Problema dell'abbandono

Gentile Dott.
Inizio col dire che ho una vita normale, anzi forse fin troppo 'movimentata'. Studio all'università per una seconda laurea, per mantenermi gli studi faccio la modella, faccio teatro e amo dedicarmi ad attività di volontariato.Non rinuncio mai a una serata con gli amici. Non mi manca niente, non mi faccio mancare niente. Ho avuto tanti 'piccoli successi' dal campo degli studi al palcoscenico e sono soddisfatta di aver fatto tutto questo da sola..
Però ho problemi relazionali. Ho un bisogno d'affetto incredibile, specie in questo periodo, che mi ha portata a costruire una vera e propria relazione con un ragazzo che non amavo, soltanto per il bisogno di protezione e di sicurezza che ho. Per poi disperarmi quando lui mi ha lasciata ( pur non provando nessun sentimento per lui). Non riesco, non posso concepire che qualcuno mi lasci, un qualsiasi tipo di distacco, sia in amicizia che in amore, se pur il rapporto è ormai logorato. E quando succede soffro, soffro, soffro da morire.
Non voglio, non posso più stare così. Voglio relazione VERE, voglio sentirmi sicura anche da sola. Voglio la possibilità di scegliere le mie relazioni, di essere padrona della mia vita, non acceccata dal mio bisogno d'amore.
Penso che questa mia problematica derivi dal mio passato, i miei genitori hanno divorziato quando avevo 7 anni, e da lì in poi è stato un disastro. Mia mamma è un pò 'uscita di testa' era violenta, picchiava me e i miei nonni. Non ho mai detto niente a nessuno per paura. Mio padre mi è sempre stato vicino,presente, anche se non vivevamo più nella stessa casa, ma non ha mai saputo la verità: ero troppo piccola, avevo troppa paura. Solo ultimamente riesco a parlare di quegli anni orribili. Anni dopo mia madre ha iniziato a bere. Ed è cominciato un altro inferno. Avevo 17 anni, eppure con il sorriso sulle labbra gestivo tutto al meglio. Perfetta al liceo, niente che lasciasse sospettare ai miei amici qualcosa, ho anche avuto storie importanti che ho saputo gestire bene. Mia mamma beveva e smetteva di bere, alternava momenti di depressione a rabbia e aggressività. Non l'ho mai abbandonata, anzi l'ho tirata fuori io alla fine ( anche se non sicura abbia realmente smesso) portandola a frequentare il gruppo di alcolisti anonimi, la mia ultima spiaggia, in un periodo di disperazione. Voglio bene a mia mamma, ma non la perdono. Sono stata io la sua mamma , per troppi anni. A volte la odio.
Voglio bene a mio padre, ma lui ha un'altra vita, un'altra donna, e nonostante ci vediamo spesso a volte lo sento lontano.
L'unica mia forza sono io. Ma adesso non ci sono più. Non sono più la ragazza di prima, come spiegavo nelle righe sopra.
Non sono più forte. Ho bisogno degli altri ma gli altri mi fanno soffrire e il dolore è così grande che mi passa la voglia di fare qualsiasi altra cosa.
Sono in cura da uno psicologo da un mese. Sento che non mi capisce, sembra sottovaluti il mio dolore. Ripete ogni volta che sono bella, e mi infastidisce.
Aiuto
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazza,
sembra che lei abbia un ottimo livello di autoconsapevolezza e che le situazioni che ha affrontato l'abbiano costretta a maturare in fretta e a mettere sempre da parte i suoi bisogni affettivi che ora, giustamente, fanno "sentire la loro voce".
Se non ritiene che lo specialista che ha scelto sia in grado di aiutarla vuol dire che non si è instaurato un rapporto di fiducia, allora forse non è il caso di proseguire il percorso e cercare un altro professionista.
All'interno di questo sito trova un elenco di psicologi-psicoterapeuti provi a consultarlo e si dia la possibilità di scegliere anche facendo più di un colloquio.
In bocca al lupo

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo 615 14
Gentile ragazza,
ha fatto bene a rivolgersi ad un professionista. Lei è stata forte ed ha affrontato problemi grandi per una bambina e per una adolescente, ora si trova ad essere autonoma, adulta, vive la sua vita ma deve elaborare tutti i vissuti che ci ha raccontato.

Dice di non sentirsi compresa dallo psicologo a cui si è rivolta. Le possibilità sono due: o quel professionista non va bene per lei perchè realmente non ha compreso il suo dolore, oppure lei è talmente abituata ad essere forte e a tenere tutto dentro, che non ha ancora trovato il modo per esprimersi e chiedere aiuto.

Un caro saluto,

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile ragazza,
che tipo di percorso sta compiendo con il suo curante?
Anche se è forse troppo presto per valutare se fa per lei oppure no, il fatto di non sentirsi compresa nel suo dolore non è da sottovalutare.

Lei ha descritto molto bene un percorso di crescita nella sua famiglia segnato da problemi e difficoltà consistenti e anche quanto ciò incida sui suoi bisogni affettivi e sulle sue relazioni .

La corazza che ha portato per così tanto tempo sembra mostrare segni di cedimento, è opportuno che lei segua un percorso che la conduca ad affrontare le sue difficoltà e a superarle.

Parli al suo curante delle sue perplessità in merito a come si sente nel rapporto terapeutico ed eventualmente valuti soluzioni diverse.

Al link sottostante trova una guida sui diversi orientamenti psicoterapeutici
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Molti auguri

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#4]
Utente
Utente
grazie mille per la risposta.
Io non so che cosa succede con il mio psicoterapeuta, a volte sembra che non mi capisce, a volte io non capisco lui.
A volte mi da perfino fastidio.
Però io ho tanta fretta di star bene..
e' normale che in un mese nulla sia cambiato?
dopo quanto tempo si manifestano i primi 'effetti' della terapia?
[#5]
Utente
Utente
@Dott. Rinella
La ringrazio per la risposta.
il mio Terapeuta sostiene che sono una persona troppo cognitiva e 'macchinosa', vuole lavorare sull'ascolto delle mie emozioni. Ma è adeguato questo metodo?
Bo a volte mi sembra che prendiamo un pugno di mosche..
Torno a casa nervosa e irritata..
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo 615 14
Gentile ragazza,
il primo "effetto" della terapia è quello della fiducia nella persona alla quale ci si affida, questo emerge quasi subito.

I sentimenti negativi nei confronti del terapeuta sono frequenti e normali. Sarebbe sempre opportuno parlarne con la persona da cui si è seguiti.

Se sente realmente che quel professionista non fa per lei, si può sempre rivolgere a qualcun'altro. Ma se si rende conto che in questo "fastidio" lei ci mette qualcosa di suo, provi ad affrontarlo nel corso dei colloqui.

Cordialmente,
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile ragazza, l'assenza di sensazioni quand'è stata lasciata e nel contempo l'angoscia e la rabbia per averlo subito lascia supporre che si tratti di un problema di controllo.

Ciò che la fa soffrire è l'incapacità di riuscire a controllare gli aspetti relazionali e affettivi della sua vita, mentre in altri è vincente e se la cava bene.

L'intuizione dello psicologo come "persona troppo cognitiva e 'macchinosa'" potrebbe essere corretta, ma forse non altrettanto la generica indicazione di "ascoltare le emozioni". Un mese può essere poco per vedere risultati oppure no, dipende dal terapeuta, dall'approccio che usa e, soprattutto, da lei stessa.

Segua il suggerimento dei colleghi, si prenda qualche tempo per valutare ciò che sta ottenendo dalla sua attuale terapia e se dopo un po' riterrà che sia giunto il momento, cambi.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazza,
è possibile che la sua irritazione alla fine del colloquio derivi dalla "fretta di star bene" come lei stessa la definisce.
Provi a chiedersi se essendo una persona abituata a razionalizzare, la prospettiva di entrare in contatto con le sue emozioni non la spaventi, e quindi, possa contribuire ad innalzare le sue difese e di conseguenza, come spesso accade in psicoterapia, tali difese si trasformino in tentativo di sabotaggio ("forse non è il metodo giusto") di quel processo di cambiamento tanto desiderato.
C'è da considerare che la psicoterapia per essere efficace deve essere in grado di sciogliere quei "nodi" con i quali lei si è abituata a convivere (ad es. il rapporto disfunzionale con sua madre).
Questo tipo percorso richiede pazienza, motivazione ma sopratutto il coraggio e la disponibilità ad entrare in contatto con quella sofferenza che lei oggi considera una "nemica" ma che ha bisogno di essere accolta, ascoltata e contenuta e che molto da insegnarle.

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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2011 al 2013
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza,
dalla sua storia trapela una grande forza, ma anche un grande dolore; un mese di tempo non è sifficiente per poter ottenere dei risultati in una psicoterapia;ciò che mi è venuta in mente leggendo le sue parole è che ci sia un parallelismo tra le relazioni con gli altri "ho bisogno degli altri ma gli altri mi fanno soffrire" e con il suo terapeuta che dice di non capirla; io credo che prima di rivolgersi altrove farebbe meglio a parlarne con lui; che ne pensa?
[#10]
Utente
Utente
si, proverò a continuare la terapia parlando con lui degli aspetti che mi lasciano perplessa..
Vediamo come va, sono sempre in tempo a cambiare
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2011 al 2013
Psicologo, Psicoterapeuta
Mi sembra la scelta migliore,
le faccio i più cari auguri.