Attività durante terapia

Gentili dottori,

ho da poco iniziato una terapia cognitivo comportamentale per gestire un problema di ansia legata ad alcune situazioni particolari (quando mi trovo in un ambiente piccolo e silenzioso con poche persone mi sento male). Le sedute sono a cadenza quindicinale. Nel frattempo però non so se deve espormi liberamente alle situazioni che mi creano difficoltà o se devo limitarmi sperando che a conclusione della terapia superi le mie difficoltà. Per me affrontare queste situazioni è fonte di forte stress prima e soprattutto dopo. A volte mi capita infatti di abbandonarle e nonostante un senso di liberazione immediato segue poi la frustrazione e la stanchezza per la tensione accumulata. Cosa devo fare? il mio psicologo lo rivedro solo tra 15 giorni... e nel frattempo? mi espongo con cautela evitando le situazioni che mi creano estrema difficiltà?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazzo,
sarebbe opportuno parlarne con il suo terapeuta, nel frattempo solo lei può valutare l'intensità del disagio che avverte e regolarsi di conseguenza, nel senso di scegliere o meno di allontanarsi dalla situazione percepita come stressante.
Come ha già sperimentato, l'evitamento ha dei risvolti negativi quindi potrebbe provare gradualmente ad esporsi a queste situazioni senza pretendere cambiamenti radicali nel suo modo di reagire, quindi dosando i tempi di esposizione e ridimensionando le sue aspettative, in modo da mettersi in condizioni di tollerabilità rispetto alle sue condizioni attuali.
Cordialmente

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Grazie mille per la risposta. Nel risolvere il mio problema, che mi porto dietro da circa 1 anno, sto facendo una serie di piccoli ma significativi progressi. Per me ora non è più un problema, come lo era prima, prendere il treno, uscire a cena con amici o avere un breve colloquio di lavoro. Questi progressi sono riuscito ad ottenerli con i consigli di un terapeuta con cui però ora non sono più in contatto (ho cambiato città). Ora volevo seguire un corso di perfezionamento e nel primo incontro ho partecipato solo per metà del tempo perché poi non ce la facevo a rimanere (anche perché il docente mi ha fatto sedere avanti per un lavoro di gruppo) e, dopo essere uscito un attimo dall’aula, sono rientrato chiedendo di poter andare a casa. Il corso in sé non ha conquistato il mio interesse e forse potrei farne a meno. Non voglio però rinunciare alla mia guarigione e mi chiedo pertanto se la decisione di non frequentare il corso possa incidere negativamente nella soluzione del mio problema. Io avevo pensato anche di seguire il corso solo a fini terapeutici, come esercizio per prendere confidenza con le situazioni difficoltose. Mi rendo conto però che il mio tempo è poco e se il corso in sé non mi interessa forse non vale la pena seguirlo. Mi chiedo allora se questa decisione possa influire sulla mia guarigione, facendo perdere fiducia in me stesso.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Assolutamente come vede lei ha scelto una strategia concreta che però non si è rivelata efficace in parte per il suo disinteresse nei confronti del corso in parte forse per un atteggiamento rigido da parte sua che deriva da un'aspettativa molto alta e poco flessibile, che non ammette
"incidenti di percorso".
L'importante è non consentire ad una piccola frustrazione di polverizzare la sua motivazione, le opportunità per mettersi alla prova gradualmente non le mancheranno.
In bocca al lupo
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2008 al 2022
Psicologo, Psicoterapeuta
Un percorso terapeutico, come sa, richiede la gestione di un po di frustrazione. Credo che la cosa migliore da fare sia di parlarne col suo psicologo quando lo rivedrà e nel frettempo fare come meglio crede.