Disturbo della sessualità maschile
Buonasera,
il mio partner da circa un anno ha difficoltà ad entrare in intimità. Non ha molta voglia di fare sesso (1 volta a settimana e su mia iniziativa) e soprattutto non riesce ad avere un contatto con me e la mia intimità. Premesso che fino a 26 anni non ha avuto molti rapporti sessuali (circa 3) e solo "occasionali", nel senso senza un coinvolgimento emotivo duraturo, vorrei capire in che modo posso aiutarlo a sbloccarsi. E' una persona molto razionale, ma non ha coinvolgimenti religiosi. Credo che la sua sia una mancanza di esperienza e una conseguente paura di affrontare qualcosa che non conosce. Non ha problemi di erezione, ma piuttosto è un autocontrollo che lo porta in certi momenti a nascondere l'eccitazione pur di non arrivare all'atto sessuale. Da parte mia ho provato a parlarne, ma non sono riuscita ad avere un risultato e del resto la mia esperienza sessuale (a lui nota, avendo avuto 2 relazioni molto lunghe) penso possa creargli problemi di imbarazzo o paura. Per il resto siamo molto in sintonia, passiamo molto tempo insieme, ci divertiamo e abbiamo un'ottimo feeling. Per questo mi dispiace ancora di più per questo suo problema... Inoltre, ultimamente sto provando a sollevare il problema ma la sua reazione è quella di rovesciare il problema su di me, facendomi pesare il mio desiderio nei suoi confronti.
In che modo posso aiutarlo, considerato che lui non riesce ad ammettere il problema?
Ho notato che in un paio di casi in cui durante la cena abbiamo bevuto un pochino di vino, la perdita seppur lieve di coscienza lo aiutava a prendere l'iniziativa. Per questo penso che il suo sia un problema psicologico e di inibizione. Devo avere io un atteggiamento diverso?
Inoltre, come posso farlo avvicinare anche alla ricerca del mio piacere? Ho avuto l'impressione in questo senso che non riuscisse a toccarmi, se non lievi carezze e quando ho provato a farglielo notare mi ha risposto che non era vero!
Esiste una modalità di approccio da parte mia che possa aiutarlo a lasciarsi andare, senza che questo problema possa diventare per lui una patologia?
Grazie mille per l'aiuto.
il mio partner da circa un anno ha difficoltà ad entrare in intimità. Non ha molta voglia di fare sesso (1 volta a settimana e su mia iniziativa) e soprattutto non riesce ad avere un contatto con me e la mia intimità. Premesso che fino a 26 anni non ha avuto molti rapporti sessuali (circa 3) e solo "occasionali", nel senso senza un coinvolgimento emotivo duraturo, vorrei capire in che modo posso aiutarlo a sbloccarsi. E' una persona molto razionale, ma non ha coinvolgimenti religiosi. Credo che la sua sia una mancanza di esperienza e una conseguente paura di affrontare qualcosa che non conosce. Non ha problemi di erezione, ma piuttosto è un autocontrollo che lo porta in certi momenti a nascondere l'eccitazione pur di non arrivare all'atto sessuale. Da parte mia ho provato a parlarne, ma non sono riuscita ad avere un risultato e del resto la mia esperienza sessuale (a lui nota, avendo avuto 2 relazioni molto lunghe) penso possa creargli problemi di imbarazzo o paura. Per il resto siamo molto in sintonia, passiamo molto tempo insieme, ci divertiamo e abbiamo un'ottimo feeling. Per questo mi dispiace ancora di più per questo suo problema... Inoltre, ultimamente sto provando a sollevare il problema ma la sua reazione è quella di rovesciare il problema su di me, facendomi pesare il mio desiderio nei suoi confronti.
In che modo posso aiutarlo, considerato che lui non riesce ad ammettere il problema?
Ho notato che in un paio di casi in cui durante la cena abbiamo bevuto un pochino di vino, la perdita seppur lieve di coscienza lo aiutava a prendere l'iniziativa. Per questo penso che il suo sia un problema psicologico e di inibizione. Devo avere io un atteggiamento diverso?
Inoltre, come posso farlo avvicinare anche alla ricerca del mio piacere? Ho avuto l'impressione in questo senso che non riuscisse a toccarmi, se non lievi carezze e quando ho provato a farglielo notare mi ha risposto che non era vero!
Esiste una modalità di approccio da parte mia che possa aiutarlo a lasciarsi andare, senza che questo problema possa diventare per lui una patologia?
Grazie mille per l'aiuto.
[#1]
>>> Non ha problemi di erezione, ma piuttosto è un autocontrollo che lo porta in certi momenti a nascondere l'eccitazione pur di non arrivare all'atto sessuale.
>>>
Gentile ragazza, questa è una sua valutazione o ne avete parlato e gliel'ha detto lui?
Cordiali saluti
>>>
Gentile ragazza, questa è una sua valutazione o ne avete parlato e gliel'ha detto lui?
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
"Inoltre, ultimamente sto provando a sollevare il problema ma la sua reazione è quella di rovesciare il problema su di me, facendomi pesare il mio desiderio nei suoi confronti.
In che modo posso aiutarlo, considerato che lui non riesce ad ammettere il problema?"
Gentile utente,
è probabile che in questo modo il suo ragazzo si senta colpevolizzato e unico responsabile del problema, per cui si difende e "rivolta la frittata".
Parlare del problema come appartenente ad entrambi, dunque alla coppia, potrebbe agevolare la comunicazione, magari cercando di portare l'accento della conversazione sul lato positivo della questione, ad esempio come fare per stare ancora meglio insieme.
Questo non tanto per risolvere la questione per la quale, a mio parere, sarebbe opportuno rivolgersi a uno specialista, ma per tentare di aprire un canale di comunicazione che vi possa portare ad un consulto.
Esclusi eventuali problemi di ordine organico (attraverso visita andrologica)le difficoltà che ha esposto possono essere affrontate in modo efficace rivolgendosi ad un terapeuta di coppia (indicato l'orientamento sistemico-relazionale).
Cordialmente
In che modo posso aiutarlo, considerato che lui non riesce ad ammettere il problema?"
Gentile utente,
è probabile che in questo modo il suo ragazzo si senta colpevolizzato e unico responsabile del problema, per cui si difende e "rivolta la frittata".
Parlare del problema come appartenente ad entrambi, dunque alla coppia, potrebbe agevolare la comunicazione, magari cercando di portare l'accento della conversazione sul lato positivo della questione, ad esempio come fare per stare ancora meglio insieme.
Questo non tanto per risolvere la questione per la quale, a mio parere, sarebbe opportuno rivolgersi a uno specialista, ma per tentare di aprire un canale di comunicazione che vi possa portare ad un consulto.
Esclusi eventuali problemi di ordine organico (attraverso visita andrologica)le difficoltà che ha esposto possono essere affrontate in modo efficace rivolgendosi ad un terapeuta di coppia (indicato l'orientamento sistemico-relazionale).
Cordialmente
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#3]
Utente
Ringraziando per le risposte ricevute, rispondo ai quesiti di approfonfimento.
Per il dott. Santonocito:
Il punto è che non c'è mancanza assoluta di rapporti e di intimità, per cui la mia è una valutazione fatta in base alle volte che abbiamo comunque avuto rapporti completi e non.
Per la dott.ssa Rinella:
La ringrazio molto per il suggerimento. Penso anch'io che parlarne come un problema comune possa aiutare, ma non riesco ad entrare nell'argomento senza timore di sbagliare. Secondo lei può esserci un modo per far capire al meglio che questo è un problema per me importante e che probabilmente "rigirare la frittata" non è il modo migliore per affrontarlo? Per poi eventualmente anche prendere la decisione di seguire una terapia di coppia o quantomeno di rivolgersi ad uno specialista.
Grazie mille per le risposte.
Cordiali saluti
Per il dott. Santonocito:
Il punto è che non c'è mancanza assoluta di rapporti e di intimità, per cui la mia è una valutazione fatta in base alle volte che abbiamo comunque avuto rapporti completi e non.
Per la dott.ssa Rinella:
La ringrazio molto per il suggerimento. Penso anch'io che parlarne come un problema comune possa aiutare, ma non riesco ad entrare nell'argomento senza timore di sbagliare. Secondo lei può esserci un modo per far capire al meglio che questo è un problema per me importante e che probabilmente "rigirare la frittata" non è il modo migliore per affrontarlo? Per poi eventualmente anche prendere la decisione di seguire una terapia di coppia o quantomeno di rivolgersi ad uno specialista.
Grazie mille per le risposte.
Cordiali saluti
[#4]
>>> Il punto è che non c'è mancanza assoluta di rapporti e di intimità, per cui la mia è una valutazione fatta in base alle volte che abbiamo comunque avuto rapporti completi e non.
>>>
La sua valutazione andrebbe verificata.
Gli uomini con problemi psicologici d'erezione possono benissimo avere un problema di eccessivo controllo che dall'esterno può essere interpretato, appunto, come autocontrollo. Invece magari è un sottrarsi al proprio "dovere" per paura di fallire.
Condivido il parere della collega: prima parlarne fra di voi, poi sentire un parere specialistico da uno psicologo psicoterapeuta.
Cordiali saluti
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La sua valutazione andrebbe verificata.
Gli uomini con problemi psicologici d'erezione possono benissimo avere un problema di eccessivo controllo che dall'esterno può essere interpretato, appunto, come autocontrollo. Invece magari è un sottrarsi al proprio "dovere" per paura di fallire.
Condivido il parere della collega: prima parlarne fra di voi, poi sentire un parere specialistico da uno psicologo psicoterapeuta.
Cordiali saluti
[#5]
<Secondo lei può esserci un modo per far capire al meglio che questo è un problema per me importante e che probabilmente "rigirare la frittata" non è il modo migliore per affrontarlo?>
Gentile utente,
provi a riflettere su quanto il collega e io le abbiamo esposto. Se lei affronta l'argomento partendo da presupposti diversi, evitando del tutto colpevolizzazioni e riflettendo insieme al suo ragazzo sul come stare meglio insieme, le dovrebbe essere più facile comunicare in merito alla vostra situazione.
Con l'auspicabile intento, però, di rivolgervi ad uno specialista.
Cordialmente
Gentile utente,
provi a riflettere su quanto il collega e io le abbiamo esposto. Se lei affronta l'argomento partendo da presupposti diversi, evitando del tutto colpevolizzazioni e riflettendo insieme al suo ragazzo sul come stare meglio insieme, le dovrebbe essere più facile comunicare in merito alla vostra situazione.
Con l'auspicabile intento, però, di rivolgervi ad uno specialista.
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.9k visite dal 23/02/2011.
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