Tra dolore e rabbia...
Vi ringrazio in anticipo per una vostra risposta.
Io sono una ragazza di 20, ho avuto periodi nella mia vita con alti e bassi... a 15 anni ho avuto la mia prima relazione con un ragazzo che poi si é dimostrato un bugiardo, mi ha tradita con diverse ragazze poi alla fine dopo 9 mesi l'ho lasciato. Sono stata male a lungo non direttamente per lui, la rabbia infatti é passata dopo qualche mese, ma dentro di me all'epoca é come se si fosse rotto qualcosa come una forte tristezza, un senso di vuoto, poi avevo trovato una mia via personale come per riprendere il controllo mi facevo dei taglietti piú o meno profondi mi sentivo libera attraverso il sangue che sgorgava, ma poi ho deciso di smettere perché un atteggiamento autolesionistico mi son detta che non puó essere un rimedio, smettere é stato difficile, perché poi per piú di un anno mi tornava il desiderio, ma l'ho superato... poi a 16 anni mi sono trasferita in Austria con la famiglia e ho iniziato a frequentare la stessa scuola che frequentava il mio ex (mi ero giá iscritta l'anno prima, e a quel punto cambiare sarebbe stato complicato e sí non ne vedevo il motivo), ma il mio ex non l'ha presa bene, io gli avevo scritto circa un mese prima una e-mail da amica senza alcun rancore (non sono una persona che tiene rancore) dicendogli semplicemente che ci saremmo trasferiti e chiedendogli se magari avrebbe potuto darmi una mano con la scuola o ad integrarmi nel nuovo ambiente, non ricevetti alcuna risposta e lasciai stare non cercandolo piú. Poi dei miei compagni mi chiesero se lo conoscevo perché l'anno prima eravamo nella stessa scuola e dissi normalmente di sí e che avevamo avuto una storia. Un mese dopo notai un comportamento strano da parte dei miei compagni di classe che non mi parlavano piú e mi evitavano, io non capivo ed iniziai ad incolparmi, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato. Ero sempre piú triste senza amici iniziai a chiudermi sempre piú da parte mia, la mattina non volevo andare a scuola, ci soffrivo proprio a pensare di passare un altro giorno cosí, spesso facevo finta di andare a scuola e andavo in riva al fiume a leggere, non avevo nessuno con cui parlare e spesso mi veniva su come un rigurgito di rabbia e impotenza e sarei voluta morire lí all'istante, a volte mi facevo piani in testa su come attuare un suicidio, che poi accantonavo pensando al dolore che avrei proccurato ai miei genitori, in particolare a mio padre cosí trascorsero quasi due anni poi mi feci bocciare (nel senso che non provai neanche a recuperare le materie in cui ero insufficiente) perché non riuscivo piú a stare in quella classe (avevo parlato spesso con il coordinatore di classe ma la situazione non si era risolta), poi un giorno per caso una mia compagna di classe mi disse che indifferentemente da quello che si diceva, lei credeva che fossi una buona persona; io le chiesi di spiegarsi meglio e venne fuori che il mio ex si era mandato delle e-mail dalla mia casella di posta a se stesso (in un italiano troppo austriaco, per esssere il mio :P) in cui “io” scrivevo che in realtá non lo conoscevo e che avevo detto che eravamo stati in sieme per “farmi figa” quando l'ho saputo oltre chiaramente una gran rabbia, compresi in parte molti atteggiamenti nei miei confronti (dico in parte, perché comunque io ho cercato il dialogo piú volte mentre loro non mi hanno detto niente e secondo me quella dei miei compagni di classe é stata una reazione esagerata). Insomma sono in una nuova classe e finalmente mi sento accettata e anche la tristezza o depressione che fosse se ne va. Mi sono detta bene inizia una nuova fase ora. Fino ad agosto 2009, ero andata giú in Italia a trovare mio fratello, torno poi su in Austria e il giorno dopo ci chiama la vicina di casa, che diceva che mio fratello si era suicidato. Il dolore che ne seguí fu inmenso incontrollabile violento, ma era l'intera situazione, mio papá era in ospedale un mio fratello era andato giú in Italia con mia madre e l'altro mio fratello era finito nel reparto psichiatrico, che sembrava piú una prigione, dopo aver reagito alla notizia spaccando il vetro di una porta, mia mamma che nel fatto non vedeva il suo dolore e rabbia ma solamente un “torto” che in quel momento di caos puro lui faceva a lei aveva chiamato la polizia... mi sono ritrovata improvvisamente da sola andavo su e giú con il treno tra la mia cittá e dove stava mio padre in ospedale, dovvendolo rassicurare e vederlo piangere ogni volta dicendogli che si va avanti poi mi trovai proprio sul punto di crollare quando un giorno tornata a casa dall'ospedale di Villach mi chiamano da quello di Klagenfurt dov'era mio fratello, chiedendomi di portargli un cambio di biancheria e vestiti; presi il primo treno e quando lo vidi mi sentii cosí male vederlo lí imbottito di farmaci che non riusciva quasi a parlare, tanto meno a legarsi le scarpe, finita la visita iniziai a piangere, non ce la facevo piú ero a pezzi la testa mi stava per scoppiare, chiamai mia madre e le dissi che sarei andata giú in Italia il giorno dopo.
Dopo la morte di mio fratello trascorse un anno in cui ero come catatonica, mi sentivo morta dentro, passavo i pomeriggi in camera al buio con le veneziane abbassate. Non ero in grado di prendere decisioni, i ragazzi venivano e se ne andavano e a me andava bene cosí sí se da una parte cercavo un sostegno, dall'altra volevo stare sola, perché mi sentivo sola, anche quando uscivo con le mie amiche ridevo e scherzavo, ma il vuoto dentro di me rimaneva e invece di diminuire aumentava, come un buco nero fatto di sensi di colpa che mi tiravano sempre piú giú... mi continuavo ad incolpare per mio fratello perché il motivo per cui ero andata giú in italia in Agosto era appunto quello di parlargli perché sapevo che stava male, ero andata giú per quello e non lo avevo fatto, oggi sono arrivata alla conclusione che parlargli non avrebbe per forza eliminato i suoi piani, forse lo avrebbe fatto una settimana dopo due o forse se ne sarebbe ricreduto e avrebbe chiesto aiuto il fatto é che non lo sapró mai e farsi del male per questo non ha senso, il passato non si cambia e le variabili e condizioni che lo hanno portato a questo sono tante nulla che si possa rissolvere con una chiaccherata, vabbé. Il tempo passa e io continuo a stare male, poi una sera conosco un ragzzo cosí per caso, iniziamo a frequentarci e io mi trovo veramente bene, mi ha dato come una scossa al mio essere ameba parlavamo per ore e ore e mi stimolava, ripresi a leggere e a scrivere e iniziai a sentirmi viva fino a quando non feci l'errore di innamorarmene, lui per risposta sua mi disse che non voleva una relazione seria, che stava ancora male per la sua ex blablabla... e io invece di lasciar stare, mi dissi (cosa che piú volte mi fece capire) di dargli tempo e non forzarlo che la relazione fra di noi sarebbe mutata, ma io iniziai a starci male perché mi mancava sicurezza il fatto di “stare insieme-non stare insieme” mi rendeva infelice perché non era quello che volevo dopo quattro mesi ero cosí a pezzi che una mattina andai da lui e gli dissi, che ci soffrivo troppo e lui ripeté che non era ancora pronto e allora me ne andai e non mi feci piú sentire. Ero veramente ridotta a uno straccio e mi dissi che adesso volevo del tempo per me senza uomini o storie del tempo per mettermi un po' a posto la testa, e neanche un mese dopo fa capolino un altro ragazzo, all'inizio ovviamente avevo una paura matta di fare un errore, non tanto per lui, che mi sembrava una persona buonissima e carinissima, ma per me, mi chiedevo come potevo a pezzi com'ero incominciare una storia, avevo paura che lo avrei fatto soffrire, ma poi mi sono lasciata andare e siamo insieme da quasi 7 mesi ormai, peró ci sono problemi in me e in lui... mi spiego. Non so per esempio io se ho voglia di fare l'amore e lui non ne ha e dormo da lui, facio fatica a dormire o comunque dormo male e poi la mattina sono veramente arrabbiata non lo lascio a vedere ma dentro brucio e divento nervosa e poi magari mi sfogo sulla prima persona che capita con cattiverie varie, e poi mi sento in colpa per l'essermi arrabbiata e per l'essermi scaricata su gli altri é una sensazione strana, non é che mi faccia arrabbiare il fatto che in quei casi non facciamo l'amore in sé, ma forse il rifiuto, non lo so... poi ultimamente o provato a rilassarmi, liberare la mente e a non caricarmi di collera e nervoso e a dire la veritá negli ultimi 2 mesi non mi é piú successo di prendermela se capitava una cosa del genere... per quanto riguarda lui io all'inizio gli avevo intesi come sbalzi di umore ma ieri sera finalmente mi sono decisa a parlargli perché il tutto stava prendendo una piega in cui iniziavo di nouvo a sentirmi male... allora a volte capita che sono con lui e ho la sensazione che non voglia stare con me, se la sera prima ci siamo addormentati abbracciati il mattino seguente mi parla a stento e distaccato mi chiede quando vado a casa (sí non con tono brusco, ma io ci sto male comunque) io ho il desiderio di stare con lui il piú possibile e lui mi tiene a distanza spingendomi quasi fuori dalla porta... io mi ero convinta che fosse dovuto a me e ci stavo male lui vedeva che stavo male e mi chiedeva cosa avevo e io dicevo “niente” e cosí ci stava male lui perché sapeva che c'era qualcosa, cosí una ruota bucata che girava e girava, poi ieri sera mi sono decisa a parlargli e mi ha detto che ha problemi a controllare la rabbia perché non l'ha mai imparato e se ne vergognava un po' e ha detto che é in terapia per questo, che la mattina é particolarmente irrascibile e ha bisogno di stare da solo per meditare rilassarsi e per poi comportarsi come una persona normale e che non lo puó fare se sono io lí perché se sono lí in stanza con lui concentra tutte le sue attenzioni su di me... in realtá non ho ben capito di cosa si tratti, voglio dire anche io la mattina sono irrascibile, ma se mi sveglio accanto a lui mi sento bene e sono serena, caso mai a casa quando suona la sveglia e devo alzarmi :P credo che parleró di nuovo con lui per capire se é magari come quella rabbia-fustrazione che mi veniva su ai suoi no (no che non abbia mai voglia facciamo l'amore 1, 2 volte a settimana)... la domanda che mi é sorta é: se é possibile per noi due stare insieme? Voglio dire io ho bisogno di agrapparmi, di tenermi stretta a lui come se il precipizio fosse lí sotto i miei piedi, cosí tanto che vorrei quasi fondermi con lui e lui invece ha bisogno del suo spazio di stare da solo, io non ho mai cercato di asfissiarlo in nessun modo ci vediamo massimo tre volte a settimana se lui ha voglia se lui ha tempo, ma a me non basta forse un sms della buona notte sarebbe sufficiente a farmi stare meglio, anche se ora capisco che il suo comportamento non é dato da me, ci sto male. Mi sento sola, anche se so che mi ama e non so come fare... perché vorrei rissolvere questa situazione e magari cercando di limitare questo mio bisogno di aggrapparmi, in modo da poter vivere questa relazione in maniera serena per entrambi. Sí vorrei sapere se magari é il caso di rivolgermi ad uno psicologo, quando ero ancora in Italia andavo regolarmente dalla psicologa della scuola, ma non mi ha aiutata molto...
P.S. Forse sono stata un po' prolissa sulla mia storia, ma ho pensato che piú informazioni danno un quadro piú preciso, di me, di cosa ho passato ecc. a proposito ho trascurato di dire che mia mamma ha avuto forti depressioni e mio papá soffre da anni di una salute precaria tra infarti, diabete e leucemia.... io e mio padre abbiamo siamo stati sempre grandi amici, gli ho sempre confidato segreti e paure (anche a mia mamma voglio molto bene, ma lei sente e non ascolta), ma da quando mio fratello é morto il nostro rapporto é cambiato, mi sembra molto depresso, mi sgrida urlando per sciocchezze e ci sto molto male. Bon la finisco che ho giá scritto tantissimo :P
Grazie =)
Io sono una ragazza di 20, ho avuto periodi nella mia vita con alti e bassi... a 15 anni ho avuto la mia prima relazione con un ragazzo che poi si é dimostrato un bugiardo, mi ha tradita con diverse ragazze poi alla fine dopo 9 mesi l'ho lasciato. Sono stata male a lungo non direttamente per lui, la rabbia infatti é passata dopo qualche mese, ma dentro di me all'epoca é come se si fosse rotto qualcosa come una forte tristezza, un senso di vuoto, poi avevo trovato una mia via personale come per riprendere il controllo mi facevo dei taglietti piú o meno profondi mi sentivo libera attraverso il sangue che sgorgava, ma poi ho deciso di smettere perché un atteggiamento autolesionistico mi son detta che non puó essere un rimedio, smettere é stato difficile, perché poi per piú di un anno mi tornava il desiderio, ma l'ho superato... poi a 16 anni mi sono trasferita in Austria con la famiglia e ho iniziato a frequentare la stessa scuola che frequentava il mio ex (mi ero giá iscritta l'anno prima, e a quel punto cambiare sarebbe stato complicato e sí non ne vedevo il motivo), ma il mio ex non l'ha presa bene, io gli avevo scritto circa un mese prima una e-mail da amica senza alcun rancore (non sono una persona che tiene rancore) dicendogli semplicemente che ci saremmo trasferiti e chiedendogli se magari avrebbe potuto darmi una mano con la scuola o ad integrarmi nel nuovo ambiente, non ricevetti alcuna risposta e lasciai stare non cercandolo piú. Poi dei miei compagni mi chiesero se lo conoscevo perché l'anno prima eravamo nella stessa scuola e dissi normalmente di sí e che avevamo avuto una storia. Un mese dopo notai un comportamento strano da parte dei miei compagni di classe che non mi parlavano piú e mi evitavano, io non capivo ed iniziai ad incolparmi, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato. Ero sempre piú triste senza amici iniziai a chiudermi sempre piú da parte mia, la mattina non volevo andare a scuola, ci soffrivo proprio a pensare di passare un altro giorno cosí, spesso facevo finta di andare a scuola e andavo in riva al fiume a leggere, non avevo nessuno con cui parlare e spesso mi veniva su come un rigurgito di rabbia e impotenza e sarei voluta morire lí all'istante, a volte mi facevo piani in testa su come attuare un suicidio, che poi accantonavo pensando al dolore che avrei proccurato ai miei genitori, in particolare a mio padre cosí trascorsero quasi due anni poi mi feci bocciare (nel senso che non provai neanche a recuperare le materie in cui ero insufficiente) perché non riuscivo piú a stare in quella classe (avevo parlato spesso con il coordinatore di classe ma la situazione non si era risolta), poi un giorno per caso una mia compagna di classe mi disse che indifferentemente da quello che si diceva, lei credeva che fossi una buona persona; io le chiesi di spiegarsi meglio e venne fuori che il mio ex si era mandato delle e-mail dalla mia casella di posta a se stesso (in un italiano troppo austriaco, per esssere il mio :P) in cui “io” scrivevo che in realtá non lo conoscevo e che avevo detto che eravamo stati in sieme per “farmi figa” quando l'ho saputo oltre chiaramente una gran rabbia, compresi in parte molti atteggiamenti nei miei confronti (dico in parte, perché comunque io ho cercato il dialogo piú volte mentre loro non mi hanno detto niente e secondo me quella dei miei compagni di classe é stata una reazione esagerata). Insomma sono in una nuova classe e finalmente mi sento accettata e anche la tristezza o depressione che fosse se ne va. Mi sono detta bene inizia una nuova fase ora. Fino ad agosto 2009, ero andata giú in Italia a trovare mio fratello, torno poi su in Austria e il giorno dopo ci chiama la vicina di casa, che diceva che mio fratello si era suicidato. Il dolore che ne seguí fu inmenso incontrollabile violento, ma era l'intera situazione, mio papá era in ospedale un mio fratello era andato giú in Italia con mia madre e l'altro mio fratello era finito nel reparto psichiatrico, che sembrava piú una prigione, dopo aver reagito alla notizia spaccando il vetro di una porta, mia mamma che nel fatto non vedeva il suo dolore e rabbia ma solamente un “torto” che in quel momento di caos puro lui faceva a lei aveva chiamato la polizia... mi sono ritrovata improvvisamente da sola andavo su e giú con il treno tra la mia cittá e dove stava mio padre in ospedale, dovvendolo rassicurare e vederlo piangere ogni volta dicendogli che si va avanti poi mi trovai proprio sul punto di crollare quando un giorno tornata a casa dall'ospedale di Villach mi chiamano da quello di Klagenfurt dov'era mio fratello, chiedendomi di portargli un cambio di biancheria e vestiti; presi il primo treno e quando lo vidi mi sentii cosí male vederlo lí imbottito di farmaci che non riusciva quasi a parlare, tanto meno a legarsi le scarpe, finita la visita iniziai a piangere, non ce la facevo piú ero a pezzi la testa mi stava per scoppiare, chiamai mia madre e le dissi che sarei andata giú in Italia il giorno dopo.
Dopo la morte di mio fratello trascorse un anno in cui ero come catatonica, mi sentivo morta dentro, passavo i pomeriggi in camera al buio con le veneziane abbassate. Non ero in grado di prendere decisioni, i ragazzi venivano e se ne andavano e a me andava bene cosí sí se da una parte cercavo un sostegno, dall'altra volevo stare sola, perché mi sentivo sola, anche quando uscivo con le mie amiche ridevo e scherzavo, ma il vuoto dentro di me rimaneva e invece di diminuire aumentava, come un buco nero fatto di sensi di colpa che mi tiravano sempre piú giú... mi continuavo ad incolpare per mio fratello perché il motivo per cui ero andata giú in italia in Agosto era appunto quello di parlargli perché sapevo che stava male, ero andata giú per quello e non lo avevo fatto, oggi sono arrivata alla conclusione che parlargli non avrebbe per forza eliminato i suoi piani, forse lo avrebbe fatto una settimana dopo due o forse se ne sarebbe ricreduto e avrebbe chiesto aiuto il fatto é che non lo sapró mai e farsi del male per questo non ha senso, il passato non si cambia e le variabili e condizioni che lo hanno portato a questo sono tante nulla che si possa rissolvere con una chiaccherata, vabbé. Il tempo passa e io continuo a stare male, poi una sera conosco un ragzzo cosí per caso, iniziamo a frequentarci e io mi trovo veramente bene, mi ha dato come una scossa al mio essere ameba parlavamo per ore e ore e mi stimolava, ripresi a leggere e a scrivere e iniziai a sentirmi viva fino a quando non feci l'errore di innamorarmene, lui per risposta sua mi disse che non voleva una relazione seria, che stava ancora male per la sua ex blablabla... e io invece di lasciar stare, mi dissi (cosa che piú volte mi fece capire) di dargli tempo e non forzarlo che la relazione fra di noi sarebbe mutata, ma io iniziai a starci male perché mi mancava sicurezza il fatto di “stare insieme-non stare insieme” mi rendeva infelice perché non era quello che volevo dopo quattro mesi ero cosí a pezzi che una mattina andai da lui e gli dissi, che ci soffrivo troppo e lui ripeté che non era ancora pronto e allora me ne andai e non mi feci piú sentire. Ero veramente ridotta a uno straccio e mi dissi che adesso volevo del tempo per me senza uomini o storie del tempo per mettermi un po' a posto la testa, e neanche un mese dopo fa capolino un altro ragazzo, all'inizio ovviamente avevo una paura matta di fare un errore, non tanto per lui, che mi sembrava una persona buonissima e carinissima, ma per me, mi chiedevo come potevo a pezzi com'ero incominciare una storia, avevo paura che lo avrei fatto soffrire, ma poi mi sono lasciata andare e siamo insieme da quasi 7 mesi ormai, peró ci sono problemi in me e in lui... mi spiego. Non so per esempio io se ho voglia di fare l'amore e lui non ne ha e dormo da lui, facio fatica a dormire o comunque dormo male e poi la mattina sono veramente arrabbiata non lo lascio a vedere ma dentro brucio e divento nervosa e poi magari mi sfogo sulla prima persona che capita con cattiverie varie, e poi mi sento in colpa per l'essermi arrabbiata e per l'essermi scaricata su gli altri é una sensazione strana, non é che mi faccia arrabbiare il fatto che in quei casi non facciamo l'amore in sé, ma forse il rifiuto, non lo so... poi ultimamente o provato a rilassarmi, liberare la mente e a non caricarmi di collera e nervoso e a dire la veritá negli ultimi 2 mesi non mi é piú successo di prendermela se capitava una cosa del genere... per quanto riguarda lui io all'inizio gli avevo intesi come sbalzi di umore ma ieri sera finalmente mi sono decisa a parlargli perché il tutto stava prendendo una piega in cui iniziavo di nouvo a sentirmi male... allora a volte capita che sono con lui e ho la sensazione che non voglia stare con me, se la sera prima ci siamo addormentati abbracciati il mattino seguente mi parla a stento e distaccato mi chiede quando vado a casa (sí non con tono brusco, ma io ci sto male comunque) io ho il desiderio di stare con lui il piú possibile e lui mi tiene a distanza spingendomi quasi fuori dalla porta... io mi ero convinta che fosse dovuto a me e ci stavo male lui vedeva che stavo male e mi chiedeva cosa avevo e io dicevo “niente” e cosí ci stava male lui perché sapeva che c'era qualcosa, cosí una ruota bucata che girava e girava, poi ieri sera mi sono decisa a parlargli e mi ha detto che ha problemi a controllare la rabbia perché non l'ha mai imparato e se ne vergognava un po' e ha detto che é in terapia per questo, che la mattina é particolarmente irrascibile e ha bisogno di stare da solo per meditare rilassarsi e per poi comportarsi come una persona normale e che non lo puó fare se sono io lí perché se sono lí in stanza con lui concentra tutte le sue attenzioni su di me... in realtá non ho ben capito di cosa si tratti, voglio dire anche io la mattina sono irrascibile, ma se mi sveglio accanto a lui mi sento bene e sono serena, caso mai a casa quando suona la sveglia e devo alzarmi :P credo che parleró di nuovo con lui per capire se é magari come quella rabbia-fustrazione che mi veniva su ai suoi no (no che non abbia mai voglia facciamo l'amore 1, 2 volte a settimana)... la domanda che mi é sorta é: se é possibile per noi due stare insieme? Voglio dire io ho bisogno di agrapparmi, di tenermi stretta a lui come se il precipizio fosse lí sotto i miei piedi, cosí tanto che vorrei quasi fondermi con lui e lui invece ha bisogno del suo spazio di stare da solo, io non ho mai cercato di asfissiarlo in nessun modo ci vediamo massimo tre volte a settimana se lui ha voglia se lui ha tempo, ma a me non basta forse un sms della buona notte sarebbe sufficiente a farmi stare meglio, anche se ora capisco che il suo comportamento non é dato da me, ci sto male. Mi sento sola, anche se so che mi ama e non so come fare... perché vorrei rissolvere questa situazione e magari cercando di limitare questo mio bisogno di aggrapparmi, in modo da poter vivere questa relazione in maniera serena per entrambi. Sí vorrei sapere se magari é il caso di rivolgermi ad uno psicologo, quando ero ancora in Italia andavo regolarmente dalla psicologa della scuola, ma non mi ha aiutata molto...
P.S. Forse sono stata un po' prolissa sulla mia storia, ma ho pensato che piú informazioni danno un quadro piú preciso, di me, di cosa ho passato ecc. a proposito ho trascurato di dire che mia mamma ha avuto forti depressioni e mio papá soffre da anni di una salute precaria tra infarti, diabete e leucemia.... io e mio padre abbiamo siamo stati sempre grandi amici, gli ho sempre confidato segreti e paure (anche a mia mamma voglio molto bene, ma lei sente e non ascolta), ma da quando mio fratello é morto il nostro rapporto é cambiato, mi sembra molto depresso, mi sgrida urlando per sciocchezze e ci sto molto male. Bon la finisco che ho giá scritto tantissimo :P
Grazie =)
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" Voglio dire io ho bisogno di agrapparmi, di tenermi stretta a lui come se il precipizio fosse lí sotto i miei piedi, cosí tanto che vorrei quasi fondermi con lui "
Gentile ragazza,
se ho ben capito la sua domanda è relativa alla necessità o meno di andare da uno psicologo. Il tutto sembra emergere da una difficoltà nel vivere serenamente il rapporto di coppia con il suo ragazzo, poichè lei stessa, molto consapevolmente, si è resa conto che i suoi desideri e le paure presenti nella relazione, hanno probabilmente un'origine più profonda.
Mi chiedo se la relazione con la psicologa scolastica sia stata una relazione terapeutica o meno. Forse non c'è stato il tempo o il modo di instaurare una vera e profonda relazione terapeutica, e per questo si è sentita poco aiutata.
Credo invece che un aiuto di tipo psicologico potrebbe essere per lei fondamentale, considerata la storia di vita che ci racconta, che mi sembra carica di esperienze drammatiche e intense che spesso si è sentita da sola ad affrontare.
Comunque affinché una relazione terapeutica sia realmente efficace è necessario esserne fortemente motivati e considerare che ci sono dei tempi nei quali la relazione si forma e si dispiega.
Credo anche che lei sia stata molto forte nonostante le esperienze che ha avuto, e mi sembra comprensibile che si stia aggrappando con tutte le sue forze ad un rapporto d'amore, ad una relazione che le dia quell'amore e quella sicurezza che forse nella sua vita finora, non ha ancora trovato stabilmente.
Gentile ragazza,
se ho ben capito la sua domanda è relativa alla necessità o meno di andare da uno psicologo. Il tutto sembra emergere da una difficoltà nel vivere serenamente il rapporto di coppia con il suo ragazzo, poichè lei stessa, molto consapevolmente, si è resa conto che i suoi desideri e le paure presenti nella relazione, hanno probabilmente un'origine più profonda.
Mi chiedo se la relazione con la psicologa scolastica sia stata una relazione terapeutica o meno. Forse non c'è stato il tempo o il modo di instaurare una vera e profonda relazione terapeutica, e per questo si è sentita poco aiutata.
Credo invece che un aiuto di tipo psicologico potrebbe essere per lei fondamentale, considerata la storia di vita che ci racconta, che mi sembra carica di esperienze drammatiche e intense che spesso si è sentita da sola ad affrontare.
Comunque affinché una relazione terapeutica sia realmente efficace è necessario esserne fortemente motivati e considerare che ci sono dei tempi nei quali la relazione si forma e si dispiega.
Credo anche che lei sia stata molto forte nonostante le esperienze che ha avuto, e mi sembra comprensibile che si stia aggrappando con tutte le sue forze ad un rapporto d'amore, ad una relazione che le dia quell'amore e quella sicurezza che forse nella sua vita finora, non ha ancora trovato stabilmente.
Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli
Psicologa Psicoterapeuta Aneb
psicologia.udine@gmail.com
[#2]
Utente
Grazie mille della risposta.
No andavo dalla psicologa della scuola per lo piú perché avevo problemi durante le interrogazioni, credo ansia facevo fatica a respirare, a parlare e poi spesso scoppiavo in pianti isterici questo quando avevo 14 anni e allora una proff mi aveva consigliato di andare a parlare con questa psicologa che veniva 1 volta a settimana, sí ma non mi sentivo a mio agio e non era nulla di terapeutico... poi alla fine i pianti durante le iterrogazioni li ho superati per fortuna :)
Sí la mia domanda era se é il caso di andare da uno psicologo, perché fino ad ora problemi e complicazioni li ho rissolti bene o male per conto mio, peró sí appunto sento che ci sono come dei nodi cose che non saprei né precisamente identificare né tantomeno disciogliere, e il mio timore é che sí possano restare lí e crearmi problemi per esempio nella mia relazione.
No andavo dalla psicologa della scuola per lo piú perché avevo problemi durante le interrogazioni, credo ansia facevo fatica a respirare, a parlare e poi spesso scoppiavo in pianti isterici questo quando avevo 14 anni e allora una proff mi aveva consigliato di andare a parlare con questa psicologa che veniva 1 volta a settimana, sí ma non mi sentivo a mio agio e non era nulla di terapeutico... poi alla fine i pianti durante le iterrogazioni li ho superati per fortuna :)
Sí la mia domanda era se é il caso di andare da uno psicologo, perché fino ad ora problemi e complicazioni li ho rissolti bene o male per conto mio, peró sí appunto sento che ci sono come dei nodi cose che non saprei né precisamente identificare né tantomeno disciogliere, e il mio timore é che sí possano restare lí e crearmi problemi per esempio nella mia relazione.
[#3]
Io penso proprio che le potrebbe essere davvero molto utile.
Lei è molto consapevole poichè sente la presenza di questi "nodi", ed ha anche la sensazione che possano continuare a restare lì creando problemi nel suo modo di vivere le relazioni.
E' normale che lei non sappia identificarli e scioglierli, l'aiuto di qualcuno che come uno specchio l'aiuti a capire dove stanno i nodi e quindi districarli le renderà il tutto molto più facile.
Io trovo che anzi per tutto ciò cui si è trovata di fronte è stata molto forte e ciò vuol dire che ha anche delle buone risorse interiori.
A questo punto sta a lei valutare se vuole o meno iniziare un percorso psicologico, poichè questo richiede comunque un desiderio e una spinta personali. In più bisogna anche che lei si trovi bene e a suo agio con la persona che sceglierà, perchè questo sarà fondamentale.
Perciò spetta solamente a lei scegliere se iniziare oppure no.
Lei è molto consapevole poichè sente la presenza di questi "nodi", ed ha anche la sensazione che possano continuare a restare lì creando problemi nel suo modo di vivere le relazioni.
E' normale che lei non sappia identificarli e scioglierli, l'aiuto di qualcuno che come uno specchio l'aiuti a capire dove stanno i nodi e quindi districarli le renderà il tutto molto più facile.
Io trovo che anzi per tutto ciò cui si è trovata di fronte è stata molto forte e ciò vuol dire che ha anche delle buone risorse interiori.
A questo punto sta a lei valutare se vuole o meno iniziare un percorso psicologico, poichè questo richiede comunque un desiderio e una spinta personali. In più bisogna anche che lei si trovi bene e a suo agio con la persona che sceglierà, perchè questo sarà fondamentale.
Perciò spetta solamente a lei scegliere se iniziare oppure no.
[#4]
Utente
Sí credo che andró da uno spicologo, che male non fa di certo... solo che mi dovró informare da chi andare, dove e come... il fatto é anche che dietro lo schermo del computer parlare a sconosciuti di cose veramente intime e personali é molto piú facile che di persona sí alla fine é questione di instaurare un rapporto di fiducia... domani mi informeró e proveró a prendere un appuntamento... perché ho paura che le questioni irrisolte prima o poi possano tirarmi giú piú di quanto non abbiano fatto fino ad ora e probabilmente gran parte del malessere che spesso provo nella mia relazione credo sia causato da insicurezze e paure mie... quindi affrontare elaborare per poi poterle digerire credo sia la cosa migliore...
grazie mille ancora =)
grazie mille ancora =)
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.6k visite dal 20/02/2011.
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Approfondimento su Suicidio
I dati del suicidio in Italia e nel mondo, i soggetti a rischio, i fattori che spingono a comportamenti suicidari, cosa fare e come prevenire il gesto estremo.