quando avverto il vuoto interiore. Mi rilassa vedere i graffi o il sangue che scorre dai tagli. A volte penso di essere addirittura iperteatrale.
Altre volte li provoco per ricatto nei confronti del mio ragazzo, quando sono disperata e non vedo soluzioni. Ho letto molte cose sulla sindrome borderline ed anche sul disturbo bipolare, ma so che una diagnosi online è fuoriluogo oltre ad essere professionalmente scorretta, perciò non la chiedo.
Tuttavia non saprei come rivolgermi ad uno specialista. Il mio ragazzo mi ha rassicurato che se voglio sarà lui a pagarmi la terapia, ma devo volerlo. Io non lo trovo giusto e chiederlo a mia madre mi spaventa. In realtà qualche volta me l'ha proposto lei, me temo che la veda come una cosa negativa, come un peso in più da sopportare.
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Da qualche parte però dovrai pur cominciare.

Partire dalle persone che ti vogliono bene potrebbe essere una difficoltà nella difficoltà, per te, perché significherebbe ammettere implicitamente la tua sofferenza proprio con loro e questo forse preferiresti non doverlo fare.

Fra le due opzioni, l'offerta di tua madre è la più ovvia, ma forse la più difficile da accettare. Quella del tuo ragazzo invece può essere più allettante, ma dentro di te senti che non sarebbe giusto.

Esiste una terza alternativa: rivolgerti al servizio pubblico. Se sei maggiorenne puoi andarci anche da sola, spenderai pochissimo. Gli svantaggi sono che non potrai sceglierti il professionista, né tanto meno il tipo di trattamento e che ti verranno concesse probabilmente poche sedute.

Oppure potresti iniziare dallo sportello ascolto studenti della tua facoltà, ma potrai ricevere solo un orientamento generale, non una vera e propria psicoterapia.

Insomma, hai ben due offerte che ti potrebbero permettere una terapia privatamente, ma sei riluttante a prenderle in considerazione. E pensare che altre, al tuo posto, farebbero i salti di gioia.

Comunque non devi decidere subito. Leggi intanto qui, per informarti meglio:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm

Cordiali saluti
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